Articolo a cura di Matilde Titone
In un clima di grande fermento Roma si prepara al Giubileo, attende milioni di pellegrini. Si calcola un giro di affari di 4,5 miliardi di euro. Lavori in tutta la zona del centro della città stanno creando un po’ di disagi ai romani ma “l’anno che verrà” sarà speciale. Sarà l’anno del secondo Giubileo ordinario del secolo XXI, Roma sarà meta per molti cattolici di visita per ottenere l’indulgenza plenaria, cioè la remissione di tutti i peccati. Ma ci si crede ancora? A giudicare dalle previsioni dei numerosissimi pellegrini che arriveranno, direi propri di sì.
I Giubilei sinora celebrati sono stati 121: 26 ordinari e 95 straordinari.
Ma che cos’è il Giubileo?
Perché esiste questo evento? Come è nato?
Il termine giubileo deriva dall’ebraico yobel, che significa “capro” e richiama più precisamente il corno del capro, cioè lo strumento col quale veniva annunziato l’inizio dell’anno giubilare ebraico che si celebrava ogni cinquant’anni, mentre ogni sette anni ricorreva l’anno sabbatico, durante il quale si lasciava riposare la terra: “Conterai pure sette settimane di anni, sette volte sette, cioè quarantanove anni; santificherai l’anno cinquantesimo, e annunzierai la remissione a tutti gli abitanti del paese” (Levitico, 25).
Durante l’anno del giubileo i terreni dovevano rimanere incolti e i debitori rientravano in possesso del patrimonio che avevano perduto, mentre i servi venivano liberati. Si trattava di una sorta di ritorno alle origini e di un nuovo inizio della storia umana: il giubileo ricordava il primato di Dio, che “il settimo giorno si riposò” e al quale appartiene la Terra, mentre l’uomo deve anzitutto lodarlo e ringraziarlo e condividere i beni terreni con gli altri uomini. Gli studiosi ritengono che esso abbia costituito un ideale utopico di giustizia e che le norme del Levitico sul condono dei debiti non siano mai state concretamente applicate. Esse evocavano comunque l’ideale messianico, poi richiamato dai profeti e da Gesù, che ‒ con le parole del profeta Isaia contenute nel libro omonimo (61,1-3) ‒ disse di essere venuto a ridare la libertà agli schiavi e ai prigionieri e a “predicare un anno di grazia del Signore” (Luca 4,18-19).
Le regole bibliche che si riferiscono agli anni sabbatici (shemittah) sono tuttora osservate da molti ebrei religiosi nello Stato di Israele, ma le normative del giubileo non vengono osservate da molti secoli. Secondo la Torah, l’osservanza del giubileo si applica soltanto quando il popolo ebraico dimora in Terra di Israele ripartito nelle rispettive Tribù. Pertanto, dopo l’esilio della Tribù di Ruben, della Tribù di Gad e della Tribù di Manasse il giubileo non è più applicabile.
Il Giubileo del Cristianesimo
Nel Nuovo Testamento il termine Giubileo non esisteva, venne introdotto da Papa Bonifacio VIII con la bolla del 22 febbraio del 1300. Modificando quello ebraico che in pratica trattava di leggi legate alla terra e ai diritti terrieri, il giubileo cattolico assumeva un nuovo significato spirituale. Per i cristiani la vera liberazione era infatti quella che cancellava i peccati e le pene ultraterrene.
Con questa bolla si concedeva l’indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero fatto visita trenta volte, se erano romani, e quindici se erano stranieri, alle Basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le mura, per tutta la durata dell’anno 1300; questo Anno Santo si sarebbe dovuto ripetere in futuro ogni cento anni.
Occorre però precisare che Papa Bonifacio in realtà si ispirò a eventi già presenti dall’anno 1000 nella tradizione popolare. Uno di questi è legato a una leggenda che narra della cosiddetta “Indulgenza dei Cent’anni” attribuita a Innocenzo III che pare avesse concesso l’indulgenza plenaria in occasione del passaggio dal X all’XI secolo, a tutti i pellegrini che si fossero recati nell’antica basilica di S. Pietro. L’altro evento, detto della “Perdonanza di Celestino V” è invece attestato storicamente. Celestino V nel 1294 stabilì che tutti coloro che si fossero recati nella Chiesa di Santa Maria di Collemaggio a l’Aquila, tra il 28 e il 29 agosto, avrebbero ottenuto l’indulgenza plenaria. La Perdonanza si ripete ancora oggi.
