Trama
Anno 1540. Sullo sfondo di un’Europa lacerata dall’eterno scontro tra Francia e Spagna e dalla contesa tra cattolici e riformati, si intrecciano le vite di Jean Louis Arlaud e di Etienne di Villard. Il primo, figlio di un notaio di Oulx, ha come unica aspirazione quella di combattere e guadagnarsi il potere e la nobiltà; il secondo, ultimo erede di una famiglia valdese distrutta dall’Inquisizione, è stato cresciuto come un cattolico, ma è sempre accompagnato dall’ombra del sospetto, da un’inestinguibile sete di giustizia e dal suo spirito di tolleranza, che lo rende estraneo alle ambizioni dell’amico. Ma quando gli equilibri si spezzano, si accendono i roghi e le persecuzioni sfociano in un’aperta guerra di religione, Etienne dovrà compiere una scelta e trovare la sua strada, la sola che Jean Louis, ormai conosciuto come capitano Lacazette, non può e non vuole percorrere. Tra emozioni, scontri, patti e tradimenti, mezzo secolo di storia, luoghi vissuti, memorie da non dimenticare e personaggi artefici del proprio destino.
Recensione a cura di Roberto Orsi
Mariangela Cerrino ci racconta la storia di due vite, le vite dei due protagonisti: Jean Louis Arlaud che diventerà il capitano Lacazette, e il nobile Etienne De Villard.
Ma questo romanzo è anche il racconto di un popolo, quello francese, che a metà del XVI Secolo si trova schiacciato tra l’eterna battaglia con la Spagna e il Sacro Romano Impero da una parte e le lotte fratricide interne tra cattolici ed eretici dall’altra.
I vaudois, come vengono identificati i riformati, gli eretici del tempo. Ma cosa significa(va) essere eretici? Andare contro il potere costituito, il dogma cattolico imposto da una Chiesa in cui non ci si riconosce. Dove risiedono il Giusto e la Verità? Una domanda che torna prepotentemente durante la lettura del romanzo, un quesito che il lettore non può ignorare.
Il romanzo attraversa 50 anni di storia, dalle prime mosse in armi dei due protagonisti, le prime battaglie in quei territori impervi e meravigliosi della Francia centrale e del Sud contro le armate spagnole e quelle dell’Impero. La Francia e il suo Re hanno bisogno di uomini valorosi e pronti a rischiare la propria vita per ideali più alti.
È una storia in cui entrano valori come amicizia e lealtà che sfidano le convenzioni e le etichette imposte dalla società. Inevitabili scelte di appartenenza a un credo o all’altro, scelte di conversione che minano un’amicizia la quale non potrà mai dissolversi perché troppo forte, tenuta in piedi dalla forza di un amore fraterno più forte del destino.
Jean Louis Arlaud, il capitano Lacazette, è un fervente cattolico al servizio di diversi signori nel corso della sua carriera, impegnato ad estirpare anche con la forza le eresie che prendono piede nei territori dell’entroterra francese.
Etienne de Villard, nobile di nascita, ha alle spalle una famiglia tradizionalmente eretica. Il nonno fu condannato a morte con l’accusa di essere un vaduois. Etienne, cresciuto nel credo cattolico, è un uomo con forti valori morali che non si ferma davanti a un credo religioso imposto da un’autorità ecclesiastica che rispetta ma non riconosce. Nella sua formazione ha attinto agli insegnamenti di Gesù Cristo e li ha fatti propri, con una filosofia di vita che va oltre il dogma della Chiesa. Uomo misericordioso che più di una volta si rende protagonista di azioni di grazia nei confronti di quelli che in quel momento erano considerati nemici. Uomini deboli, alla mercé di eserciti assetati di sangue e non solo.
Lacazzette e De Villard sono due poli opposti che si attraggono, un sentimento di amicizia che non potrà mai affievolirsi, nemmeno di fronte a quelle scelte di vita che inevitabilmente allontanano i due corpi ma non le due anime.
Riconosco il Battesimo come sacramento, nella forma amministrata da Gesù Cristo, senza aggiunte o riduzioni, nella lingua comprensibile a tutti, come san Paolo ha ordinato. E riconosco la Santa Cena, o Saint Repas, come l’unica forma autentica della Messa, che il Signore ha istituito e gli apostoli hanno celebrato. E rifiuto ciò che i papi di Roma hanno aggiunto e mutato per asservire la fede alla convenienza. Io prego, ora, che mi sia dato di vivere la mia vita affinchè possa morire da uomo giusto.
Due caratteri che si completano e si compensano: Etienne colmo di entusiasmo e passione, un cuore gentile, pronto a sacrificarsi per il bene altrui, poco incline all’uso della forza e della violenza gratuita; predilige il dialogo e la ricerca di punti di incontro e tolleranza. Lacazette, al contrario, mette davanti a tutto e tutti la propria determinazione, lo scopo principale è quello di servire il proprio Signore e diventare uno dei capitani più temuti di tutta la Francia.
Qualunque cosa li aspettasse sulla sommità di quella collinetta – fosse pure la morte – ne sarebbe valsa la pena.
Mariangela Cerrino riporta alla ribalta la storia di un capitano forse meno conosciuto, di cui poco si parla anche sui libri di scuola. Attraverso un’approfondita ricerca storica, la cui ampia bibliografia viene citata al termine del libro, l’autrice ha prodotto una storia avvincente, a tratti emozionante, passando da battaglie sanguinolente a riflessioni profonde sul senso della vita, del rispetto e della fratellanza.
Sullo sfondo, un regno francese che vede dilagare le eresie ugonotte e vaduois in quegli stessi territori che videro le grandi tragedie delle persecuzioni contro i catari tre secoli prima.
Una storia che si ripete nello scorrere del tempo, immutabile e immutata con la stessa violenza dell’uomo sull’uomo.
Assistiamo alla parabola di due uomini e delle loro anime sempre in bilico sul “margine dell’alba”, quel momento di inizio giornata in cui i propositi e le speranze si contrappongono ai timori di un futuro incerto.
Una vena malinconica fa capolino tra le pagine del romanzo. Eloquenti le parole di Etienne de Villard, pronunciate all’amico Lacazette nei momenti più difficili e sconsolati. Parole che tornano alla mente del capitano, sul finire dei propri giorni:
Non ti accade di guardare qualcosa che ti appare molto bello e proprio per questo di sentirti all’improvviso triste, come se fossi sul punto di conoscere quello che il destino ha in serbo?
La tristezza è l’ombra di una nuvola su di un prato fiorito, in un giorno di festa, o il buio che ti raggela sul margine dell’alba.
L’autrice adotta un linguaggio fluido ed elegante, con la giusta dose di consapevolezza e capacità di ricreare gli ambienti e i paesaggi di una storia che corre al di là del tempo e della distanza, cavalcando valori e sentimenti come destrieri in battaglia.