Narrativa recensioni

La regina senza trono – Ornella Albanese

Recensione a cura di Maria Marchesoni

Ci sono dei personaggi storici la cui esistenza si presta in modo perfetto a un romanzo, si tratta solo di aspettare che gli autori li scovino tra la polvere della storia e diano loro nuovamente voce, esaltando le loro figure, spesso messe in ombra da altri con cui hanno diviso il percorso della loro esistenza.

È il caso di Amalasunta che, sarebbe rimasta “la figlia di Teodorico”, un nome particolare che profuma di antico su cui soffermarsi un istante per passare ad altre storie e altre vite, più note.

Addentrarsi nella storia di quel periodo, per tracciarne un breve sunto socio politico, non può prescindere dalle vicende di Teodorico che apre, infatti, le pagine del romanzo.

Teodorico fu il re degli Ostrogoti, nato in Pannonia, crebbe alla corte di Costantinopoli come ostaggio per garantire la pace tra il suo popolo e i Bizantini. Combatté tra gli alleati dell’impero bizantino per poi, nel 489, essere inviato, dall’imperatore Zenone, per porre un freno alle mire espansionistiche di Odoacre, il re degli Eruli che aveva deposto nel 476 l’ultimo imperatore romano. Assassinato Odoacre, Teodorico, creò un regno romano – barbarico e riuscì con la sua personalità e lungimiranza a donare un periodo di relativa pace e di benessere economico. Grande ammiratore della civiltà romana- cristiana, Teodorico ne conservò le istituzioni civili, promuovendo nel corso del suo regno, la collaborazione tra Goti e Romani e tra ariani e cristiani, creando così un equilibrio che potesse portare benefici a tutti.

“…non doveva più ascoltare solo il lato barbaro del suo carattere, adesso che era re di tutti. Doveva piegarsi a quella che i Latini chiamavano “civiltà”.

Dal matrimonio tra il barbaro Teodorico e Audefleda, l’elegante e algida sorella di Clodoveo re dei Franchi, nasce Amalaswintha nel 495 circa, la protagonista del romanzo.  Sebbene non sia l’erede maschio tanto atteso, Teodorico cresce la figlia infondendole i racconti del suo mondo, della sua giovinezza in Pannonia, lontanissima dalla corte di Ravenna e l’ammirazione che egli dimostra sempre più nei confronti della civiltà latina.

Amalaswintha, che poi latinizzerà in Amalasunta il suo nome, amerà il padre, inseguendo il suo sogno di un regno in equilibrio tra diversità di genti e religioni, assorbendo le sue parole e le sue lezioni.

Divisa fra l’amore per la cultura, la filosofia, ma anche libera di poter cavalcare e usare la spada come un uomo, Amalasunta vivrà in una sorta di sogno fanciullesco, in cui vestirà sia i panni della principessa ,erede di Teodorico, ma anche quelli di donna al fianco di Traguilano, lo schiavo di cui s’innamorerà, pur con tutte le complicazioni e difficoltà possibili, stante la diversità sociale che li separa. Tuttavia, Amalasunta sconta una grave mancanza, non è un uomo e sarà la madre, cui la lega un rapporto poco idilliaco, ad aprirle gli occhi sul suo destino: “…non sei tu il suo figlio maschio…Sei una donna, e non salirai mai sul suo trono. Al massimo, sarai l’ombra del re che sposerai”.

Sarà questo il destino cui Amalasunta dovrà accettare, sposando l’uomo che il padre le destinerà, Eutarico, diventando madre, un ruolo con cui il marito cercherà inutilmente di limitare il suo raggio d’azione, di impedirle di partecipare attivamente alle decisioni della corte. L’improvvisa morte del marito, libererà, Amalasunta che accetterà di reggere il regno in attesa che il suo primogenito, ancora bambino, divenga adulto e in grado di occupare il posto che gli spetta.

Morto anche questi dopo aver dimostrato di non essere l’erede della forza e della determinazione che animarono Teodorico, Amalasunta si troverà a essere veramente “la regina senza trono” del titolo del romanzo. Una donna con le capacità, le conoscenze e un buon fiuto politico, affiancata da abili consiglieri, capace di intrattenere una fitta corrispondenza con l’imperatore Giustiniano, ma limitata proprio nel suo essere donna, non solo agli occhi dei latini, ma anche dei suo Ostrogoti che vogliono un uomo a governarli.

