Personaggi Storici Viaggio nella storia

Wolfgang Amadeus Mozart

Articolo a cura di Raffaelina di Palma

“Ti informo che il 27 gennaio (1756), alle otto di sera, la mia cara moglie ha dato felicemente alla luce un bambino. Si era dovuta rimuovere la placenta e perciò ella era estremamente debole. Ora invece, grazie a Dio, sia il bimbo che la madre stanno bene. Il bambino si  chiama Hoannes Chrysostomus Wolfgang Gottilieb”

Con questa lettera indirizzata al suo amico, Johann Jakob Lotter, Leopold Mozart annunciava la nascita del proprio figlio.

Inizia così la vita del principale esponente del “Classicismo” settecentesco; Wolfgang Amadeus Mozart, i cui canoni fondamentali erano l’armonia, l’eleganza, la sensibilità.

Amadeus dimostrò una predisposizione per la musica tanto precoce quanto straordinaria, un vero e proprio portento: a tre anni batteva i tasti del clavicembalo, a quattro suonava brevi pezzi, a cinque componeva.

Dei sette figli del musicista Leopold Mozart e di Anna Maria Walpurga ne sopravvivono solo due: Wolfgang Amadeus e la sorella maggiore Maria Anna, detta “Nannerl”. Ambedue i figli dimostrano un geniale talento per la musica, ragion per cui il padre, dominato dall’orgoglio, decide di mettere da parte la propria carriera e comincia a far conoscere i propri figli alle corti principesche europee.

Il padre educa musicalmente il figlio già in tenera età. A soli sei anni il piccolo Mozart inizia a viaggiare attraverso l’Europa occidentale; dalla Germania al Belgio, dalla Francia all’Inghilterra. In Italia perfezionerà la sue conoscenze musicali, studierà l’inglese e l’italiano. Vive un periodo della sua gioventù come primo violino della musica da corte salisburghese. Solo a partire dal 1772 verrà anche retribuito.

Conscio delle doti straordinarie del figlio, il padre porta Wolfgang e la sorella in giro per l’Europa dove i bambini hanno modo di presentarsi nei salotti, ma soprattutto, conoscere e avvicinarsi ai  fermenti artistici che si diffondono in quel momento in Europa.

L’attività musicale di Leopold diminuisce a mano a mano che egli acquisisce consapevolezza del talento dei suoi bambini e ne assume oltre al ruolo di genitore, quello di insegnante, di collaboratore e amministratore, per dedicarsi completamente al loro sviluppo, particolarmente a quello di Amadeus.

A Leopold Mozart è attribuito il merito di aver riconosciuto il talento del figlio e di averlo saputo coltivare, ma è accusato di averlo sfruttato: di avergli rubato l’infanzia.

L’infanzia trascorsa nelle corti di mezza Europa, la forte pressione sul bambino, esercitata dal padre che, ravvisa in lui, un vantaggio economico anche per la famiglia.

I viaggi continuano instancabili tanto che finiscono lentamente e progressivamente per  compromettere la sua già fragile gracilità. Bisogna considerare, in primo luogo, che i viaggi dell’epoca si svolgono su umide carrozze pericolanti attraverso strade dissestate e precarie.

L’evoluzione caratteriale di Wolfgang è una compressione, un produrre compulsivo, un peso schiacciante per un ragazzo della sua età. Egli ha lasciato un numeroso e ricco epistolario e di spartiti manoscritti che danno spazio alla sua evoluzione grafica nel tempo e determinarne le peculiarità della sua personalità e delle sue celate sofferenze.

Durante i suoi frequenti trasferimenti da una reggia all’altra, comunica le sue preoccupazioni, i suoi progressi alla sorella, alla madre, al padre per mezzo di numerosissime lettere nelle quali alterna allusioni impertinenti, toni entusiastici ad altri cupi e stanchi.

La prova del suo umore mutabile la troviamo proprio nelle parole estratte da una lettera inviata alla sorella:

“Vedi, sono capace di scrivere in tutti i modi che voglio, elegante o selvaggio, corretto o contorto. Ieri ero di pessimo umore e il mio linguaggio era corretto e serio; oggi sono allegro e il mio stile è contorto e giocoso.”

Il suo lavoro si fonde a tutti gli stili e i tipi di musica. Ha saputo intrecciare elementi tradizionali e contemporanei creando il proprio stile che lo distingue e lo rappresenta in una varietà tematica e tonale: le sue composizioni prendono vita dai loro stessi contrasti; melodici, ritmici e dinamici.

