Viaggio nella storia

Il giro delle sette chiese: Santa Croce in Gerusalemme e San Giovanni in Laterano (seconda parte)

Articolo a cura di Matilde Titone

Nell’articolo precedente (è possibile leggerlo a questo link) abbiamo “visitato” le 3 chiese  fuori le mura romane, le aureliane per essere precisi e abbiamo visitato dove possibile i quartieri che le ospitano: S. Sebastiano sull’Appia Antica, un posto meraviglioso da perdere il fiato, S.Paolo nell’omonimo quartiere, ma non particolarmente bello e S. Lorenzo nell’omonimo quartiere molto vivace che ospita dal Cimitero monumentale il Verano alla città universitaria La Sapienza.

S.CROCE IN GERUSALEMME

Oggi iniziamo con la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme che si trova nel rione Esquilino, a ridosso delle Mura Aureliane e dell’Anfiteatro Castrense, tra la Basilica di San Giovanni in Laterano e Porta Maggiore. La sua storia inizia nel III /IV secolo dopo Cristo, e nel luogo in cui oggi si trova, all’epoca, sorgeva un complesso imperiale che comprendeva un palazzo detto Sessorium, le Terme Eleniane, il Circo Variano e l’Anfiteatro Castrense, poi incluso nelle Mura Aureliane, costruite tra il 271 e il 275. Per volontà dell’imperatore Costantino e di sua madre Elena, la prima chiesa sorse nel palazzo imperiale, in una sala del Palazzo Sessoriano, attorno al 320 d.C. Santa Croce era chiamata in origine Basilica Eleniana o Sessoriana. Custodiva, fin dal IV secolo, le Reliquie della Passione di Cristo, ritrovate in circostanze miracolose a Gerusalemme, sul monte Calvario, il luogo della crocifissione. L’attuale aspetto risale al Settecento.

Gli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini, su commissione di papa Benedetto XIV, già cardinale titolare della basilica, cambiarono in modo definitivo la facciata della chiesa, portandola in avanti e costruendo un atrio ellittico, secondo lo stile tardo barocco. Entrando nell’atrio della basilica, si resta affascinati dalla sua forma ovale ellittica, originale costruzione dell’architettura barocca. All’interno si può ammirare il pavimento cosmatesco, in perfetto stato di conservazione. Le colonne di marmo scuro, alcune ingabbiate dai restauri settecenteschi, sono originali di epoca romana. La Cappella delle Reliquie, a cui si accede salendo dalla navata sinistra, custodisce le Reliquie della Passione di Gesù. La reliquia più famosa, quella che dà il nome alla chiesa, è costituita dai frammenti della Croce di Cristo, ritrovati, secondo la tradizione, da Sant’Elena sul Calvario a Gerusalemme. Assieme ai frammenti della Croce, vengono conservati: il Titulus Crucis, ovvero l’iscrizione che, secondo i Vangeli, era posta sulla croce; un chiodo, anch’esso rinvenuto da Sant’Elena; due spine, appartenenti, secondo la tradizione, alla Corona posta sul capo di Gesù; il dito di San Tommaso, l’apostolo che dubitava della resurrezione di Cristo; una parte della croce del Buon Ladrone.

Consigliato un giro all’Esquilino, rione della movida gay romana, ricco di locali in e trattorie meno in, ma dove si respira un’aria allegra, festosa, sempre in movimento.

S. GIOVANNI IN LATERANO

Da Santa Croce non possiamo che andare a S. Giovanni Laterano.
Come si dice? Gambe in spalla e partiamo verso una delle più famose basiliche romane! È detta infatti “arcibasilica” perché è la più importante delle quattro basiliche papali maggiori; più precisamente, ha il titolo onorifico di Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput, ovvero Madre e Capo di tutte le Chiese della Città e del Mondo. È detta infine “in Laterano”, o “lateranense”; Lateranus era un cognomen della gens Claudia, e nella zona dove sorse la basilica si trovavano dei possedimenti (horti) di quella famiglia.

La sua denominazione ufficiale è “Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano“. Papa Silvestro I, nel IV secolo, la dedicò al Santissimo Salvatore; poi papa Sergio III, nel IX secolo, aggiunse la dedica a San Giovanni Battista; infine papa Lucio II, nel XII secolo, incluse anche San Giovanni Evangelista. Situata sul colle del Celio e circondata da un vasto complesso di edifici, la basilica con i suoi 17 secoli di storia conserva al suo interno la Cattedra di San Pietro, ovvero il trono sul quale siede il Papa in quanto vescovo di Roma. In epoca pagana fu un edificio per riunioni pubbliche e per l’amministrazione della giustizia, divenendo poi il primo esempio di architettura paleocristiana. Nota per la sua ricchezza e il suo splendore con il nome di Basilica Aurea, l’edificio aveva una forma oblunga, con cinque navate, di cui la centrale più larga e più alta, e presentava un’unica abside dove era posta la cattedra vescovile. L’apice della gloria della basilica lateranense venne raggiunta il 22 febbraio 1300 quando papa Bonifacio VIII vi indisse il primo Giubileo (sul nostro sito c’è un articolo dedicato alla storia del Giubileo, è possibile leggerlo a questo link).

