Recensione a cura di Lucia Maria Collerone
Una raccolta di racconti è un microcosmo di storie, personaggi e stili narrativi che, in questo caso, hanno quale filo conduttore il Barocco in Italia. Ogni racconto presenta un luogo e un artista più o meno famoso o più o meno dimenticato. Ogni autore ha scelto di raccontare le vicende del Barocco, il suo fervore culturale, la società, la cultura, gli eventi storici del tempo attraverso quadri che sembrano vivi. Scrigni di perle letterarie e storiche che aprono al lettore un mondo visto da dentro, come da un microscopio che vede ogni particolare e racconta con dettaglio una realtà passata e un’umanità ricca di sfumature.
Così si incontrano fanciulle giovanissime, spose di barbogi che acquisiscono tutti i beni di famiglia perché miracolosamente incinte alla morte, non proprio naturale, del vecchio. Giovanette rapite per fare parte di un harem che sanno tenere testa ai rapitori e sono da loro salvate a seguito di rocamboleschi abbordaggi di navi pirata. Di giovani miniaturisti che cercano l’isola che si sposta e creano carte geografiche, ma trovano l’amore e la morte. Di prigioni e torture che estorcono confessioni, di forche e di inquisitori, le cui nefandezze sono ritenute accettabili e necessarie, che indagano e infliggono pene, senza limite né decenza umana, sempre alla ricerca di marrani, islamici convertiti, da scoprire e uccidere.
Fra Ignacio si congeda con un inchino e torna nel suo ufficio di lavoro. Si avvicina allo scaffale dei suoi libri più preziosi e ne trae Il manuale dell’Inquisitore, compilato alla fine del Trecento da Nicolau Eymerich. Lo consulta sempre quando si accinge a un’indagine che potrebbe porre qualche prurito di coscienza. Lo apre alla pagina contrassegnata da un piccolo cordoncino di pelle e legge:
«Occorre ricordare che lo scopo principale del processo e della condanna a morte non è salvare l’anima del reo ma procurare il bene pubblico e terrorizzare il popolo».
Storie di scultori, pittori e architetti negletti, ma che furono grandi in quel periodo così vivido dal punto di vista artistico, come Francesco Maria Ricchino, che è stato il Capomastro del Duomo di Milano e che pochi ricordano, o, ancora, Fede Galizia, donna pittrice vista nella sua umanità, nella sua straordinaria abilità di riprodurre il reale rendendolo ancora più vivo.
Batté le palpebre e tornò alla realtà. Essere una pittrice era già di per sé una cosa insolita; non voleva anche attirarsi l’etichetta di stravagante visionaria. «L’artista è colui che sa rendere concrete le potenzialità degli oggetti e della Natura» mormorò in quel momento l’Arese, fissandola.
Molto emozionante la storia di Teresa, monaca non per scelta, ma, come molte bambine in quel periodo storico, obbligata dalle leggi spagnole che costringevano le famiglie a destinare alla monacazione le figlie femmine, per non dividere il patrimonio attraverso l’eredità. Bambine infelici i cui desideri venivano negati, costrette a vivere una vita di contemplazione, lontane dal mondo ed estraniate da se stesse.
La bambina fantasma scoppia a ridere: «Sposa! Già, è questo che vi raccontano: che diventate spose di Cristo. Sfortunatamente il figlio di Dio non sa che farsene delle mogli come te, che lo sposano per paura o per convenienza, o perché ingannate dai parenti. A Lui piacciono le coraggiose, quelle che lo scelgono e lottano per essere sue, come Caterina da Siena o Chiara da Assisi. E invece si ritrova un serraglio peggio di quello del Gran Turco, stuoli di donne fatte prigioniere da bambine, velate e segregate, che devono lodarlo tutto il giorno, che gli piaccia o no, finché la morte o la follia non vengono a strapparle a questa prigione.»
Gli eventi storici, le indicazioni culturali ed economiche sul periodo Barocco sono inseriti e integrati nei contesti narrativi e non appesantiscono i racconti rendendoli piacevoli e ricchi di informazioni, che contestualizzano i personaggi e le loro vicende.
Gli autori, tutti nomi conosciuti nel mondo della narrativa storica, caratterizzano i racconti con lo stile che è loro proprio, creando dei quadri vividi e godibili.
Trama
Così moderno e così radice del nostro passato. Non è un caso che lo storico francese Fernand Braudel individui nell’epoca barocca il punto di massimo irradiamento della civiltà italiana, indicando nel Barocco una nuova forma di gusto e di cultura, una civiltà che rivestirà l’intera Europa e darà vita a una serie di creazioni, come l’opera, il teatro e la scienza moderni. Il Barocco racconta di un Paese non ancora divenuto Nazione, sotto l’egemonia spagnola, la bolla papale o la magnifica Venezia.
Attraversa guerre tremende, devastanti pandemie, segreti, misteri e nefandezze che si sovrappongono al fiorire di un nuovo sapere e di un rinnovato sentimento artistico.
Da sempre quell’epoca, da Manzoni in giù, ha trovato terreno fertile per mille narrazioni.
Ma mai, sinora, era successo che alcuni tra i maggiori scrittori e le maggiori scrittrici italiane del romanzo storico venissero riuniti per offrire un primo sguardo corale sull’Italia di quel secolo cardine.
Storie barocche è un puzzle composto da diverse tessere che si estende geograficamente toccando tutti i punti cardinali e va in profondità a scovare storie sottaciute, dimenticate, per nulla famose ma esemplari di quel periodo. Artisti scellerati, inventori incompresi, antesignane delle suffragette, musicisti tormentati, inquisitori corrotti: in queste Storie barocche ecco emergere un’umanità varia, unica, affascinante, indimenticabile.
I racconti e gli autori
Francesco Abate e Carlo Costa, Satis domine satis
Lia Celi, La dolce prigione
Cristina S. Fantini, Luce e ombra
Marcello Fois, Res ipsa loquitur
Barbara Frale, La strega di Bernini
Marina Marazza, Veleno
Nicolo Migheli, Chi uccise don Dinero?
Carla Maria Russo, Un incontro avventuroso
Marcello Simoni, Il pittore di mostri
Matteo Strukul, Didone abbandonata
Editore: Piemme (15 giugno 2021)
Copertina flessibile: 389 pagine
ISBN-10: 8856681420
ISBN-13: 978-8856681420
Link di acquisto cartaceo: Storie barocche
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