Le note musicali sono sette e tutti conosciamo il loro nome: DO RE MI FA SOL LA SI. Ma chi le ha inventate? E perché proprio quelle sette sillabe?
Non sono state scelte a caso e hanno un’origine ben precisa.
La rappresentazione grafica dei suoni musicali più antica è stata quella che si è valsa delle lettere dell’alfabeto, a ognuna delle quali si è fatto corrispondere un determinato suono della scala generale. È un’antica forma di notazione che si ritrova sia nelle civiltà orientali come Cina e India sia nella Grecia classica. Oggi è ancora utilizzata nei paesi anglosassoni: le prime lettere dell’alfabeto corrispondono alle sette note.
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Fu Guido d’Arezzo, monaco e teorico musicale, che ideò, nei primi decenni del XI secolo, la formula mnemonica per ricordare l’esatta intonazione delle note dell’esacordo, intuendo come le sillabe iniziali dell’ Ut queant laxis, inno latino del X secolo dedicato a San Giovanni Battista, tracciassero una sequenza facilmente memorizzabile per i cantori: ogni metà verso iniziava con uno dei sei suoni della scala.
Ut queant laxis,
Resonare fibris,
Mira gestorum,
Famuli tuorum,
Solve polluti,
La settima nota, Si, si aggiunse solo successivamente, ispirata da Sancte Ioannes (San Giovanni), completando la scala musicale.
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Nel XVI secolo, la nota “Ut” di difficile pronuncia, fu sostituita da “Do”, un cambiamento attribuito al musicista e teorico Giovanni Battista Doni, che si servì della sillaba iniziale del suo cognome o forse della parola “Dominus”.
Il Do, come nome della prima nota, venne universalmente adottato in Europa, ad eccezione iniziale della Germania, che continuò a utilizzare la notazione alfabetica per qualche altro secolo.