Narrativa recensioni

Oro forca fiamme – Marcello Introna

Recensione a cura di Serena Colombo

La copertina di questo libro è emblematica e, in sé, racconta già tutto. Un topo su un calice da messa retto da una mano nobile e, si intuisce, carica di oro. Ed è questo il mix con cui Marcello Introna – al suo terzo romanzo per Mondadori – si inabissa nella Storia per farla riemergere. Ed è una storia torbida che muove dalla peste che colpì Bari (città natale dell’autore) nel Seicento.

Bari e la Puglia erano la periferia morta del regno borbonico e la smania di ricchezza e potere dei regnanti non si consumava esclusivamente sulla pelle dei nativi americani, ma anche su quella dei sudditi dell’Italia meridionale, sottoposti a tributi pesantissimi perché considerati alla stregua delle colonie d’oltreoceano.

Una Bari succube non solo dei poteri dei regnanti, ma anche delle credenze diffuse dalla Chiesa, secondo la quale la peste era voluta da Dio, una punizione inferta agli uomini che, per liberarsene, dovevano pagare dei tributi al Priore. Una maniera laida e sordida con cui la Chiesa nella figura di padre Ermanno, priore della Basilica di San Nicola, fa la sua scalata avida al potere, alla ricchezza

i questuanti si aggiravano tra i banchi di legno protendendo sacchetti di stoffa che i presenti avrebbero dovuto riempire di danari: chi non era in grado di offrire nulla gli veniva segnalato subito dopo la messa, in maniera da prendere i dovuti provvedimenti. In genere si trattava di ammonimenti verbali e minacce di maledizioni divine, ma in caso di recidività protratta padre Ermanno passava ai fatti e ricorreva ai soldati, che si divertivano molto a torturare la povera gente con la quale i rapporti erano già decisamente tesi.

[…]

dopo poche settimane oltre all’epidemia era divampata l’anarchia più totale l’unico esito era stato l’arricchimento di alcuni, soprattutto della Chiesa che rilasciava un salvacondotto per il paradiso alla modica cifra di cinque ducati d’argento, che si azzeravano se facevi testamento in suo favore.

A combattere la pestilenza e la corruzione imperante grazie all’anatema lanciato dalla Chiesa, arriva in città  Giuseppe Verzelli, un medico che con la scienza e il sapere tenta di tutto per mettere a tacere le congetture religiose.

Se l’epidemia fosse scoppiata, Verzillo avrebbe assistito nuovamente alla regressione sociale delle persone, che peggiorano quando sono spaventate, e peggiorano ancora di più quando lo sono da ciò che non possono vedere, né toccare.

Ispirato a una figura realmente esistita, Verzelli è un personaggio splendido, il puntello che lo scrittore usa per scardinare teorie e potere corrotto. Ma anche Verzelli finisce per divenire vittima dei complotti di potenti assetati di potere, e poco gli rimarrà da fare per salvare persone e città, sollevandole dalla superstizione.

Sia la malvagità che la bontà albergano anche in bellissime figura femminili che arricchiscono la storia completandola. Sveva, Lucrezia, Clogmia: i loro destini e le loro vicende si intersecano non solo fra loro ma con il quadro generale della narrazione, bilanciando a volte i colori scuri con i chiari (di cui ce ne sono pochi, a dire il vero), il bene con il male.

Marcello Introna si “serve” di questa vicenda storica per indagare il male (e il bene) dell’animo umano; ricostruisce in maniera vivida e precisa (pur concedendosi qualche piccolissima licenza di cui dà conto nelle note a conclusione del romanzo) quanto gli esseri umani siano inclini a servirsi di ogni mezzo per i propri interessi, avidi solo di ricchezze, speculando sulla salute pubblica, in un quadro storico che vede privilegiati solo pochi

