Articolo a cura di Laura Pitzalis
Conoscete questo quadro? Ė il famosissimo dipinto di Raffaello Sanzio, La Fornarina, conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma.
Guardiamo con attenzione questa donna, guardiamo il suo sorriso e il suo sguardo in cui s’intrecciano pudore e malizia, generando seduzione, e quel suo gesto, falsamente modesto, a coprirsi il seno che altro non fa se non attirare lo sguardo proprio lì, dove la figura vorrebbe sottrarre la vista.
Ha i seni acerbi e nudi, un velo trasparente a coprire il ventre e un drappo rosso sulle gambe. Porta tra i capelli un turbante fatto di seta dorata a righe verdi e azzurre, con una spilla dalla quale pende una perla. Sul braccio nudo un bracciale, sempre di stoffa, che porta la scritta Raphael Urbinas: firma dell’artista o vincolo amoroso?
Ebbene il fascino di questa donna ha alimentato una vera e propria leggenda, legata a misteri senza risposta. L’arte è di per sé un mistero. Così come l’amore. E se quest’amore è vissuto fra i chiaroscuri delle più importanti opere di un artista, non può che dar origine a una delle più affascinanti favole di tutti i tempi.
Ed è di questi misteri, di queste leggende, di quest’amore che vi voglio parlare. Siete curiosi?
Intorno alla figura di Raffaello sappiamo quasi tutto. Di lui si conosce praticamente ogni cosa valga la pena d’esser detta: sappiamo che nacque a Urbino nel 1483 e che fu il padre Giovanni Santi, anche lui pittore, a iniziarlo all’arte. Sappiamo che fu allievo del Perugino e amico del Pinturicchio. Le cronache lo descrivono come persona gentilissima, elegante, un viveur amante delle donne e d’ogni tipo di piacere. Litri e litri d’inchiostro sono stati versati sui libri per raccontarne gesta e capolavori.
Ma se i fatti sulla vita di Raffaello sono abbastanza conosciuti, non altrettanto si può dire per la “Fornarina”, che rimane avvolta nell’occulto e un ammasso di voci, di opinioni, di tesi e contro tesi ne accrescono la suggestione e il mistero.
I dipinti di donne sensuali nella storia dell’arte sono molti, e una delle prime domande che viene fuori quando si parla di questi è: chi è la donna ritratta?
Per quanto riguarda “La Fornarina” non c’è una vera e propria risposta, o meglio, non c’è una soluzione che soddisfi tutti.
Ma andiamo con ordine
Raffaello era richiestissimo, numerosi erano i committenti pronti a svenarsi pur d’accaparrarsi un qualche suo lavoro. E al Divino Pittore il denaro piaceva. Soprattutto a lui piaceva ciò che il soldo poteva offrire: una vita fatta di passioni e divertimento, una vita da godere fino all’ultimo istante. Mai avrebbe rifiutato un incarico, mai avrebbe risposto con un no alla cospicua somma a esso legata.
Eppure ci fu un oggetto che Raffaello proprio non volle vendere, una tavola alta 85 centimetri e larga 60 realizzata attorno al 1518 e che conservò in casa, gelosamente, fino alla morte. E’ un dipinto a olio, bellissimo: La Fornarina, appunto. Per quale motivo?
Da qui le ipotesi si susseguono a non finire.
Molto probabilmente era un quadro personale e forse Raffaello non voleva privarsene perchè la donna rappresentata nel quadro era la sua amante.
Ma cosa ci porta a credere a questo?
Prima di tutto un confronto con altri suoi dipinti dove si può notare che i lineamenti di alcune delle sue protagoniste assomigliano, per lo più, alla Fornarina, come le protagoniste della “Velata”, della “Madonna Sistina” e del “Trionfo di Galatea”.
Poi il fatto che la Fornarina non è ritratta frontalmente.
Diversamente da altri lavori, Raffaello sceglie per questo ritratto una posizione leggermente girata di tre quarti verso sinistra, mettendo così in risalto il bracciale blu che indossa sul braccio e dove si legge, scritto a lettere cubitali “RAPHAEL URBINAS”, il nome dell’artista. Forse un modo inconsueto con cui Raffaello Sanzio ha voluto firmare l’opera. O più probabilmente un ulteriore elemento a riprova che ci troviamo in mezzo a un gioco tra amanti, quasi Raffaello voglia dire “Mostrati pure agli altri, ma in fondo sei mia e lo sai”.
E ancora: la ragazza è giovane, nel fiore degli anni. Le sue labbra sono carnose, la posa seducente, gli occhi vispi, ammiccanti. A incrementare la sensualità del tutto, la poca convinzione che la fanciulla adopera nel tentativo di coprirsi il seno, completamente nudo, con un velo, un velo per altro trasparente. È un gioco di seduzione, non c’è dubbio: la Fornarina nel tentativo di celare, mostra.
