Articolo a cura di Raffaelina Di Palma
Spero faccia piacere a chi leggerà questo articolo di accompagnarmi in questo viaggio nel tempo attraverso la storia di Vietri sul Mare (Salerno).
Per me è un ritorno alle origini, sono nata soltanto “pochi chilometri più in là”.
Vietri sul Mare, la perla della costiera amalfitana, è uno dei più importanti comuni della provincia di Salerno, posto dalla natura nell’angolo più riservato dell’omonimo golfo.
Proclamato patrimonio dell’Unesco nel 1997. Attraverso i suoi panorami mozzafiato si vive un’esperienza straordinaria.
I tempi antichi
Già popolata dall’antica città di Marcina, (si presume fondata dai Tirreni), prima, insediamento costiero etrusco-sannita, poi porto romano. Molti ritrovamenti di manufatti greci e italici, attestano la presenza di colonie stabili. La distruzione di Marcina avvenne ad opera dei Vandali nel 455 d.C.
Nell’851 d.C. gli abitanti la ricostruirono sui resti della città distrutta: da qui Vetere che, nel tempo, in seguito ad alterazioni, si trasformò in Vietri. Come tutte le città costiere subì spesso invasioni di pirati e saraceni e di quel periodo burrascoso resta la torre di avvistamento nella frazione di Marina.
Tutto ciò che sappiamo di Vietri risale al periodo medievale, quando Salerno era un principato longobardo nel momento più alto del suo potere: ci sono molti documenti che attestano che nel X secolo ci fosse una “urbs vetus” e si presume si tratti proprio dell’antica Marcina, il paese di pescatori vicino a Salernum.
Partendo da Salerno, Vietri è la prima città che si incontra della costiera amalfitana. E’ ancora poco conosciuta tra le mete turistiche, certamente non come le più famose, Amalfi o Positano, ma i suoi paesaggi travolgenti di bellezza e l’arte della ceramica, fanno di questo borgo un vera e propria perla.
Una passeggiata a Vietri
Iniziamo la nostra passeggiata da via Umberto I, il corso principale di Vietri, che percorre tutto il paese compresi due splendidi belvederi.
E qui, tra mattonelle, “riggiole”, vasi, piatti, edicole votive, acquasantiere, esposte dalle numerose botteghe, c’è davvero un’esplosione di colori sgargianti tra i quali predominano il blu e il giallo. Un vortice di colori che ravvivano la fantasia. Durante il percorso gli occhi sono catturati dai dettagli artistici sparsi ovunque. Gli artisti della zona hanno dato sfogo alla loro creatività, trasformando anche i tubi dei palazzi in opere d’arte.
Oltre alla ceramica qui è possibile trovare le famose “pezze di Positano”, quei tessuti colorati in stile provenzale famosi in tutto il mondo. E non possono mancare i sandali, ce ne sono di tutti i tipi, rigorosamente fatti a mano.
Un patrimonio ricco di arte e cultura. Tra l’Ottocento e il Novecento, la lavorazione a mano della ceramica vietrese è diventata un vero e proprio brand di qualità. Frutto di una tradizione secolare, ancora oggi prodotta nei vari laboratori artigianali locali.
Alcuni danno il primato della ceramica ai monaci bizantini, che avevano una base nel convento di San Nicola di Gallucanta, situato in alto ai piedi del monte Buturnino, che domina Salerno.
Proseguendo il percorso arriviamo alla Villa Comunale con un giardino a picco sul mare e un anfiteatro. L’Anfiteatro ospita numerosi eventi e concerti, come il “Vietri in Scena”, la rassegna che si svolge a luglio. La sua struttura aggrappata alla roccia dà l’impressione di scendere tanti scalini: sembra un’opera di Gaudì e in quello stesso stile è contraddistinta da linee morbide ed eleganti con i vialetti affacciati sul mare, le fontane e i passamano, tutto decorato dalle ceramiche di Vietri.
Ma a rendere questo posto meraviglioso è la vista che si gode su tutto il golfo di Salerno; e qui c’è davvero da perdere il respiro per tanta bellezza.
Subito dopo la Villa Comunale ci troviamo davanti alla fabbrica di ceramiche Solimene, che vanta una produzione centenaria di ceramica artistica fatta a mano, con metodi e tecniche secolari, esportata in tutto il mondo; perpetuata di generazione in generazione.
La fabbrica Solimene si mette prepotentemente in mostra: progettata dall’architetto Paolo Soleri, la sola struttura della stessa è da considerare un’opera d’arte. E’ stupefacente lo stile particolarissimo, è posizionata proprio di fronte al mare. Gli esperti tengono a precisare che l’esterno non è proprio una facciata, ma una serie di torrioni conici capovolti all’ingiù, disposti in successione lungo il lotto, elementi strutturali la cui assenza o meglio elemento di congiunzione sono le vetrate triangolari aggettanti. Oltre 16.000 vasi di ceramica rossa e verde, incapsulati nel parametro esterno, disegnano le superfici di questa complessa massa plastica.