“Devi sposarti subito…solo un marito può preservare la tua sovranità”.

E dalla scelta del futuro consorte, sulla carta perfetta ma non tale nella realtà dei fatti, s’innescheranno una serie di complotti di voltafaccia politici che la relegheranno sull’isola di Martana, nel lago di Bolsena, dove poi sarà uccisa.

Isola di Martana

Ornella Albanese, riesce a narrare le vicende di Amalasunta, intrecciando abilmente la realtà storica e la fantasia, creando un personaggio forte e determinato, ma anche fragile e molto umana. Dal romanzo emerge il ritratto di una donna, che si piega alle consuetudini ma che lotta anche per la sua libertà, per realizzare il sogno del padre e, soprattutto, per raggiungere una felicità che anche quando pare a portata di mano, sfugge evanescente. La felicità per Amalasunta è la sua storia d’amore con Traguilano, una relazione contrastata , per la disparità sociale che li divide e che lega i due per tutto il romanzo senza mai sovrastare le vicende storiche. Storia d’amore ma anche romanzo storico da cui emerge ,ben dettagliato, il contesto storico di un periodo in lenta evoluzione, dilaniato da contrasti religiosi difficili, sfruttati politicamente per avvantaggiare una parte piuttosto che l’altra, a scapito di un equilibrio che un barbaro era riuscito invece a creare.

Un romanzo che cattura il lettore, trasportandolo in un’epoca antica che lo stile dell’autrice riesce a rendere nuovamente vitale come le tessere dei mosaici che regalano ancora oggi l’immagine della reggia dove Amalasunta visse.

“Perché è questo che un uomo di valore fa nella vita: lotta per conquistarsi l’immortalità”.

Pro

Per chi ama figure storiche poco note e un periodo in cui le vicende sono complesse e spesso non del tutto chiare, il romanzo è perfetto. Vale lo stesso per chi ama leggere vicende di donne che nel corso della storia hanno cercato di affermarsi in un mondo dominato dagli uomini senza rinunciare alla propria femminilità.

Contro

Nella prima parte del romanzo il protagonista indiscusso è Teodorico e questo potrebbe lasciare il lettore sorpreso, ma il tutto è funzionale per spiegare il contesto sociale e politico in cui Amalasunta visse.

Trama

495 d.C. Il suo stesso nome ne evoca la forza. Amalasunta: la forte Amala. Lo ha deciso sua madre, per lenire la frustrazione del grande Teoderico, re degli Ostrogoti: una figlia forte e sana come il maschio che non è arrivato. E Amalasunta non delude le aspettative, crescendo fiera e determinata. Dal padre, grande guerriero e stratega che ha riunito sotto di sé tutto il suolo italico, acquisisce l’ardimento e il valore ma anche l’amore per la cultura. Studia gli autori greci e latini, disserta di filosofia e teologia, trascurando invece le arti femminili, a cui preferisce le uscite a cavallo e le battute di caccia in compagnia del suo schiavo Traguilano. Il giorno in cui Teoderico la conduce con sé nella chiesa di Santa Croce a Ravenna, gli splendidi mosaici che la rivestono le annunciano il futuro. Presto, per volere del padre e per mano di maestri bizantini, altre pietre daranno testimonianza della grandezza del regno; Amalasunta, però, è consapevole che non potrà mai fare ammenda del suo errore più grande: essere nata femmina. Anche se su quei muri troverà posto il suo ritratto, quando siederà in trono non sarà per regnare ma per stare accanto a un uomo scelto da altri come suo marito e sovrano. La libertà è però un sogno a cui Amalasunta non intende rinunciare. La libertà di decidere il proprio futuro, di scegliere ciò che è bene per il suo popolo. La libertà di amare qualcuno che non è degno del sangue regale ma ha fatto breccia nel suo cuore, perché ha saputo riconoscere nello spirito indomito di una donna il coraggio di pretendere ciò che le spetta. In un racconto serrato e avvincente, rivive una figura di grande fascino e modernità. Amalasunta incarna alla perfezione quel diritto all’autodeterminazione che ancora oggi molte donne sono costrette a rivendicare. Sullo sfondo, un periodo storico inquieto e seducente che, tra conflitti e giochi di potere, ha posto fine al mondo antico.

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