Recensione a cura di Roberto Orsi
Federico II di Svevia. Lo stupor mundi. Quanto si è scritto su di lui e quanto ancora si scriverà nei secoli a venire. Imperatore del Sacro Romano Impero, uomo ben al di là del suo tempo e del suo spazio. Un visionario, lo potremmo definire oggi, un sovrano illuminato, con una concezione alta dell’uomo e delle sue capacità.
Raffaele Nigro, con il romanzo “Il cuoco dell’imperatore”, edito da La nave di Teseo e candidato al Premio Strega 2022, ne racconta la vita attraverso gli occhi di Guaimaro delle Campane.
Il racconto prende le mosse nella città di Melfi, nel 1208, dove Guaimaro è un giovane discendente di una famiglia di fonditori (da qui il nome delle Campane). Per una tragica fatalità Guaimaro si ritrova sul luogo del delitto dove due giovani carbonari ebrei perdono la vita. Il rischio di essere incolpato del duplice omicidio è molto alto e il giovane è costretto a lasciare Melfi, lasciare la famiglia e arruolarsi alla corte di Federico II. Ben presto Guaimaro dimostra la grande abilità in cucina e la sua capacità di produrre piatti della tradizione siciliana tanto cari a Federico. Ma soprattutto riuscirà in pochissimo tempo a guadagnare la fiducia del sovrano, curandolo da una malattia con decotti alle erbe e rimedi medicamentosi.
Diventare il cuoco dell’imperatore è un ruolo di grande responsabilità: la possibilità di essere corrotto da malintenzionati e avvelenare il re non è una eventualità troppo remota. Avere la completa fiducia di Federico II dona un ruolo molto importante a Guaimaro all’interno della corte.
“Non c’è nulla di più bello che viaggiare, improvvisare una cucina e intonare qualcosa per toccare il cuore degli ascoltatori e le mie stesse orecchie. “
Da quel momento affronterà insieme al sovrano una vita in viaggio. Le 750 pagine di questo romanzo incredibile racchiudono tutta un’epoca, una meravigliosa epoca che ancora affascina dopo oltre otto secoli gli studiosi e gli appassionati del periodo.
Federico II era un sovrano perennemente sul campo. Difficilmente rimaneva fermo in una città per troppo tempo. La sua grande forza era quella di conoscere il territorio che doveva gestire, faceva sentire la sua presenza con viaggi continui in lungo e in largo: a partire dalle terre di Sicilia e del sud Italia fino alle sponde del mare del Nord, nella Germania dei suoi avi, attraversando foreste, montagne innevate, città più o meno ribelli. Un territorio disomogeneo, complicato, per certi versi agli antipodi, troppo vasto per essere tenuto sotto controllo in modo perentorio.
Eppure, Federico ci riesce per buona parte della sua vita, pur dovendo affrontare difficoltà, nemici, congiure, battaglie, assedi e violenze.
Federico “Sucalatte babbione babbaluto, odiato dal popolaccio separato in bande, con paesi divisi a scacchiera, amici e nemici, bianchi e neri, molti serpenti pronti ad avvelenare quel giovane re, nipote di Federico Barbarossa.
Un regno spaccato tra chi lo appoggia incondizionatamente e chi invece lo considera un anticristo. Un rapporto con i vari pontefici che si susseguirono sul soglio di San Pietro, burrascoso e altalenante. Se inizialmente Papa Onorio III sembra appoggiare la posizione di Federico contro l’imperatore Ottone IV di Brunswick, successivamente il mondo della Chiesa, minacciato da una troppo vasta espansione dello stupor mundi a nord e a sud dello Stato Pontificio, iniziò a ostacolarlo in ogni modo.
“Federico era così, agiva d’impulso, per il bene e per il male. Donava anche il cuore, ma mangiava anche il cuore dei suoi nemici”.
Guelfi e Ghibellini, è in questo periodo che si fa netta la distinzione tra i sostenitori del papato e quelli dell’impero. Nel romanzo di Nigro il contrasto con il pontefice è forte e palese. I comuni del nord tra i quali da capofila troviamo la città di Milano non si piegarono mai definitivamente alle pretese e volontà di Federico II e impegnarono l’esercito dell’imperatore in diverse battaglie anche sfiancanti.
Nigro affronta la vita dell’imperatore sotto ogni punto di vista, ma lo fa attraverso le parole di Guaimaro e non direttamente da quelle di Federico. L’imperatore è sì parte delle vicende, ma i suoi comportamenti e le sue sensazioni vengono filtrate dal pensiero del giovane cuoco e di tutti i personaggi che gravitano intorno al sole nascente del Sacro Romano Impero.
