Il 2 aprile 742 viene alla luce il figlio primogenito del re dei Franchi, Pipino il Breve, e di Bertrada di Laon. Il suo nome è Carlo e passerà alla storia con l’appellativo di Magno.
Molto di ciò che sappiamo di Carlomagno proviene da una biografia scritta dal cronista franco Eginardo, storico di corte dal 796, che ebbe modo di conoscerlo molto bene. Non ci sono giunti ritratti di Carlomagno, ma la descrizione che ne fece Eginardo ci racconta di un uomo altissimo, robusto, eloquente e carismatico.
Carlomagno era un uomo leale, che amava la propria famiglia. Ebbe cinque mogli, svariate concubine ed innumerevoli figli. Dotato di un ottimo carattere e di una volontà forte, aveva un animo dolce e sensibile e fu visto piangere varie volte per la morte di un figlio o del famoso Rolando.
In guerra, era una furia, con l’aiuto dei suoi soldati massacrava chiunque lo ostacolasse. Egli condivideva la vita dei soldati senza beneficiare di alcun privilegio.
Sembra che gli piacesse molto mangiare, in particolare carne, e tenersi in allenamento con attività fisica; aveva una grande passione per i cavalli, faceva molta equitazione ma anche nuoto, caccia e bagni termali.
CARLO MAGNO: RE DEI FRANCHI
Il padre di Carlo, Pipino il Breve, morì il 23 settembre 768, non prima di aver designato, con l’approvazione della nobiltà che contava e dei vescovi, i suoi eredi e successori: i suoi due figli Carlo (colui che sarà Magno) e Carlomanno.
A Carlomagno toccò la parte occidentale, mentre suo fratello minore, Carlomanno, ereditò la parte interna, più sicura ed avanzata. Questa suddivisione imponeva però ai due sovrani una gestione politica totalmente diversa, a tutto svantaggio di Carlomanno; se Carlo infatti aveva confini tranquilli che gli avrebbero consentito di dedicarsi a una politica espansionistica verso le terre germaniche, al fratello toccò in eredità un regno che lo avrebbe impegnato continuamente in una politica difensiva. Questo fatto probabilmente contribuì non poco a rendere i rapporti tra i due fratelli piuttosto tesi.
La madre di Carlo, Bertrada, fu una convinta assertrice della politica di distensione tra Franchi e Longobardi. Nell’estate del 770 la regina organizzò una missione in Italia, riuscendo a tessere un’intesa fra i suoi due figli e il re longobardo Desiderio. Il primogenito di Desiderio, Adelchi, divenne il promesso sposo della principessa Gisella, sorella di Carlo, mentre Carlo, che era già stato sposato con Imiltrude, sposò la figlia di Desiderio, Desiderata (resa celebre dall’Adelchi manzoniano con il nome di Ermengarda, benché nessuno dei due nomi sia tramandato con certezza). È di tutta evidenza la portata politica di questa unione.
Il 4 dicembre 771, all’età di soli 20 anni, moriva improvvisamente Carlomanno a causa di una malattia inguaribile che suscitò chiacchiere e sospetti; Carlo si affrettò a farsi dichiarare re di tutti i Franchi.
È l’inizio per Carlo della sua ascesa militare e politica.
Carlomagno, come suo nonno e suo padre, consolidò i domini dei Franchi e li aumentò considerevolmente attraverso l’uso delle armi. Nel 773, su invito di papa Adriano I, valicò le Alpi e conquistò tutta l’Italia settentrionale (774), assumendo il titolo di Re dei Franchi e dei Longobardi.
Determinanti furono i successi di Carlomagno contro i Sassoni, contro cui i Franchi combatterono una guerra sanguinosa e violenta. Carlomagno si ritrovò così a dominare un territorio considerevole, che comprendeva i territori tra l’Oceano Atlantico e l’Elba, l’Ebro, il Danubio ed il Tibisco, compresa Roma, centro della cristianità occidentale.
Conduce una serie di spedizioni contro i mussulmani in Spagna, grazie alle quali dà vita alla “Marca Hispanica”, un territorio compreso fra i Pirenei e il fiume Ebro, con capitale Barcellona.
Nel 799, Carlomagno era intervenuto personalmente per riportare il pontefice Leone III, cacciato da una congiura di nobili, sul soglio pontificio.
