Se ti sei perso la prima parte, puoi trovarla qui! Storia del Grand Tour – prima parte
Articolo a cura di Donatella Palli
Le viaggiatrici
Nel ‘700, alla nascita del Grand Tour, le donne che si apprestano ad uscire dal proprio mondo claustrofobico, che le confina in casa, prive d’istruzione, in attesa di un marito, devono superare non pochi pregiudizi. Si afferma, infatti, che quelle che aspirano a coltivare una qualche forma di studio come possono farlo senza perdere la femminilità?
Il viaggiare delle donne ha spesso incarnato un gesto di liberazione, di accrescimento culturale sempre visto con molto sospetto.
Delle dame inglesi in partenza per il continente si soleva affermare che la loro condotta, irreprensibile in patria, diventava tutt’altra non appena mettevano piede a Calais.
Solo signore ricche e nobili si possono permettere questa libertà, di solito al seguito di un coniuge come Mary Wortley Montagu (1689/1762) che giunge a Costantinopoli con il marito ambasciatore. Donna di grande cultura e sensibilità affida le sue esperienze a circa 800 lettere. Mary critica la consuetudine di allevare le fanciulle aristocratiche nell’ignoranza. Il mezzo epistolare è l’unico consentito alle donne poiché con la scrittura si entra in un dominio maschile.
Altra personalità importante è Anne-Marie du Boccage (1710/1802) scrittrice e poetessa francese, creatrice di un salotto letterario a Parigi. Viaggiando attraverso l’Italia con il marito viene ricevuta e premiata a Bologna con il titolo di Accademica. A Firenze visita gli Uffizi, la Specola, il nuovo museo scientifico voluto da Pietro Leopoldo . A Roma viene ricevuta dal Papa. A Napoli sale sul Vesuvio. Ovunque riceve grandi onori. Anche lei racconta in 40 lettere le sue esperienze di viaggiatrice.
Il viaggio come esilio volontario o imposto
Il viaggio continua ad essere prerogativa di una èlite di donne maritate o di istitutrici al servizio dei figli di una famiglia nobile; può altrimenti essere il frutto di un esilio volontario o imposto dalla situazione sociale e politica è questo il caso di Hester Thrale (1741/ 1821), ricca vedova che ha sposato a Londra il cantante e musicista Gabriele Piozzi, istitutore dei suoi figli. In fuga da una Londra benpensante, Hester scrive “Observations and Reflections made in the course of a journey through France, Italy and Germany” . Queste non sono più finte lettere ma fluide annotazioni giorno dopo giorno.
La sua condizione di donna sposata a un italiano le consente di conoscere approfonditamente il paese e i suoi costumi. Critica, ad esempio, la figura del “Cavalier servente” tipico costume solo italiano, amico di famiglia che accompagna la dama in tutte le sue mansioni domestiche ed extradomestiche.
Hester ci fa entrare all’interno dei palazzi presentandoci momenti di vita domestica. Ci racconta dello strano uso nelle case italiane di dedicare una o più stanze alla ricostruzione del presepe, alcuni di grande valore.
Parliamo sempre di esilio nel caso di Elisabeth Vigée Le Brun, geniale pittrice (1755/1842) favorita di Maria Antonietta che sfugge agli artigli della Rivoluzione Francese vestita da popolana con la figlia, riparando in Italia.
Anche Madame de Stael (1766/1817), fiera oppositrice di Napoleone è costretta all’esilio e scrive, sotto forma di romanzo le sue impressioni dell’Italia in “Corinne ou l’Italie” una storia d’amore infelice all’ombra delle antichità italiane. M.me de Stael soffre molto per il suo esilio da Parigi e non ha un innamoramento immediato per L’Italia; al contrario vede un Paese asservito allo straniero con una diffusa corruzione morale e in una drammatica arretratezza.
Insomma l’incanto per la grandiosa civiltà passata si sta stemperando nelle menti più erudite.
Il romanzo di M.me de Stael diventa un vero e proprio vademecum per le fanciulle in visita a Roma.
Mary Shelley (1797/1851), l’autrice a 19 anni del romanzo gotico “Frankenstein” è anche lei un’esule volontaria a causa della sua fuga d’amore nel 1814 con Percy Bysshe Shelley, scrittore già sposato e padre di due figli. Da allora l’Italia sarà per loro una seconda casa.
