La Sagrada Familia
Si tratta del monumento più famoso e caratteristico di Barcellona: una basilica in stile cattolico romano.
Il primo mattone della Basilica venne posato il 19 marzo 1882. L’opera è stata voluta da un gruppo di devoti a San Giuseppe che piano piano raccolsero abbastanza fondi per acquistare nel 1881 un terreno dove edificarla. La costruzione venne ideata da Josep Maria Bocabella, un filantropo spagnolo, proprietario di un’antica libreria religiosa a Barcellona.
Da molti la Sagrada Familia viene definita come l’ultima cattedrale gotica dei nostri tempi, un’opera moderna unica nel suo genere.
Il primo architetto che segui i lavori fu Francisco de Paula del Villar y Lozano che abbandonò dopo poco tempo per un disaccordo con i donatori. Nel 1883 la costruzione fu affidata ad Antoni Gaudì, allora trentunenne. Gaudì modificò il progetto originale di Lozano ridisegnando la Cattedrale come la consociamo oggi.
La sua costruzione è segnata da numerose pause, ostacoli e molte difficoltà. Solo nel 1923 Gaudì riuscì a terminare gli schizzi della basilica e della prima torre della chiesa. Il 30 novembre 1925 fu completata la costruzione del primo campanile della facciata della Natività. Si tratta dell’unico campanile che Gaudí vide costruito, poiché il 7 giugno 1926, mentre si dirigeva al cantiere, fu investito da un tram e morì tre giorni dopo in seguito alle ferite riportate. Il Papa acconsentì che Gaudì fosse sepolto nella cripta dell’incompiuta Sagrada Familia.
Dopo la sua morte, la costruzione della basilica subì notevoli ritardi a causa della mancanza di fondi e dei disordini dovuti alla Guerra Civile Spagnola, e riprese a pieno ritmo solo a partire dagli anni ’50 del secolo scorso.
Il progetto di Gaudí prevedeva un gruppo di 18 torri con figure importanti della Bibbia: dodici torri dedicate agli apostoli sulle facciate con campanili alti 100 metri, quattro agli evangelisti, una a Maria e un’altra a Gesù. Ognuna delle torri ha un’altezza differente, rispetto a quella delle altre, in base alla gerarchia religiosa che rappresenta. Di queste, la più alta è quella sopra l’incrocio centrale, che rappresenta Gesù Cristo, raggiungendo addirittura la quota di 172,5 metri di altezza. Questa è circondata da quattro torri più sottili alte 135 metri: rappresentano i quattro Evangelisti e i loro Vangeli. Ognuna di queste torri è sormontata dal simbolo di riferimento: un’aquila, un leone, un angelo e un toro. Un’altra torre invece copre l’abside e rappresenta la Vergine Maria.
Fino ad ora, sono state erette 8 delle 18 torri progettate da Gaudí.
Il Tempio Espiatorio della Sagrada Familia si compone di cinque navate principali e tre trasversali che formano una croce latina. Le cinque navate principali hanno una lunghezza di 90 metri mentre le trasversali misurano 60 metri.
La basilica ha tre facciate monumentali, ciascuna delle quali rappresenta uno dei tre eventi cruciali dell’esistenza di Cristo: la sua nascita, la sua passione, morte e risurrezione la sua gloria presente e futura. La terza facciata non è stata ancora completata.
Per progettare l’interno della Sagrada Familia, Gaudí s’ispirò alle forme della natura, creando colonne con forma di tronco d’albero, che trasformarono l’interno del tempio in un enorme bosco di pietra.
Tra le tante altre meraviglie di questa grande opera, spicca lo spettacolare gioco di colori e luci che si può ammirare all’interno, grazie ai raggi del sole che filtrano attraverso le vetrate, creando un gioco di sensazioni che cambia a seconda che si visiti la chiesa di giorno o di sera.
Il progetto venne completato con quattro strutture a cupola alte circa 40 metri, situate ad ogni angolo: una sacrestia sul lato nord e una sul lato sud del Battistero, la cappella del Santissimo Sacramento e la Penitenza.
Queste quattro costruzioni e le tre facciate saranno collegate da un ampio corridoio coperto, con una doppia parete, indicato come un chiostro da Gaudí.
Sapendo dell’impossibilità di terminare i lavori nell’arco della sua vita, Gaudí lasciò ai posteri dei bozzetti, affinché si potessero terminare in futuro.
La maggior parte delle sue idee, però, vennero distrutte da un incendio appiccato da un gruppo di anarchici nel 1936. Dopo aver estinto il fuoco, gli architetti si misero al lavoro per riportare in vita il capolavoro di Gaudí.
