Recensione a cura di Claudia Babudri
Il segreto di Vittoria. La vita di Vittoria Colonna ai tempi di Michelangelo romanzo storico di Giulia Alberico (Piemme 2024), è il racconto vibrante della vita di Vittoria Colonna, nata nel 1490 (o 1492) a Marino, nobile e poetessa vissuta “al tempo di Michelangelo”, moglie di Fernando Francesco – detto Ferrante – d’Avalos, Marchese di Pescara e condottiero spagnolo nelle Guerre italiane.
L’Alberico ci racconta della Colonna attraverso una narrazione a due voci. La prima è di un personaggio di fantasia: la fedele Sosò, domestica, amica, inserviente, confidente, colei che fino all’ultimo ha servito e assistito la nobildonna con affetto e tenerezza incondizionati sempre nel rispetto delle parti e dei ruoli. È Sosò che offre all’autrice l’escamotage narrativo per parlare post mortem dei segreti “dell’amata Vittoria”, la poetessa “più grande del suo tempo” colei che fu “onorata da papi e imperatori” animata da grandi passioni e profondi tormenti. Perché Vittoria Colonna, “anima in pena, prossima al Signore” seconda voce narrante di quest’opera, visse un’esistenza intensa in un’epoca difficile, controversa, segnata dalla grandezza e dai vizi della Roma papale.
Nella cornice di un Rinascimento segnato dal Concilio di Trento, l’autrice traccia il ritratto di Vittoria, donna dalla sensibilità profondissima, estremamente umana, moderna. Una figura dalla complessa psicologia, risoluta nelle sue idee, caparbia e forte nell’affrontare il dolore più grande. Primo tra tutti la perdita prematura del “suo Sole”, l’amato Ferrante.
Questo amore Vittoria lo vivrà con tutta sé stessa, ricevendone in cambio venerazione, rispetto e discrezione sulle deformità del suo corpo. Dopo la morte del consorte, nonostante l’invito a risposarsi da parte di Costanza d’Avalos, sua zia, Vittoria esprimerà il desiderio di vivere in solitudine, aspirazione negata dal fratello Ascanio e dal Papa, Clemente VII. A Roma, nel convento di San Silvestro in Capite, la nobildonna trascorrerà parte delle sue giornate, dedicandosi alla scrittura, alla piacevole compagnia delle consorelle, scambiandosi fitta corrispondenza con personaggi importanti del suo tempo: ad esempio, i cardinali Reginald Pole e Contarini, uomini desiderosi di riformare la curia papale, incline alla corruzione, all’ immoralità e al nepotismo.
Siamo nel periodo del Concilio di Trento e vedremo una Vittoria controcorrente: la Colonna, insieme allo spagnolo Valdés, a Giulia Gonzaga, Caterina Cybo e Isabella Beseno, abbraccerà gli ideali degli Spirituali, uomini e donne desiderosi di un ritorno al Vangelo, decisi a sfidare Papa Paolo III Farnese e il suo Sant’Uffizio, feroce Tribunale dell’Inquisizione. Perché Vittoria Colonna visse la sua vita dedicandola alla spiritualità non disdegnando i viaggi per incontrare politici, dotti e grandi maestri del suo tempo. Tra questi Michelangelo, anch’egli nel mirino della Chiesa sospettosa della personalità e delle idee del maestro.
Non nego, da lettrice, di essere rimasta incantata dall’intensità con cui l’Alberico traccia in questo racconto i legami umani: è commovente il rapporto tra la protagonista e la sua fedele Sosò, descritto con profonda umanità e tenerezza familiare. Più vibrante, intenso e struggente è il rapporto con il maestro della Sistina, un incontro di anime profondissime consce del tormento dell’esistenza. Mi pare di vederli, Vittoria e Michelangelo, seduti nell’umile giardinetto della catapecchia a Macel de’ Corvi, il quartiere romano degli artisti, nel delicato e struggente acquerello che ne fa l’Alberico, in quello spazio dell’anima in cui due persone, l’una anziana e l’altra segnata dalla solitudine, si rispecchiano dando vita a qualcosa di vero, di autentico, guardandosi l’un l’altra con estrema comprensione umana, con sensibilità, parlando anche attraverso i silenzi. Ammetto di non essere facile alla commozione ma l’infinita e disarmante purezza di questo legame narrato con straordinaria abilità mi ha colpita. E lo ha fatto al pensiero dell’attualità in cui spesso le relazioni umane e l’amore sono un usa e getta senza comprensione. L’Alberico ci dona speranza, accarezzando la nostra anima con le sue parole, rendendoci spettatori di quest’incontro puro, capace di scaldare il cuore, creando sincera empatia con chi legge.