I viaggi di Mary, molto frequenti, non termineranno nemmeno dopo il tragico naufragio del suo compagno poeta nel 1822 nei pressi di Lerici. Mary scrive “Ramblers in Germany and Italy in 1840,1842 and 1843“. Adesso le guerre di indipendenza stanno cambiando presso le viaggiatrici l’immagine dell’Italia non più scrigno di bellezza ma di ritrovata vitalità di un popolo!
Félicie de Faveau, (1801/1886 ), nata a Livorno, figlia di piccola nobiltà francese fuggita in seguito alla Rivoluzione, ritorna in patria a studiare e diventa un’apprezzata scultrice. In effetti è la prima artista a vivere della sua arte anche se i ritratti dipinti sono più richiesti.
Di provata fede monarchica raggiunge una certa fama ma sceglie di tornare in Italia come esule volontaria nel 1833. A Firenze il granduca Leopoldo II garantisce un clima sereno e cosmopolita agli artisti.
Felicie, innamorata dell’arte Toscana del medioevo e del primo Rinascimento,apre un atelier che sarà visitato dai principali artisti e mecenati del momento e persino dallo zar di Russia.
La scultrice non ritornerà più in Francia e muore a Firenze alla fine di una lunga e operosa vita.
Elisabeth Barrett Browing (1806/1861) poetessa vittoriana, già famosa si innamora del poeta Robert Browning molto più giovane di lei e, davanti all’opposizione del padre, si sposano e fuggono a Firenze scegliendola come residenza definitiva.
Elisabeth vi passerà gli ultimi quindici anni della sua vita, sostenendo i moti per l’unità d’Italia. È autrice del romanzo in versi Aurora Leigh , la vita di una donna indipendente e moderna.
La viaggiatrice illuminista
Di grande interesse è la scrittrice lettone di cultura illuminista Elisa von der Recke (1754/1833) Compie un viaggio in Italia tra il 1804 e il 1806 . È interessata alla natura, al paesaggio, all’antichità classica ma anche ai costumi, alla religione, alla politica.
Si scandalizza per il fatto che le donne ancora bambine vengano destinate a monacarsi, Elisa analizza la società italiana e riscontra l’assenza della classe media .La popolazione è divisa fra una ricca, indolente aristocrazia e un popolo miserabile; apprezza gli artigiani per la passione e il culto del lavoro. Legislazione, giustizia e religione illuminata dovrebbero educare l’ italiano.
Le viaggiatrici per ragioni di salute
Molte sono le viaggiatrici che si inoltrano nel “bel paese” per ragioni di salute. Questo è l’unico motivo accettato dalla cultura benpensante dell’epoca. L’autrice inglese Mariana Starke (1762/1838) si trattiene con la famiglia diversi anni in Italia. Le sue “Letters from Italy” sono destinate ai malati borghesi che non possono permettersi carrozze private ma che si serviranno dei mezzi pubblici, viaggiatori privi di servitù al seguito, che non saranno ospitati dai nobili locali ma dovranno adattarsi a frequentare le locande. Mariana ha un grande successo e la sua è una vera e propria guida di viaggio: suggerisce i percorsi da fare, poiché la situazione delle strade è spesso disastrosa, consiglia di arrivare via mare al porto di Livorno, cosa portare con sé, come vestirsi (spesso si pensa che in Italia faccia sempre caldo) le locande decenti dove soggiornare, le medicine da portare con sé, le opere d’arte da vedere.
Durante le guerre napoleoniche le viaggiatrici certo non si fermano e ,nei loro viaggi, cercano di evitare di passare dalla Francia. Molte strade sono interdette dal movimento delle truppe o rese insicure da soldati allo sbando. Il trattato di Amiens nel 1802 sigla una temporanea pace tra la Francia repubblicana e l’Inghilterra. Ciò permette alle viaggiatrici inglesi di passare la Manica per approdare in un paese a loro interdetto da una decina d’anni ma lo scoppio di nuovo delle ostilità, l’anno successivo, proibisce ai cittadini inglesi che si trovano in Italia di lasciare il paese che è ormai una provincia francese.
Con la fine dell’epoca napoleonica, i liberi commerci e i viaggi riprendono vigore ma il clima sta cambiando anche in Italia, l’ insofferenza verso i domini stranieri aprirà una nuova epoca. Inizia un maggiore interesse da parte delle viaggiatrici verso le rivendicazioni indipendentiste degli italiani.
