Recensione a cura di Mara Altomare
Esattamente 100 anni fa l’evento passato alla storia come il “delitto Matteotti” segnò una svolta nel panorama politico italiano, consegnando senza poter tornare indietro il paese alla dittatura. Se prima di allora l’aria della dittatura si poteva respirare e percepire, quel giorno, il 10 giugno 1924, va ricordato come uno spartiacque: oggi, a 100 anni di distanza, è più che mai doverosa la memoria di quella data, e anche questo libro, “Tempesta su Mussolini”, è una grande occasione per ricordare.
Tuttavia tenendolo tra le mani per la prima volta, viene spontaneo chiedergli: “Di tutto ciò che in 100 anni si è prodotto, detto e scritto su questo fatto, tu, libro, che cosa potresti dire che non sia stato già detto? “
Ecco, è stato sorprendente scoprire che avvicinandosi in punta di piedi, con attenzione e rispetto per quello che ci racconta, ma ancora di più per “come” ce lo racconta, vale davvero la pena scommetterci e leggerlo, perché la potenza di questo romanzo è… che è un romanzo!
Non un saggio, non un trattato, non un libro di storia, non una cronaca.
Immerso in un contesto storico descritto da un autore che da sempre si distingue per la sua ampia competenza, esaustiva, dettagliata, mai leziosa; avvolto in una narrazione che suggerisce una sceneggiatura cinematografica, dove i capitoli scandiscono i giorni, capitoli che, avvicinandoci alla fatidica data, ci accompagnano verso il momento dell’omicidio in un crescendo di pathos. Ci fa leggere un delitto raccontato nel suo prima, durante e dopo, come se fossimo anche noi i passanti che si trovavano casualmente sul Lungotevere quel pomeriggio del 10 giugno 1924: lettori testimoni, increduli stupiti intimoriti e scossi dalla violenza e brutalità a cui assistono, ma impotenti… che leggendo osservano la scena dalle pagine del libro, così come da una finestra o di nascosto da dietro a un albero; silenziosi e rassegnati di fronte al destino di quello che oggi chiamiamo eroe, che se quel giorno ha perso, dopo 100 anni sappiamo che invece ha vinto, il titolo ce lo spiega bene… è l’uomo che oggi come allora ricordiamo come “Tempesta”.
“Si sedette, esausto, mentre i colleghi si complimentavano con lui. ‘Sei una vera tempesta, compagno Matteotti’ esclamò un deputato. E Giacomo sperò che potesse abbattersi su quei signorotti medievali che avevano reso la sua terra un feudo, dove veniva compiuto ogni genere di sopruso”
La copertina svela l’anima del romanzo. Lo scontro tra due Titani che sul nascere, ancora giovani, appaiono simili: quasi coetanei, entrambi arruolati in guerra, si sposano nella stessa epoca; in confronto tra loro fin dal 1914, nelle atmosfere dei congressi prima e delle sedute parlamentari poi; e, con il passare degli anni, in un crescendo di età e duelli sempre più aspri tra dibattiti, scontri e denunce. E’ un clima di sfida continua, che si respira tra le pagine e rappresenta l’essenza del libro, e che rende la lettura un’esperienza che va oltre la conoscenza storica, perché fa leva sulla passione, sul carisma dell’uno e dell’altro, sulla difesa a oltranza della libertà, sull’indignazione verso i personaggi più crudeli e pericolosi, sul coraggio e la coerenza che vanno oltre le paure.
Applausi copiosi da parte della sinistra, ma che coprivano a stento i rumori provocati dalla parte avversa.
Matteotti annuì e sorrise con tristezza.
“Adesso preparate la mia orazione funebre”
L’originalità del romanzo sta poi nel coinvolgimento dei personaggi minori, frutto dell’invenzione narrativa, ma non per questo meno protagonisti. Sono persone comuni che subiscono l’influenza della politica e che a loro volta si sfidano e intrecciano le loro esistenze con quelle dei due giganti.
Demetrio De Vitis, ispirato a un personaggio reale, ragioniere, collaboratore di Matteotti, combattuto tra i sentimenti di stima e invidia per la sua grande statura e le sue capacità intellettuali, nonché per la stabilità realizzata con la famiglia e i figli, una realtà personale per lui irraggiungibile.
