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Il salottino TSD: intervista a Simona Lo Iacono

Una nuova intervista per il salottino TSD: oggi è Maria Marchesoni a incontrare Simona Lo Iacono che ci racconta la sua attività di scrittrice e i retroscena dietro al suo ultimo romanzo “Virdimura”.

l’autrice

Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970 ed è magistrato presso la Corte d’appello di Catania (sezione minori). Tra i suoi romanzi ricordiamo Le streghe di Lenzavacche, (finalista al Premio Strega nel 2016), Il Morso, L’albatro, La tigre di Noto e Virdimura.

L’intervista

Quando è nata la sua passione per la scrittura?

La passione per la scrittura è nata con me, con il mio sguardo sul mondo. Ero piccolissima quando ho iniziato a scrivere le prime parole e le prime poesie. Sentivo che qualcosa in me pressava, una commozione, una impossibilità di trattenere dentro il cuore lo straordinario dell’esistenza. Così, scrivevo. E tutto sembrava trovare compimento, consolazione, senso.

Quando ha iniziato a pensare di scrivere un romanzo su Virdimura, conosceva già questo personaggio oppure è stato un “colpo di fulmine”? 

Non conoscevo la storia di “Virdimura” che è giunta tra le mie braccia per strade impreviste. Ma in realtà a me capita così con tutte le mie storie. Non sono io a cercarle, sono loro a trovarmi. A me non resta che raccoglierle e custodirle. Nel caso di Virdimura sono rimasta affascinata dalla sua apertura umana, dalla sua compassione, dalla sua tenerezza verso gli oppressi e i più fragili. Mi ha colpito la sua umiltà e il suo coraggio, una combinazione rara di forza e debolezza.

Quanto tempo ha impegnato per ricostruire attraverso le fonti storiche, la realtà del periodo in cui visse Virdimura? 

Un paio d’anni. Ho attinto notizie dall’archivio storico di Palermo, dai ricettari dei medici catanesi del 1400, da saggi storici e persino dalle “ketubah”, ossia dai contrati maritali che gli ebrei stringevano tra i futuri sposi. E’ stata una ricerca appassionata e febbrile.

I suoi personaggi le hanno mai “rubato la penna”, modificando il destino cui li aveva destinati?

Sempre. Ogni volta che ho deciso una strada, sono stata costretta a cambiare rotta pur di assecondarli. E, alla fine, ho sempre constatato che avevano ragione loro. Io li avrei imbrigliati in percorsi astrusi, ma loro mi hanno sempre dirottata verso la ricerca della loro verità.

Simona Lo Iacono è anche una lettrice?  E se sì, che cosa predilige leggere? Romanzi storici oppure ama anche altri generi?

Sono una lettrice vorace, leggo romanzi, saggi, poesia, testi sacri. Sono affascinata dalla parola, che immette l’invisibile nel mondo. E resto commossa da ogni intima assonanza del linguaggio, dalla capacità della letteratura di cambiarci a un livello profondo e non arginabile, in cui risiedono i nostri vuoti e il senso del tremendo. Ogni libro custodisce il mistero di noi stessi e ce lo rivela.

Non vogliamo sapere di chi racconterà nel suo nuovo romanzo, ma ha già incontrato la nuova o il nuovo protagonista?

Sì, ho incontrato un altro personaggio. E anche questa volta non l’ho cercato.

Quale suggerimento si sentirebbe di dare a chi vorrebbe iniziare a scrivere romanzi storici? 

In realtà non credo che si debba scrivere seguendo un genere, ma seguendo l’istinto, la forza della strada interiore, l’alternarsi della luce e del buio. Ognuno ha un suo percorso, personalissimo e unico. L’unico consiglio che posso dare è quello di cercare, tra le mille parole utilizzabili, quella che risponde alla nostra fame di verità. E di non arrendersi al senso compiuto, ma di scovare  quello più nascosto. È una strada che esige un viaggio dentro se stessi ancora prima che nella trama o nella storia, ma è l’unico che valga la pena affrontare, l’unico che ci liberi e ci riconsegni alla parte più delicata di noi stessi: la nostra anima.

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