Articolo a cura di Raffaelina Di Palma
Questa storia potrebbe iniziare con un: c’era una volta un orfanotrofio…
Nei secoli scorsi il territorio lombardo è sempre stato attento al bisogno di togliere dalla strada i bambini. Bambini orfani in condizioni di totale necessità e senza altra opportunità di mantenimento.
Lo scopo è dar da mangiare regolarmente a questi fanciulli che, in balia di loro stessi, vivono per strada, esposti ai pericoli che tutto ciò comporta, seguirli nell’igiene e nella salute, insegnare loro a leggere, scrivere e far di conto, avviarli alle arti manuali e immetterli nel mondo del lavoro.
Così nasce la storica istituzione dei Martinitt che risale al 1532.
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Intorno alla storica istituzione dei Martinitt c’è un vasto patrimonio di documenti archivistici che custodisce moltissime notizie delle vicende che si sono succedute tra l’Ottocento e il Novecento della vita di questi sfortunati ragazzi.
Ma facciamo un passo indietro. Non tutti sanno chi sono i Martinitt e come nascono.
Milano durante il Rinascimento è percossa da guerre, assedi, carestie, peste, fame e gli abbandoni minorili sono una regola. Un frate di nome Gerolamo Emiliani, ex nobile veneto, fonda con l’aiuto del duca Francesco II Sforza, in un edificio annesso alla chiesa di San Martino (un edificio che non c’è più, tra via Manzoni e via Morone), un ospizio maschile per bambini orfani o abbandonati.
I piccoli che qui vengono raccolti sono chiamati Martinitt, da San Martino, ossia “piccoli Martini”.
L’orfanotrofio, nel Settecento, viene trasferito nel convento di San Pietro in Gessate a Porta Vittoria.
La struttura, creata per dare rifugio, sostegno, cultura e educazione ai minorenni abbandonati nel corso dei secoli, ha ospitato migliaia di bambini e ragazzi. È stata un’autentica sorpresa scoprire che alcuni “piccoli” Martinitt sono diventati grandi personaggi, con un nome e prestigiose carriere.
Leonardo Del Vecchio, orfano di padre, con altri tre fratelli, a quattro anni entrò ai Martinitt perché la madre dovendo lavorare non poteva occuparsi di lui. Così scrisse Grazia Rocca nella domanda:
“«Spettabile direzione dell’orfanotrofio Martinitt. Io sottoscritta Rocco Grazia vedova Del Vecchio faccio domanda acciò mi si potesse acconsentire di farmi presto ricoverare il mio bambino più piccolo, Del Vecchio Leonardo, dovendo io andare a lavorare e non avendo nessuno a chi affidarlo il piccolo mi starebbe su la strada e prima che mi abbia a capitarle qualche disgrazia preferisco il suo ricovero anche per una più accurata educazione. Voglio sperare che questa spettabile direzione vorrà prendere in considerazione la mia domanda e potermi presto aiutare. Faccio le mie più umili scuse e ringraziamenti anticipati, con ossequi e doveri».”
Quel bambino, Del Vecchio Leonardo, nato il 22 maggio 1935, diventerà poi il creatore della Luxottica, conosciuta in tutto il mondo.
La storia dell’Istituto Martinitt di Milano ci racconta che, spesso, una strada in salita, porta ad alte vette.
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Infatti, un altro dei famosi Martinitt è Angelo Rizzoli, (1889-1970), figlio di un ciabattino analfabeta, che morì prima che lui nascesse. Grazie al mestiere di tipografo imparato in collegio, a vent’anni inizia la sua carriera nel campo dell’editoria. Prima di lui al piccolo Edoardo Bianchi, milanese, nato il 17 luglio 1865 entrato a sette anni al Martinitt, vengono insegnate le prime nozioni della meccanica. Nel 1885 apre nel centro storico di Milano una piccola officina meccanica dove inizia la sua attività di riparatore e costruttore di biciclette. Chi non conosce la “Bianchi”, la storica bicicletta?” Un altro ex Martinitt è Marco Dabbene nato nel 1909, impara l’arte del cesello presso le scuole della Società Umanitaria, divenendo un cesellatore di pregio finché si mette in proprio rilevando nel 1948 un’argenteria in Largo Treves.
Ai ragazzi viene data un’istruzione professionale fino a 14 anni e fino a quando trovano il loro primo lavoro come apprendisti nella bottega di un artigiano per poi diventare operai. Oltre a un mestiere, dai Martinitt si impara a rispettare una disciplina rigida: si viene mandati nel “camarino” (una sorta di piccola cella) per le più leggere mancanze. C’è un venerabile rispetto per il cibo: non si può essere contestatori, proibito farsi trovare con un mozzicone di sigaretta o con un libro osceno; bisogna avere grande riguardo per gli adulti, ma anche per i coetanei, ci sono pene severe come la proibizione di uscire durante le vacanze natalizie.
