Articolo a cura di Laura Pitzalis
Quando si pensa alla Germania sotto il regime nazista, si pensa subito agli orrori della Shoah, al terrorismo e la demagogia nazista, all’esaltazione dell’orgoglio nazionalistico, alle rivendicazioni imperialistiche. Nello stesso tempo si pensa al popolo tedesco come a un popolo ubbidiente che segue “il Führer” in tutto, anche nelle bestialità più atroci. Per questo siamo poco propensi a pensare all’esistenza di una resistenza che gruppi, movimenti, associazioni e singole persone opposero al regime nazionalsocialista.
L’opposizione al regime, anche se molto difficile, in Germania c’è stata e anche imponente. Pensate che i nazisti con i loro alleati uccisero più di 130.000 tedeschi, sottoposero a interrogatori della famigerata Gestapo più di un milione di persone, ne rinchiusero migliaia nei campi di concentramento o nelle carceri: prima ancora di servire alla detenzione degli ebrei tedeschi, i lager furono usati per «ospitare» i social-democratici e altri oppositori del regime. Già nell’autunno del 1933 l’emigrazione antinazista denunciò la presenza di 45 campi di concentramento e la deportazione di 40.000 persone.
Sicuramente, tra i vari gruppi di resistenza clandestini in Germania, quello più rappresentativo, anche perchè composto da ragazzi e ragazze molto giovani, fu La Rosa Bianca (Weiße Rose).
I giovani che ne facevano parte non erano animati da un’ideologia né erano iscritti a gruppi politici, era un movimento di attivismo non violento che non usava fucili ma la resistenza passiva, che prediligeva come mezzo la comunicazione verbale e scritta: le loro uniche armi erano, infatti, i loro pensieri, scritti e distribuiti in semplici fogli di carta. Tutto questo in nome del diritto inalienabile alla libertà e per una Germania federale in un’Europa federale.
Avevano solo vent’anni e avevano capito che solo uno stato federale con più centri di potere diffusi nel territorio, poteva impedire il totalitarismo e il militarismo.
La Nascita del movimento
La Rosa Bianca era un gruppo di resistenza antinazista composto inizialmente da cinque studenti tutti attorno ai vent’anni: Hans Scholl, l’ideologo e fondatore, la sorella Sophie, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf. In seguito si unisce a loro il professor Kurt Huber, musicologo e docente di filosofia.
Hans affascinato dalla propaganda di regime, come la maggior parte dei giovani tedeschi, prende parte con entusiasmo alle attività delle organizzazioni giovanili naziste a cominciare dalla Hitlerjugend (Gioventù Hitleriana) dove ha incarichi di responsabilità. Presta servizio militare con il 18° reggimento di cavalleria della Wehrmacht e viene inviato al fronte orientale, dove assiste alle stragi degli ebrei e dei polacchi, rimanendone turbato: la sua fede nel nazismo comincia a vacillare.
Rientrato in Germania, s’iscrive alla facoltà di medicina ma si chiede come si può restare indifferente agli orrori del regime nazista senza fare nessuna opposizione a un simile governo.
Decide quindi di agire e fonda insieme agli amici d’università Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, un movimento che s’impegna a contrastare il regime governativo. Deve essere, però, una resistenza del tutto pacifica ottenuta inizialmente con la diffusione di un piccolo foglio clandestino, La Lanterna, (Windlicht), con saggi letterari e storici in opposizione alla cultura del regime, poi con la divulgazione di volantini dove si esortano i tedeschi a rifiutare la politica dittatoriale di Hitler attraverso la disobbedienza alla leggi del Reich per riaffermare i principi di tolleranza e giustizia. Anche qui compaiono citazioni di alto profilo che vanno dalla Bibbia ad Aristotele, da Sant’Agostino a Goethe.
Come simbolo scelgono la Rosa Bianca, raffigurazione di pace e purezza contro la bestialità del male.
Più tardi al gruppo si unisce la sorella di Hans, Sophie già maestra d’asilo al Frobel Institute di Ulm – Soflingen, con un gran talento per la pittura, amante dell’arte e della letteratura. Si iscrive all’università di Monaco nel 1942, entra nel giro d’amicizie del fratello e quindi nel movimento, dove collabora a scrivere e diffondere i volantini.