La posa, l’espressione, curiosamente non tradiscono alcun disagio. Quasi la ragazza si offra maliziosamente all’occhio dell’osservatore. Ma c’è un dettaglio da non trascurare: lo sguardo. Quello sguardo che pare scavalcare chi guarda per dirigersi oltre, fino a incrociare quello di chi sta dietro il cavalletto: il pittore, Raffaello.
Ecco tutti questi dettagli hanno fatto ipotizzare che la donna ritratta nel dipinto fosse l’amante di Raffaello. Ma sono solo ipotesi perché altre tesi supportano il contrario. Ma io prenderò per buona questa.
Le vite passate ci attraggono con i loro misteri legati ad amori e passioni che, da sempre, sono il perno di ogni vita. Amori urlati al vento e altri vissuti all’ombra come quello della Fornarina che visse il suo amore per Raffaello con riservatezza, alimentando una vera e propria leggenda, una leggenda talmente passionale da incendiare il romantico immaginario collettivo nei secoli.
Pensate che anche la storia dell’arte, soprattutto nell’Ottocento durante i periodi del Romanticismo e del Neoclassicismo, ha viaggiato di fantasia immaginandosi l’idillio amoroso tra Raffaello e la Fornarina.
Diverse furono, infatti, le opere che pittori e scultori dedicarono a questo tema. Cito tra i tanti: l’artista milanese Federico Faruffini, Felice Schiavoni, Pasquale Romanelli che raffigurò Raffaello e la Fornarina in una sua opera, questa volta in scultura, fino ad arrivare al Novecento con le opere dissacranti di Pablo Picasso e la fotografia di Joel-Peter Witkin.
Ma non solo nell’arte: Raffaello e la Leggenda della Fornarina è anche un’opera musicale moderna, libretto e musiche di Giancarlo Acquisti, liriche di Giancarlo e Alessandro Acquisti.
Ne volete un assaggio? Ecco il link dove potete ascoltarne un piccolo brano
Ma torniamo al nostro enigma, chi è la Fornarina?
Di lei e della sua vita non c’è dato sapere, come non c’è dato sapere se mai sia realmente esistita. Può darsi che lei non sia nient’altro che tutte le donne amate da Raffaello, racchiuse lì in quel sorriso appena accennato. Ecco, sono queste le cose che rendono affascinante la storia e il mistero che si cela dietro alla tela.
Però a me piace l’idea che sia veramente esistita, come che ci sia stato realmente questo “amor profano” … quindi andiamo a spulciare le varie ipotesi.
Sicuramente non fu Maria Bibbiena, la nipote del cardinal Bernardo Dovizi, che nel 1514 fu promessa sposa a Raffaello, il quale, non potendo rifiutare, rimandava all’infinito la data del matrimonio con una qualche scusa legata ai pressanti impegni lavorativi. Ma, fortuna volle, la povera Maria morì, stroncata da una serie d’infiniti malesseri fisici.
Cita uno dei due epitaffi posti nei pressi della tomba di Raffaello al Pantheon:
A Maria Bibbiena sposa di lui, che con la morte prevenne le liete nozze e prima di esse fu portata via, ancor fanciulla.
Un’altra ipotesi, quella accreditata dai più, è che la Fornarina avesse il volto di Margherita Luti (o Luzzi secondo alcuni), avvalorata dal fatto che, visibile appena sotto il fazzoletto annodato a turbante, ci sia una perla che rimanderebbe al nome stesso della ragazza: Margherita deriva, infatti, dal termine greco “margaritès” che significa perla, gemma. Perla che compare anche nel dipinto “La Velata”.
Ma anche per questa tesi c’è chi l’esclude adducendo il fatto che la “perla” nel Medioevo aveva assunto l’accezione abituale di elemento botanico …
Margherita Luti era una giovane di origine senese, figlia di Francesco Luti, fornaio a Roma (ecco spiegato il nome Fornarina). Di lei e della sua vita non si conoscono molti dettagli, nemmeno la data di nascita e di morte.
Di lei Flaubert scrisse: “Era bella, e questo è tutto ciò che dovete sapere.”
Si racconta che il primo incontro fra i due avvenne fra le strade di Trastevere, per alcuni in via Dorotea 19, per altri in vicolo del Cedro o in via del Governo Vecchio 48, dove è ancora conservata una scritta “qui abitò colei che fu amata da Raffaello Sanzio”.
