Recensione a cura di Roberto Orsi
“Era l’alba del 6 aprile 1498. Caterina Sforza aveva messo al mondo un bambino destinato a diventare l’ultimo grande capitano di ventura nella storia d’Italia.”
Mi è già capitato più volte di recensire quel periodo storico che traghettò il nostro paese dal Medioevo al Rinascimento. La fine del XV secolo e la prima metà del XVI portarono sconvolgimenti molto importanti per la vita sociale della nostra penisola. Lo scacchiere politico dell’Italia è tra i più complicati della Storia probabilmente, ma anche tra i più affascinanti.
Il ducato di Milano, lo Stato pontificio, la città di Firenze prima sotto l’egida dei Medici e poi della Repubblica, la Serenissima con i suoi territori di mare e di terra, il Regno delle due Sicilie, le signorie come quelle di Forlì e Imola in una posizione strategica per l’egemonia sull’intero paese.
E al di fuori dei nostri confini, le potenze di Francia, Spagna e Sacro Romano Impero a contendersi il potere.
In un contesto complicato, dalle alleanze ballerine e fragili, dove le guerre si susseguono, i capitani di ventura con le loro compagnie di soldati giocavano un ruolo fondamentale. Arruolati al soldo, offrivano i servizi del proprio contingente al migliore offerente, pronti a cambiare fronte senza troppe remore in modo repentino, spostando gli equilibri di una guerra.
“Questo mio figlio sarà un grande cavaliere, tanto da cavalcare nell’aria. Il fuoco della lotta lo trascinerà nel cielo della gloria. Sarà un Medici di patronimico ma uno Sforza di sangue”.
Giovanni dalle Bande Nere è considerato uno degli ultimi capitani di ventura della nostra Storia, almeno per come sono sempre stati intesi. Figlio di Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici, detto il Popolano, e di Caterina Sforza, signora di Forlì e Imola, il nostro rappresenta la perfetta sintesi tra due delle dinastie più influenti del periodo: i Medici da una parte e gli Sforza dall’altra.
I primi, discendenti da una famiglia di abili banchieri e mercanti, con grande acume politico e strategico, seppero governare la città di Firenze agendo per diversi anni come ago della bilancia per gli equilibri dei tanti Stati in cui era suddiviso il territorio italiano. I secondi, la cui origine risale al condottiero Muzio Attendolo, diedero vita a una dinastia che governò sul Ducato di Milano, e non solo, per più di un secolo.
La natura di Giovanni non può eludere dalle caratteristiche principali di una madre che passò alla storia come “donna indomabile e terribile”. Il sangue della Tygre, come venne soprannominata Caterina Sforza, scorre nelle vene di Giovanni. È la sua natura.
“Il mio era il mestiere delle armi e perciò ho vissuto secondo il costume dei soldati, così come se portassi gli abiti che voi portate avrei vissuto come un religioso”
Giovane scapestrato, rissoso, intransigente, rimasto orfano fin da piccolo, viene cresciuto dalla famiglia di Jacopo Salviati e Lucrezia De’ Medici.
Attraverso le pagine di questo saggio, Carlo Maria Lomartire percorre la vita di Giovanni dalle Bande Nere, partendo dalle vicende che videro protagonista la madre Caterina Sforza, le sue battaglie e gli assedi subiti fin dal primo matrimonio con Girolamo Riario.
I personaggi sono moltissimi e probabilmente si apprezza maggiormente questo libro avendo già una certa conoscenza del periodo. La bravura dell’autore, però, è quella di descrivere le dinamiche di oltre cinquant’anni di storia con una facilità di esposizione disarmante.
I dialoghi intervallano la descrizione degli avvenimenti e sono inseriti perfettamente per spezzare il ritmo della narrazione ed entrare più profondamente negli atteggiamenti e i pensieri dei protagonisti.