Un sovrano illuminato, capace di dedicarsi a filosofia, poesia, letteratura, arte con lo stesso ardore e la passione che metteva nella gestione amministrativa e finanziaria dell’Impero. Federico fu capace, attraverso le relazioni diplomatiche e la sua innata e incommensurabile propensione al dialogo, di conquistare Gerusalemme senza colpo ferire. I rapporti amichevoli che strinse con il Sultano d’Egitto, Al-Malik, gli accordi commerciali con cristiani, ebrei e musulmani, l’attrazione verso gli studi della natura e dei grandi classici, resero la corte di Federico un giardino illuminato dedito al sapere e alla cultura. Un contenitore di magnificenza, inclusione e condivisione per certi versi anacronistico.
“Amava la vita di corte, lo scambio di versi e di conoscenze filosofiche, ma la sua passione vera erano i segreti dei pomari e delle vigne e la quotidianità dei volatili. Lui che avrebbe voluto cambiare il volto del mondo e riportarlo ai tempi della classicità greca o almeno alla corte di Carlo Magno. L’Occidente come l’antica Grecia, o come l’antica Roma, ma priva de loro volto sanguinario.”
Un romanzo storico completo, capace di affrontare tutte le sfaccettature che riguardano la vita di Federico II: le tante mogli e i figli avuti per i quali l’imperatore stravedeva, considerandoli i pilastri su cui basare il futuro del regno; la dedizione alla lettura e alla caccia; la ferrea volontà di creare un apparato legislativo uniforme che potesse risultare duraturo nel tempo.
Tutto viene raccontato attraverso i viaggi della corte itinerante, ma sempre con il cuore che tende al sud Italia, a Melfi, città di origine di Guaimaro dove la famiglia lo attende durante le sue assenze.
C’è spazio per l’abilità strategica di Federico, per le pulsioni e le passioni, per i momenti di sconforto e delusione, per i dubbi e le angosce. Così come c’è spazio per la gioia, per le conquiste, per il bello della conoscenza. I lasciti di un imperatore che divenne uno spartiacque del Medioevo, per certi versi.
Raffaele Nigro con un romanzo completo come questo propone al lettore un compendio della vita di Federico II e di tutto il periodo storico che lo ha visto protagonista: dalle crociate in terrasanta alle lotte dei comuni che iniziavano a prendere forma in contrapposizione all’impero, dalle scomuniche perpetrate dai pontefici nei confronti di Federico alle tante costruzioni e migliorie estetiche apportate dall’imperatore alle città che governava.
L’autore ci restituisce la figura di un uomo volitivo, combattivo, deciso e austero, ma allo stesso tempo sorpreso in momenti di difficoltà, irascibile e scontroso. Lo restituisce uomo con i suoi vizi e le virtù.
Un romanzo che inanella una serie di eventi, ricco di dettagli, di avvenimenti, di usi e costumi alla corte di Federico. Se vi interessa affrontare la lettura di un romanzo lungo, sicuramente, ma affascinante e meraviglioso e non potete perdervelo.
“Ora io posso dire che Federico fu troppo in anticipo sui tempi e che i suoi detrattori non vogliono ammetterlo. Fu un uomo che questo secolo non meritava”.
Trama
È il 1208 e Guaimaro delle Campane, originario di una famiglia di fonditori di Melfi, assiste all’uccisione di due carbonai ebrei. Preso dal panico, anziché aiutare i due feriti si dà alla fuga, arruolandosi al seguito della corte di Federico II di Svevia. Grazie alle sue conoscenze mediche e alle doti nell’arte culinaria, viene scelto come cuoco ufficiale del giovane re di Sicilia e di Germania e come figura addetta alla salvaguardia della sua salute, entrando così a far parte di una corte animata da letterati, cantori, giuristi, scienziati e filosofi di cui Federico ama circondarsi. Guaimaro affronterà con lui vittorie e sconfitte, vivendo e trascrivendo i grandi avvenimenti storici, come le lotte con il papa e i comuni, e i semplici momenti di vita quotidiana, la frenesia per i preparativi di sontuosi ricevimenti e la fatica per i lunghi spostamenti della corte viaggiante. Trascorrendo la propria vita, anch’essa ricca di passioni, accanto a Federico e al suo progetto politico, lungo l’arco di mezzo secolo. In questo romanzo storico, epico, avventuroso e lirico, Raffaele Nigro ci offre un ritratto inedito di Federico II Hohenstaufen, della sua complessa personalità fatta di curiosità intellettuale e superstizioni, amori folli e matrimoni di convenienza, ma soprattutto il volto di un imperatore radicalmente diverso da tanti monarchi del suo tempo: un paladino del diritto e della scienza in un secolo buio, un sostenitore della politica contro la violenza e il promotore di un progetto ambizioso di un’Europa unita ante litteram, di un Mediterraneo dei saperi e di una divisione tra il potere dei papi e quello dello Stato.