Recensione a cura di Roberto Orsi
“Io, Jacopo di Bencivenne da Gavorrano, per oltre dieci lustri giureconsulto in Siena, questa volta non voglio accampare scuse. Se riprendo la penna per narrare una nuova cronaca delle gesta del mio valoroso maestro avvocato Bernardino Cristofori, non è solo per rispondere alla curiosità e assecondare il diletto di quei pochi amici che si ostinano a leggerle. Dietro tale velo mi sono sempre nascosto. Tuttavia, c’è una mozione mia personale.”
“Il confessore di Siena e il suo misericordioso assassino” è l’ultimo, in ordine cronologico di pubblicazione, dei romanzi di Fausto Tanzarella con protagonista l’avvocato e giurista Bernardino Cristofori, nella Siena medievale del XIV secolo.

Sul nostro sito trovate la recensione a “Prigionieri del sangue”, a cura di Laura Pitzalis (potete leggerla a questo link), uno dei sei romanzi della serie, il primo se si considera l’anno di ambientazione delle vicende narrate. La serie si compone inoltre dei seguenti titoli: “I giorni del corvo”, “Un’ombra nera”, “Il codice dei corpi”, “Affresco”.
Ma torniamo a “Il confessore di Siena”: anche in questo caso l’autore Fausto Tanzarella utilizza l’escamotage narrativo utilizzato nelle altre occasioni. È il fedele assistente di Cristofori, Jacopo di Bencivenne da Gavorrano a raccontare in una postuma memoria, ormai alle soglie della vecchiaia, quanto avvenuto nel 1354, allorquando il pio Confessore padre Tommaso della chiesa di San Pietro a Ovile viene ritrovato senza vita all’interno della sua abitazione. La scena del crimine è particolare, non ci sono segni di colluttazione, Padre Tommaso è adagiato, quasi come se fosse addormentato, sul tavolo della sua cucina, non si vedono segni di violenza come se l’assassino avesse voluto “donare” alla vittima una dolce morte, senza troppa sofferenza.
“Mi allieta pensare che, grazie a queste mie carte, si perpetui nella città di Siena la memoria di un uomo che mai sufficientemente sarà elogiato e onorato. Messer Bernardino non fu solo un sagace indagatore, bensì egli diede origine a una dottrina dell’inquisizione criminale che, se non del tutto, ancora in parte resta patrimonio per chiunque voglia indagare su malefici più efferati”
Coadiuvato dal fedele assistente e amico Jacopo, Bernardino affronta l’indagine con il metodo a cui ha abituato tutti, lettori compresi, nelle avventure precedenti. L’analisi del “teatro della morte”, come gli piace chiamarlo, è minuziosa e dettagliata. Bernardino ha un metodo di indagine moderno, capace di risalire agli atti compiuti semplicemente osservando il corpo della vittima e ciò che lo circonda.

“Gli uomini di giustizia coi quali si trovava a collaborare lo canzonavano per la meticolosità con cui osservava quello che il maestro definiva il “teatro della morte”.”
Mentre i due sono impegnati nella ricerca dell’assassino “gentiluomo”, due giovani donne spariscono dalla loro casa: una giovane ricca di famiglia e la sua governante. Non si hanno più notizie delle due donne, svanite nel nulla. C’è un punto di contatto che accende la curiosità di Cristofori: la governante Ida negli ultimi tempi è stata vista più volte recarsi in confessione proprio da Padre Tommaso, la vittima di cui si cerca l’assassino.
Per Bernardino non può trattarsi di una coincidenza. E quando un altro corpo senza vita viene ritrovato nei boschi fuori dalla città di Siena, “troppo è successo in troppo poco tempo”. Pur in una città e in un periodo storico che vedeva le faide famigliari all’ordine del giorno, sono troppi i casi da risolvere in simultanea. Il giurista senese capisce la necessità di allargare l’indagine, coinvolgere vecchie e nuove conoscenze per seguire le tracce di alcuni misteriosi personaggi forestieri.
“Bernardino poneva la verità, l’equità e le ragioni dei deboli al primo posto nel suo codice di avvocato e di uomo e questi valori lo Stato aveva il dovere di servire”
La scrittura di Fausto Tanzarella è dinamica, fluida e scorrevole. Il libro non è troppo lungo e si predilige l’aspetto investigativo inframmezzato da scene di confronto tra buoni e cattivi che non esitano a ricorrere alle armi.

Il contesto storico della città di Siena è ben ricreato dall’autore che non si dilunga troppo nelle descrizioni ma riesce comunque a far sentire il lettore inserito nella città medievale che ancora oggi affascina turisti da tutto il mondo. Il romanzo è godibile anche senza aver letto i precedenti della serie, in quanto risulta essere autoconclusivo con alcuni rimandi alle precedenti puntate che non disturbano la lettura. In questo nuovo episodio anche Jacopo ritaglia il proprio spazio da protagonista, mostrando un carattere risoluto e deciso, anche in contrasto in taluni casi con il maestro Bernardino stesso. Degna di menzione la figura femminile di Irene Vannucci, amica di famiglia del giurista Cristofori, donna coraggiosa che non esita un attimo nel correre in aiuto dei propri amici in difficoltà, pur correndo più di un rischio per la propria vita.
Ai lettori più attenti non sfuggono le assonanze con un personaggio letterario indimenticabile come Guglielmo di Baskerville: le vicende raccontate anni dopo essere avvenute, tramite l’io narrante del fedele aiutante (Jacopo come Adso); il metodo investigativo e il grande acume del Cristofori capace di sorprendere il proprio interlocutore con deduzioni specifiche semplicemente osservando la scena e dettagli che agli altri sfuggono; la volontà di Bernardino di schierarsi dalla parte dell’equità e della giustizia in difesa dei più deboli.
Decisamente un giallo storico godibile, fresco e dinamico che consiglio a chi ama il genere.
Pro
La non eccessiva lunghezza, la capacità di mantenere l’attenzione costante del lettore, la scrittura fluida e mai pesante.
Contro
I lettori più esigenti potrebbero avere un senso di “già letto” in diversi passaggi.

Trama
Siena, 1354. In una gelida notte di febbraio un vecchio e pio sacerdote viene ucciso nella sua umile canonica. A far luce sull’inspiegabile delitto il Governo dei Nove chiama l’avvocato Bernardino Cristofori, abilissimo indagatore. Egli nota subito alcune singolari circostanze: l’assassino ha operato con rispetto e una certa delicatezza nei confronti della vittima. L’anziano chierico, morendo, ha trovato la forza per infilare una mano nella tasca del proprio abito e stringere nel pugno la sua stola da confessione: un messaggio, senza dubbio. A questo tragico evento se ne aggiunge uno nuovo: una giovane fanciulla di ricca famiglia e la sua anziana governante vengono rapite. Nessun riscatto viene chiesto. L’avvocato Cristofori intuisce subito la sinistra connessione tra i due delitti. Prende quindi avvio una complessa e rischiosissima indagine che costringerà Bernardino e il suo assistente Jacopo a fronteggiare una cospirazione al cui centro emergerà la setta degli adoratori di Vanth, antica divinità etrusca degli inferi. Ancora una volta l’indagatore senese svelerà la verità e, secondo il suo codice morale, permetterà che trionfi la giustizia ancor prima che la legge.