Trama
In Piazza dei Miracoli, a Pisa, viene ritrovato il cadavere di un professore d’archeologia e, su una colonna della cattedrale, campeggia la scritta AREPO, tracciata con il sangue. Il commissario e l’ispettore Ferri indagano. Che cosa significa quella strana parola? Scavando, gli investigatori scoprono che AREPO è una delle cinque parole che compongono il “Quadrato del Sator”, un’antica iscrizione latina sotto forma di palindromo, il cui preciso senso e significato simbolico ancora oggi rimangono oscuri. Ma chi ha ucciso il professore e perché? Possibile che la verità sia nascosta nel Medioevo, in viaggi spirituali di uomini diventati santi e in rivolte avvenute secoli addietro a Pisa e in Terra Santa? Massimo Ghelardi è nato a Pisa nel 1952; è sposato con Mirella e ha due figli e tre nipoti. Abita a Livorno, città di vento e di mare. Ama anche la Storia che è sempre il filo conduttore dei suoi romanzi e che Massimo vive come un succedersi di sentimenti umani che animano e danno un senso alle vicende che coinvolgono e a volte travolgono i personaggi dei suoi romanzi.
Recensione a cura di Roberto Orsi
È leggenda? È storia vera? Tutto è reale quando è scritto, anche se non è mai accaduto. È reale tanto quanto lo sono i desideri trasformati in lettere e parole
Ottimo l’esordio di Maratta Edizioni (nuova casa editrice fondata da Monica Maratta pochi mesi fa) nel campo del
thriller storico. Siamo di fronte a un libro che rispecchia fortemente i miei gusti e quelli degli iscritti a questo blog. La componente thriller del racconto ben si amalgama alla storia del nostro paese e non solo.
Gli orizzonti temporali su cui si dipanano le vicende sono tre e l’autore ce li presenta in sequenza, partendo dal più lontano. Al contrario di molti romanzi di questo genere, che spesso intervallano i periodi storici, Ghelardi in questo caso ci accompagna sulla linea del tempo, lungo quel
filo sottile che lega il Medio Oriente, Pisa e Palermo.
Partiamo dal 320 d.C. in Armenia in quell’Impero Romano d’Oriente al comando di
Licinio Valerio, pagano, in contrasto con Costantino il primo vero imperatore Cristiano dell’epoca. Il Cristianesimo, a tre secoli dalla morte di Gesù Cristo, ha ancora difficoltà ad affermarsi.
Leggiamo quindi della vera vicenda dei quaranta martiri di Sebaste: militari della
XII Legione Fulminata condannati a gravi torture e alla conseguente morte dai comandanti pagani. Sono tra i primi martiri nel nome del Cristo, disposti a morire piuttosto che abiurare la nuova fede.
Ed è in questo momento che compare per la prima volta una lamina d’oro con l’iscrizione di cinque parole enigmatiche
: sator arepo tenet opera rotas.
Il cosidetto “quadrato del sator” che ancora oggi non è stato completamente codificato. Le ipotesi sono molteplici e gli studiosi si scontrano su quello che è il suo significato più recondito. Un’iscrizione latina che ha la proprietà “magica” di risultare palindroma, le stesse parole si possono leggere nel quadrato leggendo da sinistra a destra, dal basso verso l’alto o viceversa.
Il mistero che lo avvolge attraversa i secoli, per giungere nella nostra penisola all’indomani delle spedizioni crociate che tante reliquie e oggetti misteriosi hanno riportato alla luce.
La famiglia Alliata, di origini pisane, trapiantata in Sicilia nella città di Palermo come tante altre nobili casate toscane, incrocia il suo destino con quello del quadrato del Sator e del sacrificio dei quaranta martiri di Sebaste.
Il Principe Giuseppe Alliata, pretore di Palermo nella metà del XVII Secolo, vive in prima persona le vicende legate ai
moti siciliani del 1647, quando un giovane battiloro, Giuseppe D’Alesi, guidò la rivolta contro l’ordine costituito e il Vicerè spagnolo Los Veles. Le tasse imposte dal Vicerè aizzarono il popolo contro i governanti siciliani, sulla scorta di quanto avvenuto pochi mesi prima a Napoli, con la rivolta guidata da Masaniello.
