Consueto appuntamento con i commenti dei lettori che hanno partecipato alla lettura condivisa che ogni mese si tiene nel gruppo FB Thriller storici e dintorni.
A marzo, abbiamo letto “La regina di sangue” di Joanna Courtney. Ecco cosa hanno detto i partecipanti che ringraziamo per la loro sempre vivace e interessante condivisione
Laura Pitzalis
Il sottotitolo “La vera storia di Lady Macbeth” mi ha fatto intuire da subito che la Lady Macbeth della Courtney si discostasse da quella di Shakespeare. Infatti, le fonti storiche alle quali si ispira l’autrice, mettono in luce una Cora MacDuff, che poi diverrà Lady Macbeth, più sensibile, più generosa. Non è la donna shakespeariana sottomessa dall’ambizione che spinge a uccidere pur di avere il trono, ma è una donna che ha subito violenze, perdite e soprusi. Vuole sì la sua vendetta ma riesce anche a dimostrare una certa benignità.
Per quanto riguarda il titolo “La regina di sangue”, l’ho trovato non troppo consono al racconto. Sarebbe dovuto essere, secondo me, un plurale perché il romanzo si snoda attraverso il punto di vista, che si alterna nei capitoli, di due donne, Cora MacDuff, o meglio Lady Macbeth, moglie dell’ultimo discendente della linea di Aed, e Sibyll, coniuge di Duncan, nipote del Re Malcom II del ramo di Costantino. Due donne determinate a far regnare il proprio marito, due donne che si contendono lo stesso trono, costrette più volte a confrontarsi e a fare un passo indietro per il bene del proprio regno. Non sono mai “in prima fila” ma quelle che, dietro le quinte, muovono i fili dei piani politici e bellici. Infatti, pur non prendendo parte ai combattimenti, ne determinano l’esito con sottili intuizioni, velate diplomazie, intrighi di corte.
E qui c’è l’unica pecca, giudizio assolutamente soggettivo, del libro: le due storie, per me, sono molto simili, due voci che non ho avvertito distinte, quasi fossero la stessa persona. Tant’è che ho riscontrato dei refusi, che non so se siano relativi solo alla mia edizione: per ben tre volte il nome di Cora sostituisce quello di Sibyll nei capitoli dedicati a quest’ultima.
Al di là di questa mia osservazione, posso dire che nel complesso il libro mi è piaciuto. Mi è piaciuta la caratterizzazione delle due protagoniste, che nonostante siano guidate nei loro gesti da odio e vendetta non compiono mai alcuna azione inumana, crudele, soprattutto su chi ha tradito la loro fiducia. E mi piace come la Courtney ci faccia intuire fin da subito, il rispetto reciproco che sussiste fra loro, un rispetto silente e devoto che si mostra alla fine del romanzo.
Un romanzo storico dove avventure, battaglie, alleanze, tradimenti, vendette sono armonizzate dall’immaginazione dell’autrice che colma i vuoti aggiungendo la passione, i sentimenti che mai, però, prendono il sopravvento. Il tutto con una narrazione fluida, appassionante e mai eccessiva.
E sullo sfondo la natura selvaggia e splendida del Regno di Alba, così era chiamata la Scozia nell’XI secolo, descritta in modo impeccabile dalla Courtney. Alcune location sono veramente particolari come la Dunkeld Abbey con la distilleria di “usquebaugh” di Fra Cullen; il Mounth, una fortezza naturale formata da vette invalicabili; il Loch Ness, le cascate di Foyers, i boschi … E poi i Crannog, la Pietra di Scone o Pietra del Destino e la Pietra del Moray. Caspita se ha aumentato il mio desiderio di andare in Scozia!
Eccellenti, infine, le note storiche alla fine del romanzo dove Joanna Courtney si sofferma sulle scelte stilistiche, come per esempio la necessità di modificare i nomi originali piuttosto ponderosi con altri più fluidi e naturali, e le integrazioni di fantasia. Inoltre inserisce tante piccole curiosità che hanno stimolato il mio interesse e arricchito la mia cultura.
Roberto Orsi
Cora e Sybil sono le due protagoniste indiscusse del romanzo di Joanna Courtney. L’alternanza dei punti di vista e del racconto delle vicende che le coinvolgono, dona un ritmo interessante alla storia. Il lettore si trova a parteggiare per l’una o per l’altra donna, unite da un filo sottile. Entrambe orfane, con un ‘infanzia non facile, ma con una grandissima ambizione di potere. Vogliono il trono di Alba, che sia per il marito o per i loro figli, l’obiettivo diventa quasi un’ossessione a un certo punto del racconto. Machiavelliche per certi aspetti, abili a manovrare le scelte degli uomini in taluni casi, si scontrano in lontananza, in una sorta di partita a scacchi dove ogni capitolo corrisponde a una mossa per mangiare quante più pedine possibile. Una lotta per il trono che l’autrice non ci mostra quasi mai sui campi di battaglia, le armi riecheggiano lontane nel racconto, non assistiamo a veri e propri scontri in presa diretta. Il romanzo vive grazie a Cora e Sybil, ai loro sentimenti, le loro pulsioni, ansie e desideri. I luoghi del romanzo vivono nelle parole dell’autrice, in quella verde Scozia medievale dagli scenari incantati. Come ampiamente discusso durante la lettura condivisa, la storia si discosta dal MacBeth che tutti conoscono quale tragedia di Shakespeare e le differenze tra i due sono ben spiegate anche in fondo al libro, con le note dell’autrice che aiutano a districarsi da leggenda, mito e realtà.
