Trama
Roma 1656. Il pittore Salvator Rosa è appena fuggito da Firenze e dalla protezione dei Medici perché non vuole più piegarsi agli ordini di ricchi committenti. Le sue “magherie”, dipinti raffiguranti streghe e rituali magici, catturano la curiosità della regina Cristina di Svezia, appassionata di alchimia ed esoterismo. Grazie all’appoggio della sovrana e a quello del papa Alessandro VII, l’artista è introdotto in un cenacolo d’intellettuali riunito a palazzo Corsini.
Roma 2018 – Raul Varelli, artista ricco e affermato, ammiratore di Salvator Rosa, scopre per caso l’esistenza di una consorteria che riunisce i discendenti dell’antico cenacolo: la bottega di antiquariato Kazianian, gestita da Michele Michaelis, un esperto conoscitore di arte barocca e di film argentiani, e dall’affascinante figlia Fiammetta, sembra nascondere più di un segreto.
Recensione a cura di Laura Pitzalis
Inizio subito col dire che è un libro pazzesco. Una quantità enorme di personaggi storici e non, forma tanti tasselli che, spaziando in due piani temporali, seconda metà XVII secolo e contemporaneo, si riuniscono nel finale completando il puzzle. Questo puzzle raffigura il Sigillo di Lucifero, il simbolo della conoscenza.
Si capisce subito che nel romanzo di Mariachiara Moscoloni regna un’atmosfera alchemica, esoterica e storica, ma nonostante ciò, niente di macabro, di horror, tranne qualche scena nell’incipit ben contestualizzata, latitano completamente descrizioni truculente e sanguinarie.
… A quel punto il pianto dirotto della giovane si udì in maniera distinta. Era misto a un gridolino soffocato di rabbia che fece tintinnare le boccette dei medicinali, i vetri delle finestre e le gocce di cristallo dei candelabri fissati alle pareti. Un tremolio che scosse il petto del giovane dottore e lo convinse a essere brutale: «Dove l’hai murata? Demonio maledetto, dimmelo!»
L’uomo richiuse le palpebre e, sotto lo sguardo atterrito del medico, si trasformò anche lui in un’orrenda mummia.
Si parla di Lucifero ma non ha nulla a che vedere con Satana o altre cose demoniache: qui la parola Lucifero è da intendersi con il significato “Portatore di luce”, dal latino lucifer, lux = luce e ferre = portare. Nel libro ricorre spesso la rappresentazione dell’Acqua, nei suoi molteplici aspetti, fisici ed esoterici. Questo perché Lucifero è sempre associato al pianeta Venere, la divinità che sorge dalle acque, la protettrice di chi fondò la stirpe romana.
Ed è proprio a Roma che l’autrice ambienta il racconto, una Roma barocca del XVII secolo e una chiassosa, frenetica, poco attenta alle testimonianze del nostro passato storico, del 2018.
Due periodi lontani tra loro, due epoche che, pur diversissime, hanno in comune i binari alchemici su cui viaggiano, binari che s’intrecciano, ma non si uniscono se non nel finale che nel simbolo è rappresentato dal vertice del triangolo capovolto, il calice della conoscenza.
L’originalità del romanzo sta nel fatto che di fantasia c’è veramente poco e quel poco quasi totalmente nella parte del libro ambientata ai giorni nostri.
Mariachiara Moscoloni ha preso i riferimenti della vita privata, compresi amori, perversioni, ossessioni, di numerosi personaggi storici della Roma barocca, li ha riuniti e ha costruito la parte storica del romanzo con una narrazione verosimile. Naturalmente i personaggi scelti hanno un qualcosa in comune, un comune denominatore che li tiene legati: la passione per l’alchimia, per l’esoterismo.
Ė questo, infatti, il filo che unisce Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Giuseppe Francesco Borri, il marchese Massimiliano Savelli di Palombara, il cardinale Decio Azzolino, la regina Cristina di Svezia, Athanasius Kircher, il Papa Alessandro VII e il mio amatissimo Salvator Rosa, che danno vita alla storia barocca.
