Narrativa recensioni

La saga “Colosseum” vol. 1 e 2 – Mauro Marcialis

Recensione a cura di Roberto Orsi

Nel cuore archeologico della città di Roma si innalza ancora, dopo quasi duemila anni, l’anfiteatro Flavio, il più grande del mondo, meglio noto come Colosseo per la colossale statua in bronzo raffigurante Nerone che si trovava nelle vicinanze. Visitato da milioni di turisti ogni anno, il Colosseo è uno dei monumenti storici più famosi al mondo, inserito nella lista delle sette meraviglie del mondo moderno, affascina con la sua magnificenza e i racconti storici che lo vedono protagonista.

Mauro Marcialis ci porta proprio alla nascita di questo meraviglioso anfiteatro, tra il 70 e l’80 d.C., quando l’imperatore Cesare Vespasiano Augusto, della gens Flavia, affida l’incarico ai suoi architetti di erigere un edificio per i ludi dei romani che lo consacrasse per l’eternità.

“Quest’opera ti donerà l’immortalità, ti renderà dio. Cesare Vespasiano Augusto surclasserà ogni re, ogni console, ogni generale, ogni imperatore, farà svanire perfino il ricordo di Giulio Cesare e di Ottaviano. Mio signore, questo è il modello dell’anfiteatro più grande del mondo!”

Per edificarlo venne scelta una zona compresa tra i colli Palatino, Esquilino e Celio, precedentemente occupata dal lago artificiale della Domus Aurea di Nerone, lo Stagnum Neronis.

Il Colosseo, che sarà destinato ai combattimenti tra gladiatori, alle simulazioni di caccia ad animali esotici e feroci e ai combattimenti navali, venne costruito su quattro ordini architettonici sovrapposti: i primi tre si componevano di ottanta arcate inquadrate da semicolonne, il quarto era suddiviso in riquadri intervallati da finestre. Nell’ultimo ordine, erano inseriti supporti in muratura e in legno per sostenere un immenso telone (velarium) che serviva a riparare gli spettatori dal sole e dalla pioggia.

Sullo sfondo della costruzione dell’Anfiteatro Flavio, Marcialis inserisce una storia di fantasia che vede protagonisti tre bambini scampati alla morte grazie a un generoso legionario romano. La serie si apre con l’omicidio del praefectus urbi Lucio Pedanio Secondo.  L’uomo è stato assassinato e il Senato ha appena deliberato la condanna di tutti i suoi schiavi. Nonostante l’omicida sia reo confesso, la legge romana impone l’uccisione di tutti gli schiavi della domus, sospettati anch’essi di tradimento.

“Ogni punizione esemplare ha qualcosa di ingiusto, ma si riscatta, a danno dei singoli, nell’utilità collettiva. Roma non può permettersi di mostrarsi compassionevole di fronte all’uccisione dell’uomo che rappresenta l’ordine civico, che incarna la legge.”

In questo caso il numero di condannati a morte è spropositato: quattrocento. Tra loro anche i figli del colpevole, Hagen: si tratta di Brynja, Derek e il loro amico Arild.

Il legionario Livio Amanzio, tra coloro incaricati di arrestate e condurre a morte gli schiavi, mosso da compassione, mette in salvo i tre bambini e decide di affidarli a tre diverse famiglie romane con la promessa di riunirli in futuro.

Arild è affidato al lanista Avidio per ripagare un debito di gioco: il ragazzo cresce con il sogno di diventare un gladiatore. Derek è destinato alla famiglia del commerciante Curzio, specializzato nella compravendita di animali esotici tra Roma e Portus Augusti: il ragazzo si distingue ben presto per le sue doti di disegnatore e scultore. Brynja è affidata alla famiglia del senatore Gneo Domizio Liviano, uno dei più importanti politici dell’urbe: la ragazza manterrà il rango di schiava e si legherà indissolubilmente alla domina di casa, Flaminia.

Come un albero con tre rami in fiore, ognuno con la propria strada, il lettore segue le vicende dei ragazzi in modo alternato, tra un capitolo e l’altro. Arild cresce tra schiavi e gladiatori, tra giochi e violenze, il sogno è quello di diventare un combattente nei ludi romani, ottenere la libertà lottando e ricongiungersi alla giovane Brynja per avere un futuro con lei. Viene impiegato, insieme agli altri schiavi di Avidio, nei lavori di fatica per la costruzione dell’Anfiteatro

Brynja sogna un futuro di riscatto per sottrarsi ai soprusi del senatore Gneo Domizio Liviano e di suo figlio Valerio. Troverà una spalla in Flaminia, la moglie del senatore, anch’ella soffocata in un matrimonio che non riconosce più.

Derek coltiverà la sua passione per la scultura e sarà ingaggiato per scolpire le grandi statue che adorneranno le arcate del Colosseo. Inoltre, scoprirà la grande capacità di addestrare cani da combattimento come i pugnax, grazie ai quali parteciperà a diversi giochi pubblici e si farà un nome tra la plebe di Roma.

Le tre vite scorrono su binari paralleli, tutte nella stessa direzione ma senza mai incontrarsi. I tre giovani nel corso degli anni si sfiorano ma non si trovano. Incontri fugaci, impedimenti, violenze e soprusi non consentono loro di riunirsi come vorrebbero. 

