Oggi il salottino di TSD è lieto di ospitare una nuova autrice: Gaetanina Longobardi. Prima di leggere cosa ci ha raccontato in merito alla sua attività di scrittrice e la sua passione per la Storia, conosciamola meglio!
Molto complesso il rapporto con il futuro per chi come me studia il Medioevo.
Mi chiamo Gaetanina Longobardi e sono di Angri in provincia di Salerno. La mia vita si lega a Teia, eroe Ostrogoto del VI secolo.
Nel 2004 ho pubblicato con la Graus Editore il mio primo libro “Ali di farfalla”. Nel 2020 ho pubblicato con Rossini Editore “Prima di Eroe”. Nel luglio del 2021 è uscito il mio nuovo libro La “Fuga di Ionio”, un fantasy ecologico di Porto Seguro Editore.
Nel marzo 2022 è uscito il mio romanzo storico “Armonia Amalfitana”, Delta 3 Edizioni. Il libro Armonia Amalfitana è ambientato nel IX secolo, il periodo ideale per me. È la storia di Susanna che compie scelte priva di riluttanza, nell’intreccio plausibile della Storia.
Nell’estate del 2024 sono uscita con il nuovo libro “Tuono” edito da Homo Scrivens. Un grande cambiamento provare a scrivere lontano dal mio Medioevo. Il libro racconta dei tombaroli e devo ringraziare Aldo Putignano, il mio editore, per aver creduto in questo libro.
Oggi non sono nel 2024, io vivo il Medioevo. Sono nel 1362, con Giovanna I. Ho quasi completato un nuovo romanzo storico ambientato nel XIV secolo. Sono innamorata degli Angiò, ma la documentazione deficitaria mi sta facendo impazzire. Non vedo l’ora di finirlo. E continuare a scrivere di Medioevo.
Che tipo di lettrice è Gaetanina Longobardi, prima di essere scrittrice?
La devozione al linguaggio poetico mi fa vivere in biblioteca. Leggo le fonti storiche di chi prima di me ha studiato il passato e ammiro il lavoro di ricerca. Storici del XIX secolo hanno un grande potere su di me. E amo profondamente la possibilità di non limitarsi a una lettura univoca. Mi dà molto piacere avere libri sparsi in casa. Mio marito ne ha trovati un paio persino in frigorifero, ma non so proprio come ci siano arrivati.
Come ti sei avvicinata al romanzo storico?
La dedizione incondizionata va agli autori del mio territorio. Io sono di Angri, in provincia di Salerno e qui vicino è nato il meraviglioso Domenico Rea. La componente creativa di Domenico Rea che permette la totale comprensione dei luoghi per me familiari e poi uscire fuori in un’intensità sempre più ampia.
Nella scia della tradizione e nella interpretazione di Napoli leggo Il Resto di Niente di Enzo Striano. Le differenze di prospettiva di Enzo Striano dalla profondità intellettuale potente. Osservare la Storia e raccontarla con coraggio.
Parlando di “Tuono”, il tuo ultimo libro, come è nata l’idea di occuparti del mondo dell’archeologia e dei tombaroli?
Non è stato facile scrivere di tombaroli. Capovolgere lo spazio e allontanarsi dalla metodologia usata. Io sono fedelissima di Giambattista Vico, la ricerca e la documentazione è il fondamento della funzione formativa della Storia. E soprattutto la teoria dei corsi e ricorsi storici. Perché la Storia si ripete. Non con gli stessi eventi, ma con fatti analoghi. Spetta a noi scegliere come affrontarli. Vichiana ovunque, nelle ricerche in biblioteca e seduta alla scrivania.
Con il Tuono ho dovuto giocare. Trasformare la ricerca perché il mondo dei tombaroli non ha punti d’accesso. Un mondo che non resta cristallizzato in un unico tempo reale. L’elemento storico si congiunge al favoloso e mitologico. Leggende di oggetti scavati e venduti che hanno visto soltanto pochi uomini. Reperti su cui non ci sono certezze. Uomini che realizzano se stessi e io continuo a chiedermi quanto può costare all’animo umano scavare per vendere quei vasi, quelle statue e lasciarli partire per non rivederli più.
Quanto c’è dell’autrice nella protagonista Ilde?