Il sangue, poi, ha un suo potere magico e diabolico. La folla che lo versa se ne ubriaca respirandone l’odore e, incapace di rispettare qualsiasi limite, prosegue d’uccisione in uccisione, fino a quando si trova di fronte quello stesso che l’ha incitata e scatenata
L’autore dedica diverse pagine a questa situazione politica e sociale, molto interessante e forse meno conosciuta rispetto all’omologa napoletana.
Una pagina di storia sanguinosa che vide come vittima principale il popolo stesso, nella quale l’autore porta alla ribalta personaggi come il D’Alesi stesso, abilmente manovrato sulla scena politica da personaggi influenti quali il Vescovo di Palermo e l’Inquisitore Trasmigra.
Rivolte scaturite e scatenate grazie agli interessi più alti di collettività e benessere sociale, che spesso vengono sedate e soffocate nel sangue per biechi obiettivi economici e interessi di parte.
Una causa comune a tante persone è solo una somma d’interessi o di passioni pronte a mutarsi ben presto in egoismi. Interessi, passioni, ambizioni, ecco cosa si nasconde dietro la libertà. Parola di cui sono piene le bocche di troppi.
In un contesto meraviglioso come quello del paesaggio siciliano, regione definita dall’autore stesso come
“Un’anima senza quiete che può apparire immobile e pigra, solo perché riesce a non far trasparire il fuoco che ne alimenta la vita”, prendono vita le storie dei personaggi che in un modo o nell’altro saranno legati a doppio filo con la città di Palermo.
Sator arepo tenet opera rotas. Lascia che riposino a Pisa nella quiete del marmo, là dove volle l’audace Filippo. Non turbare la memoria dei martiri che vegliano su questa chiesa
La leggenda legata al quadrato del Sator, riportato su diverse chiese anche legate all’Ordine Templare, si affaccia prepotente nella mente del Principe Alliata scosso dalle parole, qui sopra riportate, a lui rivolte da un frate eremita giunto a Palermo all’improvviso, in contemplazione solitaria nella chiesa di San Ranieri e i
Quaranta Martiri di Sebaste.
La chiesa, voluta dalle nobili famiglie pisane trapiantate in Sicilia già dal 1300, lega il patrono di Pisa alla tragica vicenda dei primi militari martiri romani cristiani.
Cosa intendeva il frate? Che significato hanno quelle parole e perché è necessario lasciarle riposare a Pisa dove l’antenato Filippo Alliata, detto Filipaccio, le ha lasciate?
Un enigma che ritorna nel tempo fino ai giorni nostri, quando l’archeologo Giuseppe Baldi (ancora Giuseppe, corsi e ricorsi storici, destini che si intrecciano) viene trovato ucciso sotto la colonna del leone nella piazza dei Miracoli di Pisa. Sulla colonna stessa, l’assassino ha scritto la parola
AREPO, con il sangue della vittima. Un omicidio legato alle sette esoteriche che nei secoli hanno cercato di decodificare il palindromo del quadrato del Sator? L’ispettore Ferri, coinvolto nelle indagini, seguirà le tracce nelle pieghe della storia attraverso l’interpretazione di antichi manoscritti, diari e documenti scritti di proprio pugno dai protagonisti di vicende passate.
Ogni volta che riusciamo a intendere il motivo per il quale gli uomini hanno dato vita a storie immaginifiche da tramandare ai posteri, riusciamo anche a capire molto del cuore, del pensiero e della vita non solo di quelli, ma anche di noi tutti che viviamo in questo presente
Realtà o finzione? Dove finisce la Storia e inizia il Mito, la Leggenda? Ovunque si collochi la verità, un segno indelebile rimane sempre tracciato sulla grande muraglia della Storia. Simboli che ci parlano di noi, di quello che siamo stati e probabilmente di ciò che saremo. Significati reconditi che molto spesso devono rimanere tali, permeati di intrigo e mistero.
Massimo Ghelardi ha affrontato alcuni di quei segni indelebili, risvegliando la curiosità del lettore su vicende spesso molto più legate tra loro di quanto possiamo immaginare.
Copertina flessibile: 299 pagine
Editore: Independently published (29 marzo 2020)
Lingua: Italiano
ISBN-13: 979-8631816428
ASIN: B086FX8QNF
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