“Le regole dei giochi sono chiare: occorre differenziare le immagini della morte, mirare alla proliferazione dello stupore collettivo. Ogni finanziatore pretende un’impronta leggendaria, meglio se è quella impressa da un orso o da un elefante.”

Prendendo spunto dalle parole di Alberto Angela nello speciale su Pompei, la serie di Mauro Marcialis “alterna una carezza a uno schiaffo”. Da una parte la magnificenza di Roma antica, il progetto del grande anfiteatro, le domus dei patrizi addobbate d’oro e preziosi, le ricche vesti e i sontuosi banchetti; dall’altra la miseria degli schiavi, la violenza a cui sono soggetti, fisica e psicologica, l’incredibile crudeltà dei giochi e dei combattimenti tra gladiatori, e le cacce che contrappongono l’uomo all’animale. Non mancano scene di una crudezza disarmante, in cui i dettagli non vengono lesinati.

“Le carni si slabbrano, le ossa si spezzano. Schizzi di sangue imbrattano volti, braccia e vesti. Si mira alle parti di cranio già sfasciate, ma morire così è difficilissimo: la sofferenza che precede il decesso è indicibile e può durare giorni.”

La narrazione è fluida e regolare, al tempo presente, con dialoghi secchi e funzionali alla narrazione. L’utilizzo di termini latini e le descrizioni di luoghi e accessori di battaglia, denotano una profonda conoscenza del mondo romano da parte dell’autore, coadiuvato in questo caso da un guru del genere come Valerio Massimo Manfredi che ha curato l’intera serie, composta di quattro volumi tutti editi da Solferino.

I romanzi sono intrisi di lacrime e sangue, polvere e fango, fatica e crudeltà. Ma allo stesso tempo, come una tenue luce in fondo al tunnel, non si perde di vista la speranza, il desiderio di riscatto e ribellione, la voglia di libertà che muove gli animi dei tre ragazzi. 

I principi di vita romana ci sono tutti: fides, pietas, virtus, gravitas. Fedeltà, devozione religiosa e rispetto, la forza fisica e i valori guerrieri tipicamente maschili, dignità, serietà e senso del dovere. Tutti concetti che risaltano tra le pagine di questa serie, tra fiction e romanzo di formazione, in un contesto di forza e supremazia del mondo romano, che spesso sfocia in atteggiamenti violenti anche oltre l’immaginabile.

Marcialis focalizza l’attenzione sul lato più “animalesco” della società romana, quello alimentato dagli istinti primordiali, dallo spirito di sopravvivenza, dalla forza e la tenacia per non soccombere e riscattarsi ai propri occhi e quelli della società intera.

Pro

Si tratta di romanzi brevi, di circa 200 pagine l’uno, che si leggono in modo veloce. La narrazione delle vicende dei tre ragazzi non genera mai confusione nel lettore grazie alla semplicità di scrittura e alla capacità dell’autore di riannodare il filo del discorso.

Contro

Alcune scene molto crude possono impressionare un pubblico di lettori meno avvezzo al genere.

Trame


Roma, 61 d.C. Il prefetto di Roma viene ucciso nel suo letto. Secondo il diritto romano, tutti i quattrocento schiavi di sua proprietà devono essere messi a morte. Ma tre sono solo bambini, e Livio, un semplice legionario, non se la sente: a costo della vita, li mette in salvo presso tre diverse famiglie, con la promessa di fare in modo che si ritrovino in futuro. Poi, però, Livio parte per una lunga guerra. E per molti anni i tre crescono separati, ciascuno senza sapere se gli altri sono vivi o no. Arild è affidato a un lanista e coltiva il sogno di prestare giuramento come gladiatore; Derek è stato destinato a un commerciante di animali e si distingue per il suo talento nelle arti e per le sue abilità come addestratore dei famelici cani pugnax; Brynja è stata accolta nella domus di un senatore così influente che sta progettando per l’imperatore nientemeno che la costruzione dell’anfiteatro più grande del mondo. I tre sono ormai adolescenti quando Gerusalemme cade e il generale Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, torna a Roma con le sue legioni e il bottino necessario proprio per la realizzazione di quell’immenso edificio. E tra i soldati vittoriosi c’è anche Livio, che non ha dimenticato la sua promessa.

In una Roma dalle mille contraddizioni, dove l’opulenza dei patrizi si contrappone alla miseria dei plebei, dove i governanti organizzano banchetti bizzarri e ludi sempre più sanguinosi, dove i graffiti sulle mura scandiscono le cronache del mondo intero, il più grande anfiteatro del mondo prende progressivamente forma sorprendendo i suoi stessi ideatori. Derek e Arild, amici separati quand’erano bambini, ci lavorano entrambi: il primo, da un laboratorio fuori dalla città, sta realizzando le maestose statue che adorneranno l’edificio; il secondo è impiegato nel cantiere, a spostare e squadrare massi. Brynja, a quel cantiere, non può nemmeno avvicinarsi: sogna di rivedere il suo amato Arild, ma è una schiava, le è proibito allontanarsi da sola dalla domus del senatore che ha fatto di lei il suo trastullo sessuale. Ha solo un’alleata, Flaminia, la moglie del senatore, che si sente prigioniera quanto lei: insieme, le due donne progettano di lasciare quella vita, di ricongiungersi ai loro veri amori.

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