Il giorno di Natale dell’800, allo scopo di rendere legittimo l’intervento del re dei Franchi, il pontefice incoronò Carlo Magno, e i presenti lo acclamarono imperatore.
L’Impero carolingio fu un impero ideale, sia da un punto di vista politico che religioso. L’Imperatore era un difensore della cristianità. Al pontefice, che lo incoronava, spettava implicitamente un ruolo superiore. In ogni caso, a prescindere dalla legittimità del titolo imperiale e da quanto lo stesso Carlomagno ambisse alla dignità imperiale, dopo più di 300 anni (l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augustolo, era stato deposto nel 476), un imperatore tornava a regnare sull’Occidente.
Roma il 25 dicembre dell’800, a Roma, Carlo riceve dalle mani di Papa Leone III il diadema imperiale. Nasce il Sacro Romano Impero.
Gli ultimi anni di vita di Carlo si possono vedere come un periodo di declino, a causa del peggioramento delle sue condizioni fisiche che aveva ormai perso il vigore della giovinezza stanco nel fisico e nello spirito. Carlo percepiva la diffusione della corretta dottrina cristiana come un suo preciso dovere e un’alta responsabilità, finalizzata al controllo della rettitudine morale non solo degli ecclesiastici, ma dell’intero popolo franco .
All’indomani della morte di Carlomagno (814), anziano, stanco ed ammalato, l’Impero e la stessa Europa si sarebbero divisi. L’impero resistette fin quando fu in vita il figlio di Carlo, Ludovico il Pio, fu poi diviso fra i suoi tre eredi.
Tuttavia, l’eredità più importante di Carlomagno non è materiale, ma ideale: l’Impero carolingio presupponeva un’Europa sovranazionale, e questa concezione fu un’importante conquista del periodo Carolingio.
POLITICA E AMMINISTRAZIONE
Carlomagno stabilì il proprio dominio sui terrori dell’Europa più di qualsiasi altro sovrano europeo a lui contemporaneo.
Egli aveva introdotto importanti novità amministrative, come la suddivisione di tutti i territori in contee e marche (circoscrizioni di confine). Con regolari riunioni di consigli provinciali (i placiti ), si era sviluppata un’importante attività legislativa da cui scaturirono i capitolari, ordinanze che riguardavano tutti i rami del diritto.
La corte di Carlomagno si stabilì prevalentemente presso Aquisgrana, ma attraverso i Missi dominici, che agivano come suoi rappresentanti e delegati, il sovrano compiva regolari ispezioni in tutti i reami, reprimendo ove possibile gli abusi.
Carlo liquidò il sistema monetario basato sul solido d’oro dei romani. Tra il 781 e il 794 estese in tutto il regno un sistema basato sul monometallismo argenteo, che si basava sul conio del denaro d’argento con un tasso fisso, la libbra (che valeva 20 solidi) ed il solido furono unità di conto e ponderali allo stesso tempo, mentre solo il “denaro” fu moneta reale, coniata.
Se facciamo un’analisi, è evidente che il sistema di governo Carolingio si reggeva sulla persona stessa di Carlomagno, da cui scaturivano tutti i poteri. Ciò fu un punto di forza e di stabilità finché il re rimase in vita, ma un elemento di debolezza dopo la sua morte: senza la sua reputazione e la sua autorità guerriera, infatti, il sistema di governo carolingio era destinato a crollare.
Carlo Magno fu un grande guerriero più che un uomo di lettere. Nonostante ciò, era perfettamente in grado di capire il valore della cultura e dell’educazione, un campo alla sua epoca in declino. Per questa ragione, invitò presso la propria corte alcune tra le migliori menti della sua epoca, tra cui lo storico Paolo Diacono, il già menzionato Eginardo, ed il filosofo Alcuino di York, importante organizzatore del sistema scolastico di tutto l’Impero di Carlomagno.
Vennero raccolti testi antichi, preservati e copiati, e ad Aquisgrana venne fondata l’Accademia Palatina (o schola palatina), culla di intellettuali dove venne non solo recuperata, ma anche reinterpretata la cultura del mondo antico. Questo importante rinnovamento culturale è anche ricordato come “rinascita carolingia”.
Carlo promosse una riforma senza precedenti: nel 797 istituì le prime scuole pubbliche e impose ai vescovi di fondare scuole di vario grado, accessibili a tutti, dove si insegnassero grammatica, scrittura e aritmetica.