Mozart è stato per l’occidente lo specchio in cui ammirare un’immagine di perfetta e nitida classicità. Ma che cosa si nasconde dietro di essa? Quali esperienze l’hanno ispirata, formando la sua personalità, tormentata e geniale?

Molti biografi hanno cercato di profilare sia l’uomo che il musicista, analizzandone gli aspetti più o meno noti della sua personalità: questa indagine dà maggior rilievo all’unicum del suo stile musicale; la creatività delle serenate giovanili dalle quali traspare la trama, fitta di sensazioni ed emozioni del giovane Amadeus.

“Ho il cuore trasognato dalla gran gioia: questo viaggio è veramente divertente perché nella vettura è molto caldo e perché il nostro cocchiere è un ragazzo esperto che non appena la strada lo permette guida assai velocemente”.

Così scrive quando in quel 20 dicembre 1769 varca il Brennero di quel suo primo viaggio in Italia.

Tra il 1769 e il 1773, Amadeus fa con il padre tre viaggi in Italia. La sera della vigilia di Natale nella piccola Rovereto avviene il primo impatto  musicale con il nostro paese: qui conosce l’abate Domenico Pasqui, la massima autorità musicale di Rovereto, che lo invita a suonare il giorno seguente l’organo della chiesa. E’ l’esordio di una serie di grandi successi. Questo primo viaggio è un tour di ben quindici mesi che tocca le più importanti città italiane.

Mi ha interessato e incuriosito lo stretto legame tra Leopold e Amadeus: di fatto, un punto centrale, all’interno del quale la madre non sembra abbia avuto una parte educativa e disciplinare. Il giovane musicista sente la necessità di liberarsi da tale rapporto: egli aspirava ad essere un libero artista, non obbligato al rapporto con i presuntuosi padroni: la nobiltà.

“Potrei guadagnare e farmi conoscere con i miei lavori, così sarebbe la corte a cercare me e non viceversa”;  scrive da Parigi nel 1777.

Leopold Mozart - Wikipedia
Leopold Mozart padre di Amadeus

La disciplina che gli imprime il padre è ferrea ed è ispirata a un rigore morale che egli portò anche nella quotidianità. Creò un legame stretto con il suo allievo e figlio: un legame che, però, col tempo, si rivelò una costrizione per Amadeus, perché lo divise tra il desiderio di compiacere il padre e la sua passione artistica: la musica.

Padre e figlio non si capiscono più: il rapporto si lacera. Su questo ostacolo si innesta il conflitto tra Amadeus e l’aristocrazia; due modi opposti di concepire la funzione sociale stessa dell’essere musicista.

L’avvilimento lo accompagna negli ultimi anni. Tutta la vita per elaborare il suo linguaggio e nessun pubblico ad ascoltare, nessun applauso di cui godere, nessuna stima di cui essere orgoglioso.

Nemmeno quella di suo padre che, nel 1787 muore, probabilmente senza essere riuscito a capirlo.

“Io non so scrivere poeticamente, perché non sono un poeta. Non so dare luci e ombre ai miei modi di dire, perché non sono un pittore. Non so esprimere la mia sensibilità e i miei pensieri  con segni e gesti perché non sono un mimo. Non so esprimermi che soltanto attraverso suoni perché sono un musicista.”

La Messa di requiem è l’ultima composizione di Mozart. Rimasta incompiuta per la morte, avvenuta  il cinque dicembre 1791.  

Curiosità

L’effetto Mozart è una controversa teoria scientifica elaborata nel 1993 dai fisici Gordon Shaw e Frances Rauscher, secondo cui l’ascolto della Sonata in re maggiore per due pianoforti (KV 448) di Wolfgang Amadeus Mozart avrebbe causato un temporaneo aumento delle capacità cognitive di un gruppo di volontari.


Mozart morì all’età di 35 anni e ancora oggi non si sa per certo come sia morto. Tra le 118 ipotesi formulate, i ricercatori sostengono che probabilmente  mozart morì a causa di un’insufficienza renale o per avvelenamento da mercurio. Un altro mistero sulla morte del compositore è da attribuire al Requiem che scrisse, commissionato per commemorare la morte di un nobile e che finì invece per diventare il Requiem della sua morte, poiché morì durante il processo di composizione.


Il talento straordinario del piccolo Wolferl si rivelò ben presto: a quattro anni iniziava a suonare il pianoforte, a cinque componeva i suoi primi lavori. Non c’è da stupirsi perciò che il padre Leopold potesse utilizzare uno stratagemma del tutto particolare per svegliare il bimbo: suonava un brano musicale fermandosi sull’ultima nota, così il piccolo Mozart si alzava per suonare l’ultima nota  e portare a termine il pezzo.


