Recensione a cura di Donatella Palli
Vorrei iniziare con le parole dell’autrice :
“Questa narrazione è una lunga dedica alle donne. A quelle che hanno fatto la storia e, soprattutto, a tutte coloro che l’hanno dovuta subire”
Infatti la storia delle singole vite delle protagoniste incontra la storia d’Europa dall’inizio del XIX secolo fino ad oggi.
Tante storie unite da un unico “fil rouge”, quello dell’emancipazione femminile.
Un tratto caratteristico di questo excursus è che si tratta sempre della figlia primogenita che riceve dalla madre, al suo dodicesimo compleanno, un medaglione con su scritto “floreat in adversis” (fiorisce nelle avversità) e questo gioiello, unito al sogno di una donna bionda, come nume tutelare, e a un effluvio di lavanda sarà di stimolo nel trovare la scelta giusta per proseguire la propria vita.
“Il gioiello è un testimone, la fiamma sempre accesa , un simbolo di perseveranza a cui aggrapparsi nei momenti più difficili”
Ognuna di queste donne combatterà per affermarsi in un mondo spesso ostile.
Così sarà per la piccola Ortensia accolta da un frate al capezzale di sua madre morente.
La donna dà al frate il medaglione floreale che la piccola dovrà ricevere al dodicesimo compleanno e dice
“Le creature devono porta’ tutte il nome d’un fiore “
A parte questo approccio un po’ “fantasy”, la narrazione è molto concreta e storica. Ortensia, ad esempio, si trova a vivere La proclamazione della Repubblica Romana nel 1849 e, da umile servetta quale è, si offre volontaria per assistere i feriti, sotto la direzione di Cristina Trivulzio di Belgioioso, figura instancabile di rivoluzionaria. L’essere una donna moderna, intelligente e poliedrica non le fu mai perdonato nemmeno da Mazzini.
Affermava Cristina :
“Le poche voci femminili che si levano per chiedere il riconoscimento della loro uguaglianza hanno una maggioranza di avversari femminili, anche più grande di quella maschile”
“Era uno spettacolo incredibile vedere tutte quelle donne assiepate nell’anticamera dell’ospedale. Si erano presentate in tantissime all’appello (di Cristina) di ogni estrazione sociale. Per la prima volta nella storia, la guerra aveva espressamente richiesto un contributo attivo femminile e le romane ne erano talmente orgogliose che sgomitavano per offrirsi volontarie“
Benchè fosse chiaro che quel sogno democratico avrebbe avuto vita breve, i semi gettati sarebbero, un giorno, germogliati.
Con la restaurazione di Pio IX, Ortensia e il medico volontario francese Olivier Picard devono lasciare Roma, si sposano e si trasferiscono in Francia dove nascerà nel 1852 la figlia Camélia.
La giovane si troverà coinvolta nella Comune di Parigi 1870/71. Il suo desiderio è quello di contribuire come giornalista.
“Ciò che manca alla stampa è proprio il punto di vista femminile, io vorrei poter dire la mia senza nascondermi dietro uno pseudonimo maschile (…) io credo nella forza della penna, dell’alfabetizzazione, sento che è questa la via di un miglioramento concreto per il popolo , anche se molto più lento“
Camèlia sposerà un musicista Jean MIchel Moreau e la loro figlia Violette sarà ballerina all’Opèra, benché distratta dall’ambiente bohémien dell’epoca. Parigi si prepara a ospitare la sfarzosa esposizione universale del 1900, è il periodo d’oro della Belle Epoque, pochi anni prima è stata inaugurata La Tour Eiffel. L’Europa si gode questi anni di prosperità e di pace.
Nel frattempo Violette ha messo al mondo Lilium, detta Lili, frutto di un amore per un’artista che l’ha abbandonata; il periodo molto difficile per la giovane culmina con la morte del padre e del fratello nel naufragio del Titanic il 15 aprile 1912.
Lili è affascinata dalla moda dell’epoca che elimina corsetti e abiti belli ma scomodi per un nuovo stile più libero per le donne e vorrebbe fare la stilista.
Siamo alla vigilia della prima guerra mondiale e Lili che ha sposato un giovane italiano del sud, Alberto, torna con lui in Italia. La famiglia tradizionale italiana accoglie con sospetto la giovane emancipata francese.
