Viaggio nella storia

Historic Travel Reporter – Il cimitero monumentale di Staglieno a Genova

Ancora una puntata della nostra rubrica estiva Historic Travel Reporter: è il giorno di Sabrina Poggi che da Genova ci racconta il Cimitero Monumentale di Staglieno. Un piccolo gioiello di Arte e Storia.

Articolo a cura di Sabrina Poggi

“Quando c’è stato il grande corteo di Carnevale siamo andati al Cimitero, il più bello tra i più belli del mondo” (Friedrich Nietzsche)

Il filosofo tedesco non fu il solo ad esprimere ammirazione per il Cimitero Monumentale di Staglieno: molti famosi viaggiatori (tra gli altri: Mark Twain, l’imperatrice Sissi, Cechov) ne descrissero la ricchezza e bellezza.

Oggi, tra le tante meraviglie di Genova, scelgo di accompagnare un ipotetico turista alla scoperta di questo luogo speciale.

Introduzione storica

Prima di tutto, qualche breve cenno storico. L’idea di dotare Genova di un grande cimitero, adeguato alle esigenze della popolazione, iniziò a farsi strada nei primi anni dell’Ottocento, anche a seguito dell’Editto di Saint-Cloud, che prescriveva di creare luoghi di sepoltura al di fuori delle mura cittadine per ragioni di salubrità, ponendo fine alla tradizione di inumare i morti nelle chiese o, per le famiglie più abbienti, nelle cappelle private.

I progetti presentati non vennero però messi in atto e si dovette attendere fino al 1833 perché si tornasse a pensare seriamente alla questione.

L’architetto Carlo Barabino fu incaricato della direzione del progetto e l’area per l’edificazione del cimitero venne individuata sulla sponda destra del torrente Bisagno, nel quartiere di Staglieno, ma il progettista morì di colera pochi mesi dopo. Il progetto venne quindi affidato al suo allievo Giovanni Battista Resasco. I lavori partirono nel 1844 e il cimitero fu inaugurato sette anni dopo. Fu naturalmente ampliato nel corso degli anni, è infatti ancora in uso, mantenendo inalterato il suo nucleo storico e monumentale.

Struttura

Il cimitero consiste nel cosiddetto “Quadrilatero storico”, una successione di gallerie coperte che delimitano uno spazio rettangolare. Sotto le gallerie vi sono sepolture a pavimento coperte da semplici lapidi, mentre lungo i lati sono ospitate le tombe monumentali, con sculture di grande pregio. Questo primo nucleo venne ampliato aggiungendo ulteriori gallerie frontali, le gallerie superiori a cui si accede da uno scalone monumentale dominato dal Pantheon (simile per struttura e funzione a quello di Roma) e un porticato semicircolare a levante. Il progetto di aggiungere un porticato simmetrico a ponente non venne invece mai realizzato. Fuori dalle gallerie coperte, il cimitero si sviluppa sulla collina, in un’area verde definita “Boschetto irregolare”, dove sorgono tra l’altro imponenti cappelle di famiglia, negli stili più vari, dal neoclassico al Liberty, passando per il neogotico.

Vi sono poi aree dedicate alle confessioni religiose diverse dal cattolicesimo, come il cimitero israelitico, il viale dei protestanti e il cimitero greco-ortodosso.

Un’area è dedicata ai patrioti del Risorgimento, la vedremo meglio parlando dei personaggi famosi sepolti a Staglieno; vi sono poi il campo dei partigiani e quello dedicato ai militari del Commonwealth caduti durante le due Guerre Mondiali.

Il cimitero è vastissimo e visitarlo in un solo giorno è impossibile. Si possono seguire numerosi itinerari tematici a seconda dei propri interessi, magari approfittando delle visite guidate (vedere il sito ufficiale per informazioni).

Consigli: non dimenticate scarpe comode, macchina fotografica e repellente per le zanzare!

Tomba Bentley Whitehead

Stili

Camminando nelle gallerie storiche di Staglieno possiamo vedere l’evoluzione degli stili, perché era abitudine delle famiglie abbienti commissionare agli scultori più noti e di grido le tombe di famiglia. Pensate che si poteva arrivare ad investire una somma equivalente a 500.000 euro attuali per un monumento funebre!

Le tombe più antiche sono in stile neoclassico, come anche la struttura delle gallerie, ma presto questo stile venne soppiantato dalla corrente artistica del “realismo borghese”, con la rappresentazione realistica del defunto o dei suoi familiari dolenti, con un’attenzione quasi maniacale al dettaglio: osservare le statue di quel periodo è come immergersi nei modi e nelle mode dell’epoca. Possiamo notare le acconciature, gli abiti, gli accessori (borsette, ombrellini, gioielli …), che fanno la gioia degli osservatori più attenti e dei fotografi. Il virtuosismo degli scultori permette di dare vita ai personaggi ritratti, sottolineando gli sguardi, le espressioni di dolore o speranza, aggiungendo dettagli minutissimi, addirittura le ciglia.

