Recensione a cura di Mara Altomare
“Tutto il vetro del mondo passa da Venezia”
Se ogni libro è un viaggio, insieme alla Maestra del Vetro prepariamoci a partire per un meraviglioso soggiorno a Venezia, tra monumenti, canali, ponti e angoli nascosti, respirando l’aria della laguna in gondola, magari imbattendoci anche in personaggi stravaganti come Giacomo Casanova. È un omaggio a una delle nostre più belle città, e di più, per chi non la conoscesse ancora, a quell’isola della laguna che da sempre incanta il mondo per la sua arte: Murano, con i suoi vetri e le sue botteghe, tra bicchieri, vasi, lampadari e miniature di tutti i colori. Murano e Orsola Rosso: è lei la maestra del vetro.

La protagonista di questo romanzo è una donna proveniente da una famiglia di vetrai che da generazioni si tramandano la loro arte, ma lo stupore che ci accompagna nel conoscerla è nel fatto che Orsola non è una vetraia qualsiasi, perché è una donna! E non una donna qualsiasi, perché è una donna moderna e all’avanguardia, piena di spirito di iniziativa e intraprendenza.
Quando il padre di Orsola muore, saranno proprio la sua passione e il suo coraggio a mantenere alto il nome dei Rosso: inventando delle perle di vetro innovative che verranno vendute in tutto il mondo risolleva le sorti della sua famiglia, riuscendo a tenere in piedi la storica attività.
“Orsola non aveva neppure messo piede sulla terraferma, ma le sue perle giravano il mondo”
Tuttavia Orsola, la “perlara”, vivrà comunque una lotta contro i suoi fratelli, le consuetudini, il pregiudizio dei suoi stessi familiari.
Ecco allora che il romanzo ci racconta l’ascesa della famiglia Rosso, e con uno stile mai pesante, ci presenta l’arte, la tecnica, gli strumenti utilizzati dai vetrai, accogliendoci in un mondo affascinante, dove la tradizione è gelosamente custodita e preservata in un’isola che è il cuore pulsante di questo mestiere.
“Orsola iniziò a pestare sul pedale del mantice. Poi prese una bacchetta di vetro a caso e, mentre la infilava nella fiamma viva, sentì scattare qualcosa dentro di sé: il gioco familiare della materia che si liquefaceva e poi prendeva forma, sotto le sue dita. Poteva anche andare tutto storto nella sua vita, ma il prodigio della creazione accendeva ancora le sue mani e i suoi occhi, e la riempiva di soddisfazione e conforto”

A Murano addirittura si vive e si sente con campanilismo l’avversità degli abitanti nei confronti della stessa Venezia, proprio ad evidenziare un’identità radicata nella tradizione e nell’arte che rende l’isola così unica nel mondo.
“Tutte le famiglie di vetrai avevano le loro ricette e le tenevano per sé: agli estranei non era consentito di guardarli mentre lavoravano.”
Tanto sono esatti e invalicabili i confini di ciò che stiamo leggendo, in un luogo assolutamente preciso e concreto, quanto astratto e dilatato è il tempo in cui il romanzo viene narrato, e qui sta l’originalità di questo libro. Orsola ci viene raccontata nell’esperienza della sua vita, dei successi lavorativi, una tormentata storia d’amore insieme alle vicende dei suoi familiari, ma incredibilmente questa sua vita si allarga e gli eventi si leggono e si spalmano in un arco temporale lunghissimo.
Mentre Orsola vive le sue vicende, al di fuori di lei e di Murano assistiamo allo scorrere del tempo e dei secoli per 500 anni. E in questa combinazione di piani temporali sta la genialità. Attenzione, una genialità che potrebbe anche non essere apprezzata da tutti i lettori. Una caratteristica che di primo impatto può anche confondere, ma che vuole mostrarci, e ci riesce, l’isola di Murano come un luogo dove il tempo si è fermato mentre il mondo è andato avanti. Se Orsola rappresenta Murano allora anche Orsola è una donna senza tempo, e da questo luogo intimo e raccolto ci svela il suo messaggio di modernità, ci insegna che “volere è potere”.
“Orsola si sedeva a guardare le montagne della terraferma, fantasticando su quelle cime lontane che talora erano bianche di neve anche d’estate. Non desiderava vivere sulla terraferma, ma si domandava come ci si sentisse a stare laggiù, in quelle terre che immaginava sconfinate.”
Accanto ad Orsola altre figure femminili impreziosiscono il romanzo: tra loro, sua madre, Laura Rosso, delicata ma risoluta, fulcro della famiglia e profondamente moderna; e Marietta Barovier, donna più matura e anche lei maestra del vetro, indispensabile punto di riferimento nel consigliare Orsola e motivarla nell’avvicinarsi all’arte, pur appartenendo ad una famiglia di artigiani concorrenti.
“«Il vetro è difficile da addomesticare. Per questo mi piace» replicò Maria Barovier. «È un amante imprevedibile. Segue solo le sue leggi. »“
Interessante poi il capitolo sull’epidemia, che suggerisce riflessioni sulle tematiche dell’isolamento e la paura del contagio a discapito dei rapporti umani. Sono pagine in cui purtroppo è facile identificarsi e ci offrono un altro ponte tra passato storico e il nostro passato più recente e vicino. Pagine attuali calate dentro a un romanzo storico.
E poi nel mondo di Orsola c’è anche l’amore, una grande storia d’amore vissuta con Antonio, uomo carismatico e ambizioso che condivide con lei la passione per l’arte del vetro. Sfortunatamente è un sentimento osteggiato a causa delle loro disparità sociali, vissuto intensamente e dolorosamente. Ma anche quando costretti alla lontananza, trovano il modo di raggiungersi e mandarsi dei segnali tramite un oggetto, un delfino di vetro.
“Chissà quante mani l’avevano toccato prima che arrivasse fino a lei! Ma solo lei sapeva che c’era qualcosa di Antonio in quell’oggetto: le sue impronte, il suo sudore… era una cosa che la turbava profondamente, però la rendeva furiosa pensare che quel pezzetto di vetro fosse l’unica cosa che le rimaneva di lui.”

