Recensione a cura di Luigia Amico
“In questo posto, quello che rappresenta la fine è anche un nuovo inizio.”
È una Napoli misteriosa, occulta quella che l’autore Giuseppe Pascali rende protagonista del suo ultimo lavoro di scrittura. È la città dai mille colori il fulcro principale della struttura narrativa e i personaggi del romanzo non possono far altro che girarle intorno in una danza oscura pregna di esoterismo, suspense, tessendo un ricamo intricato.
Un giovane seminarista si ritrova suo malgrado invischiato in una vicenda dai contorni misteriosi: un omicidio e delle strane parole vergate su quello che resta di un foglio.
“L’uomo che è stato assassinato si chiamava Girolamo Dell’Aquila, un uomo che da tempo si era ascoso al mondo per vivere quasi da asceta […] Dell’Aquila aveva rifondato l’Accademia dei Segreti, un’istituzione che due secoli addietro era stata soppressa dal Sant’Uffizio per via delle sue pratiche considerate al limite dell’occultismo.”
Inizia così per lui e alcuni suoi fidati amici una sorta di corsa contro il tempo nel disperato tentativo di risalire al bandolo di una matassa macchiata di sangue. Non sarà semplice arrivare alla soluzione del mistero, Nicolò da Silva, reggente di Vicaria, punta loro gli occhi accusando il seminarista di essere l’artefice dell’efferato omicidio. I tre giovani non si lasceranno intimorire e continueranno le loro ricerche, le indagini trascineranno i protagonisti del romanzo nella Napoli buia, la Napoli dei sotterranei, degli antichi culti, tra cui urla a gran voce quella delle Anime pezzentelle, Napoli dei vicoli oscuri…la parte occulta della città accoglierà i giovani in un freddo abbraccio svelando loro antichi segreti appartenuti all’Accademia Secretorum Naturae che vanta come suo fondatore l’alchimista Giovanni Battista Della Porta.
Reale e Illusorio corrono parallelamente su una linea immaginaria che avvolge ogni capitolo del romanzo, si sfiorano ma non si uniscono e il lettore sarà in costante allerta cercando di intuire quale possa essere la reale chiave di lettura. Sapientemente l’autore lascia spiragli di porte aperte rimescolando le carte in tavola quando ormai si ha l’impressione di aver capito.
Una particolare attenzione è da volgere al prologo in cui un teschio sanguinante sembra avere vita a sé ma che in realtà sarà il filo che muoverà i personaggi sulla scena.
“Un’urna di legno chiusa per un lato da un vetro, e dentro, adagiato su un cuscino che un tempo era stato probabilmente di un colore cremisi, era riposto, ben ancorato, un teschio…”
La penna di Giuseppe Pascali condurrà il lettore per mano alla ricerca della verità attraverso un lessico ricercato ma non ridondante, oserei definirlo aulico, sicuramente consono al periodo storico trattato (1700); non sono presenti passaggi prolissi o appesantiti da descrizioni sfiancanti. L’autore restituisce al lettore una città raccontata con dovizia di particolari utili a rendere vivida l’immagine di luoghi, sotterranei, entroterra che vedono muoversi personaggi ben caratterizzati.
“La cattedrale delle anime senza nome” è un thriller dalle forti tinte noir in cui si puntano i riflettori su una realtà al limite dell’immaginario comune; si evidenziano le tradizioni, i culti – ancora oggi ben radicati nella quotidianità di molte persone- di una città che diventa palcoscenico perfetto di vicende dai contorni misteriosi ma sicuramente intriganti.
PRO
Ottimo intreccio narrativo e personaggi ben delineati. Romanzo di godibile lettura che riesce a mantenere alta l’attenzione del lettore.
CONTRO
Presenza di qualche refuso che non va ad inficiare la qualità del romanzo. Le atmosfere della città di Napoli sono ben rese ma una maggiore contestualizzazione storica avrebbe completato un quadro dipinto da un sapiente pennello.
Trama
Napoli, febbraio 1751. Vincenzo, un giovane chierico del seminario della città, si trova ad essere, suo malgrado, testimone dell’assassinio di un uomo il quale, prima di morire in mezzo alla via, gli affida il brandello di un foglio di carta su cui è scritta la metà di un’oscura frase. L’altra parte del documento è rimasta nelle mani dell’assassino. Cosa nascondono quelle parole, e cosa voleva proteggere quell’uomo? Alfonso Vitaliano, chierico compagno del giovane testimone, audace e dalla cultura raffinata, decide di indagare su quelle impenetrabili parole. Sulla sua strada però, si presenta Nicolò Da Silva, il reggente di Vicaria che, per una serie di coincidenze, finisce per sospettare di Vitaliano e dei suoi amici, puntando loro gli occhi addosso. Ma non saranno certamente le sue indagini al limite della liceità a fermare il desiderio di Alfonso Vitaliano di venire a capo di quel fitto mistero. Sfidando la legge e il controllo del rettore, comincia quindi ad indagare, e le sue scoperte lo condurranno nella parte più occulta della città, quella sotterranea, fino ad imbattersi nei segreti dell’Academia Secretorum Naturae, l’Accademia fondata due secoli prima dall’alchimista Giovanni Battista Della Porta, e tra antichi culti di cui Napoli da sempre è depositaria, tra i quali quello delle anime pezzentelle.