Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
“Ci sono vuoti che ti inghiottono e vuoti che ti abbracciano, nei primi si precipita, nei secondi si volteggia.”
Con questa premessa si entra immediatamente nello spirito del romanzo e poiché, all’inizio della lettura, non ci è dato sapere del tipo di vuoto cui andiamo incontro, noi lettori, abbiamo la possibilità di fare la differenza, di volteggiare vigorosamente per oltrepassare quel muro di silenzio e aprire una finestra su un mondo che pochi conoscono, quello delle Formichelle, che cerca, se pur a fatica, di emergere dall’oblio in cui è stato relegato.
Donne e ragazze, che per secoli hanno transitato per il sentiero dei limoni della costiera amalfitana. Mentre scendono per infinite “scalinatelle” per sentieri pietrosi e sconnessi, resi lucidi e lisci dal sudore di chi, correndo per tenersi in equilibrio, trasporta pesanti ceste sulla schiena o sul capo, nello schiacciamento del corpo e per esorcizzare la fatica, canta. Il canto libera l’anima, la eleva, dà leggerezza ai pensieri annullando il silenzio.
Una storia famigliare che racconta un mondo arcaico, popolato di donne tenaci, che abbracciano rassegnate la loro sorte, subendo privazioni e violenze di ogni tipo.
Sulle loro tracce ottant’anni dopo, Ninfa e Alelì, due sorelle, intraprendono un viaggio a ritroso nel tempo: tornano a Tramonti, per scoprire se questa storia sia vera o se sia solo il frutto d’immaginazione di Adriana, la loro nonna scrittrice, morta da poco.
“Era stata la nonna Adriana, quando Ninfa era ancora piccola e tutta la famiglia viveva a Riva del Garda, a iniziarla alla natura e a legittimare il bisogno infantile di sudare e rimanere spettinata. Chiuse gli occhi, si concesse di pensare a un episodio passato. <<Affonda le dita, tesoro>>. Ninfa aveva radicato la mano nella terra, quasi a diventare pianta e aveva stretto il pugno. <<Come ti fa sentire?>> Ci aveva pensato su qualche secondo. <<Leggera come un aquilone>>”.
La trama del romanzo si inerpica su due piani temporali. Il presente in cui si muovono Ninfa e Alelì, che tentano di ritrovarsi dopo un lungo periodo di lontananza dovuto alla tragica morte dei genitori e il passato, che si incastra tra il 1934 e i primi anni cinquanta, nel quale Rachele e Nannina, sorelle gemelle, diverse nelle sembianze e nel temperamento, vanno incontro alla loro sorte. Rachele ha un sentimento viscerale per la sua terra e al suo presente, che vuol dire: sopportazione e fatica.
Nannina, con la passione per lo studio, lanciata nel futuro, vede chiaramente la crudeltà della condizione femminile dell’epoca: la stessa condizione nella quale vivono le donne della sua famiglia e loro stesse.Questo dualismo tra accettazione e rifiuto è descritto con una emozione così profonda, che leggendo, non si può fare a meno di avvertire letteralmente l’emotività che nasce tra le due sorelle.
Il sentiero delle Formichelle, un percorso che si snoda tra terrazzamenti panoramici e storiche mulattiere, si collega al sentiero dei limoni che fa da collegamento tra Maiori e Minori sulla costiera amalfitana. Una perla del mediterraneo tanto bella quanto crudele per quelle donne che percorrono i suoi sentieri con i piedi avvolti negli stracci perché non possono permettersi le scarpe. Costrette a camminare per ore sotto il sole implacabile dell’estate e con il vento gelido dell’inverno con pesantissime ceste di limoni sulla testa, per provvedere al sostentamento della famiglia.
E’ difficile credere che la storia su cui poggia il romanzo sia una testimonianza vera in cui si racchiude l’intera esistenza di due donne e non solo: Rachele e Nannina; donne indurite dalla fatica cui la vita ha dato poco più di niente; donne legate al senso del dovere, che anche se non si ribellano sprigionano una forza che non conosce riposo, con questa forza propagano onde sonore che attraversano la montagna, ogni giorno, con il bello e il cattivo tempo.
Una storia di sorellanza, di amicizia, relazioni che oscillano tra il conflitto e la nostalgia. Sentimenti che scivolano via silenziosi e inavvertiti, determinandone storia e passione.
“<<Mi scusi sa dirmi se gli orari degli autobus per Tramonti sono aggiornati? Sembra che la corsa di venti minuti fa sia saltata>>. La donna di mezza età a cui Ninfa si era appena rivolta, una bilancia umana che reggeva due voluminose buste della spesa, continuò a camminare mentre rispondeva con un sorriso sognante sul volto. <<Ah,Tramonti…ma mie care, Tramonti non esiste>>. <<Visto?>> disse Alelì. <<E’ la terza volta che ci rispondono così. La nonna non scherzava. E’ come l’Isola che non c’è>>”.
