Narrativa recensioni

Le cicogne della scala – Silvia Montemurro

Recensione a cura di Laura Pitzalis

Un bellissimo romanzo corale denso e toccante, un omaggio alle donne, alla musica, all’arte ma soprattutto al meraviglioso teatro alla Scala di Milano degli anni Trenta, quando il direttore d’orchestra Arturo Toscanini ne aveva fatto un teatro moderno rivoluzionando il modo di rappresentare l’opera e di assistervi.

Arturo Toscanini, colui che durante gli anni del fascismo spiccò come voce critica contro il regime, rifiutando di dirigere la prima di “Turandot” di Giacomo Puccini se Benito Mussolini fosse stato presente in sala, o di rifiutarsi di suonare l’inno fascista Giovinezza in occasione di un concerto ufficiale tenutosi a Bologna nel 1931 e per questo aggredito da un gruppo di fascisti. Riuscì a sfuggire a quella “masnada inqualificabile” (come la definì in un telegramma di denuncia inviato quella notte al duce, che non ebbe mai risposta) e due giorni dopo abbandonò l’Italia, trasferendosi negli Stati Uniti.

Ci rimise piede soltanto nel 1946, a guerra conclusa: fu richiamato dal Teatro alla Scala per dirigere il concerto di riapertura del teatro ricostruito dopo il bombardamento dell’agosto 1943, che divenne noto come il Concerto della liberazione.

Se volete, potete ascoltarne un brano, “Dal tuo stellato soglio” dal “Mosè” di Gioachino Rossini, cliccando al link qui sotto.

È in questo lasso di tempo, dall’abbandono al ritorno di Toscanini al Teatro alla Scala, che Silvia Montemurro ambienta il suo romanzoLe cicogne della Scala, E/O edizioni, portandoci dietro le quinte del prestigioso teatro lirico, in un mondo tanto meraviglioso quando ambiguo.

Un intreccio di amore, musica e politica dove le protagoniste sono tutte donne: la Montemurro ha voluto, in questo modo, rendere omaggio alle maestranze femminili che hanno lavorato dietro le quinte e che hanno nel romanzo un ruolo preponderante pur essendo, tranne in rari casi, frutto della fantasia dell’autrice.

Sono donne capaci di sacrificare tutto pur di realizzare il loro sogno (Amelia); donne ambiziose che invece sacrificano sé stesse sull’altare del successo o della ricchezza (Fiamma); donne leali e incapaci di tradimenti (Violetta); donne che sognano troppo e vivono una vita di recriminazioni, proiettando su altri le loro ambizioni (Juliette).

Non mancano comunque alcune figure maschili di spicco il cui nome è legato al teatro scaligero come Luigi Sapelli, Arturo Toscanini, Nicola Benois, tutti realmente esistiti e con lo spazio che meritano nella storia.

La protagonista è Violetta, che, voce narrante del romanzo, ripercorre il suo passato: è figlia di una cantante francese, Juliette, che ha lasciato l’Opéra di Parigi per seguire a Milano l’uomo che amava per poi ritrovarsi sola e con due bambine da crescere, Fiamma e Violetta, e, alle spalle, un passato da cantante lirica non realizzata. La donna lavora come corista alla Scala e cerca disperatamente di imbastire per le figlie un futuro nel mondo dello spettacolo.

Violetta è una promettente ballerina, è molto brava e, a detta del suo maestro, potrebbe diventare prima ballerina. Una spinta dalle scale dietro le quinte le cambia irreversibilmente la vita: diventa zoppa e deve rinunciare ai suoi sogni, o meglio quelli che la madre aveva anelato per lei.

E così per vivere, rimanendo dietro le quinte del teatro, lavora come sarta per Luigi Sapelli, più noto come Caramba, un artista molto apprezzato e stimato nel suo settore per la sua creatività. Quelli che prima erano passi di danza, adesso sono fili, asole, bottoni e scampoli.