Qui Raffaello la vide affacciata alla finestra e ne sarebbe rimasto folgorato fino a innamorarsene perdutamente.
Giorgio Vasari, invece, riporta il primo incontro tra il pittore e la sua musa con tinte decisamente meno poetiche: l’incontro sarebbe avvenuto sulle rive del Tevere, la giovane donna faceva il bagno nuda quando incontrò lo sguardo di Raffaello. Da quel momento il divino pittore fu consumato dalla bramosia e dall’amore per Margherita, tanto da volerla portare sempre con sé, arrivando, sempre secondo il Vasari, a minacciare di interrompere l’affresco della Loggia di Galatea a Villa Farnese se il committente, il banchiere Agostino Chigi, non avesse ospitato nella sua sfarzosa residenza anche Margherita.
Una passione travolgente, quindi, che per alcuni portò ad un matrimonio segreto, del quale l’unico a esserne a conoscenza fu, forse, Giulio Romano, artista e allievo della scuola di Raffaello e grande amico e protettore della Fornarina.
Ad avvalorare quest’ipotesi un indizio che oggi è invisibile all’occhio: un recente restauro ha fatto intuire la presenza di un anello, (una fede nuziale?), sull’anulare sinistro. Anello deliberatamente oscurato, secondo quanto riportato da Maurizio Bernardelli Curuz nel suo saggio “Il matrimonio segreto di Raffaello”, dagli allievi di Raffaello, forse dallo stesso Romano, dopo la sua morte. Questo per proteggere la reputazione di Raffaello e per avere loro la possibilità di poter continuare il lavoro presso la Sala di Costantino in Vaticano, la cui perdita sarebbe stata un disastro.
Prima di morire, Raffaello lasciò una cospicua somma in favore di Margherita. Sembra inoltre che la poveretta non abbia potuto assistere il suo amato nel letto di morte poiché fu allontanata dalla casa ma che, durante le esequie, si fece largo tra la folla per raggiungere la bara in preda alla disperazione.
Pochi mesi dopo la morte di Raffaello, Margherita decise di ritirarsi a vita monastica nel convento di Sant’Apollonia a Trastevere. Un documento rinvenuto nel 1897 lo attesta: “al dì 18 agosto 1520, oggi è stata ricevuta nel nostro conservatorio Madama Margherita vedova figliuola del quodam Francesco Luti di Siena.” Notate, c’è scritto vedova!
C’è tuttavia un’altra ipotesi sull’identità della Fornarina: non sarebbe la figlia di un fornaio ma più verosimilmente una cortigiana. Raffaello l’avrebbe vista la prima volta affacciata alla finestra della sua abitazione, intenta a cercare clienti, però, e non romanticamente assorta come vorrebbe l’altra leggenda.
Il giovane Fabio Chigi, futuro papa, scrive di aver visto il ritratto che Raffaello fece “della sua giovane meretricula”. Non ci vuole una laurea in lettere per tradurre l’appellativo!
Secondo gli studi di Giuliano Pisani, filologo classico, il termine “Fornarina” rimanda a una tradizione linguistica consolidata, attestata già nei testi del poeta Anacreonte di Teo (VI a.C.) in cui il termine “fornara” indicava una prostituta, e la metafora del forno e dell’attività del fornaio l’atto sessuale.
Meretrice o semplice figlia di un fornaio, non è possibile trarre delle vere conclusioni. Nell’immaginario collettivo resta comunque la Donna che Raffaello amò profondamente fino alla morte, l’unica ad aver avuto il privilegio di essere parte attiva nella realizzazione di opere d’immenso valore e della quale, purtroppo, non si ha nessuna traccia. Margherita è l’esempio dell’amore romantico per eccellenza ma anche dell’amore sofferto, dimostrazione della passione silenziosa che nel corso della storia ha visto morire tante altre donne.
Un amore che non finirà mai, perché è ancora lei e sempre lei nella “Madonna del Sasso” del Lorenzetto, voluta dallo stesso Raffaello a vegliare sulla sua tomba al Pantheon.
E il loro amore continua senza tempo, perché verrà ricordato, nell’arte e nella letteratura, per l’eternità.
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Raffaello. La verità perduta – Francesco Fioretti
Un amore di Raffaello di P. Panza – Lettura condivisa: i commenti dei lettori
Fonti
https://www.finestresullarte.info/827n_amore-raffaello-e-fornarina.php
http://www.tuttogolfo.it/blog/arte-e-cultura/la-fornanina-storia-damore-con-raffaello-o-cortigiana/
https://www.agi.it/cultura/raffaello_sanzio_fornarina-3652323/news/2018-03-22/
https://www.greelane.com/it/humanities/storia–cultura/was-raphael-married-3969429/