Trama
Una preziosa collana di corallo, dono d’amore di un pescatore siciliano alla sua donna, arriva, dopo un viaggio di cent’anni attraverso l’Europa, in una Parigi distratta dalle incredibili novità dell’Esposizione Universale del 1900, lasciandosi dietro una scia di amori travolgenti, tragiche rivoluzioni, avventure entusiasmanti, vite spezzate, guerre e omicidi. È in quel momento che fa la sua comparsa Giovanni, che con il coraggio dell’incoscienza, riuscirà a scrivere le pagine bianche di un complotto più oscuro di quello che avrebbe potuto immaginare, pur non sapendo da dove cominciare né come finire. Prigioniero delle sue indecisioni, incalzato dalle ombre malefiche dei suoi inseguitori, a rischio della vita e nel tentativo di fiutare le loro mosse affronterà con astuzia e fermezza l’ansia dell’inevitabile.
Recensione a cura di Laura Pitzalis
Appena ho chiuso il libro, dopo aver letto l’ultima pagina, ho pensato di non aver letto un romanzo ma di aver guardato dentro un caleidoscopio: tante immagini più o meno colorate che mutano a ogni movimento con la massima regolarità. Infatti, il libro è un susseguirsi di avvenimenti, di location, di personaggi, riferimenti storici che Maria Elisabetta Giudici combina magistralmente, come il pittore i colori su una tela bianca. E il risultato è sorprendente!
Il colore predominante, quello che fa da “trait d’union” agli avvenimenti del romanzo è il rosso, il rosso del corallo, un arboscello marino che appartiene al mondo animale, sotto forma di una preziosissima collana fatta realizzare, per la sua innamorata, da Salvo Incandela, corallaro siciliano, dal maestro corallaio Tano Giacalone:
La piccola cassaforte di ferro si aprì con un giro di chiave. Tano ne estrasse un cofanetto di velluto rosso melograno. Il filo di perle rosso aranciato che conteneva si chiudeva su se stesso con un fermaglio a forma di due manine d’oro. Tano lo aveva reso ancor più prezioso con un pendente di piccoli fiori di giglio dello stesso metallo. Vi aveva incastonato un magnifico cameo sfumato di arancione, con su inciso il profilo di Afrodite, stagliato su un panorama marino.
Questo piccolo capolavoro, nato come testimonianza d’amore, si rivela, tuttavia, generatore di eventi drammatici, dispensatore di sciagure e morte per chi la possiede.
La Giudici, con intelligenza, gusto, sensibilità e consapevolezza storica , seguendo un filo conduttore rappresentato dalla collana, costruisce, come un virtuosismo musicale, una storia, anzi due storie che partono da due fasi temporali distanti cent’anni. E lo fa con lo stile narrativo dell’alternanza: passa da una storia all’altra di capitolo in capitolo per poi unirle in un unico finale.
Due racconti, uno con ambientazione spaziale e temporale unica che, come genere, lo catalogherei tra i gialli/noir con tanto di pedinamenti, inseguimenti, suspence, omicidi. Adrenalinico ma non violento.
Il secondo storico/avventuroso. L’autrice ci fa spaziare, nell’arco di un secolo, da Trapani a Napoli, dalla Cornovaglia alla Grecia, Ucraina, Parigi … E ci regala uno spaccato veritiero delle diverse culture, esistenze , usi e costumi. Ci racconta la Storia non solo politica ma anche sociale. E lo fa in un modo che ci porta a riflettere senza giudicare.
Ed eccomi con Giovanni Caldarola nel 1869, in una Parigi indaffarata a preparare il colossale evento che avrebbe attirato più di cinquanta milioni di visitatori: La prima esposizione universale del Novecento.
O nel 1796 a seguire l’ardente rivoluzionaria Giuseppina Grifeo Hamilton prima nella fuga dal carcere della Vicaria a Napoli , dopo la caduta e fuga del re Ferdinando IV di Borbone grazie alle truppe napoleoniche; poi in Cornovaglia a gestire con molta umanità le miniere della famiglia del marito William Spencer Hamilton.
E ancora nel 1820 con Laskarina Bouboulina, fervente patriota greca che sacrificò la sua intera esistenza alla lotta contro gli Ottomani.
Con Isaak Zelenko nella sua fuga verso Odessa per scappare dalla guerra di Crimea, e con suo figlio Julian a raccogliere fondi tra i patrioti emigrati in Francia e in Belgio, per finanziare il futuro giornale del partito di Vladimir Il’ic Ul’janov, più noto come Lenin.
Ha un grandissima capacità descrittiva la Giudici, non solo per i luoghi, dove utilizza spesso paragoni e metafore, ma anche per la fisionomia e il carattere dei personaggi, dando particolare rilievo ai sentimenti, alle opinioni, all’emozioni, creando un’atmosfera che ci fa immedesimare in essi e nella storia.
Stupenda Parigi vista attraverso gli occhi di Giovanni, occhi di uno scalpellino di Trani che arriva in questa città frenetica e affaccendata per i preparativi del grande evento internazionale. Nonostante il grigiore dato dalla pioggia e il vento pungente , Giovanni la trova “la più bella del mondo, piena di gente felice e ben vestita”.
Era impossibile rimanere indifferenti di fronte al fascino di quella metropoli dalla dimensione per lui sconsiderata. A ogni angolo c’era un particolare che meritava di essere ricordato: i raffinati decori sulle facciate, i motivi floreali sui portoni e sulle finestre in legno degli edifici signorili e le foreste incantate nei magnifici disegni impressi sulle vetrate dei bistrot.
Non posso da sarda non citare quello che l’autrice fa scrivere a William Hamilton in una lettera a sua moglie Giuseppina. Perdonatemi questo eccesso di campanilismo, lo confesso mi ha sorpreso e inorgoglito …
Sarà triste il giorno in cui dovrò lasciare questo arcipelago meraviglioso, ma mi consolerò pensando che finalmente mi ricongiungerò a voi. Caprera, Santo Stefano, Budelli, Santa Maria, Spargi, sono tra le più belle delle sessanta e più isole e isolotti nelle quali il vento di maestrale e gli incessanti colpi delle onde del mare sono stati capaci di creare veri e propri monumenti naturali e insenature silenziose, orlate di spiagge bianche come la neve. Napoleone cercò già di impadronirsene e come dargli torto? Lo spettacolo che questi luoghi offrono è impossibile da descrivere se non con la mano di un bravo pittore.
Tutti i numerosi personaggi, storici o di fantasia, protagonisti o semplici comparse, sono ben disegnati e caratterizzati e mi coinvolgono nei loro sentimenti d’amore, odio, vendetta, amicizia, solidarietà, dolore, paura, ansia, felicità, patriottismo, malvagità.
Un romanzo che inizia un po’ in sordina ma che poi, come nel Bolero di Ravel, pian piano, con l’aggiunta di personaggi, eventi storici, riflessioni, aumenta di ritmo in un crescendo sempre più imponente, arrivando a un finale che non mi aspetto ma che mi soddisfa.
Un romanzo da leggere assolutamente, una storia poliedrica che ha inizio da una formazione marina, strappata dal mare, dal colore del fuoco: il corallo che vive sotto forma di grandi rami nella profondità marine, formando intere foreste … La foresta invisibile.
Copertina flessibile : 215 pagine
ISBN-10 : 8832828987
ISBN-13 : 978-8832828986
Editore : Castelvecchi (6 luglio 2020)
Lingua: Italiano
Link d’acquisto cartaceo: La foresta invisibile