Viaggio nella storia

Storia dei castelli d’Italia: il castello di Torrechiara

Per la rubrica dedicata ai castelli, immaginate un maniero arroccato su un colle, con possenti torri e cinto da mura. Una rocca edificata con intenti difensivi ma anche come dimora da condividere con la donna amata. Dite che non esiste un castello simile? Preparatevi invece a seguirci in provincia di Parma, nel paese medievale di Torrechiara. Visiteremo uno dei castelli meglio conservati e scenografici d’Italia.

Una grande storia d’amore

Pier Maria Rossi, conte di San Secondo, un condottiero dapprima al servizio dei Visconti e poi degli Sforza, diede il via alla costruzione del maniero nel 1448 che si concluse poi nel 1464, sia per controllare la zona sotto il dominio della sua famiglia, sia anche per farne la dimora da dividere con la sua amata, Bianca Pellegrini da Arluno. Dopo l’uccisione nel 1476 di Galeazzo Maria Sforza, Pier Maria, si schierò con il figlio di questi, Gian Galeazzo Maria Sforza, sostenuto dalla madre Bona di Savoia e da Cicco Simonetta. Quando a prevalere, fu invece Ludovico il Moro, nominato reggente, Pier Maria fu costretto a pagarne  le conseguenze. Le terre dei Rossi subirono attacchi da parte delle armate milanesi che alla fine ne smembrarono i ricchi possedimenti nella zona. Pier Maria Rossi, si spense proprio nel castello di Torrechiara nel 1482, preceduto circa due anni prima dalla sua amata.

Castello di Torrechiara – la loggia

Bianca Pellegrini, forse dama di compagnia di Bianca Maria, era sposata con il cavalier Melchiorre di Arluno, un funzionario al servizio di Filippo Maria Visconti prima e poi di Francesco Sforza. 

I due si conobbero nella corte milanese e quando Pier Maria, anch’egli sposato, fece ritorno nelle sue terre, Bianca lo seguì.

Il castello in origine avrebbe dovuto far parte dell’eredità del figlio che Pier Maria ebbe da Bianca, Ottaviano, ma poiché questi morì, il maniero passò attraverso vari proprietari, tra cui il maresciallo del re di Francia, Pietro di Rohan che lo vendette ai Pallavicino. A metà del 500, Luisa Pallavicino portò in dote Torrechiara al marito Sforza I Sforza di Santa Fiora e sarà in questo periodo che maniero verrà abbellito con due logge panoramiche e da splendidi affreschi opera di Cesare Baglioni.

Nel 1821, sempre attraverso un matrimonio, Torrechiara passò alla famiglia Torlonia che poi lo cedette nel 1909 e, infine, nel 1912, il castello, ormai privo di ogni arredo, fu ceduto allo Stato.

La sala del meriggio

Il castello

Il complesso di Torrechiara che comprende il castello e il borgo, sorge su resti di precedenti fortezze, su un colle alto circa di 278 m., in parte modificato per permettere la costruzione di una migliore struttura difensiva.

Il castello è circondato da un doppio fossato, previsto asciutto dal suo ideatore Pier Maria Rossi, con ponti levatoi e con quattro torri d’angolo a forma quadrata: la Torre del Leone, che prende il nome dallo stemma nobiliare dei de Rossi, la torre di S.Nicomede, sopra l’omonimo Oratorio; la torre del Giglio e la torre della Camera d’Oro.

Le torri circondano un cortile rettangolare, il cosiddetto Cortile d’onore che ha un lato coperto da un porticato su cui si apre un loggiato.

Dal cortile, si accede all’oratorio di S. Nicomede, attraverso il portone originale decorato con borchie con i monogrammi di Bianca e Pier Maria che si ritiene siano stati qui sepolti.

Se l’aspetto turrito e fortificato del castello offre già un colpo d’occhio meraviglioso, aspettate di visitarne l’interno, ricco di sale affrescate.

Al piano terreno ammirerete le splendide decorazioni della sala di Giove, del Pergolato, della Vittoria, del Velario, opera di Cesare Baglioni e delle sue maestranze che vi lavorarono intorno al 1584. Il ciclo pittorico della sala degli Angeli risale invece ai primi decenni del 600, mentre la decorazione della sala detta degli Stemmi, è di epoca successiva e racchiude otto grandi stemmi, tra cui quello della famiglia Sforza di Santa Fiora e quello di altre famiglie cui essa era  legata.

Al piano superiore, attraverso il loggiato si accede a quattro ambienti detti “Sale della caccia e della pesca” le cui decorazioni, che ne coprono le volte e le pareti, opera del Baglioni, si differenziano tra loro per il cielo che presenta sfumature diverse.

La camera d’Oro

Al primo piano della torre della Camera d’Oro si trova la camera che dona il nome alla struttura e che originariamente fu studiolo e camera di Pier Maria de Rossi. Una ricca decorazione con foglie di oro zecchino rivestiva le formelle alle pareti, mentre le lunette e il soffitto della camera, affrescate tra il 1460 e il 1462 da Benedetto Bembo o da suo fratello Gerolamo, inneggiano sia all’amore cavalleresco tra i due amanti ma anche alla ricchezza del conte.

Le sale decorate si chiudono con il salone dei Giocolieri, che aveva funzione di sala di rappresentanza con affreschi che celebrano la gloria di Francesco Sforza di Santa Fiora e i suoi cugini Farnese, duchi di Parma. Altri ambienti più spartani dedicati alle cucine e alle scuderie, permettono al visitatore di immergersi nella vita che si svolgeva nel castello.

Fantasmi e film

Ogni castello che si rispetti, ha il suo fantasma e anche Torrechiara non ne può fare a meno anzi, sembra ne vanti ben due.

Il primo fantasma sarebbe di una donna che nel Seicento fu murata viva per volere del marito. Non aspettatevi però una presenza che incuta timore, pare invece che sia affascinante e che invii baci a chi incontra sul suo cammino.

L’altro fantasma, invece, è quello del conte Pier Maria Rossi che, nelle notti di plenilunio si materializzerebbe vicino all’accesso originale del castello, alla ricerca del suo grande amore, la sua Bianca, pronunciando il motto “nunc et semper”   (“ora e sempre”), motto che compare anche nella Camera d’Oro che li vide felici in vita.

Non credete ai fantasmi? Nessun problema vi suggeriamo un altro motivo per visitare il castello. Ricordate che all’inizio vi ho detto che il complesso è molto “scenografico”?

Parliamo allora di film. Torrechiara è stato il set cinematografico di alcuni film, tanto per citarne uno su tutti, Lady Hawk di Richard Donner, ma compare anche Certosa di Parma di Cinzia Th. Torrini e nella più recente serie de “I Borgia “di Tom Fontana.

Il salone degli acrobati
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