Trama
Una serie di omicidi misteriosi scuotono il Palazzo. Una giovane circassa dell’harem, quattro cadetti della Nuova Guardia che da qualche tempo ha sostituito i giannizzeri, sciolti dopo la loro rivolta di dieci anni fa… Proprio ai giannizzeri, alle loro tradizioni mistiche e feroci, sembra condurre l’indagine di Yashim, mentre l’incubo degli incendi torna a impaurire la grande città sul Bosforo. Eunuco di corte, Yashim apprezza la buona cucina e i libri. Ama le donne, con impeto e pudore. Con l’occhio della sua intelligenza illumina un mondo vario e cosmopolita di ambasciatori stranieri,
dark ladies, assassini efferati, magnifici travestiti, artigiani, sette religiose
sufi, soldati combattuti tra l’invidia dell’Occidente e la nostalgia delle vittoriose armate ottomane. Mentre la città lentamente sprofonda tra gli incubi del passato e la paura del futuro, e forse ci vuole qualcosa di grosso per risvegliarla…
Recensione a cura di Maria Marques
Era un uomo alto e robusto sulla quarantina, con una gran massa di boccoli neri e qualche filo bianco; niente barba, ma baffi neri ricciuti. Aveva gli zigomi alti da turco e i grigi occhi a mandorla di un popolo che viveva da millenni sulla grande steppa euroasiatica.
Il protagonista del romanzo, Yashim Togalu, è un uomo particolare, come il suo aspetto fisico che racchiude elementi di due popoli, un uomo a metà, come la città in cui vive, Istanbul, in bilico perenne tra oriente e occidente, soffusa di profumi di spezie, i cui abitanti, di varie etnie, convivono tra loro, in una sorta di compromesso perenne. La vicenda si svolge nel 1836 e Yashim, cuoco provetto e appassionato bibliofilo, è convocato urgentemente al Palazzo del sultano, dal serraschierere, il comandante della Nuova Guardia, il corpo militare che ha sostituito quello dei Giannizzeri disciolto una decina di anni prima, perché tre giovani ufficiali sono scomparsi nel nulla, a poche settimane da un’importante parata militare, mentre il corpo del quarto è stato rinvenuto barbaramente ucciso in un enorme pentolone. A Yashim, il serraschiere concederà dieci giorni di tempo per risolvere l’omicidio e ritrovare, possibilmente in vita, gli ufficiali scomparsi, ma non sarà l’unica indagine cui dovrà prestare attenzione, mentre l’assassino continua il suo percorso di sangue. Una giovane circassa dell’harem è rinvenuta strangolata dopo essere stata prescelta per trascorrere la notte con il sultano. E, se vi sembra ancora poco, l’originale investigatore, convocato dalla “valide sultan”, la madre del sultano, dovrà aiutarla a ritrovare dei gioielli molto particolari:
Ho dato il tormento a tutti con quei gioielli. Li ammiro e li ammirano i miei ospiti, ma potrei giurare che li trovano orrendi come me. Però me li ha donati l’imperatore Napoleone. Personellement!
Tre indagini che non hanno nulla in comune salvo l’uomo preposto a trovare le soluzioni e la città che sarà sede delle ricerche. Se vi sembra strano che un uomo possa entrare nell’harem, seppur sotto le vesti d’investigatore, non lasciatevi ingannare: Yashim è un eunuco
:”…una creatura rara anche nella Istanbul dell’Ottocento”. Un uomo che convive con il dolore di non essere tale, in un mondo in cui gli eunuchi vivono e prosperano ancora a palazzo, un uomo che si nasconde e che sa farsi ombra tra le ombre per scomparire e osservare. Pochi amici, un diplomatico polacco , Stanislaw Palewski, di scarsissima rilevanza sullo scacchiere internazionale, ma in grado di apprezzare le doti culinarie di Yashim e, Preen, un köçek, una figura particolare della cultura ottomanna: un ballerino che indossa abiti femminili.
