Lutero e il pessimismo sulla natura umana
A cura di Armando Comi
“Il Signore dice a Caino che deve dominare il suo peccato e reprimere le sue cattive inclinazioni: ma in realtà Caino non lo ha fatto e non lo poteva fare, perché era già sottoposto al dominio di Satana” Lutero, De servo arbitrio.
La storia delle tesi di Lutero è ben nota. Nel 1517 il monaco diede avvio a uno scisma che prese il nome di Riforma Protestante, il più grande scisma della cristianità dopo quello del IX secolo con la chiesa ortodossa.
Come mai i protestanti presero questo nome? In realtà si tratta di una traduzione non esatta delle parole che i luterani scrissero a Worms nel 1529: “protestamur” che in latino significa: dichiariamo solennemente.
Il mondo protestante ha conosciuto nel corso dei secoli molteplici scissioni interne, ne risulta oggi un mondo non unito; vi sono infatti migliaia di chiese, sette o movimenti che convivono sotto il medesimo appellativo di protestanti.
Come mai da un unico movimento ne sono nati migliaia? Il motivo è da ricercarsi nella teologia luterana, che rifiuta l’autorità unica del Papa, e consente di vivere la religione in un rapporto personale con la Bibbia. E proprio questo ha consentito a molti fedeli di leggere e interpretare la Bibbia in modo autonomo attribuendo ad essa molteplici significati e ricavando differenti insegnamenti guida. Ed entriamo così nel vivo della teologia luterana.
L’autorità del Papa
Lutero negò infatti sia l’autorità del Papa, sia la necessità, da parte di un fedele, di avere che una autorità spirituale terrena alla quale obbedire. Per lui una comunità di fedeli non aveva bisogno di una guida spirituale.
Uno dei capisaldi teologici del pensiero luterano è infatti il libero esame della Bibbia. Per dirla in altri termini, come se la Bibbia diventasse il “Papa” personale del fedele. Libero esame significa infatti che ogni fedele può interpretare liberamente la parola di Dio, negando che vi sia bisogno di una autorità che debba farsi carico di una interpretazione ufficiale.
Il cattolico, al contrario, legge e ha fede nella Bibbia letta e interpretata dalla Chiesa. Questo da un lato limita le capacità interpretative, ma rende unitario il mondo cattolico. Di contro la teologia luterana spinge all’interpretazione personale, da qui la nascita di migliaia di letture e dunque di migliaia di movimenti protestanti, spesso molto differenti tra loro. Inoltre è propria del mondo protestante una interpretazione letterale della Bibbia, che ha portato a letture piuttosto rigide del testo sacro, al limite del fanatismo.
Le vendita delle indulgenze
Chi fu il bersaglio critico di Lutero? Fu il predicatore Tetzel. Papa Leone X aveva concesso al domenicano tedesco Johannes Tetzel di confessare in Germania e di acquisire indulgenze. Tetzel divenne celebre per una triste filastrocca che recitava che maggiore era il denaro dato alla Chiesa, maggiore era l’altezza dell’anima in cielo: “quando cade il soldin nella cassetta/l’anima vola al cielo benedetta”.
Ed è proprio sulle indulgenze che si consuma il secondo atto dello scisma, anch’esso in chiave teologica. Infatti nel cattolicesimo il concetto di peccato trova due diverse modalità di approccio, la prima è la colpa, la seconda è la pena. Il fedele che ha peccato può ammettere di essere in colpa. Se questa ammissione di colpa viene fatta davanti al sacerdote durante la confessione, il sacerdote può perdonare la colpa, ma non il peccato, che sarà ripagato con la pena.
Ma la pena non si sconta sulla terra, bensì nell’altra vita. Dunque la pena è un momento del tutto spirituale, che riguarderà unicamente l’anima dopo la morte. L’ammissione di colpa durante la confessione è dunque solo un primo momento della penitenza, la pena ultraterrena è il secondo momento.
Comprare un’indulgenza significava proprio evitare la pena, ovvero il momento purgatoriale dell’anima del defunto.
La salvezza dell’anima
Il terzo punto è del tutto conseguente ai primi due e viene elaborato nelle celebri 95 Tesi. Cosa sono le 95 Tesi?
Sono argomenti per spiegare tre tesi sulla salvezza. Come si può salvare l’anima di un cristiano? La risposta di Lutero è chiara: sola fides, sola gratia, sola scriptura. Ovvero ad un fedele per potersi salvare servono soltanto tre cose: la propria fede, la grazia di Dio, e la Bibbia. Non serve una chiesa, non serve un Papa, non servono i sacramenti, non serve la confessione.