A Vienna Mozart aveva diversi uccelli canori, tra cui uno storno. Stando alle cronache, l’uccellino era  in grado di fischiettare il tema del rondò del concerto per pianoforte nr.17 in sol maggiore (KV 453). Quando l’uccellino morì ,Mozart ne fu sconsolato, organizzò un piccolo funerale e gli dedicò una poesia.

Storno di Mozart - Wikipedia

Ludwig Ritter von Kochel (1800-1877) pubblicò il suo catalogo delle composizioni mozartiane nel 1862. E’ da allora che si è incominciato a designare le opere  di Mozart con la sigla KV (ma spesso anche soltanto K), che sta a significare appunto Kochels Verzeichnis, seguita dal numero attribuito nel catalogo alla singola opera.


Suggerimenti di lettura

È proprio vero che il talento artistico è il prodotto di un processo interiore che si compie in solitudine? E che la grande opera d’arte è indipendente dalla vicenda esistenziale del suo creatore? È quanto si è portati a credere nel caso di Mozart, in cui l’immagine dell’uomo non si accorda per nulla con l’ideale del genio. E invece – argomenta Elias – proprio la miscela tra origini modeste e frequentazione della società di corte, così come la compresenza di straordinario talento e di giocosità infantile si sono rivelati fattori decisivi nella parabola umana e artistica del sommo compositore.

A due secoli dalla morte, la personalità di Mozart resta ancora un mistero. Hildesheimer, dopo aver dedicato vent’anni della propria vita alla biografia del gracile e infelice musicista, tenta di tracciare un quadro della personalità di questo genio nella sua totalità, mostrando come la ricchezza e l’intensità della sua musica siano state la maggior rivincita sulla solitudine e sofferenza della sua vita. Biografia e romanzo, analisi psicologica e illuminazione artistica, questo lavoro interpretativo tanto complesso quanto sottile si avvale d’un gran numero di lettere mozartiane (alcune inedite).

Il teatro musicale di Mozart rappresenta, nei suo insieme, uno dei capitoli più eccitanti della storia della cultura europea: esempio massimo di creatività musicale, di tensione e consapevolezza drammaturgica, di senso scenico e inventiva teatrale; insuperata incarnazione dello “spirito del tempo”; sintesi e padroneggiamento di una civiltà e di un’epoca. Il libro di Stefan Kunze traccia una mappa che si può ben dire definitiva di questo “luogo sacro” della sensibilità e della passione musicale. In esso sono compresi e integrati tre diversi livelli e prospettive di lettura. In primo luogo, il volume fornisce una piana introduzione e un’aggiornata informazione su tutte ie opere teatrali del maestro di Salisburgo, ciascuna delle quali viene trattata con eguale dignità, evitando la perigliosa distinzione tra opere “maggiori” e “minori”. Vengono, inoltre, evidenziari, sul filo di un esame sistematico dei testi, tutti gli elementi descrittivi, formali e drammaturgici necessari a una conoscenza approfondita e analitica di ogni libretto e di ogni partitura, cercando di sintetizzare i caratteri desumibili dall’analisi musicale, nonché dalla evidenziazione della “teatralità” o dalla interpretazione della genesi storica e dell’occasione che originò ciascun lavoro. Il terzo livello di lettura del libro è infine quello che consente di allineare un insieme di ipotesi critiche e interpretazioni innovative circa il contesto culturale cui le opere rinviano.

Il libro racconta tre anni della vita del compositore, dal 13 dicembre 1769 al 13 marzo 1773, mentre muoveva in Italia i primi passi nella scrittura delle opere serie sotto l’attenta supervisione del padre Leopold. La ricostruzione storica dei viaggi, attraverso autografi, lettere, articoli, diari e libri dell’epoca, è arricchita da guide alla musica condotte direttamente sui manoscritti mozartiani. Molti esempi musicali, qui pubblicati per la prima volta, permettono al lettore di carpire i segreti del mestiere e di svelare i processi compositivi di Wolfgang e di Leopold Mozart. Con riferimento ai Maestri più famosi, ai letterati e ai personaggi illustri vissuti 250 anni fa, Mozart in Italia offre uno spaccato della vita musicale del nostro Paese. L’espansione online, riservata ai lettori, è arricchita da esempi audio, video, documenti inediti, facsimili dei manoscritti di musica, centinaia di pagine dell’epistolario mozartiano in lingua originale e traduzione, e offre la preziosa opportunità d’ascoltare in esclusiva e in prima mondiale tutta l’opera Mitridate re di Ponto di Quirino Gasparini, che ha fatto da modello all’omonima composizione di Mozart.

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