Chiunque venisse pizzicato in giro senza la sua bolletta di salute veniva deportato in lazzaretto, ed essere deportati in lazzaretto, un luogo sorvegliato a vista e da cui era impossibile fuggire, significava essere condannati. Così come la forca, era un luogo di non ritorno e la bolletta di salute era diventata in breve il documento più ambito da chi aveva ancora la forza di sperare in un futuro. Ne erano provvisti i soldati, i nobili e solo alcuni tra i proprietari terrieri, quelli che vivevano a Bari e che avevano ac-condisceso a pagare i cinque ducati d’argento che costava.
Costava, sì, perché pure se si chiamava bolletta di salute ma la salute non c’entrava niente, e quel ciabattino che era stato sorpreso in via Boemondo, alla spasmodica ricerca di qualcosa da mangiare, era stato trascinato in uno dei conventi fuori dalle mura, un lazzaretto appunto, dove si era conta-giato non appena aveva varcato la soglia.

Oro forca fiamme è un libro coraggioso, perché mette a nudo l’avidità della Chiesa in primis, di coloro che predicano bene ma razzolano male; è un libro intelligente, perché equilibra la superstizione – a cui tutti siamo soggetti sebbene raramente lo ammettiamo – con la scienza e la logica; è un libro attuale perché impossibile, in alcuni passi e brani e parole non fare un raffronto con la recente “epidemia” – e le sue conseguenze politico-sociali – che il mondo intero ha vissuto di recente etichettata sotto il nome di Covid.

La prosa di Introna, lo stile, la sua capacità affabulatoria trascinano il lettore tra carceri e lazzaretti putridi e gremiti di topi, tra stormi di avvoltoi umani; lo consegnano a mani benevole che, magari, non lo salvano ma lo invitano al pensiero lucido, analitico e scientifico che non è per forza di cose asettico e freddo, ma spesso più compassionevole e teso all’aiuto di tanta religione.

I suoi personaggi non sono in bianco e nero, schizzi di inchiostro sulla carta, ma sono avidi, tutti, di rappresentare qualcosa, di interpretare ogni sfaccettatura della Storia; si impongono con la loro personalità – nitidamente costruita – al lettore. Gli scavano dentro e lo “aiutano” a scavare nella Storia, questo terreno che per quanto esplorato restituisce sempre storie da conoscere.


PRO

Tutto. Trama, vicenda, personaggi, scrittura

CONTRO

Forse qualche piccola lungaggine in qualche punto che poteva essere snellita

Citazione preferita

la gratitudine è una malattia di cui soffrono gli animali.

Oro forca fiamme – edizione cartacea
Oro forca fiamme – edizione e-book

Trama

Bari, settembre 1667. Una piaga inarrestabile si sta diffondendo dalle campagne di Conversano alla città. Padre Ermanno, priore della basilica di San Nicola, è convinto che l’unica possibilità di salvezza sia pregare, fare penitenza, soprattutto mostrare generosità verso la Chiesa. Giuseppe Verzillo, medico esperto e di ampie vedute, si rifiuta però di ricondurre la comparsa della peste alla volontà divina e si impegna nella ricerca di una spiegazione scientifica degli eventi. Tornato da poco a Bari, entra subito in un conflitto incandescente con l’integralismo di padre Ermanno. Tra rimedi alchemici, superstizioni, accuse di stregoneria ed esecuzioni sulla pubblica piazza, il morbo nel frattempo procede silenzioso, impadronendosi della mente degli uomini. In una terra controllata dal clero, irretita dai miracoli e sconvolta dalla Santa Inquisizione, oltreché tiranneggiata dalle angherie della nobiltà, il dottor Verzillo fa delle straordinarie scoperte. Dalla sua parte ci sono due donne formidabili: Sveva e Lucrezia, i cui destini si sono incrociati in circostanze drammatiche. In un’epoca solo apparentemente lontana dalla nostra, lacerata tra l’evoluzione della scienza medica, i dogmi religiosi e le dinamiche di potere, la realtà storica fa da sfondo alle vicissitudini avventurose dei protagonisti e del loro viaggio appassionante.

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