<<Qui da noi diciamo che Tramonti non esiste perché non ha un centro, è un insieme di tredici frazioni ad altitudini diverse>> dice l’uomo, finendo di affettare il salame per i loro panini.
Il luogo in cui le due storie si incontrano è proprio Tramonti, con le tante eco del suo passato.
Ninfa e Alelì, conosceranno proprio lì Rachele e Nannina. Attraverso i loro ricordi, scoprono nei temi della sorellanza quel rapporto fortissimo legato alla comune origine, al destino e alla memoria.
Troveranno nella storia delle “Formichelle” il conforto e la cura per le loro anime lacerate.
In questo romanzo di esordio, edito da “Edizioni Piemme”, Alessia Castellini, affronta la storia di un passato che abbiamo superato da pochi anni. Un giro di boa che apre una finestra su una verità dimenticata, di sudore, di destini, di sangue, di radici, di tradizioni, che portano un fortissimo desiderio di cambiamento, che fomenta ribellione per andare alla ricerca del proprio io, ma anche di perdono e di nuove partenze.
“Alelì non aveva dubbi. Erano finite nel passato. Sentì frantumarsi il confine che superava l’impossibile dal possibile, il magico dal reale e iniziò a nascere in lei un’idea che nel cuore era già un fatto, talmente era nitida. Ma non l’avrebbe condivisa con nessuno, non ancora, […] Tramonti si stava rivelando, a sorpresa, il luogo perfetto per una ricerca.”
Una storia, due epoche. L’autrice ne fa una ricca immagine evocativa portando il lettore a vivere la bellezza aspra della costiera amalfitana e il duro lavoro a cui erano sottoposte le donne che ne hanno plasmato il paesaggio e la cultura.
Il sentiero delle Formichelle è molto più di una semplice testimonianza: è un luogo dove custodire i segreti del tempo, dei legami famigliari, ne rafforza la potenza, lasciando al lettore una forza emozionale e una forte sensazione di ammirazione e di riflessione.
Le “Formichelle” hanno vinto l’oscura autorità maschilista con la sorellanza, donne, compagne, guardiane di una saggezza lasciata in eredità: insieme con i silenzi, gli sguardi, i gesti, hanno costruito ponti di solidarietà sotto i quali scorrono lenti i fiumi, che sgorgano dalla sorgente della pazienza, dalla fiducia e dalla forza, che le unisce e le rende amiche.
Ma le “Formichelle” non sono il traguardo di questa storia, piuttosto la testimonianza di un’epoca dal sapore agrodolce da cui la natura sprigiona i suoi profumi, i colori di un tempo lontano, con protagoniste di grande carattere, che insieme formano un’unica voce che inneggia alla libertà.
Una storia struggente nella inafferrabilità del tempo, che transita ancora su quei sentieri attraverso la natura, fin dove il mare si amplia e, d’improvviso, ti mozza il respiro. Con un finale davvero inaspettato.
“Trova le tue ali, ti saranno utili”.
PRO
Una storia di sofferenze, umiliazioni, fatiche e rinunce, che smuove emozioni e sentimenti profondi, che ancora rimbalzano da quei sentieri scoscesi riportando in vita tante donne ancora palpitanti e vive nel loro struggente canto.
CONTRO
Assolutamente nulla, tranne la condanna degli aguzzini, nemici di queste donne.
Trama
La storia vera delle formichelle della costiera amalfitana. Donne e ragazze che per secoli percorsero il sentiero dei limoni portando pesantissime ceste sulla schiena. Costiera amalfitana, anni Quaranta. Rachele e Nannina attraversano la montagna ogni giorno come laboriose formichelle, trasportando pesanti sporte di limoni fino alla costa di Maiori, là dove il mare si estende a perdifiato. E’ il destino di tutte le donne di Tramonti. Rachele crede che il mondo abbia delle regole dure e invariabili ed è fiera delle tradizioni del suo paese, mentre Nannina sogna fin da bambina terre lontane dal ripido sentiero che dovranno percorrere per una vita, fino a spezzarsi la schiena e le ginocchia. Diverse sotto ogni aspetto, non possono però pensare di dividersi. Da quando sono venute al mondo, a distanza di una manciata di minuti, non hanno passato un giorno lontane l’una dall’altra. E’ sulle loro tracce che ottant’anni dopo arrivano in paese due sorelle, Ninfa e Alelì, convinte che questa storia sia solo frutto della fantasia della loro nonna scrittrice, scomparsa da poco. Scopriranno invece che Rachele e Nannina sono esistite per davvero, e che il sentiero delle formichelle custodisce un segreto che la loro famiglia ha dimenticato per decenni. Ci sono vuoti che inghiottono e vuoti che ti abbracciano. Nei primi si precipita, nei secondi si volteggia. Alessia Castellini, con una grazia di scrittura unica, si immerge in un mondo antico e suggestivo, popolato di donne instancabili, e racconta una profonda e commovente storia di sorellanza che insegna come i legami, di sangue e di terra, siano indissolubili anche quando paiono fiori recisi, senza più forza e radici.