Questi cominciano ad apparire a Monaco a metà giugno del 1942. I primi sono spediti a intellettuali e professori, lasciati in locali pubblici e lanciati dai tram nella notte.
Verso la fine del 1942 l’azione della Rosa Bianca diventa più incisiva e pericolosa tanto che sui volantini appare la scritta “Movimento di resistenza in Germania” e si arriva a scrivere slogan antigovernativi sui muri dei palazzi e sui cancelli dell’università.
Fine gennaio 1943: mentre tiene un discorso per il 450esimo anniversario della fondazione dell’università di Monaco, il primo ministro bavarese Paul Giesler si scaglia violentemente contro gli studenti offendendoli perché non erano al fronte a combattere contro i sovietici. Tutti i presenti lasciano indignati la sala e organizzano fuori dall’ateneo una manifestazione che però viene subito repressa brutalmente dalla polizia.
Questa protesta incoraggia i membri della Rosa Bianca a uscire allo scoperto.
Il 18 febbraio 1943 Sophie e Hans si recano all’università con circa 1500 volantini da distribuire, naturalmente senza autorizzazione, nel cortile dell’università. Salgono in cima allo scalone principale dell’ateneo e incuranti del pericolo, ne lanciano una grande quantità ma vengono immediatamente bloccati dal bidello Jacob Schmid e consegnati alla Gestapo.
A causa della bozza di un volantino che Hans ha in tasca, è subito individuato e arrestato anche Christoph Probst.
Considerata la più debole del gruppo, Sophie viene torturata, le spezzano una gamba, vogliono che faccia i nomi degli altri componenti il gruppo. Le offrono anche un’opportunità di salvezza se ammette di essere stata coinvolta dal fratello e di non essere stata cosciente delle sue azioni.
Ma non cede.
Il 22 febbraio 1943, dopo quattro giorni di torture e minacce, i fratelli Scholl e Probst vengono consegnati al Tribunale del Popolo per un brevissimo processo farsa che in solo cinque ore li condanna alla pena capitale, mediante ghigliottina, da eseguirsi il giorno stesso.
Il presidente della corte è Roland Freisler, conosciuto come giudice-boia per le numerose sentenze di condanna a morte che aveva emesso.
La loro dignità e coraggio commuove i presenti e il direttore del carcere che andando contro il regolamento concede loro, prima dell’esecuzione, di incontrare i genitori. Privilegio, questo, mai ripetuto in seguito per nessun altro condannato.
La prima a essere ghigliottinata è Sophie che affronta la morte con grande dignità.
“È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione?”.
Subito dopo seguono la sua sorte Hans e Christoph.
Nei mesi successivi vengono catturati Kurt Huber, Alexander Schmorell e Willi Graf. Sottoposti a processo sono tutti condannati alla pena capitale.
A seguire, tutti i componenti del movimento sono processati e subiscono in totale 15 condanne a morte e 38 carcerazioni
Il giudice Roland Freisler muore nel 1945 durante un bombardamento alleato, colpito da una scheggia di una bomba mentre fugge verso un rifugio antiaereo. Il medico che interviene in suo soccorso e che ne dichiara la morte è il fratello di Rüdiger Schleicher, condannato alla fucilazione dallo stesso giudice Freisler il giorno precedente il suo decesso.
Il bidello dell’università Jacob Schmidt, che aveva fatto catturare i fratelli Scholl, subisce un processo dopo la guerra. Ė condannato a 5 anni di carcere per la sua attività a favore del nazismo.
Oggi la Rosa Bianca resta un simbolo della lotta contro la tirannia.
Numerose sono le strade, le piazza e le scuole intitolate in Germania, in Austria, in Italia e in altri paesi a nome dei fratelli Scholl.
La piazza antistante l’ingresso della Ludwig Maximilians Universität di Monaco è stata chiamata Geschwister-Scholl-Platz (Piazza Fratelli Scholl.)
Nel 1986 viene fondata l’associazione Rosa Bianca per celebrare la memoria e promuovere la conoscenza del movimento.
Dal 12 aprile 2011 a Sophie Scholl sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano.