Recensione a cura di Roberto Orsi
Per l’inizio di questa recensione, permettetemi una piccola digressione personale. Solitamente non ne faccio mai, chi legge le mie recensioni lo sa, ma in questo caso credo sia doveroso e ne capirete il motivo tra poche righe.
Il romanzo di oggi “L’ultimo soldato di Mussolini” di Andrea Frediani mi è stato regalato da mia figlia Emma, un regalo inaspettato e senza alcuna motivazione specifica legata a festività, compleanni o ricorrenze. Mi ha detto semplicemente “ero in libreria con la nonna e ho pensato di regalarti un libro”. Un episodio che mi ha colpito e che ha aumentato la sua particolarità durante la lettura. Perché il romanzo di Frediani racconta sì della Seconda Guerra Mondiale e delle atrocità del conflitto, ma parla prima di tutto di un rapporto tra padre e figlia.
Una connessione casuale e quantomeno curiosa, che mi ha accompagnato lungo tutta la lettura. È il 1970, precisamente il 17 giugno 1970 e mentre l’Italia intera è incollata allo schermo per la “partita del secolo”, quell’Italia-Germania Ovest 4-3 ai Campionati Mondiali del Messico, Flavia, una giovane donna di Roma, si perde in una serie di oggetti appartenuti al padre e conservati in cantina. Per lei è un momento di profondo raccoglimento intimo, nel riavvolgere il nastro dell’esistenza di un padre che ha conosciuto troppo poco finché era in vita, e di cui ha potuto apprezzare la vera essenza attraverso il racconto di un camerata che con lui aveva affrontato la guerra.
Così, la narrazione si sposta all’8 settembre 1943, una data spartiacque per il conflitto, il giorno dell’Armistizio.
L’armistizio di Cassibile
Tramite un proclama del maresciallo Pietro Badoglio, diventato primo ministro il 25 luglio in seguito alla deposizione di Mussolini, venne data notizia della firma dell’armistizio di Cassibile. L’armistizio, così chiamato perché era stato firmato il 3 settembre nella località siciliana, prevedeva che l’Italia si arrendesse incondizionatamente alle Nazioni Unite e abbandonasse l’alleanza con la Germania di Hitler. La firma dell’armistizio il 3 settembre prevedeva che rimanesse segreto per cinque giorni: il pomeriggio dell’8 settembre 1943 alle ore 17:30, corrispondenti alle 18:30 italiane, il generale Dwight Eisenhower ne diede notizia, in lingua inglese, su Radio Algeri.
Per l’Italia fu l’inizio di una nuova fase del conflitto. Gli Alleati anglo-americani da una parte che risalgono la penisola cercando in ogni modo di attraversa la Linea Gotica; i Tedeschi, gli ex alleati, dall’altra, un esercito che da amico diventa nemico nel giro di poche ore; coloro con cui si è combattuto fianco a fianco per anni, improvvisamente si trasformano in quelli da combattere e uccidere, alla ricerca della propria salvezza.
E il Duce, liberato grazie all’Operazione Quercia condotta il 12 settembre da un gruppo di paracadutisti tedeschi a Campo Imperatore sul Gran Sasso agli ordini del capitano Otto Skorzeny (a tal proposito l’autore ha scritto anche un altro romanzo “Il nazista che visse due volte”, finalista al Premio Amalago 2023), cerca il riscatto politico con la costituzione della Repubblica di Salò, mentre il re e Badoglio fuggono dalla città di Roma.
Una situazione politica che riveste la nostra penisola di incertezza e sconvolgimento sociale. Le fazioni in campo si sono modificate, le alleanze sono state riscritte; i soldati e i cittadini comuni si trovano ad affrontare un nuovo fronte politico e di guerra che non ha i contorni ben definiti.
Gli Anglo-americani cercano di liberare il paese dal gioco Nazista, ma allo stesso tempo si teme una avanzata inarrestabile del bolscevismo di Stalin dalla Russia. Comunismo e capitalismo, democrazia e totalitarismo, si scontrano sulla scena mondiale che darà vita a un nuovo ordine delle cose.
Il romanzo
“Non era vigliaccheria, continua a ripetere a sé stesso. Era solo imbarazzo. Non poteva affrontare i combattimenti senza essere convinto della causa per la quale uccideva.
Ma adesso… cosa era giusto? La nazione non aveva più una guida; l’uomo più capace era stato messo fuori gioco e coloro che lo avevano defenestrato non si erano mostrati alla sua altezza”
In questa situazione così instabile e cruciale per il futuro del nostro Paese, Andrea Frediani ambienta la storia di Ulisse, un fascista della prima ora, sconvolto come tanti dalla notizia della caduta di Mussolini e della firma dell’Armistizio che segnava la parola fine per il regime fascista. E se molti impiegarono pochissimo tempo per passare dalla parte dei ribelli, in nome della Resistenza e della Liberazione del Paese, per Ulisse non è così facile. Si sente svuotato di qualsiasi obiettivo, di motivazioni per cui combattere e per cui andare avanti. La nascita della Repubblica di Salò dà improvvisamente nuova linfa vitale ai convinti ideali fascisti; si formano nuove legioni pronte a schierarsi al fianco dell’esercito tedesco nella difesa dei territori contro l’invasione Alleata e nella denuncia e persecuzione delle forze di Resistenza.
“Ancora una volta la storia dovrà riconoscere che il nostro popolo possiede sempre la facoltà millenaria di risorgere anche nelle più dure e nelle più drammatiche situazioni, non appena una parola d’ordine e uno spirito nuovo esaltino i cuori e la volontà concorde di tutti. Oggi questo spirito nuovo si riassume nel binomio fascismo-repubblica ed è sotto questa rivoluzionaria bandiera che i soldati italiani riprenderanno i loro posti di battaglia”
Ulisse viene assegnato alla Legione d’Assalto M Tagliamento e inizia un viaggio in lungo e in largo nella penisola, in quei territori dove la guerra non si combatte come al fronte ma si muove sui banchi delle osterie, nelle delazioni di un macellaio, nella denuncia di un panettiere che per aver salva la vita non esita a puntare il dito contro i suoi stessi clienti. Le azioni di sabotaggio, gli agguati e gli assalti ai baluardi difensivi sono le principali metodologie di battaglia.
Eppure, in lui si fa viva una sensazione di malessere che con il passare dei giorni cresce e si impadronisce del suo animo turbato. La lotta che si protrae per il ripristino del regime fascista è ancora quella giusta? Gli ideali che spingono l’esercito di legionari nel seguire il Duce sembrano non essere più attuali e attuabili. Qual è la fazione corretta a cui appartenere? La risposta che Ulisse rincorre per tutto il romanzo non è legata unicamente a un concetto di vittoria e salvezza, bensì a un discorso più profondo basato sul tema dell’onore, della corretta presa di posizione politica e sociale e la voglia di riscattarsi agli occhi dei propri cari ma soprattutto ai propri. Sentirsi dalla parte giusta del fossato, ricercando una quiete d’animo che non potrà comunque più essere quella originale.
Gli orrori della guerra vengono raccontati da Andrea Frediani con uno stile lucido e compassato, senza mai trascendere in prese di posizione, né accuse di sorta. “L’ultimo soldato di Mussolini” è una storia di Guerra nella Guerra ma anche e soprattutto la ricerca di nuovo io e della propria realizzazione interiore quando ciò che ci circonda è sconvolgimento puro.
La parabola di Ulisse, di cui assistiamo a una evoluzione completa in risposta ai demoni interiori che lo tormentano, è affiancata da quella dei tanti personaggi che fecero la Storia. Personaggi di fantasia e altri realmente esistiti coesistono in questo racconto che abbraccia gli ultimi venti mesi del conflitto, i più duri dal punto di vista fisico ed emotivo.
“Il concetto di onore – lo stesso onore che il fascismo aveva invocato per la società italiana in quei vent’anni di potere assoluto -, in quella guerra civile, coi compiti loro assegnati, era stato riscritto, ai loro occhi, e adesso godeva di un’interpretazione così estesa da non avere pressoché limiti. Tutto era giustificato, in nome della salvezza della patria, della vittoria e, soprattutto, della rivincita personale di ciascuno di loro contro i propri demoni.”
Un romanzo che, come ben sottolineato dall’autore nelle note finali, non si pone il pretenzioso obiettivo di spiegare e insegnare bensì di intrattenere e far riflettere sull’Uomo, le sue convinzioni, gli attriti e le emozioni che lo rendono unico.
Pro
Aderenza alla realtà dei fatti, una narrazione di fantasia perfettamente calata nel contesto storico di riferimento. La parabola del personaggio principale che il lettore segue con grande vicinanza ed empatia.
Contro
Alcuni passaggi e concetti di pensiero ripetuti più volte
Trama
All’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, la vita di Ulisse Savino, un reduce della milizia fascista, è distrutta. Respinto dalla compagna, ignorato dalla stessa figlia, disorientato dalla caduta di Mussolini e del fascismo e pieno di vergogna per il tradimento italiano nei confronti della Germania nazista, non vede vie d’uscita. Ma la creazione della Repubblica di Salò fa rinascere in lui nuove speranze. Unitosi con ritrovato entusiasmo alle file della Legione d’assalto Tagliamento, non vede l’ora di poter affiancare i nazisti nella lotta contro gli Alleati. La realtà che lo attende però è ben diversa e lo porterà a scontrarsi con i partigiani e la popolazione che li sostiene, e a confrontarsi con rastrellamenti, fucilazioni, violenze e soprusi di ogni sorta. Col progredire di questa guerra fratricida, le sue convinzioni cominciano a vacillare; gli eventi di cui è testimone lo spingono a cercare uno scampolo di umanità in un immaginario rapporto con la figlia, e i suoi occhi prendono a guardare in modo diverso coloro che si battono per liberare l’Italia dal giogo del nazifascismo.