Trama
Nel 1827 fu presentata la prima carta topografica del Piemonte, allora Regno di Sardegna. Nel 1851 del Grand Rouvet con altezza 4900 m sul livello del mare non v’era più traccia. Che fine ha fatto la vetta più alta d’Italia? Una storia mai raccontata prima d’ora. L’incredibile viaggio di due topografi, l’incontro con personaggi storici, la scoperta di meraviglie artistiche ormai perdute, l’amicizia di due uomini in apparenza diversi che un sogno unirà per sempre.
Recensione a cura di Matteo Palli
Un libro particolare, sembra leggero ma non lo è. In molti punti ha il passo della novella, ma nasconde mille dettagli e porta a diverse riflessioni.
La storia che emerge dalla trama diventa quasi un dettaglio, un qualcosa di secondario, davanti al viaggio che i due protagonisti fanno e che i due autori vogliono far compiere ai lettori.
Curiosa la veste grafica con immagini e note che lo rendono particolare e gli donano il giusto tocco di erudizione. Gli autori si muovono infatti, con profonda disinvoltura, tra la geografia, la storia, perfino la cucina dimostrando conoscenza e amore per il territorio attraversato dai due protagonisti.
Camillo e Eugène, sono loro che ci accompagnano in questo delicato, e a tratti spirituale, viaggio.
Camillo Barberis, ufficiale di Stato Maggiore e Eugène Montreux ingegnere disegnatore: diversissimi tra loro, ma assolutamente complementari.
Eugène vedeva un mondo a colori mentre, a mala pena, Camillo lo riusciva a vedere in bianco e nero e, nel tempo che questi osserva la realtà con gli occhi, all’amico non bastavano tutti i cinque sensi e l’aggiunta di un caleidoscopio.
Se ci si fermava a riflettere un attimo si poteva realizzare l’eccezionalità di una convivenza così bene riuscita a fronte di personaggi talmente male assortiti; era evidente che i due trovavano nell’altro ciò che a loro la natura aveva negato e questo consentiva un comodo e sicuro raggiungimento del risultato, quotidiano o importante che fosse, senza dovere modificare in modo significativo alcun aspetto del carattere o del proprio pensare.
Come le vere fiabe quello che conta non è la meta, ma il viaggio per raggiungerla e le mille circostanze in cui i protagonisti si imbattono. I personaggi storici o inventati che trovano sul loro cammino, gli spazi aperti che vedono, i rumori che odono, gli odori che percepiscono, le emozioni che sanno trasmettere. Alla fine del viaggio non ti poni troppe domande, però ti senti bene, perché ognuno di noi ha una montagna da trovare e da scalare. Può decidere se affrontarla o rimanere lì a mirarla, questo non è importante.
E molto spesso persone totalmente diverse riescono a trovare il punto di contatto tra loro e a vivere, pur mantenendo le loro diversità, le medesime emozioni.
«Io nelle terre del mio esilio scriverò la nostra storia. Un libro.»
«Le storie non sai scriverle Eugène, le sai solo far vivere.»
Eugène abbraccio Camillo che rimase immobile, come sempre.
Non aveva mai ricambiato con nessun gesto l’affettuosità bambina dell’amico e non lo fece neanche stavolta.
Ma lo sguardo che si scambiarono racchiudeva la stessa terribile nostalgia, una tempesta di sentimenti che entrambi, ben saldi uno all’altro, avrebbero voluto non finisse mai.
Forti come alberi, non avevano timore alcuno di ripensare al tempo andato e di resistere all’uragano di emozioni che il ricordo scatenava al suo passaggio, svuotandoli entrambi e trasformando alla fine in passato un’avventura che sembrava potesse non finire mai.”
Il libro diverte incuriosisce e emoziona. In dei punti sembrerebbe andare “fuori tema” e ti avvolge l’impressione di esserti perso o di aver smarrito il filo della storia, ma proseguendo nella lettura capisci che è così ampio il respiro del racconto che i due autori avrebbero potuto raccontare qualsiasi cosa e sarebbe stata perfetta, al posto giusto.
Copertina flessibile: 243 pagine
Editore: Edizioni Il Vento Antico (21 gennaio 2019)
Collana: I romanzi
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8894806650
ISBN-13: 978-8894806656
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