Articolo a cura di Raffaelina Di Palma
L’etimologia della parola “Salerno”, si perde nella notte dei tempi e tuttora è avvolta nel mistero, ma non certo la sua Storia, che la vide città amatissima e privilegiata dagli antichi romani, per i meravigliosi panorami intatti, per il tipico verde smeraldo della sua natura incontaminata. Una bellezza che emerge in ogni sua sfumatura.
Diventò capitale di un ducato e di un principato, i duchi Arechi ne fecero una città medievale ricca e colta.
Con le guerre barbariche, Salerno, ebbe lo stesso destino di altre città meridionali. La città restò bizantina fino al VI secolo. Intorno all’anno mille fecero la comparsa in Italia meridionale i Normanni, pagati nelle lotte locali, di volta in volta, dal potente di turno. Tra questi cavalieri si distinse Roberto il Guiscardo della famiglia degli Altavilla, che sposò la principessa di Salerno Sichelgaita, figlia di Guaimario.
Nel 1076 Guiscardo assediò Salerno, retta dal cognato Gisulfo II. Dopo otto mesi di assedio fu presa per fame e il principato passò sotto la dominazione normanna, divenendo un centro di grande interesse per tutti i territori normanni, che si estendevano sull’Italia meridionale, comprese la Sicilia e Malta, tolte agli Arabi.
Nel 1127 la capitale dei domini normanni unificati da Ruggiero d’Altavilla, passò a Palermo, perché la dinastia normanna di Salerno si era estinta col duca Guglielmo: Salerno, comunque, continuò a mantenere un ruolo di rilievo tra le città del Regno di Sicilia.
L’insediamento delle popolazioni germaniche nei territori dell’impero romano (secoli V-VI).
Da tempo stanziate lungo i confini in virtù di speciali patti federativi, tali popolazioni (goti, vandali, burgundi, angli e sassoni, franchi ecc.), premute dall’espansione degli unni, si spinsero all’interno dell’impero d’occidente, determinandone il definitivo crollo. La sovrapposizione dell’elemento germanico a quello romano portò alla formazione dei regni detti romano-barbarici. Poi cristianizzate (secoli VI-VII), queste compagini furono la prima espressione della civiltà medievale e dei futuri stati europei.
La Storia di Salerno e delle invasioni subite si fondono all’unisono (quasi) con la fondazione della scuola medica. A seguito della caduta dell’Impero romano d’Occidente la città sarebbe finita in mano ai longobardi nel 646 dopo Cristo, facente parte del ducato di Benevento, si affermò come principato autonomo nell’839: proprio in questo periodo, sotto il controllo di Arechi II e dei suoi successori, Salerno conobbe un periodo di grandissimo sviluppo sia urbanistico, con la costruzione di importanti fortificazioni, sia culturale, con la nascita della Scuola Medica Salernitana.
I fondamenti e l’importanza della scuola Salernitana
Testo basilare della Scuola fu il, Regimen Sanitatis Salernitanum, una raccolta di 103 massime in versi, che fu pubblicato nelle maggiori città europee. Dall’avvento della stampa a caratteri mobili fino a oggi, ne furono stampate oltre 200 edizioni.
<<Perché il sonno ti sia lieve / la tua cenasarà breve.
Se gli umor serbar vuoi sani / lava spesso le tue mani.
Se non hai medici appresso / farai medici a te stesso / questi tre: anima lieta / dolce requie e sobria dieta>>.
Regole in vigore ancora oggi.
La Scuola dava vita all’unione tra la tradizione greco-latina e le nozioni acquisite, grazie alle culture araba e ebraica. Essa rappresentava un momento basilare nella storia della medicina, per il rinnovamento che diffondeva nella metodologia e nella preparazione per la difesa contro determinate malattie, in particolare quelle infettive.
Il punto di vista era basato in primo luogo sulla pratica e sull’esperienza che ne conseguiva, aprendo così la strada all’esperienza e alla cultura della prevenzione.