Giovanni dalle Bande Nere emerge come un personaggio che anche nell’età matura non perde il suo animo coraggioso, aggressivo, pronto a dare battaglia con un grande acume tattico. Non sarà mai considerato un buon padre dalla moglie Maria Salviati, dalla quale ebbe il primogenito Cosimo de’ Medici, colui che diventerà Granduca di Toscana.
L’autore descrive il temperamento del capitano di ventura e la sua capacità di analizzare le battaglie molto meglio degli altri condottieri. Grazie a lui si assiste alla nascita di una nuova concezione di guerra: si abbandona progressivamente la cavalleria pesante per fare spazio a cavalieri più agili con armature leggere sui loro destrieri, più abili nello sfuggire all’artiglieria che si sta imponendo come nuova arma offensiva.
Giovanni dalle Bande Nere diventa molto presto il capitano più ambito dagli eserciti delle grandi potenze del tempo. Conteso da molti, si trova ben presto a cambiare fronte della battaglia aiutando prima questa e poi quell’altra parte in gioco, spesso diventando fondamentale per la riuscita di un assedio o la vittoria di una battaglia.
Spirito indomito e battagliero ereditato dalla parte sforzesca della sua famiglia, capacità intuitiva e di ragionamento, derivante da quella medicea, Giovanni rappresentò un personaggio fondamentale di questa epoca. L’autore ne restituisce le movenze, le passioni e i successi, insieme alle debolezze e le mancanze a cui ogni uomo deve far fronte nel corso della vita.
Un saggio completo per chi vuole approfondire la figura del “Grande Diavolo” senza perdere d’occhio la visione d’insieme di un periodo storico meraviglioso.
Trama
Giovanni dalle Bande Nere, soprannominato il «Grande Diavolo», è spesso ricordato come un personaggio quasi mitico. Ma a che cosa è dovuta una così notevole fama? Nato a Forlì il 6 aprile 1498 da Giovanni de’ Medici e Caterina Sforza, detta «la Tygre», rimase presto orfano; visse per alcuni anni in convento e fu poi allevato a Firenze dal facoltoso Jacopo Salviati e da Lucrezia de’ Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. Terribilmente impulsivo e indisciplinato, coraggioso fino alla spericolatezza, il sempre irrequieto Giovanni sposò Maria Salviati nel 1516 e da lei ebbe un figlio, Cosimo (il futuro Granduca di Toscana). Ma il suo più forte desiderio era diventare soldato di ventura, mettersi al comando di una propria milizia di soldati e andare in battaglia. Giovanni combatté su vari fronti e sotto diverse bandiere, fino a diventare testimone e protagonista di un’epoca tra le più convulse della storia europea: mentre a Roma governavano papa Leone X e poi Clemente VII (entrambi Medici), l’imperatore Carlo V d’Asburgo ereditò i domini della corona spagnola e contese a Francesco I di Francia il Ducato di Milano.
Condottiero abile e spavaldo, apprezzato anche da Machiavelli, seppe intuire prima di altri la rivoluzione a cui sarebbe andata incontro l’arte della guerra: il tramonto dell’età dei cavalieri. Abbandonò infatti l’uso di cavalli corazzati e possenti, le armature massicce e gli elmi chiusi, preferendo i più agili cavalli turchi, arabi e berberi, i movimenti rapidi della fanteria leggera, gli attacchi fulminei e l’uso di archibugieri. Ma quando sull’Italia calarono i Lanzichenecchi, con la potenza di fuoco dei loro cannoni, per Giovanni fu la fine.
Con uno stile che intreccia sapientemente fiction e ricostruzione storica, Carlo Maria Lomartire ci racconta in questo libro una figura centrale del Rinascimento italiano, mettendo in risalto soprattutto l’uomo, le sue passioni e la vivace concretezza dei suoi sentimenti.
Editore : Mondadori (15 giugno 2021)
Lingua : Italiano
Copertina rigida : 216 pagine
ISBN-10 : 8804739827
ISBN-13 : 978-8804739821
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