Mi prese la mano. “Forse prima o poi tornerai a ballare, ma per il momento hai visto anche tu che è impossibile”. Io annuii: lo sapevo da un pezzo, ma detestavo deluderla. “Ecco, Aldo ha pensato che potresti renderti utile con i costumi. Ti è sempre piaciuto mascherarti: adesso potrai imparare tutti i segreti per farlo. Dai bozzetti alle stoffe, dal taglio e cucito ai trucchi per rendere unico ogni abito. Presto magari potrai disegnare anche tu uno di quei costumi e…”.

Violetta è brava anche come sarta, ha rigore ma soprattutto una meravigliosa manualità. Ha un sogno, diventare la costumista della Scala, compito arduo in quel periodo dove le cariche prestigiose sono esclusivamente destinate agli uomini. (E bisognerà aspettare il 1950 per avere la prima costumista ufficiale della Scala, Anna Anni, citata nel romanzo).

Giorno dopo giorno si era fatta strada in me l’idea che anch’io sarei potuta diventare una costumista. Non una qualunque: io aspiravo a vestire le cantanti della Scala […] La realtà era che mi piaceva fantasticare, ma non avevo un piano per raggiungere quell’obiettivo, anche perché, da quando mi ero fatta male alla gamba, la sola idea di progettare per il futuro qualcosa che implicasse delle responsabilità mi faceva venire l’ansia”.

I sogni da realizzare, avere l’ambizione per riuscirci ma anche tanta forza di volontà è uno dei temi importanti di questo romanzo. Perché per conquistarsi un ruolo da protagonista la competizione è altissima. Tensioni, invidie e maldicenze sono pane quotidiano tra chi lavora e sgomita all’ombra del palcoscenico, in quanto se hai talento e sei bravo subentra la gelosia che può frantumare il tuo sogno.

Ma Violetta non ha abbastanza passione per realizzarlo, non rischia tutto fino a fondo, le manca l’ambizione, è più una ragazza relegata al ruolo di spettatrice anche se lavora sodo per guadagnarsi da vivere.

“Avevo anch’io voglia di riscatto, ero ambiziosa, ma c’era qualcosa che mi premeva di più: trovare un posto da chiamare casa. Migrare, come le cicogne, in un luogo caldo che mi accogliesse”.

“Le cicogne della Scala” è anche una storia di incomprensioni, segreti che non vengono svelati per proteggere qualcuno, che però poi si trasformano in catene e prigioni.

Siamo tutti infami con le nostre famiglie. Non è sempre vero. Spesso siamo solo impreparati. Tentiamo di proteggerci a vicenda, in famiglia, e per farlo incespichiamo sulle incomprensioni, che più si protraggono più diventano incolmabili.”

Ma, come spesso accade, i nodi vengono al pettine, dando modo a Violetta di riflettere sulla sua giovane vita e sulla persona che è diventata. Dentro di lei c’è una grande resilienza che la porterà, dopo la guerra a riprendere la propria vita in mano.

Un romanzo storico che ripercorre gli anni più difficili del nostro Paese con il fascismo sempre più imperante, gli anni della guerra, i bombardamenti, la fame, la distruzione, la deportazione.

Situazioni che si ripercuotono anche sul teatro alla Scala: dai fasti degli anni Trenta, periodo di rivoluzione e di sfarzo, agli anni della guerra, anni di decadenza, con musicisti e artisti sostituiti e deportati dal regime perché ebrei o invisi dal governo; con lo scontro tra Toscanini e Mussolini e la decisione del Maestro di andare via dall’Italia; con gli spettacoli scelti dal regime; con i bombardamenti dell’agosto 1943 che colpiscono il teatro provocandone la distruzione, lasciando solo la facciata esterna miracolosamente intatta; con l’inaugurazione, dopo una rapidissima ricostruzione, l’11 maggio 1946 con un memorabile concerto diretto da Arturo Toscanini.

