Articolo a cura di Roberto Orsi
Viviamo un momento storico particolare in cui assistiamo anche alla chiusura (temporanea o definitiva) di locali storici, locali che hanno rappresentato un pezzo di Storia di molte città italiane, che sono stati fautori di molti movimenti letterari o che da questi sono stati attraversati.
È il caso, tra tanti, del Caffè Gambrinus di Napoli che, è notizia di questi giorni, ha deciso di abbassare le serrande fino a che questa ondata di incertezza non sia passata.
Abbiamo così pensato di proporvi, in questo weekend, un nuovo tour virtuale a bordo della macchina del tempo targata TSD: vi portiamo proprio qui, in questo storico Caffè.
Prendete posto a uno dei suoi tavolini all’interno dello splendido salone, o all’aperto, lasciatevi inondare lo sguardo dalla bellezza delle statue e delle lampade che adornano la grande sala o dalla immensità di Piazza del Plebiscito e la magnificenza del palazzo Reale, ma volgete le orecchie a noi: ve ne raccontiamo la Storia!
Partiamo dal nome di questo locale: inizialmente era solo Gran Caffè (il nome Gambrinus verrà dopo, e vedremo da dove deriva) e la sua storia inizia quasi in prossimità dell’Unità d’Italia: è infatti il 1860 e al piano terra del palazzo della Foresteria, un elegante edificio del 1816 che oggi ospita la sede della Prefettura, viene aperto il “Gran Caffè”.
Ma così com’è, e soprattutto grazie al punto in cui è allocato, con il suo affaccio su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, il Caffè diventa in breve tempo uno dei punti di riferimento bel mondo cittadino.
Le maestranze chiamate a lavorarci sono le migliori e provengono da tutta Europa, le creazioni di pasticceri e gelatai, nonché la mano di ottimi baristi, portano al Caffè il favore della famiglia reale che gli riconosce, per decreto, di essere “Fornitore della Real Casa“: una onorificenza che i Borbone tributavano solo ai migliori fornitori del Regno delle due Sicilie.
Ma, la Storia insegna, nonostante la buona onda, nel 1885 il Gran Caffè sembra essere sul punto di chiudere, e così sarebbe stato se Mariano Vacca, uomo di grande cultura, nonché frequentatore di artisti e attori, da abile “imprenditore” quale è, decide di prendere in fitto i locali della Foresteria e ne affida la ristrutturazione all’architetto Antonio Curr, docente di architettura, professore onorario dell’Istituto di Belle Arti ed Ornato nella Real Università di Napoli.
Il Caffè diventa una preziosa galleria d’arte: marmi di Jenny e Fiore, stucchi del Bocchetta, bassorilievi del Cepparulo, tappezzerie del Porcelli; i più bei paesaggi napoletani fanno da sfondo alle pareti del locale che viene poi conquistato dalla modernità dell’illuminazione elettrica da cui trarrà una nuova valorizzazione.
È ora che il Gran Caffè prende il nome di Gambrinus, in nome del leggendario re delle Fiandre Gambrinus, ossia Jan primus, leggendario re delle Fiandre, considerato come patrono della birra (qui potete leggere un articolo sulla storia della birra).
L’intenzione è quella di fondere nell’immaginario le due più famose bevande d’Europa: la birra, nordica, bionda e fredda, e il caffè, scuro, bollente, e tipicamente napoletano.
E arriviamo alla inaugurazione ufficiale di questo locale e della sua rinascita: 3 novembre 1890; da qui in poi, il Gran Caffè Gambrinus diventa molto più di un locale di ristoro, diviene il luogo dove mondanità, frivolezza e cultura si incontrano: re, regine, politici, giornalisti, letterati e artisti di fama internazionale fanno delle sue sale punti di incontro di veri e propri simposi su politica, vita, letteratura, arte, inserendo il Gran Caffè Gambrinus nella tradizione, tutta europea, di caffè letterario.
Non c’è un solo viaggiatore che, arrivato a Napoli, rinunci a sostare al Gran Caffè Gambrinus e pochi giorni dopo questa inaugurazione, precisamente tra l’11 e il 16 novembre del 1890, al Gran Caffè Gambrinus arriverà anche la principessa Sissi. L’11 novembre, infatti, il suo yacht attracca in gran segreto a Napoli, dove vi resterà per 5 giorni, cinque giorni in cui la amata principessa si dedicò alla cultura, e si concesse un pausa davvero speciale: seduta ai tavolini del gran Caffè Gambrinus, gustò un gelato (conoscete la storia del gelato?) al gusto di violetta, un gusto delicato e perfetto per un’imperatrice, un gusto che ancora oggi è possibile assaggiare.
Ma l’imperatrice d’Austria è solo una degli innumerevoli ospiti, e dei nomi, illustri che passano di qui: Gabriele D’Annunzio (il quale, secondo alcune fonti, avrebbe scritto ai tavolini del caffè la poesia ‘A Vucchella, musicata poi da Tosti, su scommessa con il poeta e amico Ferdinando Russo), Matilde Serao che fondò il quotidiano “Il Mattino”, Benedetto Croce che fece di Napoli la sua seconda città, lo scrittore irlandese Oscar Wilde che si recò nella città partenopea con Lord Alfred Douglas dopo i tristi giorni di prigionia, Ernest Hemingway, il filosofo francese Jean-Paul Sartre che ai tavolini del Gambrinus scrisse pensieri su Napoli “davanti a una granita che guardavo malinconicamente mentre si scioglieva nella sua coppa di smalto”. Fino ad arrivare ai più recenti Totò, Eduardo Scarpetta e i De Filippo.
Ma ecco che un’altra onda si abbatte sul Gran Caffè Gambrinus, l’onda nera del fascismo: è il 1938 quando il prefetto Marziale ne decide la chiusura a causa della frequentazione da parte di antifascisti. I locali vengono ceduti in parte al Banco di Napoli ed è proprio grazie a questo Istituto se la maggior parte delle opere d’arte in esso contenute non sono state distrutte né perdute. Ma dei fasti che vide il Gambrinus, con questa scissione rimase solo il ricordo, e la strada imboccata è quella triste fatta di decadenza a cui solo negli anni ’70 si è posto un freno, riportando i locali a un nuovo splendore. E così fino a oggi.
Volete qualche altra curiosità?
- È tradizione oramai che ogni 1º gennaio il Presidente della Repubblica Italiana, che in quei giorni dimora a Napoli, si rechi dal suo soggiorno di villa Rosebery al Gran Caffè Gambrinus per fare la prima colazione dell’anno.
- Il Gran Caffè Gambrinus è il luogo dove il commissario Ricciardi, protagonista dei romanzi dello scrittore Maurizio De Giovanni (che onorò TSD di una bella intervista che potete leggere qui) ambientati in epoca fascista, usualmente fa colazione. E un tavolino del gran caffè Gambrinus è tuttora a lui riservato. Se volete conoscere il primo libro che vede Ricciardi protagonista, qui la recensione di TSD
Fonti:
https://grancaffegambrinus.com/il-salotto/
https://www.napolitoday.it/blog/assaggianapoli/gran-caffe-gambrinus-napoli-storia.html
Articolo molto interessante. Rimane la tristezza per la chiusura del Gambrinus che, mi auguro, sia solamente momentanea