Martina Sartor
Il mio cuore non era nato per essere semplice, era di tempra forte e batteva a un ritmo di cui non avrò mai da pentirmi. Non chiesi di essere regina, ma non opposi mai un rifiuto. Forgia il mio destino e lo seguii attraversando il regno di Alba da parte a parte, fino al trono e alla tomba. Fui Lady Macbeth e fui regina, e posso sperare di avere contribuito almeno in minima parte ad arricchire la mia terra.”
Un romanzo le cui protagoniste sono due intense figure femminili: Cora MacDuff, Lady Macbeth, e Lady Sibyll. Due regine, due mogli, due madri che lottano per il loro regno, ma soprattutto per la loro discendenza. Due figure che a me sono apparse come le due facce di una stessa medaglia: il lato oscuro e il lato luminoso, il lato tragico e il lato di speranza, anche se in realtà la divisione fra i due personaggi non è mai così netta. Lady Macbeth, la cui storia inizia con un terribile stupro e passa attraverso eventi sanguinosi come la morte precoce del fratello Kendrick, ha anche momenti felici: i 15 anni successivi di regno felice accanto a Macbeth, il solo amore della sua vita. Sibyll, d’altra parte, la cui vita sembra iniziare felicemente accanto a Duncan, vivrà anche momenti dolorosi come per es. la morte tragica dei due mariti.
Lo stile dell’autrice, che alterna i capitoli dedicati alla storia di Cora e a quella di Sibyll, mette in evidenza questa dicotomia. Ma vuol anche essere un modo per raccontare la storia scozzese proprio mettendo in risalto l’importanza delle figure femminili. Altra intensa figura femminile infatti è Morag: anche se compare solo all’inizio e poi alla fine del romanzo, il suo ruolo sarà importante per il finale del romanzo.
Riguardo a nomi, aderenza alla realtà e verosimiglianza dei fatti storici, la nota storica finalespiega vari elementi e varie licenze che l’autrice si è concessa.
Angela D’Albis
Il romanzo è diviso in capitoli nei quali si alternano due voci di donne, due regine: Cora e Sibyll. Sono due donne forti, coraggiose e determinate, mogli, madri, regine: due donne molto moderne. Entrambe hanno avuto un passato difficile e doloroso, dal quale cercano di uscire. Il romanzo è ambientato ad Alba (nome gaelico dell’attuale Scozia) nell’XI secolo, dove due casati si contendono il trono, e riflette le atmosfere di quella terra. E’ un romanzo storico accurato e ricco di particolari, dove si alternano amori, tradimenti, passioni, lotte per il potere, guerre, violenza e morte. Tuttavia, sebbene abbia trovato tanti risvolti positivi, il romanzo non mi ha appassionato, forse perché troppo lento o perché le mie aspettative erano diverse Nonostante questo, poiché il piacere di leggere un libro è sempre soggettivo, ne consiglio la lettura!
Donatella Palli
Ho letto questo romanzo con dei continui richiami al mio passato e così, senza volerlo coscientemente, l’ho fatto più mio. Prima di tutto la Scozia che ho visitato a vent’anni e mi ha così affascinato da rivederla perfettamente nel romanzo della Courtney Terra selvaggia molto piovosa,colpita da venti inclementi ma magica! Poi l’opera di Shakespeare, tenebrosa, piena di livore e desideri di vendetta che ho studiato per un esame e, francamente, mi aveva suscitato molta impressione, non riuscendo a provare alcuna empatia per i protagonisti. Adesso Joanna Courtney mi presenta un Macbeth, eroe coraggioso, altruista, insomma umano e una Cora Macduff, che nonostante le umiliazioni e le perdite subite, prova amore sincero per il figlio, il marito e sa accettare la pietà di Sybill. Insomma la solidarietà tra donne che prevale in un mondo arcaico di lotte per il potere, in cui le donne sono spesso considerate solo fattrici di figli. Per queste considerazioni personali (ma la lettura non è forse un’esperienza personale?) ho amato molto questo romanzo. Tralasciando però le emozioni e tornando alla trama, ci sono delle incongruenze che ho notato come, ad esempio, il viaggio a Roma di Macbeth e Cora con quell’atteggiamento da turisti che non mi pare consono a viaggiatori dell’anno mille che erano soprattutto pellegrini in visita alla Città Eterna. A parte questa parentesi, la trama si snoda un po’ in un botta e risposta delle due fazioni fino alla vittoria finale e si rende un po’ monotona tanto che, secondo me, è soprattutto l’analisi psicologica dei personaggi a farmi apprezzare questo romanzo.
Noelia Costa
Questo romanzo, inizialmente mi ha catturata fin dalla prima pagina. Ricco di colpi di scena che hanno tenuto viva la mia attenzione e che mii hanno invogliato a girare pagina dopo pagina senza che me ne rendessi conto. Ma andando avanti con la lettura, all’incirca a metà, il ritmo incalzante ha perso un po’ di tono, rendendolo abbastanza piatto. Nulla da dire per quanto riguarda la descrizione dell’ambientazione davvero spettacolare, mi ha fatto sentire realmente in Scozia tra le sue abbazie e castelli. Le protagoniste diverse tra loro, ma con lo stesso scopo: vendetta per l’uccisione dei propri genitori. Ed è grazie a questo scopo, nonostante violenze, abusi, guerre e morti improvvise, riescono ad andare avanti nel loro obiettivo cioè riuscire a porre il proprio figlio sul trono.Tutto sommato l’ho trovata una lettura piacevole, nonostante il romanzo abbia avuto una piccola battuta d’arresto, a mio parere.
Luigia Amico
Mi ero avvicinata a questo libro con molto entusiasmo e devo dire che all’inizio le mie aspettative non sono state deluse, ma nel proseguire la lettura quell’entusiasmo di cui parlavo è andato un po’ scemando. Ho trovato la narrazione e il ritmo lenti, avevo la sensazione che mancasse qualcosa, forse mi aspettavo un contesto storico più delineato. Ho apprezzato molto la descrizione delle ambientazioni: dettagliate e magiche come solo quelle scozzesi possono essere. La rivalità tra Cora e Sibyll è ben evidenziata, due donne una l’opposto dell’altra, ma con un unico obbiettivo: il regno.Il mio giudizio non è totalmente negativo, è stata comunque una lettura scorrevole e che mi ha spinto a cercare degli approfondimenti molto interessanti.
Sabrina Poggi
Qui c’è odore di sangue: tutti i profumi d’Arabia non lo toglieranno da questa piccola mano”. In quest’opera della Courtney, troviamo una Lady Macbeth ben diversa da quella shakespeariana appena citata. L’autrice ha l’intento di rivisitare le storie di tre eroine dei drammi del Bardo, Lady Macbeth appunto, Cordelia e Ofelia, in una trilogia per ora solo parzialmente tradotta in italiano. Le vicende sono, come ben spiegato nella postfazione, probabilmente più aderenti alla realtà storica, pur con diverse comprensibili licenze, anche queste ben illustrate dall’autrice. Molto spazio viene dato anche all’altra protagonista femminile, Sibyll: l’alternanza dei capitoli dedicati all’una e all’altra costituisce per me uno degli elementi di interesse del romanzo. La storia è scorrevole, scritta con uno stile ed un linguaggio semplici (l’ho letto in lingua originale, perché lo avevo già acquistato a prezzo ridotto – sono o non sono de Zena??). L’ho trovata un po’ mancante di pathos, di quella tensione tragica che invece abbonda in Shakespeare. Riconosco che probabilmente il fatto di avere letto e studiato le grandi tragedie elisabettiane ha influenzato il mio giudizio, che rimane in ogni caso positivo. Una lettura piacevole e sarò curiosa di leggere anche le altre rivisitazioni della Courtney.
Daniela Castagnino
Il romanzo ci fa immergere nel violento e brutale Regno di Alba dell’XI secolo e seguire le vicende e gli scontri tra i due casati di Aed e Costantino per la conquista del trono. Le due vere protagoniste sono Cora e Sibyll due donne forti, combattive, coraggiose e determinate; accomunate dalle stesse ambizioni e dalle stesse speranze.Ho apprezzato molto la caratterizzazione dei personaggi, le atmosfere suggestive e le meravigliose descrizioni dei paesaggi scozzesi. Ho trovato molto interessante la postfazione con le note dell’autrice e tante informazioni e curiosità. Nell’insieme è stata una lettura piacevole ma non indimenticabile. È mancato qualcosa che mi facesse appassionare alle vicende narrate.
Alessandra Ottaviano
Il romanzo è ambientato in Scozia nel regno di Alba del XI secolo, dove vige un’atavica tradizione per quanto riguarda la successione al trono: i discendenti delle due casate Aed e Costantino regnano in maniera alternata. Ma l’attuale re Malcom è intenzionato a rovesciare l’ordine delle cose. Protagoniste della storia sono Cora, lady Macbeth e Sibyl, lady Duncan, appartenenti alle due famiglie contrapposte, sono due facce della stessa medaglia, entrambe donne coraggiose, mogli, madri, regine che lottano per avere la loro personale vendetta ai torti subiti e per proteggere i loro mariti e i loro figli che si contendono il trono. Un trono insanguinato. “Lo spargimento di sangue era parte integrante dell’eredità. ”Il racconto è ricco di intrighi, lotte per il potere, vittorie e disfatte. Con uno stile scorrevole l’autrice ricostruisce un pezzo di storia di Scozia tra il vero e il romanzato lasciando però la ricostruzione della Scozia medievale molto in secondo piano rispetto alle vicende delle due donne.
Il romanzo seppur piacevole non è riuscito a coinvolgermi completamente a causa di un mio preconcetto. Lady Macbeth non è la regina sanguinaria tratteggiata da Shakespeare, non appare come il demone soggiogato dall’ambizione, della sua famosa tragedia e magistralmente interpretata da Marillon Cotillard nella trasposizione cinematografica ma è molto umana e a tratti amorevole.
Mi rendo conto che è solo un mio limite, ogni autore è libero di dare la sua personale interpretazione al personaggio, ma nel mio immaginario è persistente quella caratterizzazione precisa. E’ come se fosse mancato il mordente e quindi poco appassionante.
Sonia Morganti
Una lettura gradevole, messa in lista da tempo e affrontata con il piacere della condivisione. Il romanzo parte in maniera intensa, mostrandoci la figura tormentata di Cora, forse più drammatica di quella di Sybil. Mentre la prima corre con i suoi demoni, la seconda li ha addomesticati. Ma ha anche più fortuna, oserei dire. Perché il punto più straziante e drammatico del romanzo riguarda proprio quel che capita a Cora verso la metà del libro e che segna la sua vita una volta di troppo (mi tengo vaga, per non rovinare la sorpresa). Direi, però, che quell’evento è anche l’apice della narrazione, che da lì in poi rallenta e si diluisce, sfumandosi e appiattendosi un po’. Restano alcuni personaggi davvero affascinanti, che danno guizzi di colore intenso anche alle pagine meno brillanti.
Le descrizioni dei paesaggi scozzesi e della terra di Alba sono liriche e causano attacchi di “Scozialgia” a chiunque ami quella terra e desideri tornarvi. Non sono riuscita ad apprezzare alcune scelte della traduzione, in generale la componente “storica” si smorza un po’. Intendo il “sentire” l’epoca. Il percepirne le luce e i pozzi oscuri, i contrasti estremi. Si tratta di sfumature e pennellate che potevano esserci e invece, con la loro assenza, tolgono qualcosa che il libro meritava. Il viaggio di Cora e Macbeth in questo forse è – all’opposto della sventura di Cora – il punto più basso. Ora bisogna solo aspettare il giorno in cui si potranno fare le valigie e tornare a contemplare i paesaggi selvaggi e bellissimi della Scozia.
Emilia Milucci Guido
Un periodo della storia scozzese che conoscevo poco e che, quindi, mi ha incuriosita e affascinata. Lettura scorrevole, personaggi ben caratterizzati, ambientazione splendida, racconto ricco di sfaccettature e colpi di scena, a tratti molto emozionante…ma…mi hanno disturbata certe “imprecisioni”, soprattutto quelle legate al viaggio in Italia. Anche le figure femminili, sia le due protagoniste che Morag, alla fine mi sono sembrate troppo simili alle eroine di certi romanzetti d’appendice, non sono riuscita a cogliere la loro grandezza, ma solo una caparbietà quadi capricciosa nel rincorrere la vendetta.
Gradevole, ma non mi ha invogliato a leggere gli altri della serie.
Maria A. Bellus
La regina di sangue è un romanzo storico bello, emozionante e coinvolgente. I personaggi che incontriamo sono molti ma le protagoniste per cui la simpatia è il coinvolgimento si alternano per tutto il romanzo , sono Cora e Sybil .Cora regina dai capelli rossi, nobile per nascita donna decisa , combattiva piena di passione assetata di vendetta eSybil la moglie di Duscan spietata e determinata nel volere il marito su trono . Due regine, mogli e madri di re che combattono entrambe per il trono.
Le vicende si susseguono tra intrecci di amicizia e amore tra giochi di potere e guerre.
Una lettura scorrevole con descrizione dei luoghi, delle persone molto accurata e in un contesto storico preciso dovuto ad una precisa ricerca storica.
Maria Marques
Due donne, Cora e Sybill, attraverso le cui vicende si tenta di raccontare la storia della Scozia, o meglio di Alba, come veniva chiamata allora nel periodo che va dal 1025 al 1058. Un lungo riconcorrersi di anni in cui le due donne cresceranno, avranno figli e affronteranno le difficoltà che vita pone loro davanti. L’alternanza dei capitoli con i racconti del vissuto di Cora e Sybill preludono al confronto che ne scarurira’, non tanto fra loro direttamente, quanto tra i rispettivi consorti e clan. Tuttavia in modi diversi saranno entrambe partecipi e artefici degli esiti di questi scontri, seppur non impegnate in prima linea. L’autrice concentra la sua attenzione più che sulle vicende storiche, che costituiscono lo sfondo delle azioni, sul vissuto delle protagoniste che rispecchia la storia del paese. C’è da rilevare che il titolo del libro richiama alla tragedia di Shakespeare e crea aspettative molto più fosche di quanto non venga tratteggiato nel corso del romanzo. Cora, la Lady Macbeth del titolo, è sì in cerca di vendetta, ma nulla ha a che vedere con il personaggio shakespeariano, come peraltro lo stesso Macbeth. Un libro gradevole di cui ho apprezzato particolarmente l’ambientazione scozzese, della cui storia e tradizioni, non conoscevo nulla.
Michela Vallese
Mi soffermerò non sulla storia narrata, ma solo sulle mie impressioni.
Leggere questo libro in condivisa è stato un piacere. Ci sono stati un sacco di spunti e discussioni interessanti. L’ambientazione è splendida, i paesaggi descritti ti fanno venire voglia di fare subito le valigie e partire per la Scozia! L’autrice ci presenta un’immagine suggestiva e molto accurata del susseguirsi delle prime dinastie scozzesi.Per quanto riguarda i personaggi invece, non mi hanno sempre convinta. È possibile che Macbeth sia così perfetto?? Mai una piega, mai un pensiero negativo, nessun dubbio neppure nei momenti più difficili!! Per non parlare di Cora e Sibyll…dovrebbero odiarsi, e invece si struggono l’una per l’altra (può pure esserci stata dell’empatia tra le due, ma se devi combattere per il trono, tutta questa pietà stona). Nonostante ciò, l’autrice è riuscita a dare voce e a riscattare due dei personaggi più cupi della storia, rendendoli più umani. Vale quindi la pena leggere questo libro.
Lucia Maria Collerone
Quello che mi ha sconvolto di più in questo romanzo è stato il fiume di sangue che ha imbrattato la vita di queste donne e l’esistenza dei loro uomini. L’efferatezza della guerra che distrugge ogni cosa e quanto il suo potere distruttivo sia evidente se paragonato ai periodi di pace e di prosperità. Mi ha colpito la cupidigia delle due donne affascinate dal potere più dei loro uomini e disposte a perderli pur di ottenere un trono. Il titolo lo trovo perfetto per descrivere queste due donne regine.
Le descrizioni dei paesaggi di Alba sono la parte lirica del racconto e impreziosiscono il romanzo. Il ritmo è scandito a blocchi e la narrazione procede dietro le gonne delle due donne. Terribili le scene di violenza perpetrate su Cora. Magnifica la figura di Macbeth che fu un grande re nella realtà della storia, la cui memoria era stata oscurata da Shakespeare. Il suo regno fu molto prospero per Alba e “moderno” e l’autrice sa ripulire la sua figura regale dalle note negative di cui il grande Shakespeare lo aveva ammantato. La scrittura è curata e regge bene la storia. Lo stile “antichizzato” è appropriato alla narrazione di un periodo storico così antico. Non è facile raccontare fatti così lontani nel tempo e riuscire a scrivere un romanzo piacevole e non pesante nelle digressioni storiche.
Mariagrazie Pazzaglia
Avete scritto molto sulla storia narrata, per cui vorrei soffermarmi su cosa questo libro mi abbia trasmesso. L’ho amato subito perché ambientato in Scozia, nazione che adoro e che ho visitato tempo fa. La descrizione dei luoghi è splendida, i paesaggi sono descritti in maniera così viva, che mi sembrava proprio di essere lì e ho ricordato con tanta nostalgia il mio viaggio e mi è ritornata la voglia rivedere la Scozia. Leggere questo romanzo in condivisa è stato interessante grazie ai numerosi spunti di approfondimento e alle belle discussioni che questo romanzo portava a fare. Cora e Sybil le due protagoniste ritrovate in capitoli alternati. Un momento parteggiavo per una, un momento per l’altra…alla fine però ha prevalso Cora….Lady Macbeth! Entrambe desiderose di mettere le mani sul trono per i propri figli, a qualunque costo!!! Più determinate loro degli uomini! L’autrice è riuscita a fare capire i sentimenti, i desideri, le determinazioni, i sacrifici che ognuna di loro ha fatto per arrivare al trono! Questo romanzo mi è piaciuto tantissimo, lo consiglio davvero!
Jessica Pennini
Questo romanzo mi ha catturata da subito.
Tra Cora e Sybill, le due protagoniste che si contendono il regno, fin da subito ho preferito Cora. Sono entrata in empatia con lei fin dall’inizio quando afferma che non ha scelto di essere regina ma è il suo destino e farà del suo meglio. L’ambientazione poi mi è piaciuta moltissimo, le descrizioni erano talmente dettagliate che mi sono immaginata di vedere gli stessi luoghi con i miei occhi. Giudizio più che positivo anche per la ricostruzione storica.
Paola Nevola
Iniziando questa lettura sono stata trasportata in un antico regno quello di Alba l’attuale Scozia, una storia che si mescola alla leggenda e lascia viaggiare la fantasia. Tanto è che anche il più grande drammaturgo ne ha tratto un’opera famosissima e forse grazie a lui che quelle vicende sono diventate un mito, ma non aspettatevi una narrazione sulla stessa impronta, è molto diversa e si avvicina molto più alla realtà in questo romanzo.
Il regno di Alba nell’XI secolo si basava sull’alternanza di due rami discendenti da Kennet MacAlpin quello di Aed e di Costantino. Ma re Malcom III sanguinario, ambizioso e prepotente vuole che sia la sua l’unica discendenza a regnare, da questo momento ha inizio una faida intrisa di violenza, guerra, sangue.
La storia è quella di Lady Macbeth ma prima di diventare sposa di Macbeth era Cora MacDuff e con suo fratello per fuggire da re Malcom che per assicurare la sua discendenza ha ucciso i genitori di Cora si è rifugiata al nord nel Moray governato da Macbeth. La notte prima del matrimonio un tradimento da parte di Gillespie rompe i sogni di Cora che si vede costretta ad un matrimonio con lui e a subire continue violenze e umiliazioni per dare un figlio erede a quel sanguinoso trono.
A Cora si contrappone la figura di Sibyll esule da bambina dalla Danimarca col fratello Ward, viene vista come una donna dal carattere determinato e forte e quindi scelta come sposa per Duncan nipote di re Malcom per continuare la discendenza.
Ambedue sono donne forti che amano prima di tutto i figli: Cora si forgia da sola, supera le violenze, sa perdonare e amare ancora un uomo che era forzatamente fuggito lasciandola a Gillespie, agisce sempre con lealtà e per amore sa fare un passo indietro. Sibyll invece utilizza la sua ambizione e determinazione per raggiungere a tutti i costi la promessa fatta a Malcom avvalendosi dell’appoggio prima del fratello di Duncan Maldred che tradisce la moglie per lei, di Cullen un monaco ambiguo, poi del suo stesso fratello e infine del re inglese arrivando al punto di cedere il regno pur di vedere incoronato il figlio.
Lady Macbeth è regina di sangue per la tragedia delle perdite che è obbligata a subire non per la sua avidità non è la donna manipolatrice e scaltra che ci ha fatto conoscere il bardo e Macbeth non è un re sanguinario, è un re buono saggio che ama il suo popolo, lungimirante, un uomo che ama il figlio di Cora come suo, è re uomo e padre che si fa da parte per lasciare il comando al figlio ma seguendolo con lo sguardo di un padre.
L’autrice mette in scena questa storia con un’ambientazione dove si respirano le antiche leggende di quell’epoca pagana e di transizione col cristianesimo, come quella di LochNess e San Colombano, l’antica pietra del Morey Scone dove gli antichi re venivano incoronati, gli scaldi poemetti di origine norrena che vengono menzionati.
Benché il monaco Cullen sia un personaggio ambiguo e subdolo è molto capace nell’arte della distilleria grazie a lui l’autrice ci porta a conoscenza dell’antica bevanda Usquebaugh o uiskie.
Si narra di un viaggio a Roma che Cora e Macbeth hanno fatto in un momento di solida pace del loro regno, un viaggio che nella mente di Macbeth appare come un modo per portare miglioramenti nelle sue terre, però a mio avviso è apparso poco credibile per l’epoca e per alcune incongruenze.
Un romanzo che avvolge nell’aura epica di quelle terre verdeggianti tra i fiordi, una lettura piacevole a tratti lenta e a tratti piena di suspense e trepidazione, si perché Cora e Macbeth mi hanno fatto emozionare.
“…le indicò il fiordo, ora scintillante sotto la luce del sole basso. Lei seguì il suo dito e scorse un lampo, un dorso liscio, prima che una femmina di grosse dimensioni spiccasse un balzo uscendo dall’acqua e facendo una gioiosa capriola. Seguirono altri delfini, uno a uno, che piroettavano e saltavano come se le loro anime stessero tentando di raggiungere Dio. <Vivono della gioia semplice di essere vivi> disse. <Come dovremmo fare noi… finché ancora possiamo.>
Claudia Albizzati
Credo sia mancata un po’di azione. Certo, si è scritto di battaglie ma, viste da lontano, viste dalle due donne protagoniste del libro. Non mi sento di dire che la protagonista del libro sia solo Cora, anche Sybill ha fatto la sua parte. Ho apprezzato, in modo diverso, la tenacia e la determinazione di entrambe. Ho “scoperto” che, nel bene e nel male, le donne, in quel periodo, non erano solo contenitori per figli e serve del marito ma, invece, avevano un forte potere nei confronti dei loro uomini (marito, figli..). Ringrazio l’autrice per aver messo le note in fondo così da approfondire meglio il periodo storico e le varie vicende narrate. Tra i punti apprezzati anche il riferimento alla nascita del whisky. Trovo sempre piacevole, nei libri storici, i riferimenti a cibi e costumi del periodo poiché mi aiutano ad inquadrare la storia e il contesto storico.
Eliana Corrado
“Regina di sangue” è, per me, un libro a due velocità: un po’ lento la prima quasi, poi come un diesel carbura e va spedito, forse anche troppo. Lo potremmo definire, un romanzo a due voci, Cora e Sybyl, e questa alternanza perdura per tutto il libro, con i capitoli ugualitariamente ripartiti tra la storia dell’una e quella dell’altra, entrambe unite (sebbene a distanza) da un comune obiettivo, se vogliamo dirla così: mettere sul trono di Alba il proprio figlio (e precedentemente marito). Non conoscevo la Storia della Scozia dell’XI secolo, ed è stato oltremodo interessante avventurarsi in questo regno, con le sue leggi di successione tutte particolari e di sicuro inconsuete, rispetto al solito.
Non ci sono battaglie cruente, ma scene cruente, sì, e l’autrice le destina alle donne, più a Cora che a Sybil, non ci sono descrizioni di campi e cozzare di armi, ma di legami filiali e di potere, perché questo, alla fine, muove il tutto il potere. E al potere, come tema principale, si aggiunge l’inganno e il doppio gioco, subìto e perpetrato.
Alla Courtney va ascritto il merito di aver giocato molto bene sulla caratterizzazione dei personaggi e la descrizione della Scozia, un po’ più “lacunosa” sul dettaglio di vita propriamente storica e troppo buonista coi corrispettivi personaggi maschili: troppo buoni, troppo affettuosi, troppo amanti, troppo docili, troppo perfetti, ecco.
Il romanzo si lascia leggere, è scorrevole e affascinante, a tratti però un po’ lezioso e stucchevole. La Courtney ha provato a inserirsi nel solco della Storia di cui non si ha certezza, di personaggi che la Storia ha forse tramandato poco (e male) e questo forse è il pregio maggiore del libro.
Costanza Marzucchi
Regina di Sangue” ripercorre la storia del re Malcom di Scozia, divenuto protagonista dell’omonima tragedia di Shakespeare, seguendo la documentazione storica a disposizione. Questa scelta allontana in modo significativo i personaggi protagonisti dai personaggi dell’opera teatrale. “Regina di Sangue” è la storia di uno scontro tra due donne che si ritrovarono a fronteggiarsi nella battaglia per il dominio sulla Scozia. Da un lato, abbiamo Cora Mc Duff, discendente di uno dei rami destinati al trono e per questo oggetto delle mire di tutti coloro che desiderano la corona. Orfana di padre, si farà carico del destino di regina che le spetta per diritto di nascita e per volontà del suo stesso sangue, al quale sacrificherà tutto per assenza di alternative, attraversando dolori inimmaginabili, indicibili violenze e vivendo un amore con la A maiuscola. Dall’altro abbiamo Sybil, straniera e senza casa, viene scelta dal re di Scozia come sposa di suo nipote. Flessibile ma non per questo meno spregiudicata nel raggiungere i suoi obiettivi, diventerà protagonista suo malgrado di questa lotta per il trono. Degni di nota sono i personaggi maschili, capaci anch’essi di grandi azioni e sentimenti. Il mio preferito è naturalmente Macbeth, il cui amore per Cora sarà assoluto e incrollabile. Il medioevo rappresentato Joanna Coartney è un mondo spietato, violenti, primitivo, sebbene non raggiunga la dimensione cupa di Shakespeare…ma questo non è affatto un punto a suo sfavore, perché restituisce alla vicenda di Machbeth una dimensione storica davvero intrigante. Ho apprezzato moltissimo questo romanzo e ne consiglio la lettura
Rafaelina Di Palma
Inverness, Highlands 1025
Cora MacDuff era arrivata nella provincia settentrionale del Moray dopo una fuga disperata per sfuggire agli uomini di re Malcom. il sovrano era primo cugino di suo padre, ma in quel vincolo di sangue, il re, più che un legame aveva visto una minaccia. Il regno di Alba (nome gaelico per la Scozia nell’undicesimo secolo) era disputato da due famiglie reali che discendevano ciascuna da Aed e da Costantino, figli del primo re, Kennet MacAlpin. In base alle norme dell’eredità alterna avrebbero dovuto avere diritto al trono a turno, ma re Malcom aveva altre mire. Voleva nominare come suo successore il nipote Duncan, ma a questo scopo doveva sterminare l’intero ramo di MacDuff. Cora era riuscita a salvarsi e dopo una fortunosa fuga si era rifugiata nella provincia settentrionale del Moray. Qui aveva conosciuto il giovane Macbeth, ultimo discendente della linea di Aed. tra di loro c’era stata subito una forte attrazione, ma entrambi sapevano che il trono del regno di Alba era più importante del loro sentimento. A York, Sibyll, venne scelta come moglie di Duncan e anche per lei si aprì la strada per diventare regina di Alba. Anche per lei l’unica salvezza fu la fuga. Il matrimonio con Duncan diventa una sorta di riscatto per rivendicare il massacro della sua famiglia. Sibyll e Cora, due donne forti discendenti di un passato terribile, combattono per avere giustizia e vendetta e per mantenere sul trono prima i loro mariti e poi i loro figli. Due figure che simboleggiano il coraggio, l’ardire, la passione, ma dietro quella corazza nascondono un cuore capace di amare. Cora e Sibyll, due donne due voci: le cui vite scorrono in maniera similare. Le loro strade si incrociano e si intersecano nell’ordito di una trama chiamata destino a cui gli esseri umani non è consentito di capire. Unite dalle stesse violenze, costrette ad accettare matrimoni strettamente legati alle successioni dinastiche. La Lady Macbeth di Joanna Courtney non è il demone che ci ha descritto Shakespeare, assoggettato dall’ambizione, che spinge il marito a uccidere pur di arrivare al trono, ma con Cora acquisisce umanità, una donna capace anche di provare pietà. Regina di Sangue è una storia fatta di raggiri, di battaglie, di furore perpetrato con il solo intento di arrivare al potere. Anche se il regno di Alba dell’epoca non era un luogo di benigni sentimenti, l’autrice ha voluto, comunque ,far “vedere” in alcuni passaggi i suoi bellissimi paesaggi. Tante piccole curiosità incuneate tra le righe che rende la lettura piacevole e coinvolgente. Cora e Sibyll, due personalità: seppur ricche di particolari minuziosi manca di mordente; forse perché le loro storie si somigliano troppo?
