Recensione di Tiziana Silvestrin
1864 – A Londra è iniziata la costruzione della metropolitana, la prima al mondo; molti londinesi sono ancora diffidenti con questa Ferrovia Sotterranea che si inoltra nei cunicoli sotto la città e preferisce prendere le carrozze o gli omnibus per spostarsi. Nel sottosuolo un nugolo di operai lavora alla costruzione di nuove gallerie, muovendosi alla luce delle lampade e in compagnia dei topi.
Inevitabilmente con l’ampliamento delle gallerie si creano dei disservizi e una sera la metropolitana si ferma una stazione prima, il bigliettaio sfidando le proteste dei passeggeri, avvisa che devono scendere a Baker Street. Vagone dopo vagone invita ad avviarsi verso l’uscita donne eleganti e impiegati, soldati, ubriachi e rispettabili gentiluomini.
Nell’ultimo vagone il bigliettaio trova uno studioso e una donna completamente ubriaca, appena si rende conto che è stata assassinata si mette a gridare, spaventando i passeggeri e il giovane che nella fretta di fuggire lascia cadere il suo taccuino.
Del caso viene incaricato l’ispettore Decimus Webb, non bello certo, ma decisamente simpatico con quella folta capigliatura che spunta da sotto il cappello di ordinanza, la barba e i grandi occhi. Arriva alla stazione della metropolitana su un biciclo, l’antenato della bicicletta, con cui usa spostarsi, nonostante i colleghi lo considerino ancora un mezzo di trasporto stravagante. Le indagini si concentrano subito su Harry Cotton, lo studioso che è fuggito, gli appunti del suo taccuino rivelano che passa le sue notti a spiare le donne di malaffare. Il giovane affitta stanze in strade malfamate, dalle quali può e le prostitute e i loro clienti.
Mandatelo piuttosto nelle vie del “Market” Non ci sono molte altre zone della metropoli dove un uomo possa essere altrettanto incline a cedere alla tentazione della carne. Ed è carne umana, ovviamente, offerta a ogni angolo di strada, le più abiette vestigia del genere femminile che si possano incontrare. Eppure, se vogliamo dire la verità vera, la prontezza con cui questo tributo umano viene offerto, e accettato, non è che la dolorosa testimonianza della natura bestiale del genere umano, nel senso degli uomini, e della trista disgrazia delle donne.
Harry Cotton, con addosso abiti consunti, si aggira per i vicoli più malfamati di Londra, dove allaccia strani rapporti con loschi personaggi che vivono di espedienti, invitandoli a mostrare la loro abilità nei furti, cercando le confidenze di prostitute, per poi cambiarsi d’abito e andare a cena con l’alta società. Un individuo sul quale convergono subito i sospetti della polizia, ma indubbiamente non è facile trovare qualcuno che cambia spesso indirizzo, abito e anche il nome.
Grazie alla descrizione che ne fanno i giornali Decimus Webb viene informato che la giovane uccisa è Sally Bowker, una delle ospiti del Rifugio Holborn per donne penitenti, uno dei tanti istituti con il compito di accogliere le donne stanche di vendersi per strada o ormai impossibilitate a farlo. Sally Bowker era la compagna di stanza di Agnes White, una donna sui quarant’anni che ha sviluppato una dipendenza dal laudano, il farmaco le è necessario per dormire, calmare la tosse e i propri rimorsi. Qualcosa la tormenta a tal punto da spingerla talvolta a fuggire dal rifugio dove poi è costretta a tornare, perché non esiste più un posto dove lei possa stare: la casa dove viveva assieme alle figlie è stata allagata dal Tamigi.
Nel romanzo emerge uno spaccato di come doveva essere la vita delle donne nei secoli passati, se non avevano la fortuna di appartenere a una famiglia abbiente dovevano guadagnarsi da vivere lavorando a servizio, sopportando le vessazioni della padrona e le attenzioni poco gradite del padrone, se invece non riuscivano a trovare un lavoro, non restava che la strada con i suoi disagi e pericoli.
Agnes White ha due figlie Clara e Lizzie White. Clara lavora come cameriera presso il dott. Harris, uno dei governatori del Rifugio Holborn; in quel rifugio si entra se si è raccomandate e solo grazie ad una raccomandazione è possibile trovare un lavoro.