Il nome Ilde non è casuale, omaggia la moglie di Carlo Magno Ildegarda. Quando Ilde comprende cosa fa Carlo, il tombarolo protagonista del Tuono, lo condanna. Ilde ha un profondo tormento morale perché comprende il ruolo di questi uomini. Ne rimane affascinata, ma io non voglio esaltare l’illecito. Volevo un modo di vedere differente, perché il mondo dei tombaroli non ha punti d’accesso. Non si entra in questo mondo falotico mentre si scava ogni notte. Non ci sono crisi in questa realtà ribaltata.
Che cosa puoi dirci del traffico illegale di reperti archeologici?
Se partiamo dall’inizio, il tuono è il ferro usato per cercare le tombe greche. In una notte usi il ferro a forma di Ti nelle campagne intorno a Paestum, nel Cilento. Scavi per tre, quattro metri e quando hai trovato la tomba, fai involare il corredo funebre.
Ma se si tratta di una villa romana, la scena cambia. Lo scavo intorno a Pompei, Ercolano oppure Castellammare di Stabia non lo fai in una notte. Solitamente parti da un pozzo asciutto e scavi per almeno due anni. Scendi a venti metri sottoterra e costruisci gallerie di venti metri. Sempre e soltanto di notte. Il mondo dei tombaroli è un mondo notturno. E quando finalmente trovi la villa romana, la tentazione è quella di aver trovato il posto giusto dove stare. Nel Tuono c’è una scena che ho immaginato di un tunnel che crolla addosso a un gruppo di tombaroli. Sarà Carlo a venire in soccorso e salvarli.
La zona in cui vivi, nel Cilento, ha un ricco patrimonio archeologico, pensiamo a città come Paestum e Velia. Ti va di raccontarci qualcosa su questi luoghi meravigliosi e sull’intensa attività dei ritrovamenti che la caratterizzano?
La provincia di Salerno vanta una civiltà antichissima. Infatti sin dal VI secolo a.C. in Elea (che sarà poi Velia), Senofane di Colofone nella scuola da lui fondata, detta appunta eleatica, nei ragionamenti con i suoi discepoli avanzava l’idea dell’esistenza di un Essere superiore, infinito ed eterno.
L’incipit del Tuono parte proprio nel Cilento, in particolare la Baia di Trentova ad Agropoli. Ma devo ammettere che il libro è nato perché il nostro territorio dal Nord al Sud è un unico paesaggio archeologico.
Ovunque scavi, troverai reperti che narrano il nostro territorio. Il mondo dell’Archeologia è popolato da luoghi meravigliosi. Paestum fu fondata dai greci di Sibari intorno al VII secolo a.C. e da loro chiamata Poseidonia o città di Nettuno. Il più grande dei templi è il perfetto esempio di architettura dorica templare. Il tempio di Nettuno fu costruito nel 450 a.C. era dedicato alla dea della maternità e della fecondità Hera Argiva. Vi è poi il Tempio Italico costruito intorno all’80 a.C. dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Meraviglioso è il Giro delle Mura che cingono la città per circa 5 chilometri. Poderosi blocchi parallelepipedi di calcara e intervallata da torri quadrate e cilindriche. Uscendo dal recinto degli scavi si può visitare il meraviglioso Museo che raccoglie quanto è stato rinvenuto nell’antica città e nelle necropoli dei dintorni. Qui mi fermo perché le varie metopi sono assolutamente da vedere almeno una volta nella vita. Tutta la storia ellenica e mitologica viene rappresentata.
La città di Velia, chiamata anche Elea, fu fondata dai Focei nel 540 a.C. Il popolo che abitava questa città era dedito alla pesca e al commercio marittimo, tanto che erano collegati anche con Marsiglia, di cui molti ritengono che Velia fosse una colonia, essendo stata anch’essa fondata dai Focei. Ho avuto casa d’estate sotto la torre di Velia per oltre vent’anni e nella campagna intorno agli scavi cercavamo le monete che qui sono state trovate in abbondanza. La speranza era trovare una moneta visto che nel I secolo a.C. Velia coniava moneta autonoma in bronzo con funzione sussidiaria ai denari in argento emessi da Roma. Non ho mai trovato niente tranne il sapore dolcissimo della nostra Storia.