Il romanzo è potente, la storia è coinvolgente e mai banale, la scrittura ottima. Un romanzo in cui personaggi reali intrecciano le loro storie con quelli usciti dalla fantasia dell’autrice, che ci cattura con una trama che si snoda in più ritmi narrativi conducendoci in quegli anni scossi da grandi eventi politici e sociali che hanno segnato il nostro paese dagli anni Trenta agli anni Sessanta.

Un romanzo che ha molti spunti di riflessione con diversi riferimenti all’attualità che ho trovato pazzeschi con temi che vanno dal ruolo della donna a quello della genitorialità fino all’aspetto fisico.

Per esempio, Silvia Montemurro ci racconta di come in quel periodo, all’interno del teatro alla Scala, le donne fossero incatenate a ruoli ben precisi e non fosse permesso loro intraprendere una strada non consueta. Se il tuo sogno è suonare in un’orchestra o dirigerla e sei donna, non resta che travestirti da uomo. Ma se ci pensiamo un po’ ci rendiamo conto che ancora oggi, XXI secolo, il mondo della Scala, come altre realtà artistiche, è ancora maschile per certi ruoli, lo testimonia il fatto che dobbiamo arrivare al 2022 per vedere la prima italiana, Speranza Scappucci, salire sul podio della sala del Piermarini per dirigere l’orchestra. Se poi pensiamo che in carriera oggi ci sono 600 direttori uomini contro 21 donne…

Un altro riferimento al nostro tempo, lo abbiamo con una Violetta derisa e discriminata per la sua zoppia, che si deve confrontare con un mondo e con una società prettamente maschilista e classista: quanti ancora oggi sono vittime della discriminazione di genere, del lookism, del conformismo per citare qualche esempio?

Il mondo in cui vivevo era incentrato sull’apparenza, dunque sui corpi. E il mio, secondo i canoni della maggior parte delle persone, non era all’altezza. Non più, da anni”.

È cambiato qualcosa?

PRO

Una bella storia dove si raccontano sì ingiustizie ma si respira anche la grande passione per la musica, la danza, la creazione dei costumi: e io, che partecipare a un evento alla Scala è il mio sogno nel cassetto, mi sono sentita avvolta da questo pazzesco e magico mondo sentendomi ballerina, cantante, costumista, sarta, direttore d’orchestra, musicista ed estasiato spettatore.

CONTRO

Ha solo 224 pagine, peccato.

Le cicogne della scala – Edizione cartacea
Le cicogne della scala – Edizione e-book

SINOSSI

Negli anni Trenta, quando la Scala è divenuta un teatro moderno grazie alla direzione di Arturo Toscanini, la sedicenne Violetta, nata da una relazione clandestina tra un ballerino italiano e una cantante francese, lavora per il costumista Caramba come sarta. La madre, che a suo tempo era cantante all’Opéra National de Paris, ha chiamato la figlia Violetta in onore del suo personaggio verdiano preferito (La Traviata). Da bambina, Violetta era stata una promettente ballerina, ma un giorno, durante le prove, viene spinta dalle scale e rimane zoppa. L’incidente sarà solo uno dei tanti misteri che seguiranno la vita di Violetta, di sua madre, della sorella Fiamma, che partirà più tardi per Parigi dove avrà una carriera da cantante lirica. Tra scontri politici (Toscanini contro Mussolini), indimenticabili serate di lirica (Turandot, Carmen, La Traviata…), scintillanti costumi di scena e amori che si accendono e finiscono tra orchestrali e ballerine, la vita della Scala attraversa il secolo con alti e bassi, il fascismo, la guerra, i bombardamenti. Ma il cuore del romanzo batte soprattutto con i sogni, gli amori, le delusioni, gli abbandoni delle sue magnifiche protagoniste: Violetta, Juliette e Fiamma, ma anche Gemma, Amelia, Caramba, Lorenzo… Seguiamo le loro vite con il fiato sospeso, mentre intorno a loro si muovono e splendono le meraviglie della Scala.

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