Grazie anche alle loro personali capacità e alla buona formazione sono ragazzi richiestissimi dalle imprese commerciali.
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L’istituto dei Martinitt è riservato ai maschi: verso la fine del Cinquecento, in strutture diverse, si pensa a un luogo per accogliere anche le bambine senza famiglia. Il luogo dove sorge la prima sede è il Monastero delle Benedettine di S. Maria della Stella, demolito dopo la peste (oggi Palazzo delle Stelline in Corso Magenta). Nel XVII sec. Lo “Spedale” dei Mendicanti diventato poi l’Orfanotrofio della Stella (da qui le “Stelline”), ma per avere una loro sede, le bambine dovranno aspettare fino al 1753. Le funzioni sono le stesse dei maschi, ma con qualche modifica: le ragazze vengono avviate a lavori considerati più adatti a loro, come la maestra.
È una fortuna essere accolti tra i Martinitt o tra le Stelline. L’istituto non è dedicato solo agli orfani, ma anche ai fanciulli senza una madre o un padre, a tutti è assicurato il vitto: l’economo, seguendo severe regole, assegna una razione di pane e companatico a seconda dell’età e del sesso.
Gli Istituti Milanesi Martinitt e Stelline esistono ancora. Oltre all’accoglienza e alla protezione dei minorenni si occupano del loro mantenimento, dell’istruzione, dello sviluppo psicofisico e della loro formazione professionale. Vengono accolti bambini e adolescenti provvisoriamente senza sostegno famigliare o divisi dalla famiglia dal Tribunale dei Minori.
La lunga storia di questa istituzione è stata raccolta e dal 2009 è stato aperto un museo che cura gli archivi e i beni culturali delle tre istituzioni: l’orfanotrofio dei Martinitt sorto nella prima metà del Cinquecento, l’orfanotrofio delle Stelline nato nella seconda metà del Cinquecento e il Pio Albergo Trivulzio aperto nel 1771. All’interno del Museo si possono esaminare gli archivi storici dei tre enti dal 1800 al 1960. Di questa raccolta fa parte anche la biblioteca dei Martinitt, dotata di oltre ventimila volumi. I visitatori possono partecipare alla messa in scena, dagli storici e dagli sceneggiatori, di una lezione scolastica, si può prendere visione delle letture di svago dell’epoca, vedere realmente la formazione al lavoro e il susseguente sviluppo dell’occupazione nelle fabbriche all’inizio della rivoluzione industriale.
E non manca lo studio dell’Arte e della Musica: infatti viene fondata nel 1861 ed è ancora attiva la Banda Musicale de “I Martinitt”, composta da 37 musicisti professionisti. E non poteva mancare il Teatro Storico Martinitt con la sua ricca stagione. Con i suoi 430 posti, è una delle più accoglienti e funzionali sale teatrali di media-grande capienza di Milano.
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Un futuro migliore è un’autentica prospettiva per questi ragazzi e ragazze, poiché a tutti viene impartita una formazione soprattutto professionale.
Data l’educazione e la disciplina con i quali sono formati, “Martinitt” e “Stelline” sono molto richiesti nell’ambito professionale. Essi sono una garanzia!
Curiosità
Molto incisiva fu la famosa e coraggiosa partecipazione dei Martinitt alle storiche Cinque Giornate di Milano, dove si distinsero valorosamente portando oltre la barricate messaggi e informazioni circa l’evoluzione della memorabile resistenza del ‘48 milanese.
I Martinitt diventarono una sorta di posta ambulante. Sgattaiolavano in mezzo alla folla e alle barricate con la noncuranza della loro età.
Grazie a questi piccoli eroi fu assicurato il contatto tra gli insorti da una barricata all’altra.
Questi bambini erano riconoscibili dalla loro uniforme che comprendeva un cappello basso a staio con giubba di panno a coda.
A diciotto anni lasciavano il collegio, ma già con un lavoro in “tasca”.
Lettura consigliata
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Noi Martinitt. Storie e racconti tra due secoli
Cristina Cenedella
Gianfranco Gandini
Gli archivi dei due più antichi orfanotrofi di Milano, i Martinitt e le Stelline, sono una miniera di notizie, avvenimenti ed episodi, e la cosa più appagante è che le tante vicende contenute nascono tutte dal basso, sono storie vere, quotidiane, di piccoli drammi, di minuscole gioie. Ma tutte insieme sono un canto corale, o meglio un racconto corale, le vite di migliaia e migliaia di ragazzi, che, nella sfortuna di perdere i genitori, hanno trovato la grande famiglia dei Martinitt e delle Stelline. Gli autori hanno voluto narrare queste magnifiche “storie vere” dei “ragazzi più famosi di Milano”, in parte affidandosi ai documenti contenuti negli archivi e in parte alla vivida memoria di chi li ha vissuti in prima persona, fermando così su carta le vicende di oltre un secolo di “vita quotidiana” degli orfanotrofi.