Patty Bra
In un momento in cui avevo poca voglia di leggere è arrivata questa condivisa. Ho adorato l’idea di due vite tutte al femminile che attraverso il loro vissuto ci hanno presentato una parte della storia scozzese che non conoscevo. Entrambe hanno avuto tragedie, sofferenze, forza, determinazione e sentimento, la caparbietà di voler raggiungere un obiettivo e lo scopo di mettere sul trono il figlio. Entrambe affiancate da grandi uomini e forti combattenti; gli scontri seguiti da lontano con gli echi di trombe e ritirate. Quello però, oltre alla storia, che colpisce è il paesaggio, la natura, il legame con le proprie origini e con la propria terra, un ‘unione viscerale che trasmettono molto Cora e Macbeth. La lettura è scorrevole con una trama avvincente e ben ritmata, i personaggi sono caratterizzati bene e approfonditi, facile avere dei preferiti. Ho apprezzato che l’autrice non ha nascosto episodi crudi ma li ha esposti in modo realistico e non ha cercato di ammorbidire le vite delle due protagoniste. Molto interessante alla fine del libro le spiegazioni, soprattutto sulle libertà che si è presa per trovare un collante sulle vicende e la creazione di un personaggio inventato, senza però alterare la vera storia di Macbeth e della Scozia. Affascinante come lo stesso Shakespeare abbia preso spunto dalla storia conosciuta di questi personaggi e l’abbia plasmata per scrivere la sua tragedia, rendendoli immortali.
Cristina Pozzi
I personaggi di “Regina di sangue” sono davvero molto numerosi e ognuno di essi ha una storia affascinante da raccontare, ma il libro è anche uno splendido romanzo corale dove violenza, amore, morte, passione si avvicendano pagina dopo pagina riportando in vita un mondo spietato in cui per sopravvivere era necessario bandire dal proprio cuore ogni forma di misericordia e di umanità.
Mi è piaciuto, mi ha riportato alla memoria le molte volte che, da studentessa universitaria, ho visto in qualche saletta d’essai il Macbeth di Polanski (e l’esame di Lingua e letteratura inglese, meno gradevole!)
Trama
La vera storia della donna da cui Shakespeare trasse ispirazione per la sanguinaria fra le sue regine: Lady Macbeth. Inverness, Highlands scozzesi, 1025. Nel Regno di Alba – il nome gaelico per la Scozia nell’XI secolo – due casati reali, che discendono rispettivamente da Aed e da Costantino, si contendono il trono. In base alle norme dell’eredità alterna, i discendenti di entrambi i casati dovrebbero sedere sul trono a turno, ma Re Malcom, del ramo di Costantino, vuole fare del nipote Duncan il suo successore. Per eliminare ogni possibile minaccia e impedimento, il sovrano di Alba non esita a ordinare ai suoi uomini di sterminare l’intero ramo cugino dei MacDuff. La giovane Cora MacDuff riesce, tuttavia, a scampare alla morte e, dopo una fuga disperata, trova rifugio nella provincia settentrionale del Moray. Lì trascorre i giorni, finché il riscatto non tarda a venire nelle belle sembianze del giovane Macbeth, l’ultimo discendente della linea di Aed. Capelli color del grano e penetranti occhi scuri, Macbeth la chiede in sposa per riunire i due casati reali e rivendicare il trono per sé. La giovane donna accetta con entusiasmo: in questo modo diventerà Lady Macbeth, sarà regina e avrà la sua vendetta. Ma alla vigilia delle nozze un terribile urlo spezza il silenzio della notte, e in pochi istanti tutti i sogni di Cora sono miseramente infranti. Per riavere indietro la vita che le è stata promessa, la giovane MacDuff dovrà diventare una donna più dura del metallo, capace di usare, con spietata freddezza, ogni arma a sua disposizione. Frutto di un’accurata ricerca storica, e animato da personaggi di grande spessore, Regina di sangue racconta, con una prosa elegante e fluida, la vera storia della donna da cui Shakespeare trasse ispirazione per la più sanguinaria fra le sue regine: Lady Macbeth.
Editore: Beat (21 maggio 2020)
ISBN 13: 978-8865597187
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