Ma il mio apprezzamento verso quest’opera e la sua autrice non si ferma qui. In generale, scrivere un romanzo storico è una sfida per ogni scrittore il quale, oltre alla ricerca delle fonti, deve – come un attore – “uscire da sé” per vestire i panni di persone nate e vissute secoli prima al fine di “entrare nel personaggio” per ritrarlo in maniera quanto più veritiera possibile. A questo scopo, al di là delle testimonianze e delle fonti storiche, per rendere efficace il personaggio, sono molto utili anche le immagini e i ritratti, se presenti. Nel caso particolare della Colonna, di cui conosciamo solo la voce attraverso gli scritti, non abbiamo raffigurazioni ufficiali. Certo, vi è il ritratto di Sebastiano del Piombo ma purtroppo delinea la nobildonna in modo sfuggente. Vittoria Colonna sembrerebbe voler scivolar via dal nostro immaginario, rimanendo un fantasma evanescente dotato solo di voce. La prima grande difficoltà, nel caso della Colonna, credo sia stata proprio questa: il ritrarla senza avere un ritratto, basandosi solo sulla sua voce e sulle fonti a disposizione.
L’Alberico sarà riuscita a rendere questo personaggio efficace e vivo nel suo racconto?
A mio parere si. Ne Il segreto di Vittoria, l’autrice, forte dello stile narrativo efficace, riesce a superare questo problema, regalandoci una Vittoria Colonna viva e concreta in virtù della psicologia ben caratterizzata. Il lettore riuscirà a vedere Vittoria, si muoverà con lei, incontrerà con lei i grandi personaggi della sua epoca, gioirà e si tormenterà al suo fianco al ritmo aulico ed incalzante delle pagine di questo romanzo in cui si evidenzia anche il lavoro di ricerca storica. Nonostante le fonti non siano esplicitate in una sezione apposita e, nel testo, non ci sia un elenco dei personaggi utile al lettore per distinguerli tra realtà e fantasia, si percepisce il forte interesse per la storia da parte dell’autrice, estremamente sensibile, forse per deformazione professionale essendo stata insegnante della materia, verso la ricerca e il rispetto delle testimonianze scientifiche.
Leggere Il segreto di Vittoria significa immergersi in una lettura coinvolgente, dallo stile scorrevole, estremamente vivo, aulico nei contenuti e lirico nella forma. Un racconto scritto dall’abile penna dell’Alberico. Un racconto dal sapore vibrante come l’intensa umanità di Vittoria Colonna, anima eccelsa del suo tempo.
Trama
Roma, 1567. Vittoria Colonna, poetessa, vedova di Ferrante d’Avalos, marchesa di Pescara e consigliera di due Papi, è morta ormai da alcuni anni. Ed è solo a distanza di tempo che la sua dama di compagnia, colei che le è stata accanto dal primo giorno, decide di aprire le carte che ha conservato e nascosto fino alla fine: gli amici di Vittoria sono morti ormai e nessuno corre più il pericolo di essere condannato per eresia e tradimento. Vittoria, infatti, con Giulia Gonzaga, il cardinale Ferdinand Pole e Michelangelo faceva parte di un gruppo di persone che tentò in ogni modo di riformare la Chiesa per evitare lo scisma, condannando il nepotismo, la vendita delle indulgenze e le numerose storture della curia papale. Ma in quelle carte segrete non emerge soltanto Vittoria la santa, la cristiana, la riformatrice. C’è anche una donna dal carattere unico e dai molti segreti: vedova inconsolabile di un matrimonio casto eppure dolcissimo, persona in costante lotta con un corpo considerato contronatura, appassionata musa e amica di Michelangelo, che forse amò per quanto corpo e anima le consentissero. Dopo aver scavato nell’animo inquieto di Margherita d’Austria, signora delle Fiandre, Giulia Alberico racconta in un modo nuovo e modernissimo una figura controversa e incantevole del Rinascimento. “Il segreto di Vittoria” è un romanzo intenso, di grande poesia e forza narrativa, che rievoca e dà nuova vita a una delle più grandi epoche della nostra Storia.