Trama
Aveva solo ventitré anni, Valeria Messalina, quando morì pugnalata dai sicari imperiali. Per sette anni era stata la donna più invidiata e ammirata di Roma: da quando suo marito, il cinquantenne Claudio, era succeduto a Caligola sul trono imperiale. In quel periodo, a detta delle principali fonti letterarie, si era macchiata di così tanti crimini e perversioni che il suo nome divenne nei secoli sinonimo di scelleratezza: Messalina era stata più lasciva di Cleopatra, più dissoluta di Poppea, più intrigante di Agrippina. Ma queste accuse corrispondono alla verità? O forse la damnatio memoriae a cui la condannò il Senato rese più facile attribuirle delitti che non aveva commesso? In un vivido affresco della vita di corte nella Roma del primo secolo dopo Cristo, questo libro analizza da ogni punto di vista le audaci trasgressioni dell’imperatrice, ripercorrendo le sue vicende attraverso le pagine degli storici antichi, mettendole a confronto e rilevando dove sono contraddittorie o ambigue. Si delinea così un ritratto di Messalina senza pregiudizi, che raccoglie le poche tracce rimaste di lei, scavando nei retroscena della Storia.
Recensione a cura di Maria Marques
Messalina, all’epoca, aveva circa sedici anni ed era diventata la donna più potente, ammirata, invidiata dell’impero romano.
L’avvenimento cui l’autrice, Marisa Ranieri Panetta, fa riferimento, è l’elezione a imperatore di Claudio, marito della giovane donna; un momento questo in cui, la storia, getta un poco di luce, su un personaggio che è passato attraverso la storiografia antica ammantata di “eccessi scandalosi”, per arrivare sino a noi come sinonimo di vizio e scelleratezza.
Fu, questa, la vera Valeria Messalina? A questa domanda, l’autrice tenta di dare una risposta avvisando nella prefazione, il lettore, delle ben poche tracce che sono giunte sino a noi, poiché l’imperatrice fu colpita, dopo la morte, da damnatio memoriae e tutto di lei fu cancellato: statue, iscrizioni, sia in luoghi pubblici sia privati. Solo una statua conservata al Louvre ci riporta la sua immagine, qualche moneta e un cameo, ben poco per ricostruire un personaggio. Tutto quindi perduto su Messalina, inclusa la sua reputazione.
La vita pubblica di Messalina, è scandita dallo scorrere soltanto di sette anni: da quando il marito divenne imperatore sino a quando un tribuno, la uccise appena a ventitré anni. Nata in una famiglia aristocratica, pronipote di Ottavia, sorella dell’imperatore Augusto, Messalina rimase nell’ombra, sino al 39 d.C. quando sposò il cugino del padre, Claudio, zio dell’imperatore Caligola, all’epoca quarantenne. Quando Claudio fu eletto imperatore dopo l’uccisione di Caligola, Messalina appena sedicenne, era in attesa del secondo figlio. Aveva già dato alla luce una bambina Claudia Ottavia che, in seguito, sposerà Nerone.
La nascita di un erede maschio, pochi giorni dopo l’elezione di Claudio, pose Messalina in una luce favorevole non solo come moglie ma anche come madre di un erede maschio e legittimo, nato mentre il padre era in carica. Nulla della vita di Messalina è rimasto a testimoniare i suoi gusti, il rapporto con i figli, solo scarne notizie, come quella che la vedeva legata da affettuosa amicizia ad Arria Peto, matrona dal comportamento esemplare, secondo Plinio il Giovane, che non ci si aspetterebbe di trovare nelle sue frequentazioni.
Eppure, le penne degli storiografi antichi Svetonio, Dione Cassio e Tacito, nessuno suo contemporaneo, la dipingono come una donna sregolata e dedita a vizi, seguendo un atteggiamento ostile alla dinastia giulio-claudia favorita dal fatto che ormai altre dinastie si erano succedute al potere e dal fatto che scavare nella vita privata degli imperatori precedenti, incuriosiva i lettori.
