Un proverbio che usiamo spesso, assolutamente attuale. Non è facile non lasciarsi conquistare dalla luce dell’oro che brilla, queste parole ci insegnano che dobbiamo essere cauti nell’esprimere un giudizio sia positivo che negativo e non ci dobbiamo basare su qualcosa o qualcuno che ci ha fatto una buona impressione o il contrario. In pratica non bisogna essere superficiali ma bisogna essere cauti e non fermarsi al primo momento.
Forse non tutti sanno che questo proverbio ha origini molto antiche, “non est aurum quod radiat” (Non è oro ciò che risplende), si fa risalire addirittura al VI secolo a. C. quando in una delle sue favole Esopo ci invita a riflettere su come solo in apparenza il cavallo è privilegiato rispetto all’asino. Esopo ci fa notare come l’asino durante la battaglia sta al riparo mentre il cavallo rischia la propria vita con il cavaliere.
“Non tutto è oro quel che luccica” entra in letteratura grazie a William Shakespeare che lo usa in una scena del “Il mercante di Venezia” composto tra il 1594 e il 1598 , quando la ricca Porzia deciderà chi sposare in base al contenuto di tre scrigni realizzati in oro, in argento e in piombo. Sceglierà il primo e scoprirà che contiene solo un foglietto che ammonisce a far attenzione perché non è tutto oro quel che luccica. William Shakespeare accennerà a questo proverbio anche in “Romeo e Giulietta”, “Macbeth” e “Amleto”.
Anche Tolkien nella saga de “Il Signore degli anelli” lo usa per trarne una bellissima poesia
“Non tutto quel c’è oro brilla
né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch’è forte non s’aggrinza
Le radici profonde non gelano.Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L’ombra sprigionerà una scintilla,
Nuova sarà la lama ora rotta;
E re quei ch’è senza corona.“