Tuttavia, ben presto iniziò la decadenza con l’abbandono di Roma da parte dei papi e il periodo avignonese. Si aggiunsero poi i danni provocati nel 1360 da un furioso incendio che distrusse quasi completamente la basilica, ricostruita da papa Urbano V con l’intervento del senese Giovanni di Stefano che eliminò alcune trabeazioni interne; sostituì le colonne costantiniane con pilastri in laterizio e realizzò nel 1370 il grandioso ciborio, dove furono conservate le preziose reliquie delle teste di San Pietro e Paolo. Nel 1413 la basilica, nuovamente danneggiata, costrinse papa Martino V a grandiosi restauri: un nuovo pavimento cosmatesco e un nuovo ciclo di affreschi, affidato a Gentile da Fabriano e Pisanello, purtroppo oggi scomparso. Si deve poi a papa Sisto V e al suo architetto prediletto, il ticinese Domenico Fontana, la ricostruzione della facciata del transetto e la creazione di una nuova Loggia delle Benedizioni. Fu però sotto Papa Innocenzo X che si diede avvio ad una radicale trasformazione della Basilica, grazie al Borromini che qui realizzò uno dei suoi più alti capolavori, vincolato soltanto dall’obbligo di mantenere integro il soffitto, capolavoro del Manierismo, e lo splendido pavimento cosmatesco, uno dei manufatti più antichi della basilica.

Borromini racchiuse le colonne dell’antica navata centrale in nuovi pilastri alternati ad archi, collocandovi delle nicchie a forma di tabernacolo e riutilizzando parte delle splendide colonne in marmo verde antico delle navate laterali. L’interno venne però completato soltanto nei primi anni del XVIII secolo quando vennero create le colossali statue degli apostoli, commissionate agli scultori più in voga del periodo. Ultimo atto della definitiva sistemazione del complesso lateranense fu la completa ricostruzione della facciata della Basilica, nel 1735, ad opera di Alessandro Galilei che, distaccandosi dallo stile barocco, la disegnò secondo i nuovi dettami dell’architettura, realizzando uno dei più suggestivi frontali delle chiese romane, sormontato dalle statue del Redentore di San Giovanni Battista ed Evangelista e di altri apostoli.

Storia lunga molto più lunga di così. Vale la pena visitare questa bellissima chiesa romana, e non lontano proprio a lato si può andare a vedere la Scala Santa. La leggenda, di origine medievale, afferma che si tratterebbe della scala stessa salita da Gesù che sarebbe stata trasportata a Roma da Sant’Elena Imperatrice, madre di Costantino I, nel 326 d.c. Propriamente, l’edificio chiamato Scala Santa è un complesso edilizio fatto edificare alla fine del XVI secolo da papa Sisto V come nuovo patriarcato del vescovo di Roma, in sostituzione del precedente demolito per la nuova costruzione. Realizzato da Domenico Fontana nel 1589, il palazzo comprende:

  • La Scala Santa vera e propria, un insieme di 28 gradini di marmo bianco rivestiti da una protezione di legno, affiancata da altre quattro rampe di scale, due alla sua destra e altrettante alla sua sinistra;
  • La cappella di San Lorenzo in Palatio, detta Sancta Sanctorum, cioè la cappella privata del papa, vescovo di Roma, fino agli inizi del XIV secolo; è in questa cappella che è custodita l’Acheropita lateranense, ossia la pala d’altare della cappella papale;
  • L’oratorio di San Silvestro in Palatio, cui si accede dalla prima rampa di scale a destra;
  • Affiancano l’edificio l’oratorio del Santissimo Sacramento al Laterano e il Triclinium Leoninum.

Salendo in ginocchio questa scala e pregando si ottiene l’indulgenza plenaria. Quando ero bambina con mio padre e la mia famiglia la feci tutta in ginocchio, oggi potrei morire, le mie ginocchia non sopporterebbero più una tale fatica. Credo sia sede, ma prendetelo con le pinze, anche di un prete esorcista. Per chi ci crede…

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