Recensione a cura di Anna Cancellieri
Qual è il confine fra miracolo e stregoneria? Come si distingue una santa da una strega-eretica-blasfema?
Non sto parlando di fiabe, in cui la santa è circonfusa di luce e la strega ha le verruche sul naso. Sto parlando di persone reali. Se analizziamo la Storia, sembra che la distinzione sia soprattutto di natura politica: Giovanna d’Arco non era forse santa per i francesi e strega per gli inglesi?
In questo romanzo, che si potrebbe collocare sia nel fantasy-storico che nel realismo magico, l’autrice fa riferimento a un personaggio realmente esistito: Lucrecia de Leòn, giovane protetta del re Filippo II di Spagna, famosa per la sorprendente quantità di sogni premonitori. Ma quando profetizza la sconfitta bruciante dell’Invincibile Armata, ecco che da Bambina Veggente diventa un’eretica cospiratrice affiliata al demonio, subito consegnata nelle mani dell’Inquisizione.
Come si vede, la Storia si ripete.
Le figure storiche appena citate fanno da sfondo al romanzo e gli conferiscono una solida collocazione temporale, benché l’autrice ci tenga a precisare che i personaggi attorno a cui ruota la vicenda sono di pura invenzione.
Luzia è un’infima sguattera, informe, ignorante, orfana e povera. Fa di tutto per passare inosservata perché ha due segreti: la condizione di ebrea convertita e la capacità di fare milagritos, piccoli miracoli di cui si serve con estrema parsimonia. Sono interventi minimi, come aggiustare un pane che si è bruciato, riparare uno strappo, far bollire l’acqua più in fretta. Sa bene che una cattolica praticante può permettersi il lusso di essere “santa”, ma un’ebrea convertita no.
Finché la padrona non comincia a sospettare.
“Quando la sguattera uscì per andare in chiesa, Doña Valentina tirò fuori la sua piccola forchetta d’argento. Il vestito che aveva sulle ginocchia non era il suo preferito, ma era uno degli unici tre che possedeva. Con due rebbi catturò il filo e lo tirò, creando uno strappo proprio lungo la cucitura. Qualcosa di facile da riparare, nel caso si sbagliasse. […] Si incurvò sulla cucitura della sua gonna, strappando via i fili come un uccello che becchettasse vermi, disgustata di se stessa quasi alla nausea.”
Valentina è una donna frustrata, senza figli e con un marito imbelle, appartenente alla piccola nobiltà ma con scarse disponibilità economiche. Si sente ai margini di una società in cui vorrebbe brillare. La sua segreta speranza è che le performance della sguattera migliorino il suo status, rendendola oggetto di ammirazione e interesse da parte di persone tanto più in alto di lei.
Qui cominciano i guai: le innocenti esibizioni da “illusionista ma non troppo” attirano l’attenzione di un nobile ambizioso che vorrebbe servirsi di Luzia per ottenere privilegi da re Filippo, ossessionato da occultismo e astrologia. Ora che Lucrecia è fuori gioco, perché non offrirgli questo nuovo appetitoso bocconcino?
Ma Luzia nasconde molti segreti, che l’autrice svela a poco a poco con consumata perizia, così come scopriremo con il contagocce i segreti di un altro misterioso personaggio.
“C’era un uomo infagottato nell’angolo, si stringeva addosso un cappotto nero anche se l’aria non era fredda. Aveva capelli così chiari che sembravano bianchi e luminosi, e i suoi occhi luccicavano nella semioscurità, come madreperla argentata. […] Era insolitamente alto, e la pelle era tesa sulle ossa spigolose del suo viso. Appariva a un tempo affascinante e moribondo, come un cadavere particolarmente bello coperto da un lenzuolo.”
Servo anche lui, di ben altro calibro, Guillén Santángel diventerà il mentore di Luzia e le insegnerà a usare meglio il suo potere, coltivando al tempo stesso un progetto insondabile e pericoloso. A contatto con Luzia sembra riscuotersi dalla noia esistenziale e non può fare a meno di interrogarsi sulla sua magia.
“Poteva essere una conversa o una morisca. Gran parte della magia che sopravviveva in Spagna proveniva da Morvedre, Zaragoza o Yepes. Ma chissà quanto sarebbe durata, annientata com’era dall’esilio e dall’Inquisizione, defluendo come sangue dai corpi degli ebrei e dei musulmani, la loro poesia ridotta al silenzio, la loro conoscenza seppellita sotto le pietre di sinagoghe trasformate in chiese, sotto gli archi dei palazzi mudéjar. La tolleranza per testi misteriosi come il Picatrix sarebbe stata sradicata dal Papa, e il re Filippo l’avrebbe seguito.”
Può darsi che i puristi del romanzo storico non apprezzino una presenza così rilevante dell’aspetto magico, ma a me è piaciuto il modo con cui l’autrice lo presenta: il retaggio di un’antica sapienza orientale di cui sopravvivono sempre meno tracce, sia nei testi rari e preziosi che vengono messi all’indice, sia nelle etnie perseguitate e decimate che ne sono portatrici.
Il sodalizio fra Luzia e Santàngel, tutt’altro che pacifico, darà origine a una forza esplosiva le cui conseguenze rischiano di portare i due nella peggiore delle direzioni: l’Inquisizione.
Una storia affascinante, che riesce a tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, in un’altalena di sottintesi e malintesi, tradimenti e colpi di scena.
Pro
L’abilità con cui l’autrice, grazie a una scrittura affilata come un bisturi, costruisce due personalità ricche e sfaccettate. La stessa attenzione è riservata ai personaggi di contorno, mai banali e a volte sorprendenti.
Contro
Troppa magia? Per me no di certo…
TRAMA
In una Madrid diventata da poco capitale del Regno e pervasa dalla furia controriformistica dell’Inquisizione, la giovane Luzia Cotado, conversa orfana di entrambi i genitori, cerca di sopravvivere come meglio può, nascondendo a tutti le sue origini e, soprattutto, la sua capacità di compiere milagritos, piccole magie. Un giorno, però, la signora della casa presso la quale presta servizio si accorge del suo dono e di lì in poi la obbliga a farne sfoggio davanti ai suoi ospiti, nel patetico e disperato tentativo di migliorare la posizione sociale della sua famiglia ormai decaduta. Ma quello che inizia come un semplice divertimento per nobili fiacchi e annoiati prende ben presto una piega pericolosa perché Luzia attira l’attenzione di Antonio Pérez, ex segretario ora in disgrazia di Filippo II. Per riconquistare il favore del re, ancora provato dalla sconfitta della sua armada, Pérez decide di indire un torneo per trovare un campione che diventi l’arma decisiva nella guerra estenuante contro la regina eretica d’Inghilterra. Determinata a cogliere l’unica possibilità che la vita sembra volerle offrire per migliorare la sua condizione, Luzia si immerge in un mondo popolato da veggenti e alchimisti, bambine sante e imbroglioni, dove i confini tra magia, scienza e inganno sono tanto labili quanto incerti. Con il crescere della sua notorietà, però, aumenta di pari passo il rischio che i suoi segreti vengano scoperti. Per non finire nella morsa dell’Inquisizione, la giovane conversa dovrà quindi agire d’astuzia, accettando persino l’aiuto di un uomo misterioso temuto da tutti, Guillén Santángel, a sua volta custode di verità che potrebbero rivelarsi letali per entrambi. Nel “Famiglio”, Leigh Bardugo tesse una narrazione dove al racconto storico si intrecciano il realismo magico e una storia d’amore emozionante.