Narrativa recensioni

Le formidabili donne del Grand Hotel – Ruth Kvarnström Jones

Recensione a cura di Serena Colombo

Si parla mai abbastanza di donne che “ce l’hanno fatta”? Donne che hanno realizzato qualcosa che resiste al tempo, che hanno fatto la Storia?
Forse negli ultimi tempi se ne parla anche troppo, a mio avviso, però trovo giusto che dopo anni di disinteresse nei loro confronti, e dal momento che i libri di Storia sono stai scritti da uomini, ora ci siano donne che scrivano di donne. E se all’inizio della lettura ho un po’ storto il naso per, appunto, l’ennesima storie di donne, proseguendo mi sono dovuta ricredere.

Questa volta la protagonista della Storia è Wilhelmina Skogh, personaggio fino a oggi a me sconosciuto.
Eppure parliamo di colei che fece la grandezza e la fortuna del Grand Hotel di Stoccolma, quello che ospitava il banchetto della Premiazione dei Nobel.
Già direttrice di due alberghi in Svezia, venne scelta, sebbene donna, a dirigere il Grand Hotel di Stoccolma, che non navigava in buone acque, soprattutto dopo imponenti lavori di ristrutturazione che ne avevano prosciugato le casse.

“«Ha la reputazione di essere severissima», disse Burman. Von der Lancken annuì. «Come qualunque donna che mal sopporti stupidità e insubordinazione. Ma si dice pure che sappia essere estremamente garbata, e poi è senza nessun dubbio più capace di molti.»

E la scelta si rivela prodigiosa, ma non subito facile: la Skogh rilancia ancora, prima con nuovi lavori di rifacimento, poi con un ulteriore ampliamento della struttura, il Grand Royal, un giardino di inverno atto a ospitare ricevimenti regali e non solo. La lungimiranza della Skogh si manifestò subito e in diversi ambiti, In breve tempo, Il Grand Hotel arriva a non avere più camere libere

Arrivavano a frotte, grazie ai suoi contatti con l’agenzia di viaggi Thomas Cook.

[Piccola digressione: nel cercare approfondimenti su questa agenzia di viaggi, con piacere e stupore mi sono imbattuta in un bell’articolo di TSD proprio sull’agenzia Cook]

La lungimiranza della direttrice si dimostrò anche nelle sue doti imprenditoriali: intuì che l’Hotel non avrebbe potuto generare fatturato solo come Hotel, ma doveva aprirsi anche ad essere ristorante e american bar, aperto a chi non soggiornava, ma semplicemente passava di lì.

Ma la Skogh non fece tutto da sola, naturalmente: creò una squadra di “formidabili donne” stravolgendo persino le regole fin ad allora adottate che prevedevano che, ad esempio, il servizio in camera fosse ad appannaggio esclusivo degli uomini; o scegliendo una donna come responsabile dei ricevimenti del Grand Royal.

La vicenda dell’Hotel è splendida da leggere, non sempre baciato dalla fortuna, attraversa anche momenti difficili, pressato da spiacevoli avvenimenti quali il furto di un prezioso anello e una epidemia di tifo tra i partecipanti a un ricevimento che pare abbia avuto origine dalla cucina dell’Hotel episodio sul quale la stampa ci si buttò a pesce per screditare, naturalmente, l’hotel, ma anche provare a minare le capacità della sua direttrice.

Per quale motivo i giornalisti non riescano ad aspettare di avere in mano i fatti, non riuscirò mai a capirlo. Il rispetto della verità non dovrebbe essere il loro principale dovere? Senza contare poi il danno che recheranno alla città. Tutti gli articoli maligni che stanno pubblicando faranno cambiare idea ai turisti, che sceglieranno di andare altrove anziché a Stoccolma, e così la città si troverà privata di entrate importanti.» Palm fece un’espressione rassegnata. «A loro interessa vendere i giornali di oggi, non gli importa nulla di quello che succederà la settimana prossima.»

Ma anche la Storia ci mette il suo, da fuori avvenimenti politici e sociali impongono il loro ruolo: la morte del sovrano Oscar II; la dissoluzione di quell’unione tra Svezia e Norvegia che era durata novant’anni; la minaccia di scioperi dei lavoratori.
E l’opulenza del Grand Hotel che contrasta con la miseria della vita di “comuni mortali”. Cosa ai cui la Skogh non è insensibile.

«Uomini e donne, con le guance scavate e i vestiti logori, corrono al lavoro a piedi perché non possono permettersi di prendere un tram.

“Le formidabili donne del Grand Hotel” è scritto con stile e si è rivelato un bellissimo libro che racconta in maniera semplice (forse a tratti un po’ troppo modernamente) della gestione di un hotel, di donne che hanno seguito le loro aspirazioni, scegliendo con coraggio anche di abbandonare un’entrata certa per diventare altro che una cameriera ai piani. Ma è soprattutto la storia (e non l’esaltazione, e questo è il suo punto di forza) di Whilelmina Skogh; ed è anche la Storia della Svezia del primo Novecento, ed è costellato di tantissimi personaggi storici – dalla pittrice Lotten Rönquist alla ginecologa Karolina Widerström, prima donna medico con una formazione universitaria nel suo paese, nonché una femminista e una politica, impegnata nelle questioni del suffragio femminile.

Pro

La ricchezza di dettagli sull’hotel, non solo descrittivi, ma anche gestionali. In un’epoca in cui alcune cose erano più semplici da realizzare, ma altre erano assai più complicate rispetto a oggi.

Contro

Manca un po’ uno scavo psicologico di alcuni personaggi, ma questo non sempre è una pecca.

Citazione preferita: La sincerità è uno dei doni più grandi dell’amicizia. Insieme con la lealtà.

Trama

In una fredda sera di dicembre del 1901, mentre nella sontuosa sala dei banchetti del Grand Hôtel fervono i preparativi per la prima cerimonia d’assegnazione del Premio Nobel, negli uffici ai piani superiori l’atmosfera è decisamente meno gioiosa. L’albergo, un vanto per la corona svedese e per l’intera nazione, in realtà è sull’orlo del fallimento. Per sovvertire un destino già scritto ed evitare lo scandalo, viene deciso di rivolgersi alla persona che, da sola e dal niente, negli ultimi anni è riuscita a dare vita a una catena d’alberghi di grande successo: Wilhelmina Skogh. Nonostante le sue indubbie qualità, però, la scelta di una donna a capo del Grand Hôtel fa storcere il naso a molti e suscita una vera e propria rivoluzione tra il personale maschile, tanto che la maggior parte arriva addirittura a licenziarsi. Ma Wilhelmina non è certo tipo da lasciarsi intimidire, anzi, sostituisce prontamente gli uomini con una nuova generazione di ragazze che, per scelta o necessità, cercano un’esistenza che vada oltre i confini del focolare domestico. Grazie al coraggio e all’intraprendenza di Wilhelmina e delle sue formidabili collaboratrici, il Grand Hôtel diventa così un modello di eccellenza al femminile, un elegante scenario in cui s’incrociano i destini di umili cameriere e arroganti nobildonne, ricche ereditiere e governanti ambiziose. Un luogo in cui modernità e tradizione s’incontrano e dove tutto sembra possibile, anche realizzare i propri sogni…
Ispirato a una storia vera, questo romanzo ci fa entrare non solo nelle stanze segrete di un albergo iconico che ha segnato un’epoca, ma soprattutto nei cuori e nelle menti di un gruppo di donne brillanti e determinate, che non hanno avuto paura di sfidare le convenzioni del loro tempo pur di realizzare le proprie aspirazioni, diventando così un esempio di emancipazione e successo.

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