Il marito viene chiamato alle armi e morirà nel conflitto, poco prima che nasca la primogenita, Erica.
Lilli tornata a Roma, seguendo la sua passione, inaugura nel 1924, l’Atelier de la joyeuse Demoiselle. È un momento molto buio per l’Italia: a giugno dello stesso anno viene rapito e ucciso Giacomo Matteotti e, in un attentato, viene distrutta l’insegna francese del negozio.
Sono anni terribili per Roma , con l’eccidio delle Fosse Ardeatine e il rastrellamento del ghetto, la giovane studentessa Erica fa il suo tirocinio al Fatebenefratelli sotto la direzione del professore Giovanni Borromeo che salverà molti ebrei facendoli credere malati di un virus contagioso.
Finita la guerra, L’Italia deve decidere il suo futuro e si arriva così al Referendum istituzionale del 2 giugno 1946 in cui sono finalmente ammesse anche le donne.
La figlia di Stella Alpina, Iris, con la passione per la ricerca storica, studiando all’università di Roma, La Sapienza, conduce una ricerca, per la sua tesi, per capire la provenienza del medaglione
“Sfiorò il medaglione, consapevole di quante mani prima di lei avevano compiuto lo stesso gesto. Donne con nomi di fiori che avevano vissuto, palpitato, sofferto, amato. (..) Dei loro corpi non era rimasta che polvere, dispersa chissà dove, ma il loro spirito era ancora tutto lì , nel gioiello che lei custodiva“
Iris scopre così l’origine del medaglione.
Ed è così che si chiude il cerchio e questa storia bella e commovente.
PRO
È un ripasso di due secoli di Storia politica, di costume, di arte molto dettagliato ed interessante in cui l’autrice cita molti nomi noti e meno noti tanto da farne un quadro complessivo esaustivo.
CONTRO (ma non proprio)
La partecipazione di queste donne ai momenti più salienti della storia dell’epoca in cui vivono può sembrare, qualche volta, un po’ artificiosa se si perde di vista l’idea che esse rappresentano: la testimonianza dell’ardua lotta per l’emancipazione.
CITAZIONE dell’autrice
Il motto “fiorisce nelle avversità” si riferisce al concetto buddista del fiore di loto, la cui bellezza incontaminata si eleva dal fango.
Trama
Roma, 1849. Floreat in adversis: fiorisca nelle avversità. Queste parole sono incise all’interno dell’antico medaglione che Ortensia stringe al petto per trovare coraggio. Tutt’intorno, Roma fa sentire la propria voglia di indipendenza, e lei vuole seguire quel fiume ribelle per cambiare vita. Cresciuta orfana, sa che quel ciondolo è l’ultimo dono di una madre che le ha dato il nome di un fiore perché, anche nella terra più brulla, un seme riesce sempre a germogliare. Con il passare degli anni, il medaglione e la sua eredità si tramandano di generazione in generazione. Ogni primogenita lo porterà al collo per credere nei propri sogni anche quando sembra impossibile realizzarli. Così è per la figlia di Ortensia che, in una Parigi infiammata dalla rivolta della Comune, segue i cronisti dell’epoca armata di taccuino, anche se una donna non può fare la giornalista. È invece la nascita di una bambina illegittima a vanificare il sogno di Violette di fare la ballerina, ma proprio l’amore per la sua primogenita la spronerà a non arrendersi mai. Quella primogenita francese che a Roma vuole aprire un atelier di moda tutto suo, a dispetto del nazionalismo esasperato del fascismo. Dopo di lei, Erica lotta per diventare medico in un ambiente fatto solo di uomini e sua figlia, macchina fotografica al collo, non si fa spaventare dai tumulti degli anni di piombo. Tocca a Iris, infine, scoprire da dove viene quel medaglione e dove tutto è cominciato. Tocca a Iris scoprire un segreto che affonda le sue radici in un amore contrastato e nelle speranze di una giovane donna che ha cercato di lasciare alle sue discendenti il monito più importante: non abbiate paura di fiorire nonostante le avversità. Sonia Milan ci guida in una meravigliosa saga familiare. Una storia ricca di personaggi forti, ribelli e indipendenti. Un romanzo in cui la finzione incontra donne realmente esistite che molto hanno da raccontare. I fiori crescono anche nel deserto, anche nel cemento, così come le protagoniste di questo libro.