Siamo quasi alla fine del corso Umberto I, con lo sguardo verso l’alto ammiriamo gli splendidi palazzi dalle eleganti facciate, ci inoltriamo in stradine ombreggiate, fiancheggiate da piccole case dai tetti in cotto, arriviamo in Piazza Duomo, il punto più alto del centro storico, dove svetta dall’alto la cupola maiolicata di San Giovanni Battista. Questa chiesa fu costruita nel X secolo come chiesa privata e poi ricostruita dopo essere stata distrutta dai saraceni. L’edificio così come lo vediamo oggi risale al XVII secolo, con una pianta a croce latina e il campanile proiettato sul lato sinistro rispetto alla facciata in stile tardo rinascimentale, opera del cavense Matteo Vitali, si ispira all’area toscana della scuola di Giovanni Donadio, detto il “Mormando”.
Ma le belle cupole maiolicate della costiera amalfitana non finiscono qui. A Praiano c’è la Chiesa di San Gennaro Vescovo, Santa Maria Assunta a Positano, ad Atrani troviamo la Collegiata di Santa Maria Maddalena, mentre a Cetara la Chiesa di San Pietro Apostolo. E forse me ne sfuggono altre. Ma tutte imponenti, luminose, variopinte, nella loro strepitosa bellezza.
Proprio accanto al Duomo, incontriamo l’Arciconfraternita dell’Annunziata e del Rosario, la più antica della città. L’edificio, risale al ‘600 ed è abbellito con ceramiche dipinte, mentre l’interno è interamente affrescato con dipinti del XVII secolo.
La porta d’ingresso è delimitata da due colonne di tufo. Al suo interno conserva tra le tante opere, un pala d’altare raffigurante la Vergine insieme con San Giovanni e Santa Irene e un polittico che rappresenta la Madonna nell’atto di allattare Gesù Bambino, eseguito dalla bottega del Sabatini.
Un gesuita, originario di Eboli, istituì la congregazione dell’Annunziata a Vietri. Per circa un secolo le due istituzioni, del Rosario e dell’Annunziata, camminarono parallelamente fino a quando nel 1706 il sacerdote Assante di Napoli elaborò dei nuovi statuti e operò una fusione tra le due associazioni che da allora prenderanno il nome della SS Annunziata e del SS Rosario.
E per finire (si fa per dire), non si può andar via da Vietri senza una visita al museo della ceramica.
Situato nell’interno di Villa Guariglia fu inaugurato nel 1981, diventando una realtà concreta delle aspirazioni e i desideri celati per molto tempo non solo nelle anime dei vietresi; orgogliosi della loro antica arte, della quale si trovano le prime tracce in sbiaditi documenti, mentre attestati di manufatti ancora esistenti riportano al secolo XVII e in particolare a quel 1627, risalente alla più antica testimonianza di edicola votiva, che ancora resiste sul muro esterno di quella che fu una torre, nella frazione Raito: sulla quale è rappresentato Cristo in Croce tra Sant’Antonio di Padova e San Francesco d’Assisi. Ma precedentemente verso la fine del 1500, inizi 1600, veniva datata una targa votiva che rappresentava il Battesimo di Gesù ad opera di Giovanni nel fiume Giordano. Poi andata dispersa, forse, nella devastante alluvione del 1954, che colpì la zona del salernitano.
A Vietri c’è stato un periodo durante il quale un gruppo di stranieri che, accanto ad artisti locali, aggiunse una ulteriore cultura alla produzione, che la inserì in un ambiente mitteleuropeo, dal quale nacque un fervore di rinnovamento che le diede il marchio di “Ceramica di Vietri sul Mare”, quale patrimonio di una collettività che la praticava da secoli.
Da oltre cinque secoli a Vietri si lavora l’argilla con l’acqua e il fuoco, si smalta, si decora la terracotta. Si tramanda attraverso le generazioni la storia di un sapere antico, artigianale e autentico, che vede la nascita di pescatori, bianche casette, l’asinello ”‘o ciucciariello”, diventato poi il simbolo della costiera amalfitana, nei tempi antichi l’unico mezzo di trasporto. Oggetti unici, creati, uno per uno, dalle mani dell’uomo e della donna, al tornio o al banco dei colori, dai quali prendono vita, si animano e ci raccontano la loro storia.
Vietri sul Mare, posta a dominio di un mare chiuso tra le due anse del golfo di Salerno, dove la storia si intreccia e cammina insieme con miti e leggende.