Nel 1350 Papa Clemente VI, per parificare l’intervallo a quello del Giubileo ebraico, decise di accorciare la cadenza a 50 anni. In seguito l’intervallo fu abbassato a 33 anni da Urbano VI, periodo inteso come durata della vita terrena di Gesù, e ulteriormente ridotto a 25 anni durante i papati di Niccolò V e di Paolo II.
La struttura fondamentale del rito viene definita nell’anno 1500 da papa Alessandro VI Borgia.
Il rito del Giubileo
Il Giubileo ordinario dura un anno più alcuni giorni: inizia infatti con il Natale precedente (25 dicembre) e termina con l’Epifania successiva (6 gennaio). Per quanto riguarda la forma religiosa e i rituali del Giubileo, il rito prevede l’apertura della Porta Santa in San Pietro e successivamente le altre porte sante delle cosiddette basiliche giubilari.
In origine le Basiliche Giubilari erano quattro: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore, in seguito furono aggiunte: Santa Croce in Gerusalemme, San Sebastiano fuori le mura, San Lorenzo fuori le mura. Hanno una porta santa le quattro basiliche maggiori di Roma. Il rito della porta santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un “percorso straordinario” verso la salvezza.
Il Papa viene portato su una sedia fino alla porta murata di S. Pietro, picchia per tre volte con un martello d’argento cantando in latino: «Apritemi le porte della giustizia». Dopo di lui picchia la porta per due volte un cardinale e quindi la porta viene aperta.
Il Papa passa per primo tenendo nella destra una croce e nella sinistra una candela accesa. La stessa cerimonia viene compiuta da cardinali nelle altre tre basiliche. L’Anno Santo si conclude con la muratura delle porte sante fino al successivo Giubileo.
Il Giubileo tra luci e ombre nella Storia
Il Giubileo nei secoli ha visto luci e ombre, santità e corruzione, ma soprattutto è sempre stato collegato a un giro d’affari che arricchiva le casse del Vaticano e incrementava le attività di ristorazione e alloggio dei romani. I numerosi pellegrini necessitavano di vitto e alloggio e questo favoriva gli osti romani e i locandieri, ma le indulgenze avevano un costo e questo portava denaro al Vaticano. Oggi però l’indulgenza non si paga, si fanno offerte volontarie o opere di misericordia e carità cristiana per ottenere la propria salvezza. In anni passati non fu proprio così. Le indulgenze avevano un costo, famosa è la lista dei peccati e il loro rispettivo pagamento di Leone X, il Papa più caro, non c’era peccato neanche il più nefando che non avesse un prezzo
Lutero diede vita alla Riforma protestante proprio sulla base del pagamento delle indulgenze. Diceva infatti “le indulgenze sono frodi pie dei fedeli”; 22 (DS 1472): più che promuovere la penitenza dei peccatori, favorivano il commercio delle cose sacre con i connessi scandali. I protestanti le dileggiavano pubblicamente, qualificandole spiritualmente inutili e utili solo per la curia romana come strumento di guadagno.
Alcuni problemi hanno sempre accompagnato l’evento, ora come allora, la sicurezza e la salute.
Salute
L’alto numero di pellegrini creava problemi dal punto di vista della loro gestione: i momenti di calca erano piuttosto frequenti. Persino Dante, nel canto XVIII dell’Inferno, ricorda che i romani dovettero stabilire il doppio senso di marcia sul ponte Elio per evitare pericolosi ingorghi. Ma i veri problemi erano quelli di igiene e salute pubblica. Non a caso numerosi giubilei furono accompagnati da violente epidemie, soprattutto di peste. Nacque così l’antenato del green pass.
Nell’ XVI secolo fu istituita a Roma una speciale commissione che non consentisse l’accesso ai pellegrini arrivati nell’Urbe senza un’apposita “bolletta di sanità”, un attestato di provenienza da un paese libero dalla peste che consentiva di ottenere il permesso di entrare.
Sicurezza
Oggi il nostro problema sono gli attentati terroristici, un tempo la minaccia non erano i terroristi ma furfanti, ladri e briganti che si nascondevano tra la folla e lungo il cammino che portava a Roma. Nel 1500, per esempio, la Via Cassia era infestata dai briganti della famiglia Corsi, contro i quali papa Alessandro VI emanò un bando specifico, che li allontanava da tutti i territori dello Stato della Chiesa pena la confisca di tutti i beni. Nell’anno dei Borgia, alcuni briganti furono impiccati pubblicamente sul Ponte S. Angelo.