Lizzie White ha avuto meno fortuna, sposata ad appena quattordici anni, con Tom Hunt un disgraziato che vive di espedienti, truffando il prossimo con trucchi da baraccone che nella maggior parte dei casi vengono scoperti dal pubblico; quando non hanno denaro a sufficienza per mangiare questo suo marito la costringe a vendersi. Il personaggio di Lizzie White strappa le lacrime, coperta di abiti consumati e di lividi, la sua unica ricchezza è l’illusione di essere amata nonostante le botte che il marito le rifila ed è questa illusione che sbatte in faccia alla sorella come un trofeo quando la va a trovare nella cucina della casa dove lavora.
Clara ha tutta un’altra tempra, non vuole dipendere da nessuno, non chiede, non supplica, quando le serve qualcosa per aiutare sua madre non esita a ricorrere a sotterfugi e anche alle abilità che le hanno insegnato per sopravvivere nei bassifondi. La vita a servizio le sta stretta, fatica a sopportare l’arroganza della signora Harris e i modi di malcelata superiorità del marito che sembra condurre una doppia vita; tutte le notti, quando la moglie e il resto della servitù dorme, esce di casa elegantemente vestito per tornare prima dell’alba.
E’ una Londra in cui si respira la nebbia insieme alla fuliggine che esce dai camini delle case o delle navi che attraccano al porto, dove un cielo azzurro sembra strano tanto raramente appare. Si cammina in vicoli cosparsi di rifiuti, con un rivolo d’acqua che scorre al centro e funge da fogna, su questi vicoli si affacciano bottegucce e pub in cui si cerca di dimenticare la miseria con boccali di birra e bicchieri di gin e dai quali gli avventori, mezzo ubriachi, vengono buttati fuori a notte fonda
Il pub delle Three Cups. Un locale minuscolo, che risulterebbe invisibile dalla strada se non fosse illuminato da una grande lanterna a gas, decisamente troppo luminosa per quello stretto vicolo. L’interno del locale, invece non è altrettanto luminoso: cosa non rara per le piccola e malconce rivendite di gin che aspirano a scimmiottare i grandi locali di Drury Lane. Come questi ultimi hanno un bancone di mogano, ma con il ripiano graffiato e sporco, e come quelli hanno l’illuminazione a gas, ma ridotta a due sole lampade. Naturalmente poi c’è il fumo di tabacco che riempie l’aria come una nebbia e l’onnipresente tanfo del liquore versato.
Un’altra morte arriva a complicare l’inchiesta di Decimus Webb, Agnes White viene ritrovata in un pozzo, è di nuovo il Rifugio Holborn per donne penitenti, con i suoi sordidi segreti ad essere al centro delle indagini.
Pro
Il romanzo è ben costruito con il classico colpo di scena finale. Lo stile è scorrevole e nonostante l’ambientazione non indulge nella commiserazione dei protagonisti, in cui talvolta il dolore è talmente forte da spingere all’omicidio.
Contro
I personaggi sono caratterizzati ma le loro emozioni avrebbero potuto essere meglio raccontate, si sente spesso la mancanza della descrizione dei loro stati d’animo.
Trama
Nel buio dei sotterranei londinesi si nasconde uno spietato assassino.
Londra, 1864. Sull’ultimo treno notturno della neonata metropolitana appena entrato nella stazione sotterranea di Baker Street, viene trovato il cadavere di una giovane donna. La poveretta è stata strangolata e abbandonata in una carrozza di seconda classe. Sul posto interviene l’ispettore Decimus Webb, che subito comincia a muoversi nei sobborghi della Londra vittoriana a caccia di indizi. Le sue ricerche lo conducono all’Holborn Refuge, una struttura che accoglie le cosiddette “donne perdute”, dove incontra la domestica Clara White. Ed è proprio attorno a questa apparentemente onesta e rispettabile lavoratrice che Webb scopre una fitta ragnatela di segreti e intrighi, che sembrano espandersi fin nel sottosuolo, nel dedalo di tunnel della metropolitana. Per risolvere il mistero dell’omicidio sul treno, l’ispettore dovrà innanzitutto capire chi è davvero Clara White: una possibile vittima o la sospettata numero uno?