Ezio Stiliconi, giornalista e amico, alla ricerca pura della verità che aspira a poter scrivere e diffondere, ma che vive la frustrazione di lavorare scontrandosi con una censura spesso subdola; un personaggio che solleva il grande tema della libertà di espressione, di stampa, di voto, facendocelo vivere dal punto di vista delle persone comuni, che anche nel loro piccolo combattono e si elevano a scelte grandi.
Sono due amici che partendo da un’infanzia comune prenderanno strade diverse, che a loro modo sono vicini a Matteotti e alla sua famiglia, e che ci avvicinano al mondo comune, lontano dai riflettori ma investiti e fortemente condizionati dal corso della storia. Sono lì a testimoniare che la storia non si scrive solo nelle aule parlamentari o nei campi di battaglia, ma ci raggiunge e orienta le nostre vite anche su una strada di città o di campagna, o sul nostro posto di lavoro, quotidianamente. Non sono loro i titani del romanzo, ma li sentiamo vicini, perché pur lontani nel tempo sono persone in cui ci si può riconoscere anche oggi, nella loro eroicità o nella loro vigliaccheria.
E poi c’è una persona davvero importante di cui il romanzo ha il merito di regalarci la memoria, è Velia, la moglie di Giacomo: Velia Titta Matteotti, tramite cui conosciamo il Giacomo uomo, marito e padre, e la sua grande motivazione nella ricerca della giustizia da consegnare al futuro dei suoi tre figli.
“Giacomo si abbandonò a un sorriso che rivolse alla moglie, poi al figlio, si ritrovò così stretto alle creature che più amava al mondo chiedendosi perché mai dovesse combattere … ma conosceva la risposta. Non poteva esserci felicità in un mondo ingiusto”
Velia non vive di riflesso perché splende di luce propria, è sensibile, raffinata, è scrittrice e poetessa, non bellissima, ma affascinante. La sua personalità raggiunge anche i due amici di Matteotti che ne rimangono attratti e a volte turbati… ma il legame di Velia con Giacomo è intoccabile, lo sostiene in ogni istante e anche dopo la sua morte difenderà con fierezza la dignità del marito. E il suo è un sacrificio invisibile, ma che in questo romanzo trova il posto che merita.
“Velia, per cortesia, recitami quella poesia che hai scritto da ragazza che avevi intitolato SPERANZA”
PRO DEL ROMANZO
Avvincente nonostante si conosca fin troppo bene il finale.
CONTRO DEL ROMANZO
Le pagine più violente, necessarie ma dolorose, chiedono qualche momento di respiro… prepararsi.
TRAMA
Quella tra Giacomo Matteotti e Benito Mussolini è una rivalità dalle origini antiche. Quando entrambi sono ancora membri del Partito Socialista, prima della Grande Guerra, Mussolini trova già nel futuro segretario un tenace oppositore, senza sapere che, in seguito, proprio lui, soprannominato “tempesta” dai compagni di partito, diventerà un ostacolo insormontabile per la sua sfrenata ambizione. Il loro antagonismo si rinnova un decennio dopo e culmina il 30 maggio 1924, nell’aula della Camera, dove Matteotti denuncia le violenze perpetrate dagli squadristi fascisti durante le ultime elezioni che hanno portato Mussolini alla guida di un governo di coalizione. Mentre Matteotti duella con il Presidente del Consiglio a colpi di discorsi in parlamento, intorno a lui si muovono consiglieri, compagni di partito, alleati più o meno fidati, agenti doppiogiochisti. E l’immancabile moglie, Velia, sostenitrice, fin dall’inizio, dell’incessante lotta del marito per la salvaguardia della democrazia. Due amici di vecchia data, Ezio Stiliconi e Demetrio De Vitis, giornalista l’uno e collaboratore di Matteotti l’altro, entrambi ammaliati dalla forza morale del deputato che osa contestare le brutalità e i loschi affari del nascente regime, saranno testimoni e in parte protagonisti delle drammatiche vicende che coinvolgeranno la famiglia Matteotti. Anche loro, come tanti altri, incapaci di opporsi al tragico epilogo della vita del deputato. La penna di Andrea Frediani riesce a raccontare con i toni della suspense un momento decisivo della storia italiana, un confronto di personalità e valori che rappresenta un nodo cruciale dell’evoluzione politica del Paese, e uno dei più importanti “gialli” dell’epoca contemporanea.