Riapre il salottino di TSD e la nostra Donatella Palli ha avuto il piacere di rivolgere qualche domanda all’autrice fiorentina Silena Santoni. A voi l’intervista!
E’ un piacere intervistare Silena dopo aver assistito ad una recente presentazione del suo ultimo libro “La Mia Creatura” edito da Giunti (trovate la recensione pubblicata sul nostro sito a questo link).
L’autrice fiorentina ha insegnato per molti anni Lettere nella scuola secondaria di I e II grado. Ha scritto testi teatrali e ha recitato per la compagnia Katapult di Firenze.
Il suo primo romanzo è del 2018 “Una ragazza affidabile” a cui hanno fatto seguito “Piccola città” (2020) e “Volver” (2022).
Silena Santoni con un eloquio colto ma concreto ed essenziale di chi ha le idee chiare e vuole farsi capire –esperienza da docente– ci parla dei suoi romanzi e soprattutto dell’ultimo che, precisa, non è una biografia.

Iniziamo l’intervista con la citazione che hai scelto per la presentazione:
“Tutti gli uomini sono dei mostri. Non c’è altro da fare che cibarli bene. Un buon cuoco fa miracoli” (Oscar Wilde)
Puoi spiegarla?
Penso che Oscar Wilde si riferisse al mostro che ognuno di noi, spesso inconsciamente, nasconde dentro di sé. Cibarlo significa non rimuoverlo, affrontarlo per poterlo sconfiggere. È quello che nel mio ultimo romanzo fa Mary Shelley scrivendo Frankenstein. Il mostro da lei creato altro non è che la personificazione delle sue angosce e dei suoi sensi di colpa. Prenderne consapevolezza le permette di liberarsene.
Hai detto che non ami scrivere “sequel” cioè che ogni tuo libro è una storia a sé.
C’è però un fil rouge che li lega?
I miei quattro romanzi, tanto diversi l’uno dall’altro, hanno qualcosa in comune: il lato oscuro dell’animo umano.
Come scegli i tuoi temi?
Non esiste una regola. Può capitare che un fatto di cronaca o vicende di persone che conosco mi colpiscano e mettano in moto la macchina narrativa. In genere la Storia è una fonte inesauribile di temi. Quando un’idea comincia a frullarmi in testa, comincio a tesserci intorno, come un baco da seta, una storia.

Hai parlato di assenza di autobiografismo nei tuoi romanzi che intendi? Chi scrive non può esimersi dal manifestare le proprie esperienze di vita; ad esempio in “Piccola città” tu parli della difficile carriera di un attore, come non pensare alla tua personale esperienza?
Quando parlo di assenza di autobiografismo intendo dire che nei miei romanzi non racconto fatti della mia vita privata. Poi è inevitabile attingere ad esperienze personali o di persone con cui si è entrati in contatto e, in ogni caso, in ogni romanzo trova posto il mondo interiore dell’autore, il suo bagaglio di sentimenti e di convinzioni.
In “Volver” e in “La Mia Creatura” i link con il romanzo storico sono evidenti.
In “Volver”, ad esempio, è la scelta del tema: il periodo storico della tragica dittatura militare argentina e si avvale anche della figura reale del console italiano Enrico Calamai -lo Schindler dell’Argentina- che riuscì a salvare la vita a 300 persone .
In “La Mia Creatura” la stessa prosa epistolare e l’andamento da romanzo gotico sono un richiamo alla letteratura dell’ 800. La tua critica impietosa di Lord Byron e di Percy Shelley vuole presentarci Mary come un’eroina sofferente dell’emancipazione femminile, senza il piglio volitivo della madre Mary Wollstonecraft?
In realtà il mio interesse iniziale si era appuntato su Frankenstein per l’attualità dei temi trattati, poi, approfondendo la biografia della sua autrice, è venuto naturale il desiderio di pensare per lei un riscatto. Non credo che Mary fosse animata da principi femministi, ho voluto semplicemente raccontare l’emancipazione di un essere umano e di una donna in particolare dai vincoli e dalle costrizioni della società.

“La Mia Creatura” è un romanzo pieno di suggestioni: il rapporto tra scienza e etica, ad esempio, ce ne vuoi parlare ?
In tempo di A.I. il tema del rapporto tra scienza ed etica mi pare di grande attualità. Nel mio romanzo mi pongo la domanda, senza dare risposte, se la scienza debba avere dei paletti e, in caso affermativo, chi li dovrebbe stabilire. Il timore maggiore è quello della manipolazione, dell’affermarsi cioè di un’oligarchia in grado di controllare la vita e la morte e quindi il destino delle persone. Nel mio romanzo il vero mostro non è la creatura, ma il suo creatore.
A te vanno i ringraziamenti miei e di tutta TSD per la disponibilità dimostrata.