Fra i vari aspetti della personalità di Luigi XIV il più conosciuto è la ferma volontà di ripristinare la monarchia assoluta. Un compito che gli è riuscito benissimo.
Ce n’era anche un altro che gli riusciva benissimo, ma non è tenuto in alcun conto dagli storici. Invece è ben noto a tutti gli studiosi di storia del balletto.
Erano tempi in cui l’educazione del perfetto gentiluomo non poteva prescindere da una buona conoscenza della danza. Ma Luigi portava questa pratica alle stelle: oltre a essere un eccellente ballerino, adorava esibirsi come solista negli spettacoli di corte.
È proprio sul palcoscenico che nasce il suo celebre appellativo.
Il Ballet de la Nuit andò in scena il 23 febbraio 1653 e durava ben 13 ore, un’intera notte. Luigi, non ancora quindicenne, vi interpretava diversi ruoli, e verso l’alba faceva la sua ultima entrata in scena come Apollo, dio del sole. Il suo abito era sfolgorante d’oro e gemme e il diadema circonfuso da una gloria di raggi, come nel bozzetto riportato su tutti i libri di Storia della danza.

In un tripudio di macchine di scena e candele a profusione, l’apparizione era così meravigliosa che per i presenti il re ragazzo divenne subito, e per sempre, le roi soleil! In quell’occasione nacque il sodalizio fra Luigi e il compositore italiano Gian Battista Lulli, raccontato nel film francese Le roi danse.

Ma non basta. Otto anni dopo, quando Luigi prese il potere, uno dei primi provvedimenti fu la creazione dell’Academie Royale de Danse, in cui furono codificate le regole di base della danza classica. Pochi anni dopo nacque l’Acadenie Royale de Musique e in seguito le due si fusero in un’unica istituzione, cambiando nome più volte fino a diventare l’attuale Opéra di Parigi.
Non è un caso se la danza classica ha un vocabolario tutto francese!
Ancora più sorprendente è che la danza avesse anche una funzione politica: faceva parte del cerimoniale di corte e condizionava le regole dell’etichetta, al punto che non si era ammessi a palazzo reale se non si dimostrava di essere bravi danzatori, capaci di imparare in fretta nuove danze a ogni occasione.
Benché in apparenza frivoli, questi obblighi tenevano al guinzaglio un’aristocrazia rapace e irrequieta.

Luigi smise di esibirsi a circa trent’anni, perché a causa dell’appetito smodato non aveva più il physique du rôle. Ma anche negli ultimi ritratti, con la figura appesantita celata sotto paludamenti regali, era orgoglioso di mostrare la bellezza delle sue gambe, modellate da anni di disciplina quotidiana.