L’uomo per salvarsi ha bisogno solo di fede. Un uomo che possiede la fede verrà giudicato da Dio solo per la sua fede, e non per le sue azioni. In pratica non servono opere di amore o di carità per essere un buon cristiano. Basta la sola fede, l’azione umana non verrà infatti giudicata da Dio, ma solo la fede.
Come posso avere fede, o meglio come posso avere una fede priva di dubbi e che mi consente di vivere unicamente per Dio? Questa fede è un dono che viene da Dio, è lui che può concedermi questa fede per mezzo della Grazia. La Grazia è la prova che Dio mi vuole bene, che mi ha eletto, che mi ha prescelto. Posta questa condizione di grazia, ovviamente non serve alcuna mediazione con Dio. Dunque non servono i sacramenti, non servono i sacerdoti o un Papa.
Dio sceglie in modo diretto il suo eletto. L’unico sacramento salvato da Lutero è il battesimo. Non credette neppure nella trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo. In questo rapporto diretto del fedele con Dio tramite la grazia ovviamente non ha neppure senso la confessione.
Ottenuta la fede per mezzo della grazia, come posso vivere nel mondo, in mezzo agli altri, vivendo la mia quotidianità in modo da agire sempre guidato da Dio? Usando la Bibbia.
Nella Bibbia sono presenti tutti i precetti per vivere come piace a Dio. Ogni fedele può leggere la Bibbia e interpretarla. Questo significa chiaramente che ciascuno può riscontrare nella Bibbia quel che ritiene di aver compreso. Tuttavia occorre precisare che la lettura deve tener conto del dato letterale. Occorre attenersi al testo biblico alla lettera. Ad esempio il passo che condanna l’eliocentrismo fu utilizzato da Lutero per condannare Copernico.
Erasmo da Rotterdam
Tra i suoi celebri nemici vi fu Erasmo da Rotterdam. Erasmo condannò il servo arbitrio luterano.
Siamo liberi? Per Erasmo s’: l’uomo è artefice del proprio destino, è responsabile della scelta per il bene o per il male e risponderà delle sue scelte dinanzi a Dio. Al contrario Lutero nel De servo arbitrio delinea una antropologia pessimistica. L’uomo è per lo più un peccatore, e sceglie quasi sempre il male. Dio al contrario non può peccare e sceglie solo il bene. Ma l’uomo può scegliere tra bene e male? No, non può più farlo dopo il peccato originale. L’uomo luterano è schiavo del male. L’uomo compie buone opere solo se Dio lo ha graziato, altrimenti copie solo opere cattive. La salvezza non viene dalle opere umane, ma solo dalla grazia di Dio.
Scrive Lutero nel Servo Arbitrio:
“La nostra Diatriba cita ancora un passo della Bibbia in Genesi 4:7, nel quale il Signore dice a Caino: « Non lascerai agire il peccato, ma dominerai su di lui ». Ciò mostra, dice la Diatriba, che le inclinazioni dell’anima verso il male possono essere vinte e non comportano necessariamente il peccato. Per ambigua che possa essere questa frase (« Le inclinazioni dell’anima al male possono essere vinte »), non ne risulta meno, per una conseguenza necessaria, che è proprio del libero arbitrio vincere le proprie inclinazioni al male e che queste inclinazioni non comportano la necessità di peccare. Ma che rimane allora che non sia attribuito al libero arbitrio? Che bisogno c’è dello Spirito Santo? Che bisogno c’è del Cristo? Che bisogno cè di Dio? Che bisogno cè di tutto ciò se il libero arbitrio può vincere le sue inclinazioni al male?… Risponderò brevemente. Come ho già detto, parole di tal genere mostrano all’uomo ciò, che deve fare, non ciò che può fare. Il Signore dice a Caino che deve dominare il suo peccato e reprimere le sue cattive inclinazioni: ma in realtà Caino non lo ha fatto e non lo poteva fare, perché era già sottoposto al dominio di Satana. E infatti ben risaputo che gli Ebrei usano frequentemente il futuro indicativo invece dellimperativo, come in Esodo 20 « Non avrai altri dei; non ucciderai; non commetterai adulterio, ecc. ». Se noi dessimo a queste frasi il senso indicativo esse sarebbero delle promesse di Dio; e siccome Egli non può mentire, ne risulterebbe che nessun uomo pecca ed i comandamenti sarebbero stati dati invano.”