Un’aura di mistero aleggia sulla nascita de “La Scuola medica Salernitana”, ancora carente di testimonianze logistiche evidenti e, ripresa unicamente da tenui indizi letterari, è divenuta in sincronia leggenda e punto ancora da studiare.
Non si è mai trovato un documento che potesse certificare una data precisa di riferimento. Tradizionalmente si lega la nascita della Scuola a un evento narrato di un incontro fortuito.
Si racconta che un pellegrino greco di nome Pontus si fosse fermato nella città di Salerno e avesse trovato rifugio per la notte sotto gli archi dell’antico acquedotto dell’Arce. Scoppiò un temporale e un altro viandante alquanto malconcio si rifugiò nello stesso luogo, costui era Salernus; il greco si avvicinò curioso per guardare da vicino le medicazioni che il latino applicava alla sua ferita.
Intanto erano giunti altri due viaggiatori, l’ebreo Elinus e l’arabo Abdela.
Anch’essi si interessarono alla ferita di Salernus e alla fine scoprirono che tutti e quattro si occupavano dell’arte medica. Dall’incontro dei quattro studiosi nacque l’idea che diede vita alla fondazione di una delle più grandi scuole europee.
Scoprirono, che mettendo a confronto le loro diverse esperienze, che (si riveleranno poi innovative) sunti e paragoni avrebbero arricchito l’insegnamento di regole e nozioni nuove.
In breve divenne una delle Università più importanti d’Europa. La prima istituzione medica dell’Europa cristiana. La concordanza di culture e di esperienze diverse completavano l’iter formativo e culturale dei futuri medici.
Un’istituzione nata durante la dominazione longobarda che toccò il suo apice sotto i normanni: un curriculum di tutto rispetto.
E Salerno, porto di mare, si aprì sotto l’influenza del mondo arabo e bizantino, la Scuola scoprì terreno fecondo per far rinascere l’arte medica: si riprese a studiare Ippocrate e Galeno e si confrontarono docenti provenienti da tutto il Mediterraneo.
I leggendari fondatori, secondo un recente studio, possono essere identificati in Garioponto (Pontus), Alfano di Salerno (Salernus), Isacco l’Ebreo (Elinus) e Costantino l’Africano (Abdela).
Di particolare importanza e, per certi versi atipica per l’epoca, fu la presenza, nella Scuola Salernitana, delle donne nella pratica e nell’insegnamento della medicina: esse divennero famose col nome di Mulieres Salernitanae.
Inoltre fu la prima istituzione europea in cui le donne poterono godere di diritti pari a quelli degli uomini. Furono forse le prime ad insegnare e esercitare la professione medica e a scrivere trattati di carattere clinico-farmacologico. La più famosa tra queste fu Trotula de’ Ruggiero, la prima donna ginecologa conosciuta della storia, la prima a lasciare dei testi scritti.
La diffusione di queste figure femminili tra i medici e il loro impegno, profuso anche in opere teoriche, costituirono indizi importanti circa la significativa diffusione della cultura medica a Salerno.
Le loro vicende ci hanno fatto scoprire un Medioevo completamente diverso da come lo abbiamo sempre immaginato: un Medioevo curioso dell’uomo, che riuscì a scoprire per il suo benessere soluzioni straordinariamente innovative, un Medioevo ricco di luce e di colori, in continua espansione e cambiamento, in cui si viaggiava moltissimo facendo conoscere una Salerno viva e multietnica, che ha lasciato ricordi indelebili dei secoli XI e XII. Le “Mulieres Salernitanae” svolsero la loro professione dapprima in maniera isolata, poi attraverso forme associative, con un intento più speculativo e didattico: creando un mondo al femminile per eccellenza.
Se mi è permesso vorrei chiudere l’articolo con una nota simpatica.
Nel gennaio 2021 la storica salernitana, Federica Garofalo, intervistata da Roberto Orsi, presentò il suo libro “Mulieres Salernitanae” in una diretta TSD. Rispondendo alle domande del pubblico approfondì il tema su queste figure straordinarie, che con il loro contributo rendono a tutt’oggi, viva, una cultura millenaria.