Dal 2000 è stata completata la parte strutturale e sono state chiuse le volte, sono state realizzate le fondamenta della facciata della Gloria; la facciata della Passione è stata completata con l’intervento di Josep Maria Subirachs; lo scultore giapponese Etsuro Sotoo sta ultimando la decorazione della facciata.
Una volta completata, la Sagrada Familia sarà l’edificio più alto di Barcellona e la chiesa più alta del mondo.
Nel 2010 la basilica è stata ufficialmente consacrata da Papa Benedetto XVI.
Una Commissione di costruzione spera di completare i lavori nel 2026, quando ricorrerà il centenario della morte di Gaudí.
Acquedotto di Segovia
L’Acquedotto di Segovia è uno dei monumenti più importanti e meglio conservati tra quelli lasciati dagli antichi romani nella penisola iberica. Si trova all’interno della Comunità Autonoma di Castiglia e León.
Gli storici non sono riusciti a risalire alla data certa della costruzione. Si presume, come da una iscrizione posta nella sezione superiore della struttura, che venne eretto nel periodo che va dal regno di Vespasiano a quello di Traiano, quindi sul finire del I sec. e l’inizio del II sec. La sua costruzione serviva per portare acqua dalla catena montuosa circostante della Sierra fino alla città di Segovia, permettendo così a tutti gli abitanti di avere a disposizione sufficienti riserve d’acqua di buona qualità. La struttura percorre circa 15 chilometri con archi che in alcuni punti raggiungono quasi trenta metri di altezza.
Semplificando possiamo suddividere la costruzione in tre diverse parti. L’area extraurbana, dove veniva raccolta l’acqua, l’area periurbana cioè la sezione dell’acquedotto che trasportava l’acqua, e l’area urbana dove l’acqua veniva condotta e distribuita alla sua destinazione. Una volta arrivata a Segovia, l’acqua veniva raccolta in una cisterna che prese il nome di ‘El Caserón‘ e attraverso un sofisticato sistema di distribuzione realizzato con casse che venivano suddivise, l’acqua veniva fornita alle sorgenti e ai pozzi delle abitazioni private.
La parte superiore della struttura è costituita da un canale vero e proprio che trasportava l’acqua mentre gli archi degli ordini inferiori aumentano gradualmente di spessore a mano a mano che il territorio ne aumenta l’altezza.
È composto da archi, se ne contano 75 singoli e 44 doppi, seguiti da altri quattro archi singoli, per un totale di 167, supportati da pilastri perfettamente centrati gli uni sugli altri per assicurare la perfetta staticità a quest’opera che resiste da quasi due millenni. Nel punto più alto l’acquedotto raggiunge i 28,5 metri, inclusi circa 6 metri di fondamenta.
Nel XV secolo la prima sezione composta da 36 archi fu ricostruita dopo essere stata seriamente danneggiata dai mori nel 1072.
La staticità dell’opera è dovuta agli enormi blocchi di granito assemblati a secco con un incastro perfetto, sono oltre ventimila i bocchi che compongono l’Acquedotto di Segovia. La particolarità è che non sono uniti da cemento o altro, ma sono il risultato di un magistrale equilibrio di forze. I tre archi più alti mostravano un’insegna in bronzo con il nome del costruttore. A oggi sono visibili ai lati dell’acquedotto due nicchie: una di esse conteneva l’immagine di Eracle egizio secondo la leggenda fondatore della città di Segovia, nell’altra nicchia l’immagine della Vergine della Fuencista, patrona della città, e di Santo Stefano.
L’acquedotto è stato mantenuto funzionante per molti secoli, ha rifornito di acqua Segovia e Alcazar fino a poco tempo fa. Ha però risentito ultimamente, come tutti i monumenti, dell’inquinamento, delle piogge acide, dello smog e dell’erosione naturale del granito.
Una leggenda popolare accompagna questa grande opera e racconta che sia stato il diavolo a costruire l’acquedotto. Si narra che una donna che lavorava come portatrice di acqua un giorno che trasportava la secchia con l’acqua incontrò il diavolo a cui lei promise la propria anima se fosse riuscito a portare l’acqua a casa sua prima del canto del gallo. Nella notte scoppiò una forte tempesta e, mentre il diavolo lavorava per costruire l’acquedotto, la donna si pentì della promessa e pregò tutta la notte per non doverla rispettare. Il gallo cantò un attimo prima che il diavolo deponesse l’ultima pietra. La donna confessò il proprio peccato ai cittadini che bagnarono gli archi con acquasanta e, certi che fosse stato un miracolo a salvare l’anima della donna, posero le statue della Vergine e di Santo Stefano come ricordo in una nicchia al lato della costruzione.