Squadra insolita, atipica che collaborerà involontariamente e casualmente alla soluzione del triplice mistero.Tutti gli indizi per la sparizione degli ufficiali, porteranno Yashim a fare i conti con i Giannizzeri.
Il battito insistente dei lattonieri si era fuso col ricordo di quel rumore spaventoso di dieci anni prima, dei giannizzeri che percuotevano i loro calderoni rovesciati. Era un segnale antichissimo, che nessuno a palazzo poteva equivocare. Era la quintessenza del baccano, e non significava che volevano altro cibo. Significava che volevano sangue.
I giannizzeri, originariamente scelti tra giovani cristiani dell’impero, educati alla fede musulmana e alla disciplina militare erano divenuti un corpo d’élite cui i sultani avevano donato innumerevoli privilegi.
Nati per morire in battaglia ai confini sperduti di un impero in costante espansione, godevano di tutta la libertà e l’impunità che il popolo e il sultano potevano concedere a degli uomini….Gli uomini che erano stati mandati a terrorizzare l’Europa fecero una semplice scoperta: era più facile – e assai meno pericoloso- seminare il terrore in patria.
A nulla valsero tentativi da parte di alcuni sultani per ricondurli alla disciplina, finché complice la crisi dell’impero turco, la necessità di nuove tattiche militari e armi moderne, fecero sì che il
sultano Mahmut decise di creare un nuovo esercito: la Nuova Guardia emettendo nel 1825 un’ordinanza che imponeva ai giannizzeri di adottare lo stile occidentale, ben consapevole che questa imposizione avrebbe causato, come infatti accadde, una ribellione. I giannizzeri, ormai pallido simulacro di quelli che furono un tempo, attaccarono il palazzo reale e furono annientati dalle artiglierie moderne. Molti giannizzeri morirono, molti si nascosero per essere pronti un giorno a riprendersi ciò che era loro di diritto e naturalmente la Nuova Guardia, l’esercito del sultano, vestito all’europea, con insegnanti europei, sarebbe stata la prima a pagare. Riuscirà Yashim a trovare gli ufficiali scomparsi, i gioielli e scoprire chi ha ucciso l’avvenente circassa? Non vi svelo nulla, per scoprirlo dovrete leggere il romanzo e lasciarvi conquistare da Yashim e dalla sua città.
L’autore Jason Goodwin ha creato un investigatore atipico nel suo genere, appassionato di cucina e amante dei libri, specialmente di quelli in francese e non insensibile, nonostante la sua menomazione, alle donne…dovrei anzi specificare, alle belle donne!
Se la parte investigativa del romanzo presenta alcune cadute di ritmo, il libro vale il tempo speso, per la descrizione di Istanbul.
Il lettore riesce ad assaporare ogni angolo descritto, dai vicoli umidi e bui, in cui le vestigia bizantine sono incastonate nelle case moderne, sino ai suntuosi appartamenti del sultano per sbirciare poi la vita dell’harem, ricca di suggestioni per la fantasia occidentale, ma che l’autore riporta a una realtà ben più consona a come doveva essere. Colta in un momento di cambiamento, Istanbul è più che mai vitale ma in bilico tra passato e mondo moderno, tra occidente e oriente, simbolo ed emblema di un mondo che svanirà schiacciato da nuove potenze.
Capitoli molto brevi si susseguono uno dietro l’altro, mentre la prima avventura della trilogia dedicata a Yashim, prende vita tra le pagine. Qualche licenza storica è inserita nel romanzo, ma non stravolge l’evolversi della vicenda; personaggi ben delineati interagiscono insieme a Yashim, tutti tasselli di un mosaico che si ricompone sotto gli occhi del lettore fra diplomatici abituati al doppiogioco, dame russe malinconiche, sicari, soldati.
Nessuno di noi è uguale.Io non sono uguale a nessuno. Io resterò libero.
Copertina flessibile: 382 pagine
Editore: Einaudi (6 giugno 2006)
Collana: Einaudi. Stile libero big
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8806178695
ISBN-13: 978-8806178697
Link di acquisto cartaceo: L’albero dei giannizzeri
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