I delfini di vetro: trovarli tra le pagine significa riconoscere piccoli segni, e a quel punto non conta più che sia un amore che duri una stagione, una vita intera o addirittura secoli… alla fine del libro lo ricorderemo come un amore immortale!
“La maestra del vetro” gioca con il tempo e può essere pensato come un romanzo storico che è anche eterno. È semplice leggerlo in fretta, correre al finale, per niente scontato. Ma poi, una volta chiuso, va lasciato anche “decantare”… e solo ascoltando il suo ritmo più lento, dopo un po’, si può cogliere in pieno il suo messaggio più profondo.
I PRO DEL ROMANZO
Lettura scorrevole, trama non scontata, ambientazione coinvolgente a Venezia.
I CONTRO DEL ROMANZO
Il gioco dei piani temporali è un rischio e non tutti i lettori potrebbero apprezzarlo.

La maestra del vetro – Edizione e-book
TRAMA
Murano, 1486. Davanti agli occhi di Orsola Rosso si spalanca uno spettacolo meraviglioso: globi incandescenti che roteano come in una danza, ripiani e ripiani di bicchieri, vasi, lampadari aggrovigliati come polpi tentacolari, e poi i colori, lunghe canne blu, bianche, rosse, e dappertutto schegge di vetro che scricchiolano sotto i piedi come brina variopinta. È la vetreria Barovier, dove Orsola, figlia di un artigiano rivale, si è intrufolata per spiare. Lì, nella fornace, Marietta Barovier, una delle rarissime maestre di quell’arte, sta lavorando a qualcosa che cambierà il mondo: una nuova perla. Alle donne non è concesso fare altro, con il vetro, e Orsola si innamora subito di quell’oggetto ricoperto di stelle candide destinato a adornare il collo delle donne d’Europa e arrivare fino in Africa. Quando, poco dopo, il padre di Orsola muore in un incidente tanto doloroso quanto banale, saranno proprio la sua passione, la sua intraprendenza e il suo coraggio a tenere alto il nome dei Rosso. E tuttavia, anche se Orsola ha le mani e il cuore per lavorare il vetro, non potrà fare altro che le perle, dapprima di nascosto, al lume della cucina, e poi apertamente, ma sempre in lotta con la famiglia, le consuetudini, il pregiudizio. Nel corso dei secoli i Rosso vivranno straordinari trionfi creativi e perdite strazianti, ascese vertiginose e improvvise cadute, ma il tempo nella laguna si muove lentamente come il vetro fuso, e il dono di Orsola continuerà a brillare, all’apparenza delicato come le sue creazioni, in realtà indistruttibile. Come la Città d’Acqua. Come l’amore. La maestra del vetro è l’attesissimo ritorno di Tracy Chevalier, la celebrazione di un’arte antica e di un luogo immortale. Di una ragazza che ha saputo forgiare da sé il proprio destino La Città d’Acqua è senza età. Venezia e le isole intorno sembrano fuori dal tempo. E forse lo sono. Te ne accorgeresti, se in un luogo tutti gli orologi si muovessero a una velocità diversa? O se gli artigiani della Città d’Acqua e dell’Isola di Vetro invecchiassero più lentamente che nel resto del mondo?