Narrativa recensioni

Fanny Stevenson. Tra passione e libertà – Alexandra Lapierre

Recensione a cura di Raffaelina Di Palma

Per scrivere le sue appassionanti biografie, Alexandra Lapierre forse, per provarne le emozioni, segue gli stessi itinerari dei viaggi dei suoi protagonisti. Così per l’ultima, dedicata alla moglie di Robert Louis Stevenson, Fanny Van de Grift, Lapierre, è arrivata alle miniere del Nevada e sulle isole Samoa.

Frances Matilda Van de Grift (10 marzo 1840- 8 febbraio1914). Figlia del costruttore JacobVan de Grift e di Esther Thomas Keen. Divenne una sostenitrice e in seguito la moglie di Robert Louis Stevenson.

Da piccola era una sorta di maschiaccio, con capelli scuri e ricci e un carattere impetuoso.

All’età di diciassette anni sposò Samuel Osbourne, un tenente dello staff del governatore dello Stato dell’Indiana. Dalla loro unione nacquero tre figli: Isobel, Samuel e Hervey.

«Era l’unica donna al mondo per cui valesse la pena di morire». Queste parole riferite a Fanny Van de Grift Stevenson, furono pronunciate da un suo ammiratore, Eduard Salisbury Field, (giornalista, illustratore, drammaturgo e futuro sceneggiatore di Piccole Donne di George Cukor, regista statunitense).

“Non ebbi nessun presentimento. Nessun sospetto. Nulla. Neppure l’ombra di un’intuizione che, intrufolandomi dietro la cortina d’alberi che nascondeva completamente la scala agli sguardi della via, stessi mettendo in gioco il mio destino. Tuttavia ero commosso. Ne avevo ben donde. Entrando là penetravo nel santuario dell’eroe della mia giovinezza, del maestro dell’Isola del tesoro. […]

Stavo per conoscere l’innamorata che lui aveva inseguito attraverso un continente, la sposa per cui aveva sfidato tutto: scandalo, miseria, malattia. […] Ma da qui a immaginare che, varcata quella soglia, non avrei più lasciato quella donna neppure un giorno per undici anni e che ogni istante al suo fianco sarebbe stato il più intenso, spesso il più divertente della mia vita e che insieme avremmo percorso l’Europa…impossibile immaginarlo. […] Fanny era soltanto, per chiunque rifiuti la mediocrità, l’unica donna al mondo. Averla conosciuta, averla amata, avrebbe dato grandezza alla vita di qualunque uomo. Ma essere amato da lei!…“

Sono alcuni stralci dello stupendo monologo di Ned Field, l’uomo che fu il suo segretario e presunto amante, che fanno parte del prologo con il quale inizia il romanzo.

Theater poster for a performance of Dr Jekyll and Mr Hyde in London, 1880s. Color lithograph. (Photo by GraphicaArtis/Getty Images)

Aveva ventisei anni, Robert Louis Stevenson, quando conobbe Fanny, quell’estate del 1876, lungo il corso del lounge, a Parigi, tra drink, chiacchiere e discorsi culturali. Lui, un intellettuale scozzese appartenente a una famiglia dell’austera borghesia vittoriana, cagionevole di salute a causa della tubercolosi, ma deciso a diventare scrittore. Lei era appena arrivata in Europa dagli Stati Uniti, desiderosa di fare la pittrice. Tre figli, un matrimonio finito. La scrittrice, Alexandra Lapierre, nei ritratti di questi personaggi mette sempre in evidenza particolari storici dell’epoca, rendendoli irresistibili e coinvolgenti.

Eppure, dopo Belle Greene, Artemisia Gentileschi, Mura, la donna dalle cinque vite, nel volume su Fanny Stevenson, edito da E/O, acquisisce una nuova, particolare, speciale vivacità. 

Alla domanda come ha conosciuto Fanny? Ha risposto: «Ho letto tutta l’opera di Stevenson e nelle sue prefazioni mi ha incuriosito il riferimento a sua moglie Fanny, da parte dei critici, racconta Lapierre: questa forte contraddizione tra l’essere considerata un angelo e subito dopo una megera, un’analfabeta, un demonio, un’avventuriera. Tuttavia, nonostante la relativa mancanza di istruzione di Fanny, lui si affidava ciecamente al suo intuito critico molto più di quello dei suoi artificiosi colleghi maschi, i quali reagivano seccati».

In alcuni passaggi del libro l’autrice, interpone le sue impressioni, raccontandole in prima persona e si ha la sensazione che i protagonisti stiano lì presenti, facendone uno stile di scrittura di qualità.

La storia di Fanny Stevenson è a metà tra la biografia e il romanzo. Passione e libertà sono stati i punti fermi della sua vita. L’infanzia passata in una fattoria dell’Indiana, non lasciava presagire il suo audace abbandono delle tradizioni vittoriane: grazie anche alla religione universalista del padre, che la educò all’indipendenza. Prima di conoscere Stevenson, Fanny aveva già avuto una vita eccezionalmente avventurosa.