Anche nell’amministrazione della corte, però, la situazione doveva cambiare: tutto doveva essere messo nero su bianco, le leggi, i rapporti e la contabilità. Gli errori non erano più concessi, persino la punteggiatura fu modificata: nacque in questo periodo il punto interrogativo.
CURIOSITÀ
Carlo Magno nell’arco della vita ebbe quattro mogli di primo rango, una di secondo e almeno sei concubine. In ordine cronologico le donne con cui si sposò furono: Imiltrude, Ermengarda, Ildegarda, Fastrada e Liutgarda.
La seconda moglie, Ermengarda, fu ripudiata un anno dopo il matrimonio poiché l’aveva sposata solo per ragioni politiche. La vicenda ispirò l’opera Adelchi di Alessandro Manzoni.
Con i maschi Carlo fu poco fortunato , il primogenito, Pipino, gobbo per una malformazione, gli si rivoltò contro e venne rinchiuso in un monastero. Gli altri, eccetto Ludovico detto il Pio, suo unico erede, morirono tutti prima di lui.
Con le figlie fu tenero ma possessivo e non volle sposarle, perché significava dare il proprio sangue ad altri per generare rivali ai propri eredi legittimi.
Non fu mai un dotto, parlava una specie di dialetto tedesco, ma imparò anche il latino, che sapeva leggere ma non scrivere.
Durante il regno di Carlo Magno si cominciarono a definire le prime regole moderne dello stare a tavola. Ad esempio erano ammesse al banchetto le “donne oneste“ (escluse presso Greci e Romani), ai convitati era consigliato di curare la pulizia di vesti e mani, e di stare compostamente seduti (abbandonando la posizione distesa).
Prima della sua incoronazione imperiale, Carlo emanò il Capitulare de villis, il più famoso capitolare carolingio. In questo imponeva per il benessere della comunità regole precise ai dirigenti delle sue fattorie.
Per esempio richiedeva: di seguire di persona aratura, semina, fienagione e vendemmia; di vendere i prodotti in eccesso, dedotte le quote dovute a lui, le decime della Chiesa e il necessario per garantire due pasti quotidiani sani e abbondanti ad ogni famiglia di lavoratori.
Il suo biografo Eginardo ci racconta i gusti alimentari di Carlo: il sovrano odiava i cibi lessi, e “più volentieri di ogni altra cosa” mangiava gli arrosti. Amava così tanto questo genere di pietanze che neppure negli ultimi anni di vita, pur ammalato di gotta, ascoltò i consigli dei suoi medici che lo esortavano ad alleggerire la dieta.
La vera forza di Carlo erano i cavalieri franchi, che vivevano insieme a lui nel palazzo reale di Acquisgrana, una specie di accampamento. L’unico lusso della sua dimora erano le terme dove insieme agli amici, immerso nell’acqua, discuteva di politica e teologia.
Secondo le cronache, Carlo Magno faceva una campagna militare una volta all’anno. Risultato? La conquista di: Francia, Sassonia, Germania del sud, parte della Boemia, Catalogna, parte spagnola dei Pirenei e Italia centro-settentrionale.
Carlo vinse in tutte le sue campagne militari, tranne una: la Battaglia di Roncisvalle (778). Lo scopo della battaglia era quello di avanzare di più contro il popolo locale dei Vasconi in Spagna. Ma i Vasconi massacrarono la maggior parte dell’esercito franco. In questa battaglia morì anche il famosissimo paladino Orlando .
Le fonti dell’incoronazione di Carlo Magno (25 dicembre 799) sono discordanti tra loro. Infatti, le cronache tedesche affermano che fu il Papa Leone III a porre sulla testa di Carlo la corona imperiale, mentre quelle franche dicono che Carlo prese dalle mani del papa la corona e se la pose in testa. Anche se si ipotizza che la fonte più attendibile sia quella tedesca; infatti i cronisti franchi avevano, come diremmo oggi, una ragione “politica” per scrivere dell’ipotetico gesto autorevole di Carlo.
Fonti
www.studenti.it/carlo-magno-storia-biografia-pensiero-politico.htm://lIl
www.taccuinigastrosofici.it/ita/news/medioevale/personaggi-celebri/Carlo-Magno-limperatore-degli-arrosti.html
www.naturastoriandmistero.altervista.org/cio-che-non-sapevate-su-carlomagno/
www.atuttascuola.it/le-donne-di-carlo-magno/