Lady Sydney Morgan (1781/1859), affronterà il viaggio in Italia con un approccio d questo tipo. Irlandese, di origini modeste, lavora come istitutrice e dama di compagnia presso famiglie aristocratiche. Si sposa con Thomas Morgan medico facoltoso e fonderà con lui un salotto letterario. Nel 1821 pubblica “Italy” un diario personale, un manifesto ideologico e patriottico in difesa dell’indipendenza dell’Italia dal dominio austriaco. Non si interessa più al glorioso passato italiano ma alla sua contemporaneità. Sidney è molto critica con la chiesa cattolica responsabile della condizione di arretratezza delle donne in Italia. Il diario di Sydney viene bandito e non sarà pubblicato in Italia .
Altra figura di rilievo tra le viaggiatrici è Anna Brownell Jameson (1794/1860), prima storica dell’arte anglo-irlandese. Anna ha una concezione dell’arte non solo patrimonio degli studiosi ma come elevazione morale della gente più umile. Pubblica nel 1826 “The diary of an ennuyée” dove denuncia il saccheggio sistematico dell’antico patrimonio pittorico italiano diffuso nel Grand Tour ad opera dei tanti collezionisti. Sono spesso i nobili squattrinati a svendere i tesori di famiglia.
Progressivamente con il diffondersi della moda dei viaggi per le autrici di guide e diari come Mariana Starke, Mary Shelley e Anna Jameson diventa un’occasione di lavoro e un mezzo di sostentamento.
Sia Anna Jameson che Mary Shelley subiranno l’influenza del periodo storico in cui stanno vivendo. La Jameson, da studiosa di arte, si interessa alla rivalutazione dell’arte italiana del trecento e quattrocento. La sua moralistica sensibilità vittoriana le fa celebrare il ricorso all’allegoria e alla castità espressiva. Studiando la biografia degli artisti critica Filippo Lippi, Andrea del Sarto e Caravaggio per la loro vita immorale e sregolata. Ammira la perfezione di Raffaello. Mary Shelley nel 1843 tornando da un viaggio in Italia si ferma a Parigi e incontra gli esuli italiani dei moti del 1831 e si offre di aiutarli economicamente.
Lo stesso farà la nobildonna Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808/1871) che partecipa ai moti risorgimentali per la liberazione di Milano e conoscerà nel suo salotto di Parigi gli intellettuali ,gli artisti e i politici rivoluzionari dell’epoca.
Un breve cenno alla grande scrittrice e viaggiatrice Virginia Woolf (1882/1941).
In viaggio in Italia nel 1908/9 , è contraria a scrivere diari di viaggi ma predilige l’atmosfera dei luoghi e le sensazioni provate. È possibile trasformare le impressioni visive in espressioni scritte?
Virginia scopre i limiti della scrittura descrittiva .Virginia appassionata della sua connazionale Elisabeth Barrett Browning le dedicherà un romanzo “ Flush ” la vita della Browning dal punto di vista del suo cane .
Passo dopo passo si è svolta un’opera di rinnovamento radicale nella tradizione del viaggio in Italia
Le viaggiatrici visitano i conventi di clausura, i manicomi ,gli ospedali , le necropoli. Ammirano le piccole località, si informano della ricettività alberghiera, della gastronomia dei costi della vita quotidiana, documentano le fastose cerimonie religiose. Lo sviluppo di un turismo moderno va di pari passo con l’emancipazione della donna.
Mi piace pensare che tutte le viaggiatrici, ognuna a suo modo, abbiano contribuito all’affermazione della più grande: Alexandra David-Neel (1868/1969) scrittrice, esploratrice, antropologa e cantante lirica che parte da casa sua a Bruxelles a diciotto anni in bicicletta e dopo aver girato l’Europa, viaggia in Asia e sarà la prima donna a giungere nel 1924 a Lhasa dopo otto lunghi mesi di marcia attraversando il Tibet. Nella sua lunga carriera ha scritto più di trenta libri di viaggi e molti altri sul Buddismo.
Bibliografia
Attilio Brilli e Simonetta Neri, Le viaggiatrici del Grand Tour, Il Mulino
http://www.enciclopediadelledonne.it