Era una ragazzina di diciassette anni quando sposò Samuel Osbourne. La sua esistenza era già ricca di esperienza fin da quando partì per il Nevada, terra dei cercatori d’oro, dove l’aspettava il marito. Attraversò il canale di Panama sola con la sua prima, piccolissima figlia, poi fu la volta della California e infine approdò a Parigi dove però le cose non andarono secondo i suoi desideri. Dopo tre figli e i numerosi tradimenti di Samuel chiese il divorzio.

Confondi Grez con un saloon? Con occhi tristi Fanny aveva guardato Sam impantanarsi in quella volgarità. La riteneva di nuovo cronica. Né collera. Né gelosia. Null’altro che un insopportabile fastidio. L’intesa parigina era stata soltanto un’illusione. Una fiammata senza domani. L’amore si svuotava. Restava soltanto un mucchietto di cenere.”

L’incontro con Robert Louis Stevenson, fu l’evento determinante della sua vita. Una donna libera, passionale, che non finalizzò la propria femminilità alla dipendenza maschile e questo rese la loro unione una relazione unica, alla pari. Forse lui sarebbe diventato lo stesso uno scrittore famoso, ma ne “Lo strano caso del Dottor Jekill e Mister Hyde”,  fu lei a fargli cestinare la prima versione e così lui ne diede alla stampa una seconda. Jekill e Hyde, suggerì lei, non dovevano essere due persone separate, ma il bene e il male dovevano coesistere in un solo individuo. E questa nuova chiave ne fece il capolavoro che conosciamo oggi.

La loro fu una strana, profonda, inverosimile storia d’amore: lui uno scrittore laureato, ambizioso, debole di costituzione, facile ad ammalarsi, appartenente a una famiglia scozzese molto in vista. Lei una diplomata in un liceo del rude Midwest. Decisa e risoluta, sia che cercasse fortuna nella corsa all’oro in Nevada sia che studiasse arte a Parigi. Aveva undici anni più di lui ed era sposata con figli.  Erano, all’epoca, ostacoli insormontabili. 

Pur avendo lasciato numerosi saggi e racconti pubblicati, racconti di viaggio, un romanzo di cui era coautrice con Robert Louis Stevenson, tuttavia fu ignorata persino dai suoi stessi biografi. In parte, tutto ciò, iniziò con la cerchia letteraria di Louis, che la bollò come primitiva e selvaggia.

Lui fece in modo che venisse ufficialmente confermata come coautrice del libro che avevano scritto insieme: cosa che all’epoca raramente, alle mogli, veniva riconosciuto il contributo dato al lavoro dei loro mariti scrittori.

London, UK – May 19th 2022: A plaque located on Mount Vernon in Hampstead, London, UK, marking the location where famous author Robert Louis Stevenson once lived.

I diverbi di Fanny e Robert erano noti, ma facevano parte di un dialogo che li aiutò a far crescere e a far maturare il loro rapporto. Questo rapporto, basato su un grande amore, è di una modernità straordinaria, che non sembra davvero vissuto in pieno Ottocento, così, allo stesso modo, il profilo di questi uomini che, hanno scelto per amore, donne più grandi di loro.

«Ci sono state molte volte durante la mia ricerca», racconta Alexandra Lapierre, «in cui ho desiderato ardentemente di entrare in una delle case degli Stevenson». Un’esperienza che la figlia di Fanny, Isobel, paragonò a l’alzarsi di un sipario su una scena teatrale.

Da donna coraggiosa e intelligente, le avventure non le ha soltanto sognate: ma le ha anche vissute.

“Robert Louis Stevenson così descriveva la moglie a un amico: una forza della natura, un’energia infernale alternata a settimane e settimane di ibernazione completa… cura tutti, curerà te come gli altri, ma lei è impossibile da curare”.

Pro

E’ il racconto di un’esistenza fuori del comune. Una donna che ha lasciato un’impronta nella borghese e austera epoca vittoriana: affrontando e sfidando quella società, l’ha vissuta pienamente, nonostante tutto.

Contro

Un’analisi accurata della protagonista, ma i troppi salti temporali ne rallentano la lettura.

Trama

“Fanny Stevenson” è il racconto di un’esistenza fuori dal comune, ricca di sogni e di avventure. La vita di una donna che fu l’unico grande amore dell’autore de “Lo Strano Caso del Dottor Jekill e del Signor Hyde e Dell’Isola del tesoro. Una donna che ha incarnato un’epoca, un mito e un mondo. Un’opera frutto di cinque anni di ricerche. Ha vissuto mille vite. È stata cercatrice d’oro nei deserti del Nevada, ha dissodato giungle nelle isole dei mari delSud, fu una delle prime donne a studiare pittura nella Parigi degli impressionisti. Un giorno d’estate del 1876, in una locanda lungo il corso del loing, fa la conoscenza di un giovane intellettuale scozzese. Ha quasi undici anni meno di lei, problemi ai polmoni e si teme per la sua vita. Tra quei due esseri che tutto separa – lei, americana, sposata, madre di tre figli; lui, unico figlio di austeri borghesi dell’epoca vittoriana – esplode l’amore. Unamore più forte di qualunque proibizione. Più forte della malattia e della morte. Un amore che farà di un giovane ribelle uno dei geni letterari più famosi della sua epoca: Robert Louis Stevenson, immortale dell’isola del tesoro e dello Strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde.   

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