A Messalina furono quindi attribuite molte colpe per esempio la responsabilità dell’esilio di Giulia Livilla (sorella di Caligola), l’uccisione di Gaio Giunio Appio Silano (nuovo marito di sua madre Domizia) reo di aver rifiutato le sue avances e quella di Valerio Asiatico, motivata con l’intento futile di appropriarsi dei suoi “giardini di Lucullo”. E, come se questo non fosse già incriminante, Giovenale in una famosa satira ricorda le sue sortite di notte dal palazzo imperiale per prostituirsi sotto falso nome in un lupanare e, Plinio il Vecchio, rincara la dose narrando una competizione singolare tra lei e una nota prostituta. L’autrice affronta i testi antichi, ridimensionando il ruolo della giovane imperatrice mettendo in luce altre possibili strategie: “All’interno della prima dinastia si continuava a svolgere un’incessante, sfibrante competizione femminile per ribadire il proprio potere: le lotte senza esclusione di colpi per caldeggiare una designazione a scapito di un’altra, favorite dagli intrighi dei liberti, seguitavano a provocare insinuazioni, calunnie e delitti”. Due fazioni contrapposte vedranno negli anni, da una parte Messalina e suo figlio Britannico e dall’altra, la scaltra e potente Agrippina e suo figlio Lucio, il futuro Nerone e, in mezzo, l’imperatore.
In questo campo, in cui procedere è difficilissimo, entra in scena “l’uomo più bello di Roma” a detta di Tacito, Gaio Silio che decreterà la rovina di Messalina.
La giovane imperatrice s’invaghì di Gaio, che ricambiandone il sentimento, le avrebbe proposto le nozze con la promessa di adottare Britannico e far mantenere a lei, la sua posizione. “Con Claudio in vita, Britannico sarebbe rimasto sotto la tutela paterna anche con un divorzio”. Quello che appare evidente, nello scritto di Tacito, è il tentativo di un colpo di stato. Messalina, tesa a proteggere il futuro del figlio, “ da quando Britannico era nato, anziché sentirsi protetta per il futuro, si era dovuta guardare da personaggi titolati…” sposò Gaio.
In una corte dove tutti tramavano per conquistare o mantenere il potere e le delazioni erano all’ordine del giorno, l’imperatore fu informato del fatto. L’epilogo è facilmente intuibile, anche se il confronto tra gli scritti degli storici antichi è confuso, lacunoso e in alcuni punti stride: Gaio Silio si toglierà la vita e, Messalina, non riuscendovi da sola, sarà uccisa da un tribuno proprio nei giardini di Lucullo.
Difficile quindi ricostruire la vita di Messalina, le fonti letterarie la descrivono come una donna molto bella, perversa, crudele pronta a eliminare chiunque la ostacolasse mettendone in luce vizi e nefandezze. Basandosi su questi pochi dati l’autrice, attraverso un’accurata ricostruzione degli usi e dei costumi della società romana dell’epoca, accenna a quella che potrebbe essere stata la sua vita, i suoi gusti. Ecco, il verbo “accennare” è quello che si adatta meglio alla figura di questa donna che rimane in secondo piano e compare sempre sullo sfondo.
Marisa Ranieri Panetta, con uno stile semplice e discorsivo, per nulla didascalico ma, anzi fornendo numerose curiosità sulla società romana e con un confronto delle fonti antiche, in questo saggio tenta di leggere oltre il gossip costruito nell’antichità, quale fu la vicenda di una donna che forse giocò una partita troppo grande per lei, contro Agrippina, un’avversaria molto più capace, determinata e che sapeva giostrarsi abilmente nelle stanze del palazzo imperiale.
Copertina rigida : 238 pagine
Editore : Salani (14 aprile 2016)
Lingua: : Italiano
ISBN-10 : 8869185494
ISBN-13 : 978-8869185496
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