Curiosità

Lo sai che i giorni dal 5 al 14 ottobre del 1582 non sono mai esistiti?

Se fossimo nel 1582, questo giorno non sarebbe mai esistito. E non solo questo.
In quell’anno, infatti, dal 4 ottobre si passò direttamente al 15 ottobre. Dieci giorni cancellati di colpo.
Dieci giorni di ottobre in cui nessuno nacque, nessuno morì. Non successe niente…

Le motivazioni

Nel 1582 Papa Gregorio XIII emanò la bolla Inter Gravissimas con la quale introdusse la modifica del calendario che prenderà il suo nome, Calendario Gregoriano.

Fino ad allora era stato in vigore il Calendario Giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C. Un calendario che aveva funzionato benissimo, ma che conteneva un errore, apparentemente piccolo in sé, ma che col passare degli anni era diventato grande.

Il calendario giuliano prevedeva che la durata dell’anno fosse in media di 365,25 giorni. Ogni quattro anni venne inserito un anno bisestile, cioè della durata di 366 giorni, mentre per i restanti tre anni l’anno durava 365 giorni. Cosa che è tuttora valida. Si era dunque stabilito che un anno durasse 365 giorni e 6 ore.

L’errore

Ma nella realtà, un anno solare ha una durata di 365 giorni, 5 ore e quasi 49 minuti, e non 365 giorni + 6 ore.
Quegli 11 minuti che mancano possono sembrare un niente, ma un niente che nel tempo si accumula e a lungo andare si trasforma in giorni. E infatti, dopo più di 1600 anni dalla riforma di Giulio Cesare, i circa 11 minuti di differenza si erano trasformati in circa dieci giorni di troppo. In pratica, il calendario giuliano correva più veloce, con la conseguenza che l’equinozio di primavera – un momento astronomico ben preciso – era ormai slittato all’11 marzo, laddove, invece, per convenzione era stato fissato dalla Chiesa il 21 marzo. E l’equinozio di primavera è legato alla data della celebrazione della Pasqua che, nel Concilio di Nicea del 325 d.C. era stato stabilito si celebrasse la prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera.

Il 21 marzo era ormai una data posteriore all’equinozio, che era avvenuto già dieci giorni prima, e la Pasqua si spostava sempre più verso l’estate. E festeggiare la Pasqua in estate significava andare in contraddizione con le Sacre Scritture. Per questo il Papa Gregorio XIII corse ai ripari con la riforma del calendario, eliminando di un colpo dieci giorni di ottobre, nel 1582.

“Affinché l’equinozio di primavera, che dai padri del concilio di Nicea fu stabilito al 21 marzo, venga riportato a quella data, comandiamo e ordiniamo che dal mese di ottobre dell’anno 1582 si tolgano dieci giorni, dal 5 al 14, e che il giorno dopo la festa di s. Francesco, che si suole celebrare il 4, si chiami 15 […]
(Bolla Inter gravissimas di Gregorio XIII).

Perché proprio il mese di ottobre? Semplicemente perché era il mese con meno feste religiose e comportava il minimo di scompiglio per la Chiesa.

La riforma, però, non fu adottata da tutti i Paesi, almeno non contemporaneamente.

Firenze e la Toscana si ribellarono e adottò il Calendario Gregoriano a partire dal 1 gennaio 1750, con ben 168 anni di ritardo su tutti gli altri. Francesco di LorenaGranduca di Toscana, stabilì che anche il Granducato si uniformasse ai molti paesi europei già allineati e che da quel momento il Capodanno si festeggiasse non più il 25 marzo – come era tradizione a Firenze – bensì il 1 gennaio.

Molti stati di religione “protestante” e ortodossa, oltre a Cina e Turchia, aderirono alla riforma soltanto agli inizi del XX secolo.
Questo ha portato a delle curiose conseguenze che si vedono ancora oggi, come la differenza di data tra il Natale (e la Pasqua) ortodosso e quello cattolico.

Una ulteriore correzione e un’altra curiosità

Oltre alla decisione di togliere dieci giorni dal calendario del 1582, venne aggiunta un’altra correzione per evitare che, dopo qualche secolo, si dovesse ricorrere nuovamente a questa drastica misura.

La correzione venne fatta sugli anni bisestili, che come sappiamo sono gli anni divisibili per quattro e che si ripetono ogni quattro anni. Dalla riforma gregoriana in poi, tra gli anni secolari, quindi gli anni che terminano con un doppio zero (1800, 1900, 2000), sono bisestili soltanto quelli divisibili per 400. Difatti, non sono stati bisestili il 1700-1800-1900, mentre il 2000 sì.
Motivo per il quale vengono eliminati tre anni bisestili ogni quattro secoli. E il prossimo sarà il 2400. Il 2100, 2200 e 2300 non saranno anni bisestili.

La riforma gregoriana, poi, getta un po’ di confusione anche sulla morte di Shakespeare e di Cervantes. Entrambi, infatti, morirono il 23 aprile del 1616, ma Cervantes morì in Spagna, paese che aveva adottato il calendario gregoriano, mentre Shakespeare morì il 23 aprile in Inghilterra, in un paese dove – per via della religione protestante – era ancora in uso il calendario giuliano, e quindi di fatto circa dieci giorni dopo.

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