Recensione a cura di Roberto Orsi
“Durante la guerra, ogni giorno sembra essere uguale all’altro; che sia sabato, domenica o un qualsiasi altro giorno della settimana, gli orrori seguono gli orrori, la sofferenza alla sofferenza, la morte alla morte”.
Il 27 gennaio ogni anno è dedicato alla memoria. Un giorno, un solo giorno, nell’arco di un anno non è sufficiente, su questo siamo tutti d’accordo. La giornata di domani è un simbolo, un momento di raccoglimento collettivo contro quella che è stata la tragedia più grande del secolo appena trascorso (e forse anche più indietro nel tempo). Avvenimenti che non possono mai essere dimenticati, nè tantomeno relegati in un angolo della memoria. L’indignazione è forte, per tutti. Ed è normale e sacrosanto che sia così. Chiaro che poi scatta anche un meccanismo di difesa della nostra coscienza e del nostro cervello che rifiutano di concentrarsi troppo su fatti così terribili. Normale quindi che si cerchi di dare spazio anche ad altro, a tendere a parlarne meno durante il resto dell’anno.
La giornata della memoria è un po’ come una mano che lascia sul bagnasciuga la propria impronta. In modo forte e compatto, in un attimo la forma della mano è ben visibile; ma poco dopo le onde del mare livellano la sabbia rendendola nuovamente uniforme. E allora hai bisogno di imprimere ancora con vigore la stessa impronta.
La lettura di un libro come “Il volo del canarino” agisce proprio come quella mano, ma nella nostra testa e nel nostro cuore. Ti risputa in faccia l’assurda verità. Ti racconta, ancora una volta, la voce dei protagonisti, di chi ha vissuto sulla propria pelle le tragiche esperienze delle privazioni della libertà.
Quanti ricordi sono stati stampati nero su bianco, quante testimonianze raccontate in tutti questi anni. Oggi più di prima, forse, è necessario parlare di queste storie, perchè stiamo entrando nell’era in cui non avremo più nessuno che ha vissuto in prima linea queste vicende.
La perdita della memoria diretta, delle testimonianze de visu di chi nei campi di concentramento e sterminio è stato per mesi e, miracolosamente, ne è tornato vivo.
Ecco che i romanzi come quello di Franco Casadidio permettono di perpetrare all’infinito una memoria storica che non va cancellata, ma che nemmeno va manomessa. Non si può immaginare che tra cento o duecento anni ci si interroghi sulla veridicità di certe fonti (come noi facciamo con epoche storiche più antiche). Rispetto a noi, chi ci seguirà nei secoli avrà un supporto ulteriore, le immagini video che non lasceranno scampo a dubbi o interpretazioni. Ma il messaggio deve arrivare forte e chiaro, a tutti, sempre.
“Coloro i quali venivano riconosciuti ebrei, erano soggetti a tutta una serie di divieti e limitazioni personali in quanto considerati appartenenti ad una razza inferiore a quella ariana, una razza di untermenschen, “sottouomini”, reputata dai nazisti molto più vicina alle bestie che non agli esseri umani.”
I protagonisti della vicenda sono una giovane coppia tedesca. Jürgen, un giovane che spinto dalla forza nazionalsocialista che invade il paese tedesco all’indomani della sconfitta nel primo conflitto mondiale, si arruola nelle SS fermamente convinto di aver scelto la giusta per la sua affermazione sociale. Sara, ebrea da parte di madre, legata a Jürgen fin da piccola, prima che le leggi razziali e il conflitto mondiale non si frapponessero come un muro invalicabile.
Le loro strade sono costrette a dividersi e a non incontrarsi più. Sara e Jürgen continuano la loro esistenza travolti da vicende di un futuro imposto dai grandi della politica.
“Questa, forse, è stata la mia colpa più grande: far finta di non vedere, di non capire. Poi è subentrata la gloria, il prestigio del grado, i privilegi della posizione raggiunta. E’ stato come salire una scala senza fine, in cima alla quale sai di poter trovare tutto ciò che un uomo desidera: fama, ricchezza, lusso, potenza, fino ad arrivare anche alla possibilità di decidere della morte e della vita degli esseri umani.”
Gli avvenimenti storici più importanti, dal momento della ricostruzione della Germania dopo la prima guerra mondiale, fino alla liberazione da parte degli alleati dal regime nazista, vengono inseriti nel contesto del romanzo con un taglio perfettamente giornalistico.
Scene strazianti di deportazioni, vessazioni e maltrattamenti si alternano a passaggi più dolci, dove l’amore e il rispetto per il prossimo cercano di farsi spazio tra le mostruosità più vergognose.
Franco Casadidio restituisce voce, parole e dignità a un popolo che ha subìto una persecuzione ingiusta, andando però ad analizzare le origini dell’olocausto. La pagina più nera della storia della Germania, dove il sacrificio di milioni di uomini rimbomba ancora nell’eco della memoria, là dove brilla una piccola tremolante fiammella: la speranza!
Trama
Alcuni tra i più grandi avvenimenti storici della prima metà del ‘900 fanno da sfondo alla vicenda umana e sentimentale dei protagonisti. Jürgen, rampollo di una famiglia dell’aristocrazia bavarese nonché ufficiale delle SS e Sara, ebrea per parte di madre, discriminata e perseguitata in base alle leggi di Norimberga varate da Hitler nel 1936. Dalla firma della resa tedesca nel 1918 alla crisi del ’29; dai primi anni del movimento nazista alla presa del potere nel gennaio del 1933. Dalla “notte dei lunghi coltelli” a quella dei “cristalli”; dai tentativi di assassinare Hitler fino alla disfatta finale, passando attraverso la Conferenza di Wannsee e l’assassinio di Heydrich, ogni episodio, raccontato con precisione storica, vede partecipi a vario titolo i protagonisti del romanzo, in una narrazione che si concluderà solo a metà degli anni ’80.