… C’è un problema che ancora non abbiamo preso in seria considerazione: come tramandare il nostro sapere ai posteri che si riveleranno degni di riceverlo. Di sicuro dovremo essere cauti, per evitare che il Segreto venga violato e per far sì che rimanga sconosciuto ai profani. […]D’altra parte, dobbiamo immaginare che fra tre, quattrocento anni ci saranno adepti che vorranno replicare i nostri Misteri. Dobbiamo lasciare una traccia, altrimenti tutto sarà stato vano.
E qui devo veramente fare i complimenti a Mariachiara che ha saputo esaltare di ognuno di essi, senza aggiungere nulla di suo alla loro personalità, l’aspetto meno conosciuto e raccontato dalla storia, quello più spigoloso e aspro, quello più misterioso e oscuro, quello delle debolezze umane.
Pensate ora a quante ricerche, quanti documenti storici ha dovuto studiare per arrivare a questo! Qualcosa di veramente eccezionale che ha saputo raccontare con uno stile forbito ma non aulico adattandolo alle situazioni e perfezionandolo passo dopo passo.
La parte del romanzo ambientata ai giorni nostri è, eccetto il riferimento ai luoghi, frutto della fantasia dell’autrice. I personaggi, descritti anche questi in modo più introspettivo che esteriore, si riallacciano,con le loro azioni e i loro modo d’agire e pensare, ai loro colleghi storici. Quest’aspetto è ben strutturato nella narrazione descrivendo lo stesso argomento nelle due ambientazioni temporali che si alternano nei capitoli.
Non vi parlo assolutamente della trama perché deve essere scoperta capitolo dopo capitolo e soprattutto deve essere interpretata da chi legge, perché l’autrice propone significati, non impone un senso definitivo e immutabile.
Posso però dirvi che è una trama ricca di richiami alla storia, alla letteratura e all’arte pittorica. Una trama che si dipana tra elementi reali, esoterici, onirici e altri semplicemente suggestivi.
Una trama dove il raziocinio viene meno e s’inizia ad accettare la possibilità che quella mirabile convergenza di spirito e materia, arcano e mistero possa essere reale. Un vortice in cui la logica e il sentimento si smarriscono nel soprannaturale.
Chiunque conoscerà la catena con la quale il mondo inferiore è unito al superiore, scoprirà i misteri della natura e diverrà autore di miracoli
Una trama che poggia ben saldamente su dei particolari pilastri di pietra: gli obelischi. Roma è la città che ne conserva il maggior numero al mondo, diciassette per l’esattezza. Nel romanzo sono citati i quattro che sono legati al Barocco Romano: Obelisco vaticano, Obelisco flaminio, Obelisco agonale, Obelisco minerveo.
Curioso l’interesse mostrato nei loro confronti dai Papi, soprattutto da Alessandro VII che fra le altre cose, commissionò il colonnato di piazza San Pietro e che venne “canzonato” dallo stesso Pasquino per il suo “mal della pietra”.
In effetti, si tratta di monumenti legati al culto e alla simbologia pagana, perché quindi spendere cifre incalcolabili, andando contro i principi dell’Inquisizione, per riportarli alla luce e collocarli in punti strategici della città?
Mariachiara Moscoloni ne fornisce un’ interpretazione un po’ audace ma che potrebbe essere abbastanza credibile, immaginando un reticolo di energie contraddistinto da un simbolo, il Sigillo di Lucifero. Un’interpretazione abbastanza originale che mi ha sorpreso e catturato; come originale è anche il ringraziamento finale dell’autrice: un vero cameo che mi trova assolutamente d’accordo.
Da leggere assolutamente.
ASIN: B08MMZ73T2
Editore: Dark Zone (4 novembre 2020)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 248 pagine
ISBN-13: 979-1280077165
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