In anni successivi, verso la fine dell’Ottocento / inizio Novecento, si passa progressivamente dal realismo al romanticismo e al simbolismo. Abbondano le figure di angeli posti a guardia del sepolcro, così come i simboli legati alla morte, quali le capsule di papavero (rappresentano il sonno eterno della morte), la torcia rovesciata (la vita che si spegne in questo mondo, ma continua nell’aldilà), la clessidra (spesso alata, a rappresentare il tempo che vola via veloce), l’uroboro (serpente che si morde la coda, formando un cerchio simbolo di eternità) e così via. Le figure rappresentate sono sempre meno aderenti alla realtà e sempre più corrispondenti ad un ideale. La morte, sotto forma di donna velata o di scheletro, appare spesso, a volte associata a figure ammantate di erotismo, a simboleggiare l’eterno connubio tra “amore e morte”. Anche l’Egitto-mania scoppiata a fine Ottocento lascia tracce su diverse pietre tombali di Staglieno, decorate con geroglifici.

Si trovano poi numerose testimonianze dello stile Liberty, particolarmente nelle gallerie aggiunte a inizio Novecento, con dettagli floreali e sinuose figure femminili.

Conservazione e restauro

Purtroppo, un cimitero così vasto e così antico presenta notevoli problemi di conservazione. Gli agenti atmosferici e il crescente inquinamento provocano danni, a volte irreparabili, alle sculture. Anche le volte delle gallerie e le scale di collegamento tra i settori richiedono continui interventi di manutenzione e purtroppo capita che interi settori siano dichiarati inagibili perché pericolanti. I restauri sono complessi e costosi, spesso è difficile trovare gli eredi dei titolari delle tombe e, anche trovandoli, non sempre questi sono interessati alla loro conservazione.

Enti pubblici e anche associazioni di privati finanziano interventi di restauro, anche se non sono sufficienti a salvare tutte le tombe ammalorate. Comunque capita spesso, aggirandosi per il cimitero, di poter osservare abili restauratori al lavoro e vengono anche organizzati tour guidati sul tema della conservazione e del restauro.

Personaggi celebri

Numerosi sono i personaggi celebri del passato o contemporanei che riposano a Staglieno.

Tra questi, non si possono non citare Giuseppe Mazzini, Michele Novaro (autore dell’Inno nazionale), Nino Bixio, Fabrizio De André, Gilberto Govi con la moglie Rina, Constance Mary Lloyd Wilde, Emanuele Luzzati, Fernanda Pivano, il Capitano D’Albertis, il naturalista Giacomo Doria, oltre a numerosi armatori ed imprenditori del passato (tra gli altri, Raffaele Rubattino e Giovanni Ansaldo), artisti – molti degli scultori che qui hanno lavorato riposano a Staglieno – e gli stessi progettisti del cimitero, Barabino e Resasco.

Caterina Campodonico

Tombe famose

Alcune tombe sono diventate delle vere icone e sono conosciute in tutto il mondo.

Una delle più celebri e amate dai genovesi è quella di Caterina Campodonico, “Cattainin dae reste”, la venditrice di noccioline, che con i risparmi di una vita riuscì a coronare il suo sogno di farsi costruire (mentre era ancora in vita!) una tomba adornata da una scultura che la ritrae realisticamente, lasciando a bocca asciutta gli avidi parenti che aspettavano con ansia la sua eredità!

L’iconica tomba Oneto di Giulio Monteverde

Celeberrimo è anche l'”Angelo della Risurrezione” che veglia sulla tomba della famiglia Oneto. Scolpito dall’artista Giulio Monteverde, con i suoi tratti sensualmente androgini e lo sguardo enigmatico, è diventato una vera celebrità. Sono numerosissime le sue imitazioni in tutto il mondo e inoltre è riprodotto su magliette, gadget e addirittura tatuaggi (date un’occhiata al braccio destro di David Beckham!).

Tomba Appiani di Demetrio Paernio

Altre due tombe molto note sono la tomba Appiani di Demetrio Paernio, che rappresenta il compianto delle pie donne sul Cristo morto ed è stata scelta dal gruppo musicale Joy Division per la copertina del loro album “Closer”. Dopo la morte del leader del gruppo, un’altra tomba di Staglieno venne scelta per essere raffigurata sulla copertina del successivo disco “Love will tear us apart”, lo splendido angelo caduto della tomba Ribaudo, opera dello scultore Onorato Toso.

Giuseppina Grillo

Particolarmente commoventi sono poi le tombe dei bambini, a ricordarci un’epoca in cui la mortalità infantile era altissima. In particolare, ricordo quelle di Giuseppina Grillo, Ada Carrena, Pierino Beccari e quella di Giannina Gaslini, il cui padre, straziato dalla morte prematura della sua bambina, donò a Genova l’ospedale pediatrico, che tutti conosciamo e che oggi è un centro di importanza mondiale per la cura dei bambini.

Sono innumerevoli le tombe che lasciano a bocca aperta per la loro bellezza artistica, come sono innumerevoli le storie che ci possono raccontare. Spero che questo mio tour virtuale vi invogli a venire a scoprire da vicino queste meraviglie.

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